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Sala conferenze - Hotel Ala d'Oro

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sabato 29 novembre 2014

Sabato 29 novembre - "I volti delle parole" - Libro e Mostra Fotografica di DANIELE FERRONI

Sabato  29  novembre, alle ore 18.00, all’Hotel Ala d’Oro di Lugo incontro pomeridiano del  Caffè Letterario di Lugo, dedicato alla fotografia e alla poesia con il fotografo Daniele Ferroni che presenterà il suo libro “I volti delle parole” edito dalla Fondazione T.Balestra. L’incontro che prevede l’inaugurazione nella hall dell’Hotel Ala d’Oro di una mostra fotografica con alcune delle più significative immagini tratte dal libro, sarà condotta dal poeta Daniele Serafini e si concluderà come di consueto con un brindisi offerto a tutti i presenti.
Il libro raccoglie una serie di ritratti fotografici in bianco e nero di Daniele Ferroni effettuati a 65 poeti, in circa nove anni di attività. Un lavoro che  interessa un'area che comprende la Romagna, con le sue provincie, e una parte del territorio bolognese,e i cui protagonisti hanno un'età che va dai diciotto ai novant'anni. La mostra rimarrà in esposizione nella hall dell’Hotel Ala d’Oro fino al 6 gennaio.
Daniele Ferroni è nato a Bagnacavallo  nel 1969, vive e lavora a Villanova. Si interessa di fotografia sin da bambino e nel 2004 ha avviato le edizioni di arte e poesia Lumacagolosa pubblicando libri in piccola tiratura, collaborando con poeti, scrittori e artisti. 

La serata con ALDO CAZZULLO

Serata da tutto esaurito ieri sera al Salone Estense della Rocca di Lugo per l’incontro con il giornalista Aldo Cazzullo che ha presentato il suo ultimo libro “La guerra dei nostri nonni” edito da Mondadori. Primo di una serie di appuntamenti che in questa stagione  il Caffè Letterario di Lugo dedicherà al centenario della Prima Guerra Mondiale, l’incontro,  condotto dal giornalista piemontese, ha ritracciato la cronistoria di questa guerra di trincea attraverso le testimonianze dei reduci, le lettere e le cartoline dei caduti, le poesie e i diari di grandi scrittori come Ungaretti e Gadda.  Queste letture, affidate alla voce di Giuseppe Bellosi, hanno rievocato in maniera commovente quell’abisso di dolore che fu questa grande carneficina di massa che sacrificò più di un milione di italiani alle ragioni atroci dell’industria della guerra.















venerdì 28 novembre 2014

Venerdì 28 novembre - ALDO CAZZULLO al Caffè Letterario di Lugo

Venerdì 28  novembre, alle ore 21.00, nel Salone Estense della Rocca di Lugo, primo di una serie di incontri che il Caffè Letterario di Lugo dedicherà in questa stagione alla Prima Guerra mondiale, il giornalista Aldo Cazzullo presenterà il suo ultimo libro “La guerra dei nostri nonni”  edito il mese scorso da Mondadori. A introdurre la serata sarà la curatrice si Caffè Letterario Patrizia Randi.
La Grande Guerra non ha eroi. I protagonisti non sono re, imperatori, generali. Sono fanti contadini: i nostri nonni. Aldo Cazzullo racconta il conflitto '15-18 sul fronte italiano, alternando storie di uomini e di donne: le storie delle nostre famiglie. Perché la guerra è l'inizio della libertà per le donne, che dimostrano di poter fare le stesse cose degli uomini: lavorare in fabbrica, guidare i tram, laurearsi, insegnare. Le vicende di crocerossine, prostitute, portatrici, spie, inviate di guerra, persino soldatesse in incognito, incrociano quelle di alpini, arditi, prigionieri, poeti in armi, grandi personaggi e altri sconosciuti. Attraverso lettere, diari di guerra, testimonianze anche inedite, "La guerra dei nostri nonni" conduce nell'abisso del dolore. Ma sia le testimonianze di una sofferenza che oggi non riusciamo neppure a immaginare, sia le tante storie a lieto fine, come quelle raccolte dall'autore su Facebook, restituiscono la stessa idea di fondo: la Grande Guerra fu la prima sfida dell'Italia unita; e fu vinta. L'Italia poteva essere spazzata via; dimostrò di non essere più "un nome geografico", ma una nazione. Questo non toglie nulla alle gravissime responsabilità, che il libro denuncia con forza, di politici, generali, affaristi, intellettuali, a cominciare da D'Annunzio, che trascinarono il Paese nel grande massacro. Ma può aiutarci a ricordare chi erano i nostri nonni, di quale forza morale furono capaci, e quale patrimonio portiamo dentro di noi.
Aldo Cazzullo, giornalista, dopo quindici anni a "La Stampa" di Torino, è inviato speciale del "Corriere della Sera". Ha raccontato le Olimpiadi di Atene e di Pechino, gli attentati dell'11 settembre, il G8 di Genova, gli omicidi delle Brigate Rosse a Massimo D'Antona e Marco Biagi. Tra i suoi libri ricordiamo Ragazzi di via Po, Mondadori, 1997, I ragazzi che volevano fare la rivoluzione,. Mondadori, 1998, Il caso Sofri, Mondadori 2004, I grandi vecchi, Mondadori 2006, Outlet Italia, Mondadori, 2007. E' stato ospite di Caffè Letterario per due volte con i libri "L'Italia de noantri" e “Viva l’Italia”.

