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Sala conferenze - Hotel Ala d'Oro

Via Matteotti, 56 - 48022 Lugo di Romagna - (Ravenna) - Italia
Per Informazioni : 0545 22388 - claudio@aladoro.it
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giovedì 31 maggio 2012

La serata "napoletana" con AGATA LEANZA e LELLO BECCHIMANZI


Aforismi e Tammurriata finale su youtube all'indirizzo:
 http://youtu.be/RFeEYjhVxho

Ecco le immagini della divertente serata musicale/conviviale di ieri sera dedicata a Napoli che ha visto come protagonisti la bellissima voce di Agata Leanza accompagnata dal chitarrista napoletano Lello Becchimanzi. “Napoli, inferno e paradiso”, dove il paradiso è stato evocato dalle più belle canzoni tratte dal vastissimo repertorio della musica partenopea e l’inferno, per contro, dalla poesia segreta, erotica e volgare che i grandi poeti, librettisti, canzonieri della Napoli di una volta avevano composto per essere declamate nei bordelli, nelle cene fra amici, di notte e che in questa occasione sono state lette dall’attore Gabriele Bersanetti e dall’artista napoletano Carmine Della Corte. La canzone napoletana rappresenta un momento di eccellenza artistica con radici profonde nella vita quotidiana dei napoletani, capace di raccontarne la storia e i sentimenti con una forza comunicativa universale. Ma lo stesso fa la poesia popolare, con “argomenti” che sono degni di entrare a pieno titolo nel tema dell’ erotismo e del sesso più sfrenato, dimostrandoci che certe passioni e pulsioni umane, sono più attuali ed eterne, rispetto ad ogni credo e filosofia. La serata poi è stata arricchita dagli interventi di Alberto Zaganelli ai tamburelli e dal mandolinista Raimondo Raimondi.


"La tavolozza di Ubu" Inaugurata la mostra di Carmine Della Corte.


Mercoledì 30 maggio è stata inaugurata nella hall dell’Hotel Ala d’Oro la mostra pittorica “La tavolozza di Ubu” di Carmine Della Corte. A presentare il lavoro dell’artista di origine napoletana è stato il curatore di Caffè Letterario Marco Sangiorgi. La mostra rimarrà in esposizione per tutto il mese di giugno.




"Una battaglia epocale" di IVANO NANNI


Sull'incontro di lunedì 28 maggio in cui è stato presentato il libro di Eraldo Baldini, Norino Cani e Pietro Compagni "Pasqua di sangue. La battaglia di Ravenna. 11 aprile 1512"

Dei fatti bellici che si sono svolti l'undici di aprile del 1512 nella piana romagnola nei pressi di Ravenna ne danno un ampio resoconto gli autori, Cani, Baldini e Compagni nel loro libro -Pasqua di sangue-, un titolo un po' horror ed evocativo della spettacolare macelleria che fu la battaglia, seguito da un sottotitolo più storicamente sobrio, -la battaglia di Ravenna-.
In una calda serata di fine maggio i locali dell'albergo Ala d'oro si sono riempiti di un pubblico curioso su fatti forse poco noti.
Non so quanti dei presenti fossero a conoscenza perfino dell'esistenza di una battaglia simile combattuta dalle soldatesche francesi e papaline nelle nostre terre romagnole a ridosso di Ravenna, o che vagamente ne avessero sentito parlare, in ogni caso di tutto ciò che riguarda quella battaglia, gli autori informano il pubblico con dovizia di particolari tattici e strategici.
Per semplice spirito di orientamento serve dire alcune cose, di molto semplificate, prima di arrivare in armi alle porte di Ravenna.
Si tratta di sapere che questa battaglia rientra in uno scacchiere bellico assai vasto e complesso che vede contrapposti gli eserciti del papa e quelli del re di Francia, il cui teatro di belligeranza è inevitabilmente l'Italia che gode come sempre delle mire dei più aggueriti eserciti d'Europa che hanno porzioni di regno più o meno grandi sul territorio, e che sono tutti mossi da un fervore espansionistico senza freni. Occorre sapere che il papa belligerante corazzato e armato come pochi, Giuliano della Rovere, cioè papa Giulio II, nel 1506 aveva condotto, con lungimiranza e sprezzo del pericolo come racconta Macchiavelli, Genova a ribellarsi a Luigi XII, e successivamente spinto dall'audacia del conquistatore aveva preso Bologna e cacciato Giovanni Bentivoglio dalla città. Aveva perciò conquistato alcuni capisaldi francesi e suscitato le giustificate ire di Luigi XII che era sceso in armi in Italia a riprendersi quello che era suo. Oltre a ciò Giulio II aveva trovato il tempo di fare imbestialire il duca di Ferrara per l'annosa questione delle saline di Comacchio e per questo gli Estensi si erano schierati con i Francesi. Giulio II aveva gettato in piena faccia a Luigi XII il suo pesante guanto da guerra che non tardò ad essere  raccolto da suo nipote, un giovane combattente bello e coraggioso come sono tutti gli eroi, che rispondeva al nome di Gaston de Foix mandato da suo zio a organizzare la difesa di Milano assediata dai papalini, aiutati dai veneziani e dagli spagnoli. Il giovane eroe è talmente abile nella resistenza che non solo salva Milano ma organizza una fenomenale controffensiva che lo porta in breve tempo a riconquistare le marche perdute e a marciare verso Roma e Napoli.

