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Sala conferenze - Hotel Ala d'Oro

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domenica 31 marzo 2013

"Profondissimo Sud" di IVANO NANNI


Sull'incontro di mercoledì 27 marzo con il giornalista Lirio Abbate che ha presentato il suo saggio “Fimmine ribelli” edito da Rizzoli.

L'infinita mattanza che nel Sud si manifesta con perfetta coerenza con i principi statutari di un antistato avviene nel pieno consenso di tutta la cittadinanza comprese le autorità civili e religiose. Quelle autorità che dovrebbero per lo meno contraddire e maledire con parole di fuoco le vili azioni dei veri governatori di quei territori latitano, si fanno da parte, non vedono e non colgono la violenza dei fatti che hanno sotto gli occhi e prudentemente si girano dall'altra parte impauriti dalla certezza che una feroce ritorsione seguirebbe a una denuncia motivata e coraggiosa.
Paesi arcaici sprofondati nel Medioevo più nero dimentichi di tutto, persino del tempo che gli è toccato in sorte, il terzo millennio, sono costituiti come feudi dominati da signori senza gloria ma di grande “onore” che forse per necessità antropologica vivono e muoiono come animali in un macello senza fine.
E chi sono questi governanti che incutono tanto timore, che vivono  e muoiono in terre che giorno dopo giorno depredano a danno degli onesti  e condannano chi ha mancato loro di rispetto? La risposta è ovvia ma occorre pure ricordarlo affinché la memoria non si atrofizzi.
Un bravo cronista investigativo, Lirio Abbate, giornalista dell'Espresso ha condotto un'importante e agghiacciante indagine sulle cosche mafiose calabresi che non si ferma al puro dato di quantità frutto dell'attività predatoria ma accende i riflettori  su quanto c'è di più arcaico nei comportamenti degli iniziati alla 'ndrangheta considerando con umana pietà la vita che le donne sposate ai boss conducono in quelle terre, in quei paesi e città che a buon ragione si possono dire desolate di umanità.
Sono dunque le donne le protagoniste dei tanti racconti che si incrociano nel libro – Fimmine Ribelli –, alle quali Abbate ha dato visibilità raccontando le loro vite miserrime e segregate, a volte consenzienti alla loro condizione disperata, altre volte disperatamente in cerca di salvezza fuggendo dall'orrore quotidiano.
Le vicende narrate da Abbate ci piombano addosso come macigni scagliati da un medioevo che non è ancora passato e infrangono le nostre deboli certezze riguardo a emancipazione, libertà, umanità diritti, civiltà. Si rimane stupefatti per quello che si manifesta dal racconto quasi epico e terribile. Parliamo di una civiltà  remota lontanissima dalle pulsioni della vita moderna immersa nei codici di una tribalità tramandata di bocca in bocca che emerge dal pozzo nero della storia primitiva che si credeva consegnata per sempre agli studi degli antropologi. Invece ci si accorge con una punta di sgomento che il primitivo è attuale e il dato storico culturale assume i dati sconcertanti di una macchia criminale.
Le donne impaurite dalla violenza feroce delle faide si ribellano. Promuovono fughe verso le caserme dei carabinieri, verso lo Stato che vedono come unica fonte di salvezza, scappano verso la vita civile. Fuggono da un mondo oppressivo e sanguinario al quale sono incatenate da quando ancora bambine sono “donate“ dalla loro famiglie ai capi mafia che le sposano solo al compimento del diciottesimo anno di età dopo che hanno fatto già due o tre figli, e si sposano beninteso in chiesa, in pompa magna, con tanto di benedizione del parroco e gli ossequi dei primi cittadini onorati di partecipare a quelle nozze memorabili.
Qualcuna ce la fa a fuggire, altre soccombono “suicidate“ dagli stessi familiari, magari dal fratello, dal padre o su ordine, orrore massimo, della matriarca in persona, la nonna. Non sembra  vero che esistano in paesi emancipati enclavi dai comportamenti così rigidamente codificati che mettono sopra ogni altra cosa l'onore della famiglia, l'onore del clan, l'Onore in ogni caso sopra la vita di ogni donna che in questa particolare sottocultura è poco più che marginale e sacrificabile. Sembra impossibile ma è così.
di Ivano Nanni