giovedì 27 novembre 2014

"Seminatore di zizzania" di IVANO NANNI

Sull'incontro di mercoledì 26 novembre con lo scrittore Paolo Di Paolo che ha presentato il suo libro “Tutte le speranze. Montanelli raccontato da chi non c’era” edito da Rizzoli.

A pagina 65 del libro- Tutte le speranze -, di Paolo di Paolo, è riprodotta una lettera scritta da Montanelli e indirizzata al condirettore della Voce, il quotidiano fondato da Montanelli dopo la sua uscita dal Giornale, un’esperienza editoriale sfortunata durata un anno nella quale, in due brevi paragrafi viene scritto nell’inconfondibile stile sobrio e acuto di Montanelli cosa deve essere il giornalismo. In pratica era un vademecum per il perfetto redattore che Montanelli invita a fotocopiare e a far girare in redazione. Montanelli nel primo paragrafo dice che il redattore non deve imporre ma suggerire la sua interpretazione dei fatti, la sua opinione non si deve sentire, e nel secondo paragrafo ribadisce che il pezzo deve essere indirizzato a un certo rag. Brambilla, sempre presente in ispiritu sulla scrivania del redattore, niente di più che un modello di brav’uomo che semplicemente non conoscendo volti e risvolti della politica, e per non essere dentro alla cronaca se non la sua deve avere sempre la sensazione di comprendere quello che sta leggendo senza sentirsi frustrato da inutili giri di parole. Vale a dire che una scrittura piana e diretta senza ridondanze, aperta, sincera fino ad arrivare a volte all’asprezza e pure al sarcasmo velenoso non è mai pagata e svolge la sua funzione informativa onestamente, perla rara in un mondo editoriale dove vige la seriosità più arrogante e il culto della “letterarietà” del pezzo. A proposito del quotidiano di Montanelli, sarà una stravagante coincidenza e curiosa preveggenza dell’arte, ma nel film di Marco Bellocchio, Sbatti il mostro in prima pagina, siamo nel 1972, perfetto film “ giornalistico “ su come si costruiscono le notizie e si manipolano le opinioni dei signori Brambilla e compagnia bella, compare un direttore, un certo dottor Bizzanti interpretato da Gianmaria Volontè direttore di un quotidiano milanese che si chiama il Giornale, che spiega a un giovane redattore alle prime armi, un certo Roveda, come si scrive un titolo giornalistico da cui poi dedurre il pezzo: il succo della notizia, la sintesi, dice Bizzanti, e  pare di sentire nella voce di Bizzanti il grande Montanelli, “...il lettore guarda, se gli va legge e se  non gli va  tira via ma senza avere la sensazione che vogliamo rompergli i coglioni... “ rispetto dunque per il lettore, giudice unico, e amico fraterno e devoto del Montanelli, al quale dedicò tutta la sua vita professionale.