Contro un avversario così agguerrito i papalini non cercano  il combattimento a viso aperto ma il contenimento strategico che si rivela una mossa astuta. L'esercito francese ridotto alla fame decide di approvvigionarsi nella zona più ricca e popolosa a portata di colubrina, cioè Ravenna. Incalzati dai papalini i francesi si predispongono alla battaglia in un'area che fino a poco tempo fa era ancora vaga e che gli studi degli autori hanno contribuito a definire con esattezza,tra Madonna dell'Albero e il Molinaccio di San Bartolo. È qui che avviene la battaglia di cui si tratta e che dà origine a una spettacolare ecatombe di militi di mitologica memoria. E si racconta anche di come l'introduzione delle armi da fuoco diventa la svolta tecnologica che varrà la vittoria sul campo, di come quest'invenzione  di portata epocale  segnerà per sempre le guerre a venire e  l'aumento vertiginoso del numero dei caduti; e inoltre come a fomentare superstizioni popolari, nel libro, accanto a figure di militi e  stendardi, scudi e uniformi appaiono figure mostruose, orribili ibridi dei quali si può intuire la significanza mitologica, una sorta di giustificazione astrologica che compendia i fatti terribili di quei giorni: infatti, a quei tempi si pensava che una natalità eccezionale portasse con sé i germi di un evento catastrofico.  E di certo a Ravenna, qualcosa di mostruoso accadde, certo però come noi crediamo indipendentemente dalla nascita di esseri deformi, che senza dubbio acquisivano un valore strumentale di grande rilevanza politica. I segni che si distinguevano sui loro corpi   potevano essere letti o come l'annuncio di una catastrofe imminente oppure  una profezia di vittoria, in fondo,  tutto quello che non era puro esercizio delle armi rientrava in un ambito filosofico e politico, proprio come adesso, in cui l' arbitrarietà di lettura degli eventi è una  pietra miliare della interpretazione strumentale.
di Ivano Nanni

martedì 29 maggio 2012

La serata con ERALDO BALDINI, NORINO CANI e PIETRO COMPAGNI


Sala Conferenze dell’Hotel Ala d’Oro gremita di pubblico per la serata di ieri sera, lunedì 28 maggio, dove è stato presentato il volume di Eraldo Baldini, Norino Cani, e Pietro Compagni “Pasqua di sangue. La Battaglia di Ravenna. 11 aprile 1512” edito da Longo . L’incontro condotto dal curatore di Caffè Letterario Marco Sangiorgi, ha visto lo scrittore Eraldo Baldini, lo storico Norino Cani e l’illustratore Pietro Compagni, alternarsi alla parola narrando le vicende di questa epico scontro campale che per la sua ferocia (altissimo fu il numero delle vittime)  e per il definitivo affermarsi delle armi da fuoco può considerarsi come l’ultima battaglia del Medio Evo e la prima dell’Era Moderna. Ecco le immagini della serata.