La serata con LIRIO ABBATE


Ecco le immagini dell’incontro di mercoledì 27 marzo con il giornalista dell’Espresso Lirio Abbate che ha presentato il suo ultimo saggio pubblicato da Rizzoli “Fimmine ribelli”. A introdurre la serata Patrizia Randi, curatrice di Caffè Letterario e Raffaele Clò in rappresentanza dell’Associazione “Libera” di Ravenna che ha contribuito alla realizzazione dell’evento.





giovedì 21 marzo 2013

Mercoledì 27 marzo - LIRIO ABBATE a Caffè Letterario


Mercoledì 27 marzo, alle ore 21.00, nel Salone Estense della Rocca di Lugo, ultimo incontro del mese per Caffè Letterario con il giornalista Lirio Abbate che presenterà il suo saggio edito da Rizzoli, “Fimmine ribelli”. L’incontro organizzato con la collaborazione dell’Associazione “Libera” di Ravenna sarà introdotto dalla curatrice di Caffè Letterario Patrizia Randi.
“Mio padre ha due cuori: la figlia o l’onore? In questo momento dice che vuole la figlia, però dentro di lui c’è anche quell ’altro fatto.” Queste parole le pronuncia Maria Concetta Cacciola, trent’anni, tre figli, colpevole di aver tradito il marito e di aver deciso di collaborare con la giustizia seguendo l’esempio di Giuseppina Pesce, anche lei giovane madre, anche lei di Rosarno. E poi ci sono Rosa Ferraro, Simona Napoli, tutte fimmine ribelli che hanno osato dire di no a padri, mariti, fratelli. Come nell ’Afghanistan dei talebani, in Calabria la donna che “disonora” la famiglia deve morire, meglio se con un suicidio che tutela dalle conseguenze penali. Attraverso le storie di queste donne, Lirio Abbate racconta uno spaccato di apparente normalità dietro cui si nascondono una frenetica attività criminale, patrimoni immensi e un radicamento a una cultura patriarcale antiquata e retriva. Ma la ribellione delle donne che oggi si affidano “allo Stato, ovvero al nemico” per cercare di scampare a un destino infernale, produce un effetto dirompente. Perché sgretola l’immagine di compattezza del clan, mette in dubbio i valori del sistema ’ndrangheta, rivela l’impotenza dei boss incapaci di “tenere in riga” le loro donne. E, soprattutto, accende nelle altre fimmine la consapevolezza della propria condizione e il desiderio di scrollarsela di dosso, facendo nomi e cognomi e aprendo crepe in un universo inconcepibile ma fin troppo vero.
Lirio Abbate, inviato de “L’Espresso”, è autore di numerose inchieste giornalistiche sulle mafie e le collusioni dei politici con i boss. Negli ultimi vent’anni si è occupato dei principali scandali italiani su criminalità organizzata, tangenti e corruzione. È passato dalla cronaca giudiziaria al giornalismo investigativo. Nel 2007 ha scritto con Peter Gomez “I Complici.” Nel 2010 ha vinto il “Premiolino”.

"Una serata indimenticabile" di MIRELLA SERRI


Mirella Serri  è stata ospite di Caffè Letterario venerdì 22 febbraio, per presentare il suo libro “Sorvegliati speciali. Gli intellettuali spiati dai genddarmi” edito da Longanesi

Una serata  indimenticabile, fuori il freddo, la neve, Lugo bellissima e imbiancata. Dentro l'attenzione e il calore delle persone che hanno sfidato la tempesta e il gelo per ascoltare e discutere "I sorvegliati speciali" che sono parte del nostro passato ma anche del nostro presente. Grazie di cuore.
Mirella Serri 

La rassegna stampa di febbraio 2013












lunedì 18 marzo 2013

"Confini mobili" di IVANO NANNI


Sull'incontro di mercoledì 13 marzo con Claudio Spadoni che ha presentato la mostra attualmente in esposizione al MAR di Ravenna “Borderline. Artisti tra normalità e follia.”
           