lunedì 28 maggio 2012

Mercoledì 30 maggio - "Napoli, inferno e paradiso" serata conviviale-musicale


Mercoledì 30 maggio, alle ore 20.30, nel Ristorante dell’Hotel Ala d’Oro, ultimo appuntamento del mese per Caffè Letterario con un incontro conviviale/musicale. “Napoli, inferno e paradiso” questo  il titolo di questa serata dedicata alla città partenopea, alle sue bellissime canzoni, affidate alla splendida voce di Agata Leanza e alla chitarra di un napoletano doc come Lello Becchimanzi; ma anche alla poesia segreta, erotica e volgare che i grandi poeti, librettisti, canzonieri della Napoli di una volta sussurravano nei bordelli, nelle cene fra amici, di notte. Versi che sono stati raccolti dallo scrittore Angelo Manna  in una antologia poetica dal titolo “L’inferno della poesia napoletana. 

La cena sarà a buffet con un menù tutto partenopeo…

Aperitivo

Maccarune alla puttanesca

Gnocchi alla sorrentina

O’ cuniglio all’ischitana

A pizza che frijarielli e sasiccia
A capresa
O’ babbà ca crema e limone
O’ cafè
Vini della Campania
€. 25,00 per persona bevande incluse
(Prenotazione obbligatoria – Tel. 054522388 – 3296817175)

domenica 27 maggio 2012

Mercoledì 30 maggio - "La tavolozza di Ubu" di CARMINE DELLA CORTE


Mercoledì 30 maggio alle ore 18,00 all’Hotel Ala d’Oro di Lugo inaugurazione della mostra pittorica “La tavolozza di Ubu” di Carmine della Corte.