Credo che una delle sfide più simpaticamente folli che la mostra propone, come ha evidenziato Claudio Spadoni nel corso della sua presentazione, consista nel riconoscere quali sono le opere degli alienati  che all'interno di strutture chiuse hanno prodotto arte - arte primitiva, arte brut  nelle definizioni di Klee e di Dubuffet -, e quali sono le opere dei maestri, le opere degli artisti “veri” cioè coscienti di esserlo, capaci di operare con l'ausilio di tecniche apprese dopo lunghi e accurati studi.  
Scartando la possibilità di  confondere il quadro di un alienato con un dipinto di Bosch, alcune opere di artisti, come ha mostrato Claudio Spadoni nella  presentazione della mostra da lui curata insieme allo psichiatra  Giorgio Bedoni, pur non essendo replicabili sono però confondibili. Omettendo il nome dell'artista di fama il quadro da lui prodotto non è più immediatamente distinguibile da quello di un folle creativo. 
Il nome Borderline indica il confine valicabile e spesso valicato  da chi opera al limite del proprio ardore creativo con l'occhio febbrile di chi cerca un codice di segni col quale costruirsi uno spazio concluso di personali eresie.
È in questo senso che  si costituiscono  separazioni nette tra chi sta nella normalità e chi invece opera nella follia creativa in quanto tutti gli artisti non “folli” operano alla ricerca di un segno che li contraddistingue e che diventa sempre piattaforma di autocritica.
Al contrario, i folli creativi “trovano senza cercare” i loro segni inconsapevoli perché non  hanno bisogno di definire la loro opera in una struttura che allarghi l'orizzonte del loro vivere immediato, vivono nella pura istintività in una frenesia espressiva senza filtri, non hanno necessità di costruire segni eversivi in quanto loro stessi incarnano l'eresia, al contrario di chi non la incarna ma la costruisce.
Tornando alle opere, e ammettendo pure che la riconoscibilità sia incerta, rimane il fatto sottostante ad ogni opera d'arte e che non è replicabile in nessun modo, e cioè  che la coscienza dell'atto creativo appartiene alla ragione. È sempre Paul Klee e Jean Dubuffet, due grandi artisti, che in fondo definiscono cosa è arte e cosa non lo è, e determinano la nascita di due correnti artistiche nelle quali confluiscono quadri di bambini, di alienati, di inconsapevoli artisti individuando in essi una sorgente primaria di creatività.
Pare allora che sia necessario che qualcuno cosciente di se stesso come artista definisca il confine tra arte e non arte, a meno che non sia la politica a farlo, e tutto ciò in ogni caso  non può essere risolto da chi ha il lume della ragione affievolito o addirittura spento. La pura fantasia dunque senza la chiarezza della ragione si condanna a una pura illegibilità brada e senza orientamento.
di Ivano Nanni

L'incontro in Libreria con ROSEMARY RANDI


Queste le immagini dell’incontro pomeridiano in libreria di Caffè Letterario con la scrittrice lughese Rosemary Randi che ha presentato la sua raccolta di racconti “Scherzi di Luce” per i tipi di Bacchilega Editore. L’incontro, condotto dalla curatrice della nostra rassegna letteraria Patrizia Randi, si è concluso come sempre con il consueto brindisi aperitivo per tutti i presenti.



sabato 16 marzo 2013

"ILIADE" - Lettura rinviata a Sabato 6 aprile

Per motivi organizzativi la maratona letteraria dedicata all' Iliade di Omero, prevista per sabato 16 marzo, è stata rinviata a Sabato 6 aprile alle ore 20,30 sempre presso la sede dell'Associazione Culturale "Entelechia" in via Quarantola, 32/1 a Lugo.

venerdì 15 marzo 2013

Sabato 16 marzo - ROSEMARY RANDI a Caffè Letterario


Sabato 16 marzo alle ore 17.30, secondo appuntamento pomeridiano della stagione alla Libreria Alfabeta di Lugo con la scrittrice lughese Rosemary Randi che presenterà la sua raccolta di racconti “Scherzi di luce” edito da Bacchilega editore lo scorso anno. A introdurre l’incontro sarà la curatrice di Caffè Letterario Patrizia Randi.

Luce e buio si danno spesso confusi fra loro, è quindi difficile stabilirne il confine, e separare con sicurezza le due componenti principali della nostra vita. Si spiega così il colore opaco di certe giornate stinte che sembrano non passare mai, la monotonia della quotidianità. Eppure è proprio il grigio che rimpiangiamo durante i dolorosi black-out della nostra esistenza, quando vaghiamo senza fili nell'oscurità dell'abbandono. A volte, invece, la luce si fa strada all'improvviso, e ci attraversa con luminose impennate di gioia, o d'amore, o di divertimento. Noi stessi siamo mutevoli combinazioni di luce e di buio in divenire, sfuggenti come siamo a qualsiasi aspettativa del prossimo, la cui messa a fuoco della realtà, inevitabilmente, mai coincide con la nostra. Siamo, dunque, scherzi di luce. Questa raccolta propone dodici racconti, la maggior parte dei quali inediti, folgoranti sia per i contenuti sia per il linguaggio.
Rosemary Randi è nata e vive a Lugo di Romagna. Ha esordito con Racconti ClanDestini, Edit Faenza 2004, a cui si è ispirato il recital Donne, strippi e Strappi, sempre con la Edit Faenza nel 2004 ha pubblicato il romanzo Gerani a pois, nel 2005 la raccolta di poesie Onde trasversali e nel 2007 il romanzo Torte al cianuro. Nel 2009, con Bacchilega editore, ha pubblicato il romanzo La seduzione della normalità.

giovedì 14 marzo 2013

"Borderline". La serata con CLAUDIO SPADONI


Oltre 130 persone hanno assistito ieri, mercoledì 13 marzo,  all’incontro con Claudio Spadoni che con una splendida conferenza ha presentato la mostra attualmente allestita al MAR di Ravenna, di cui è direttore artistico, “Borderline. Artisti tra normalità e follia.” Come ha spiegato Spadoni, oggi il termine Borderline individua una condizione critica della modernità, antropologica prima ancora che clinica e culturale. Così questa mostra intende esplorare gli incerti confini dell’esperienza artistica al di là di categorie stabilite nel corso del XX secolo, individuando così un’area della creatività dai confini mobili, dove trovano espressione artisti ufficiali ma anche quegli autori ritenuti “folli”, “alienati” o, detto in un linguaggio nato negli anni ’70, “outsiders”. 
“La fantasia priva della ragione produce impossibili mostri: assieme a lei è madre delle arti e origine di meraviglie”. Così Goya annotava a proposito di El sueño de la razón produce monstruos, uno dei suoi più famosi “capricci”. Elogio della pazzia e del suo potere creativo, arte generata dalla follia, prodotta al di fuori dei canoni codificati nelle academie, art brut partorita negli ospedali psichiatrici e nelle carceri. Già nella cultura europea del ventesimo secolo diversi protagonisti delle avanguardie e psichiatri innovatori guardarono in luce nuova le esperienze artistiche nate nei luoghi di cura per malati mentali, prendendo in esame queste produzioni sia come sorgenti stesse della creatività quanto come una modalità propria di essere nel mondo, da comprendere al di là del linguaggio formale.

La mostra “Borderline” allestita al MAR (Museo d’Arte della città di Ravenna), curata da Claudio Spadoni, e dallo psichiatra e psicoterapeuta Giorgio Bedoni, rimarrà aperta fino al 16 giugno 2013.





"Arte e malattia". La conferenza di ANTONELLO PIZZINO


Ecco le immagini del primo dei due incontri che Caffè Letterario a distanza di pochi giorni ha dedicato al mondo dell’Arte. Domenica 10 marzo il medico oculista Antonello Pizzino, introdotto dal matematico Bruno D’Amore, ha tenuto una conferenza dal titolo “Arte e malattia. I pittori malati.” Un racconto  che ha visto scorrere sullo schermo della Sala Conferenze dell’Hotel Ala d’Oro le immagini di quadri firmati dai grandi della pittura europea, italiana, mondiale; dal rinascimento ai nostri giorni tutti accomunanti dal filo sottile della malattia, fisica, psichica, mentale. Quindi da Van Gogh a Paul Klee passando attraverso i tratti grafici, le malinconie, i pessimismi, la depressione le "visioni" di Casimiro Piccolo, Picasso, Francis Bacon, Manet, Degas, Munch e tanti altri grandi dell'arte antica e contemporanea, per scoprire, analizzare, toccare, esplorare proprio quel filo sottile che lega l'Arte alla Malattia, andando oltre la semplice patologia medica.
"Una sera passeggiavo per un sentiero, da una parte stava la città e sotto di me il fiordo - il sole stava tramontando - le nuvole erano tinte di un rosso sangue. Sentii un urlo attraversare la natura: mi sembrò quasi di udirlo. Dipinsi le nuvole come sangue vero. I colori stavano urlando".  Edvard Munch



mercoledì 13 marzo 2013

Mercoledì 13 marzo - CLAUDIO SPADONI presenta "Borderline"