"Digerite questa!"   (di Ivano Nanni)
Provate a guardare la pancia di quel buffo ometto che risponde al nome di Ubu, un re davvero improbabile con al centro della pancia una girandola, un vortice ombelicale, o rotatoria vertiginosa e ammaliante che a guardarla un po' di più ti gira il boccino e non capisci più niente; è tutto concentrato lì, partendo da quel punto si può anche dire che questa cosa della Patafisica è intrigante perché più che un fenomeno intelllettivo è di gran lunga un fenomeno digestivo. Perciò viene da dire che le cose patafische che possono essere come queste, dei disegni o dei collage, ma anche delle poesie e tantissimi scritti, sono tanti ritagli che messi insieme fanno dei curiosi ingarbugli dove chi si orienta è bravo. E tutte queste cose non devono essere spiegate, a parte che ci può essere chi le spiega, ma è un impegno arduo farlo, non possono essere spiegate come fossero macchine utensili con il loro bravo libretto di istruzioni, tanto non serve a niente perché magari leggere il libretto imbroglierebbe ancora di più tutta la materia, e allora diventerebbe davvero divertente rimanere in mezzo come Dante nella selva oscura, anche se qualcuno si spaventerebbe. Dunque, non tanto per finire il discorso, perché con le cose patafisiche il discorso si può dire che non è mai finito anche perché non è mai davvero iniziato, si può dire che è sempre tutto sul piatto che gira e rigira suonando una canzone sempre diversa, ma se uno volesse spiegare certe cose, come queste cose strane allora potrebbe dire certamente sembrando un folle, che queste cose sono apriscatole, vale a dire specie di grimaldelli grafici, iperboli che non nasçono da una ponderata digestione di libri e libracci, ma da una improvvisa esigenza di curarsi una malattia. Queste cose sono estemporanee misure di prevenzione contro la depressione, sono una personale cura contro la malattia del sonno e dello stato vegetativo contro il quale ognuno lotta come può, e chi può disegnare lo fa, e tutto questo sarebbe una buona scuola per tutti. Perchè è davvero strano che siano ancora poche le persone che non partono per una loro personale avventura dentro a un fatto che gli è capitato, e qualunque cosa può andare bene per iniziare senza sperare di arrivare in fondo o di dire delle cose epocali che fanno tremare il mondo. Si tratta di maneggiare certe matasse di materiali eterogenei, come può essere lo scarto che gli altri fanno, qualcuno potrebbe dire l'immondizia, e questo può anche essere un'opportunità di riciclaggio etico di residui, e tutta questa marginalità materiale potrebbe diventare una nuova cosa tutta originale, e non la chiamo "Opera" perché già questa è una convenzione che scatta quando critici e artisti, ma specie i critici si mettono d'accordo su cosa chiamare opera e cosa non chiamare opera, e allora la cosa migliore da fare è lasciare tutto nell'indistinto e chiamare come si chiama quello che non ha nome certo, appunto una cosa. In ogni caso se proprio vogliamo essere critici, cioè fare i critici e dare dei nomi a delle cose che non si capiscono bene, cioè a tutta questa cosa ingarbugliata, qualcuno potrebbe chiamare tutto l'evento patafisico, tanto per fare il saputo, un imbriguglio, qualcosa di ibrido tra l'imbroglio e l'inghippo, la guglia, il picco, e l'imbrago, qualcosa che insieme non ci sta, eppure si trova anche e soprattuto casualmente, perché in queste ingrugli di cose patafisiche la casualità è il centro di tutta la matassa che altrimenti non si spiega se non con il gioco delle coincidenze divergenti, (quante cose abbiamo imparato dalla poltica). Tutta questa “improvvisata", è tutto l'evento patafisico che è spontaneo e digestivo, cioè avviene che dopo aver mangiato molta roba e della più diversa facendo una pancia enorme di ogni cosa, allora tutto quello che eccede, vale a dire l'eccedenza, è il garbuglio che nasce dalle cose che premono dentro per venire fuori, ed escono nelle circostanze più insolite e nelle forme più strane e imprevedibili come collages, come scarti e ritagli, come roba che andrebbe buttata al macero e invece viene adottata come si fa con i figli degli altri che sono stati dimenticati e queste cose diventano altre cose che diventano altre cose, e via cosi in un giro o girandola continua di scarti e riciclaggi di cose, finché qualcuno non si stanca e butta tutto al macero compreso questo articolo scritto sulle cose che vanno al macero. Perché tutto perde consistenza eccetto “la merdre" che pensa al mondo e lo fa a sua immagine e somiglianza, che all'inizio ha una sua consistenza e poi lentamente per via della quantità che è molta, tutta quella roba si squaglia e diventa una roba inguardabile, un fango, una minaccia, una profezia di annientamento. E tuttavia nelle cose patafische dove il gusto per il disorientamento è lampante, dove tutte le bussole impazziscono il Pellegrino statico, l'inerte bradipo delle consulenze impossibili, parte per il suo viaggio con una valigia che non ha nessuna ragione di esistere come valigia, come utensile non serve, è solo un appendice delle sue carte bislacche da giocare appena può, un gran mucchio di carte e disegni e ritagli è tutta una ratatouille, o fricandò di immagini e tra le pieghe e dentro alla giduglia del folle Ubu, che sta nelle carte e nei disegni, ci sta anche chi quei disegni ha disegnato.
Il compagno Jarry

Lunedì 28 maggio - ERALDO BALDINI e NORINO CANI a Caffè Letterario


Lunedì 28 maggio, alle ore 21.00, nella Sala Conferenze dell’Hotel Ala d’Oro di Lugo, incontro di Caffè Letterario dedicato alla storia con il libro di Eraldo Baldini, Norino Cani e Pietro Compagni, “Pasqua di sangue. La battaglia di Ravenna. 11 aprile 1512” edito da Longo editore. A Marco Sangiorgi il compito di introdurre la serata che terminerà come di consueto con il brindisi finale con i vini in degustazione.

La minuziosa ricostruzione della Battaglia ad opera di Norino Cani che, riunendoli per la prima volta insieme in una grande galleria, traccia i profili di quasi 500 protagonisti e le tavole di Pietro Compagni fanno di questo volume un libro diverso dagli altri che si sono occupati di quell'evento. Quella maledetta Pasqua di sangue del 1512 mostrava il nuovo, terribile volto della guerra, che non vedeva più, tra cavalieri avversari, uno colpirne orgogliosamente un altro con lancia e spada, ma l'anonima palla dell'archibugio di un qualsiasi sconosciuto tiratore senza aspirazioni di gloria, semplice comparsa fra migliaia e migliaia di fanti, contrapposti a pochi, eletti, protagonisti d'alto rango. La guerra non sarebbe stata più la stessa. Una carneficina senza uguali in entrambe le fazioni, una catastrofe anche per i cosiddetti vincitori che persero, insieme ai loro migliori cavalieri, il comandante dell'Armata, Gaston de Foix. La vendetta francese, cieca e disumana, sulla città messa a sacco e violentata per giorni e giorni, provocò effetti impressionanti nell'immaginario collettivo. Se la battaglia impressionò i ravennati che, direttamente, non furono coinvolti più di tanto nei combattimenti, ben più tragiche e immediate furono le conseguenze del sacco. La memoria popolare di quegli eventi assunse, col tempo, quei toni sempre più leggendari, come la storia del mostro.


Eraldo Baldini è nato e vive a Ravenna. Studioso di storia ed antropologia culturale, oltre che narratore affermato a livello internazionale, ha pubblicato numerosi saggi,romanzi e racconti presso i principali editori italiani ed europei.
Norino Cani, nato a Massa Lombarda, da più di un quarantennio si occupa di ricerche storico archeologiche nel territorio della Bassa Romagna. Ha al suo attivo oltre 120 tra monografie e interventi apparsi su riviste specializzate.
Pietro Compagni, nato a San Godenzo (FI), già docente di discipline artistiche, pittore e grafico è ricercatore storico, collabora con Ufficio Storico e Rivista Militare dello Stato Maggiore Esercito come esperto ed illustratore di uniformi e del tricolore.

giovedì 24 maggio 2012

"Voglio tornare al Caffè Letterario" di ELEONORA MAZZONI


Eleonora Mazzoni è stata ospite di Caffè Letterario lunedì 21 maggio per presentare il suo romanzo "Le difettose" edito da Einaudi.

Sono arrivata alle 19.30 per la (meravigliosiosa) cena all'Hotel Ala D'Oro (meravigliosi i cappellacci alla cicoria), pensando: "Chi potrà mai venire in una piccola città di provincia, per giunta di lunedì sera (quando in TV mettono le serie di punta perchè il lunedì la gente se ne sta a casa), ad ascoltare la presentazione di un romanzo d'esordio?". Invece ho trovato un gruppo folto, eterogeneo e soprattutto appassionato da far invidia a una metropoli europea. E degli organizzatori intelligenti e simpatici che hanno giustificato i cinquanta incontri l'anno con un: "Sai, noi ci divertiamo". Voglio tornare al Caffè Letterario. Subito.
Eleonora Mazzoni

mercoledì 23 maggio 2012

"E' stato bello tornare da voi..." di ANTONIA ARSLAN


La scrittrice Antonia Arslan è stata ospite di Caffè Letterario l'11 aprile scorso quando ha presentato il suo ultimo romanzo "Il libro di Mush.