Mercoledì 13 marzo, alle ore 21.00, nella Sala Conferenze dell’Hotel Ala d’Oro, ancora un appuntamento con l’Arte per Caffè Letterario con Claudio Spadoni che presenterà la mostra attualmente allestita al MAR di Ravenna, “Borderline. Artisti tra normalità e follia". A Giovanni Barberini il compito di introdurre la serata che si concluderà come d’abitudine con il consueto brindisi offerto a tutti i presenti.

Nella cultura europea del XX secolo diversi protagonisti delle avanguardie e psichiatri innovatori guardarono in luce nuova le esperienze artistiche nate nei luoghi di cura per malati mentali. Le ricerche di quegli anni avevano avviato una revisione radicale di termini quali "arte dei folli" e "arte psicopatologica", prendendo in esame queste produzioni sia come sorgenti stesse della creatività quanto come una modalità propria di essere nel mondo, da comprendere al di là del linguaggio formale. 
Oggi il termine Borderline individua una condizione critica della modernità, antropologica prima ancora che clinica e culturale. In questo senso la mostra intende esplorare gli incerti confini dell'esperienza artistica al di là di categorie stabilite nel corso del XX secolo, individuando così un'area della creatività dai confini mobili, dove trovano espressione artisti ufficiali ma anche quegli autori ritenuti "folli", "alienati" o, detto in un linguaggio nato negli anni '70, "outsiders".
La mostra curata da Claudio Spadoni, direttore scientifico del museo e da Giorgio Bedoni, psichiatra, psicoterapeuta, rimarrà aperta fino al 16 giugno 2013.

sabato 9 marzo 2013

Domenica 10 marzo - "Arte e malattia" ANTONELLO PIZZINO a Caffè Letterario


Domenica 10 marzo,  alle ore 16.00 nella Sala Conferenze dell’Hotel Ala d’Oro, il Caffè Letterario di Lugo dedica un incontro alla storia dell’Arte con il medico oculista bolognese Antonello Pizzino che terrà una conferenza dal titolo “Arte e malattia. I pittori malati.” A introdurre la serata, che si concluderà con il consueto brindisi per tutti i presenti sarà il matematico Bruno D’Amore. 

Mondo scientifico-medico e mondo umanistico: due pianeti apparentemente diversi, il primo regno della ricerca e della metodologia, l'altro della individualità e dell'espressione artistica. In realtà il rapporto tra la medicina e le arti figurative è stato sempre biunivoco nel corso dei secoli.
Così l'arte figurativa si avvale della malattia nella rappresentazione della quotidiana sofferenza e la medicina si serve della arte come strumento terapeutico e diagnostico. Sensibilità intuizione e creatività avvicinano l'occhio clinico del medico e del chirurgo all'occhio artistico del pittore e dello scultore.
Da questi e su questi incipit si svilupperà,  la conferenza dell’oculista Antonello Pizzino che divagherà affabilmente da Van Gogh a Paul Klee passando attraverso i tratti grafici e la psiche di Picasso, Francis Bacon e tanti altri grandi dell'arte antica e contemporanea, per scoprire proprio quel filo sottile che lega l'Arte alla Malattia. Una conferenza che farà da perfetta introduzione al prossimo incontro di Caffè Letterario di mercoledì 13 marzo quando Claudio Spadoni presenterà la mostra “Borderline. Artisti tra normalità e follia” inaugurata pochi giorni fa al MAR di Ravenna.
Il Dottor Antonello Pizzino è laureato in medicina e chirurgia all'Università di Bologna. E' specializzato in oculistica dal 1981 e già allora è responsabile della sezione di chirurgia oculistica dell'ospedale militare a Bologna. Dal 1996, presso Villa Laura, svolge attività di chirurgia oculistica all'interno della Unità Funzionale di Oculistica, di cui è attualmente Responsabile.