New York, 15 maggio 2012
E’ stato bello tornare da voi, cari amici. Ci pensavo proprio l’altro giorno, volando fin qui da Venezia.
Prima di tutto, ho apprezzato moltissimo il calore della vostra accoglienza e il piacere di entrare in un gruppo così attento e intelligente nelle scelte; poi anche l’altro sottile piacere di ritornare all’Ala d’Oro, un “ostello di delizie” che avevo molto gradito già anni fa, quando venni da voi con Antonio Boschetti, caro amico mprovvisamente scomparso poco prima dell’uscita della Strada di Smirne, il mio secondo romanzo, per cui avevamo fatto molti progetti.Ci si sente a casa, da voi. E come dimenticare il discorso sulle letture di poesia, che abbiamo fatto con intenso entusiasmo nel tragitto da Imola a Lugo? Ci si sentiva fratelli, in quel momento…E poi l’occasione di stare con Anna Folli, collega “unica” - da sempre - ma soprattutto amica carissima, è stata una ciliegina speciale su una torta  appetitosa, come le belle fotografie e il video su Youtube, che sto mostrando agli amici armeni di qui. Con affettuosa stima, a presto.
Antonia Arslan


martedì 22 maggio 2012

La serata con ELEONORA MAZZONI


Ecco le immagini della serata di lunedì scorso con Eleonora Mazzoni che ha presentato il suo libro d’esordio “Le difettose” edito da Einaudi. La serata è stata condotta dalla curatrice di Caffè Letterario Patrizia Randi in collaborazione con la Dottoressa Valeria Rambelli del reparto di Ginecologia dell’ospedale di Lugo.  “Le difettose” è la storia di una donna alle prese con il desiderio di maternità e che per questa ragione intraprende l’accidentato percorso della fecondazione assistita. Lungo il cammino, si confronterà con altre donne come lei “difettose”, trovando conforto in due figure che la accompagneranno sempre: Seneca e nonna Rina.

“Seneca era uno che nel 60 d.C. diceva cose come: “Diventa padrone di te stesso” e “Il saggio non pone la sua felicità in potere altrui”. Minacciato da Caligola, esiliato da Claudio, messo a morte da Nerone, sapeva quanto poteva essere spietata la realtà. Carla, la protagonista del mio romanzo  è una donna che ha tutto ma non riesce a fare un figlio. Succede ormai a una su cinque. A causa dei troppi estrogeni nella carne, pare. Per via dello stress e dell’inquinamento. O del fatto che le donne, non essendo più la maternità l’unica loro possibilità di realizzazione, decidono di riprodursi tardi, dopo avere sistemato lavoro e carriera. Forse troppo tardi.”





venerdì 18 maggio 2012

Lunedì 21 maggio - ELEONORA MAZZONI a Caffè Letterario


Lunedì 21 maggio, alle ore 21.00, nella Sala conferenze dell’Hotel Ala d’Oro, serata tutta al femminile per Caffè Letterario con la scrittrice e attrice Eleonora Mazzoni che presenterà il suo romanzo d’esordio “Le difettose” edito quest’anno da Einaudi. A introdurre la serata saranno la curatrice di Caffè Letterario Patrizia Randi e la Dott.sa Valeria Rambelli del reparto di Ginecologia dell’ospedale di Lugo. Al termine, come sempre, consueto brindisi con i vini in degustazione.
Ci sono figli cercati con un’ostinazione cristallina, perché il tarlo della loro assenza scava fino a occupare tutto lo spazio di una vita. Quando Carla comincia a frequentare il «reparto delle donne sbagliate», scopre un esercito allegro e disperato di donne «normali», vitalissime, che percorrono la strada della fecondazione artificiale come la loro personale via crucis. Un eccentrico gineceo, ma soprattutto una specie di grande famiglia, di rete carbonara invisibile a occhio nudo, che protegge e sostiene.
Carla ha quasi quarant’anni, un compagno praticamente perfetto, un lavoro stimolante e un certo fascino. Ma non riesce ad avere un figlio. E per una come lei, abituata a centrare l’obiettivo, il senso di fallimento brucia senza consumarsi. Perché l’ossessione della maternità si può affinare al punto da dare dipendenza. Le donne che Carla incontra quando tenta la fecondazione assistita stanno tutte in fila, mese dopo mese, per eseguire lo stesso rituale: gli ormoni, il pick-up, il transfer, l’attesa. Conoscono il proprio corpo e i suoi segnali con una precisione maniacale. Usano un oscuro gergo da iniziate. Perché loro non aspettano un bimbo, « fanno la cova», non rimangono incinte, « s’incicognano».
Nata a Forlì, Eleonora Mazzoni si è laureata a Bologna in Lettere moderne con il professor Ezio Raimondi e diplomata alla Scuola di Teatro diretta da Alessandra Galante Garrone, per poi trasferirsi a Roma e intraprendere la carriera di attrice. Interpreta molti ruoli in teatro, in televisione e al cinema, dove debutta nel 1996 con Citto Maselli in Cronache del terzo millennio. Con Maselli lavorerà anche ne Il compagno (1999). Recita poi, tra gli altri, in Tutta la conoscenza del mondo di Eros Puglielli (Festival di Berlino, 2001), Volevo solo dormirle addosso di Eugenio Cappuccio (Festival di Venezia, 2004) e L’uomo che verrà di Giorgio Diritti (Festival di Roma, 2009 e vincitore del David di Donatello come migliore film, 2010).


"Vite perfette, o quasi" di IVANO NANNI


Sull'incontro di lunedì 14 maggio con Eugenio Baroncelli e il suo libro "Falene. 237 vite quasi perfette"

Con pochi e rapidi tratti di penna Baroncelli traccia in una grafia acquosa e tormentata con picchi di impalpabile apprensione  le ampiezze di una vita intera sintetizzate nel rapido giro di poche frasi.
Sono quei brevi ritratti assimilabili a un volteggiare falenico di rapidi guizzi pittorici come fossero piccoli ritratti ad acquerello, microscopici impressioni del crepuscolo che svapora alle porte della notte, lasciando le sue ombre e le sue scie di incomprensioni come sono in fondo tutte le vite, fortemente incomprese.
E allora tutto quello che appare caotico nella vita di una persona prende il suo spazio, ed è uno spazio minimo che si dilata per il tempo di spandere un poco di inchiostro sulla carta e tracciare in breve, impressionisticamente, la traccia di una vita in un didascalico fermo immagine, un esempio di minimo spazio crepuscolare che diventa la confusa eredità di un attimo che lo scrittore intona come un'iscrizione lapidaria o un commosso commento, oppure un umoristico avvenimento.
È come se passasse sotto l'occhio dello scrittore di vite altrui, la stagione delle inettitudini o delle audaci imprese, a seconda dei casi, e su queste indicazioni l'autore tesse descrizioni, scrive appunti eretici, effonde vagheggiamenti, inalbera picchi metafisici o commenti lunatici, magici e nell'insieme prudenti come lo sono le vite gloriose o meno dei tanti che ritrae.
Quella di Baroncelli è la penna di un catalogatore metafisico, un ordinatore  di personaggi a volte improbabili e immensi e anche di altri meno noti che cercano come falene la luce, l'attimo di gloria che fatalmente non trovano, e se lo trovano non è mai come vorrebbero anche se ai posteri possono lasciare segni di grandezza o perlomeno di bontà.
Questi personaggi sfilano pagina dopo pagina nascosti da  un paravento di vaghezza malinconica e appaiono come luminose sagome essenziali, la cui perfezione è la stessa delle marionette sempre uguale a se stesse che parlano al pubblico con gestualità sempre uguali, segni incancellabili che cristallizandosi nel tempo diventano tradizione. Pertanto è possibile, per quanto difficoltoso, suggerire che la poetica delle esistenze altrui create dalla penna dell'autore è una storicizzazione dell'incompiutezza con la volontà forse inconscia di creare delle maschere che nel tempo potrebbero trovare un loro posto nel teatro didascalico delle voci erranti.
di Ivano Nanni


mercoledì 16 maggio 2012

Tr3b 2012. Festival di Poesia, Teatro e Canzone

Nuova edizione per il Tr3b, il festival di Poesia, Teatro e Canzone che quest'anno (cambio di data) per tre giovedì consecutivi vedrà protagonista Voltana nel ravennate con l'intento fino ad ora decisamente rispettato di far crescere all'interno della frazione lughese un importante appuntamento culturale da continuare a portare avanti negli anni: un grande trebbo incentrato sulla cultura, unendo Poesia ed altre forme d'arte che lo sta portando nel giro di pochi anni a imporsi come uno dei maggiori eventi del settore in una Regione come l'Emilia Romagna che da sempre riuscita a creare importanti appuntamenti.




giovedì 10 maggio 2012

Lunedì 14 maggio - EUGENIO BARONCELLI a Caffè Letterario


Lunedì  14 maggio, alle ore 21,00 nella Sala Conferenze dell’Hotel Ala d’Oro torna a Caffè Letterario lo scrittore ravennate Eugenio Baroncelli, che presenterà il suo ultimo lavoro “Falene. 237 vite quasi perfette” edito da Sellerio proprio in questi giorni. A Patrizia Randi il compito di introdurre la serata che si concluderà come d’abitudine con la consueta degustazione di vini.

Le fulminanti biografie-in-una-pagina-sola (certe volte nemmeno quella) di personaggi noti, o meno ma sempre proverbiali, trovate da Baroncelli condividono una cifra comune. Non hanno nulla dei semplici e organizzati cataloghi di fatti e nemmeno sono esercizi di interpretazione o di critica. La tipicità è un’altra: si leggono come esempi o come svolgimenti a tema di massime appartenenti a una filosofia di vita (che verrebbe da dire vicina allo stoicismo). Si tratta quindi di biografie molto metafisiche e molto poco storiche.
Il tema di Falene, che funge da copione generale per 237 famose vite fallite attraverso i millenni, è nella frase: «Il solo stato di perfezione alla portata di un mortale è la morte». Di persone che hanno puntato vanamente a opere perfette, si mostra il vero coronamento della missione nella morte per lo più inusitata. Tanto che l’unico evento veramente razionale e coerentemente necessario di una vita sembra derivare dalla figura mitica del personaggio nel modo stesso in cui una conseguenza deriva da premesse logiche. Baroncelli è suadente, e letto uno dei suoi schizzi viene voglia di passare all’altro abbandonandosi al loro essere allusivi, prestando pigro orecchio al ritmo che li governa che suona così vicino a quello che governò le «sue» vite. Questa raccolta di minibiografie è la terza dopo Libro di candele e Mosche d’inverno: di esse è piaciuto, come forse piacerà di questa, il capriccio che fa da presa alle diverse esistenze, il piccolo paradosso che stringe ciascuna e la sorpresa ironica che sanno suscitare. Quasi che la forma narrativa più adatta al dramma comico della vita sia quella più simile alle greguerías nello stile di Ramón Gómez de La Serna.

Eugenio Baroncelli (1944) vive a Ravenna. Tra le sue opere Outfolio. Storiette scivolate dal quaderno durante un trasloco, 2005. Con questa casa editrice ha pubblicato Libro di candele. 267 vite in due o tre pose (2008), Mosche d’inverno. 271 morti in due o tre pose (2011, Premio Mondello) e Falene. 237 vite quasi perfette (2012).

Da segnalare inoltre che Mercoledì 16 maggio alle ore 20,30 al Teatro Rossini di Lugo, all’interno della programmazione del Lugo Opera Festival, sarà di scena il dramma musicale “Vite” del compositore Fabrizio Festa su libretto di Eugenio Baroncelli. L’idea di “Vite” è semplice: suggerire attraverso l’intersecarsi del canto e della recitazione sulla musica eseguita in diretta le trame di storie vere o verosimili. Storie in gran parte di musicisti – così ha immaginato Baroncelli alla sua prima esperienza nell’ambito del teatro musicale – scritte in uno stile asciutto, ma acuto e penetrante. Così le vite di Georges Bizet o di Chet Baker, di Janis Joplin o di Maurice Ravel (solo per citare alcune tra le figure evocate da Baroncelli) finiscono per raccontare un’unica vicenda biografica, che è proprio la musica a tessere in un unico mosaico sonoro.
Per informazioni e prenotazioni: Teatro Rossini, Piazzale Cavour 17 – 48022 Lugo (RA) Tel. 0545.38542 info@teatrorossini.it