Essere compreso dai suoi lettori. Se mai ha avuto un credo, vero, unico, assoluto è stato questo. Montanelli per il resto ha valicato le Alpi con gli elefanti, si può dire, tale è stata la sua vita avventurosa e contraddittoria come poche “lunga e tormentata “come egli stesso la definisce. Una frase che andrà nel suo necrologio, un epitaffio con il quale egli prende congedo dalla grande platea dei suoi lettori, quasi scusandosi di non potere più essere partecipe della vita che ha descritto in mille modi diversi dove ha conosciuto tutti, tranne Stalin e Mao. In modo preciso, con una scrittura aperta e cordiale Paolo di Paolo aggiunge al ritratto di Montanelli una freschezza che a me era ignota, illuminando alcuni tratti della complessa personalità di Montanelli.
Per lungo tempo ho letto in modo fazioso i suoi scritti, lo ammetto, sogghignando e giudicando un po’ alla svelta, trovandomi in buonissima compagnia perché su Montanelli c’è da dire che pendeva una fatwa della sinistra, e con qualche ragione, almeno fino agli anni novanta. Dopo fu un’altra cosa. Del resto vengono evidenziati nel libro la distanza che occorreva tenere da Montanelli per tutta la sinistra che magari lo leggeva di nascosto vergognandosene, come fosse un appestato, certo, un  malato ma di genio, un conservatore, un fascista però redento, ma sempre un nemico di classe, corrivo e superficiale come lo tratteggia Maurizio Ferrara, “ l’ovvio di genio “, anche se lui non si riteneva di destra per ideologia, anarchico individualista com’era come poteva essere servo di una ideologia? ma era di destra per rispetto di certe regole del vivere civile, per un vivere da galantuomini, per un vivere etico. In ogni modo negli anni novanta, all’epoca del dissidio con Berlusconi ci pensò il popolo della sinistra a tributargli un omaggio plaudente a una festa dell’Unità, una standing ovation imprevista per il fascista Montanelli, al Montanelli gambizzato dalle brigate rosse con le quali, peraltro nelle persone di Azzolini e Bonisoli avrà un incontro conciliante, e fu il momento nel quale sembrò che il mondo si ribaltasse. Riusciva a dire quello che i suoi lettori si aspettavano dicesse con spavalderia, arguzia, e un’ironia maledetta e antica che purtroppo non si è tramandata in firme autorevoli che si prendono fin troppo sul serio e che inevitabilmente cadono nel ridicolo. E forse è questa la sua più grande lezione, non prendersi mai troppo sul serio, in un mestiere in cui teorizzare conta poco o nulla la cosa peggiore è diventare un monumento destinato all’assedio dei piccioni.
di Ivano Nanni

La serata "montanelliana" con PAOLO DI PAOLO

Ancora una bella serata a Caffè Letterario sul grande giornalismo del novecento con lo scrittore romano Paolo di Paolo che ha presentato il suo ultimo libro “Tutte le speranze. Montanelli raccontato da chi non c’era” edito quest’anno da Rizzoli. Un libro che è un omaggio e un atto d’amore nei confronti di Indro Montanelli, uomo fuori dal gregge, giornalista amato e odiato che con il suo modo di scrivere netto, trasparente, sferzante è stato esposto nel suo lungo e intricato cammino a critiche, dissapori, inimicizie.  Dal libro di Di Paolo emerge  una storia avvincente, narrata con estrema attenzione, percorrendo a ritroso nel tempo gli anni dal 2001, l'anno della morte del giornalista, sino al 1909. È evidente in particolare una qualità che pone in auge Di Paolo: l'essere ostinato, paziente, deciso, convinto delle proprie idee, onesto perché raggiungere il proprio sogno si può. E in “Tutte le speranze” è imponente la speranza che tutto è possibile, se ci si crede.





martedì 25 novembre 2014

Mercoledì 26 novembre - INDRO MONTANELLI raccontato da PAOLO DI PAOLO

Mercoledì 26 novembre, alle ore 21.00, nella Sala Conferenze dell’Hotel Ala d’Oro di Lugo ancora una serata dedicata al grande Giornalismo con lo scrittore e giornalista Paolo di Paolo che presenterà il suo ultimo libro “Tutte le speranze. Montanelli raccontato da chi non c’era” edito quest’anno da Rizzoli. La serata condotta dal curatore di Caffè Letterario Marco Sangiorgi si concluderà come sempre con il consueto brindisi offerto a tutti i presenti.
Un ragazzino di quindici anni, di "un Midwest intorno a Roma", tutte le mattine compra il giornale e ne conserva ogni copia con cura religiosa. Perché su quel giornale scrive qualcuno, un signore ormai ottantenne, che ammira come il suo personale Grande Gatsby. Il ragazzino ruba la macchina da scrivere del nonno e inizia a mandargli lettere firmandosi una volta Alessandro Manzoni, un'altra volta Karl Marx. E quando la penna più prestigiosa del "Corriere della Sera" gli risponde pubblicamente nella sua rubrica, il ragazzino - che si chiama Paolo Di Paolo - non crede ai propri occhi. Poi un giorno squilla il telefono di casa, e una voce profonda e imperiosa dice: "Sono Montanelli". È soltanto uno degli episodi raccontati in questo libro che è il sentito omaggio a un maestro del Novecento. Ma cosa ci può insegnare, oggi? Che le speranze nascono dalle idee, innanzitutto. Che la libertà è solitudine, perché l'indipendenza e il successo dipendono sempre dalle proprie scelte. Che per guadagnarsi spazio nel mondo serve essere ostinati e, mentre il mondo cambia, cambiare rimanendo se stessi. Che si può sbagliare idea, accusare il colpo e ripartire da zero. Nella scrittura precisa e avvolgente di Di Paolo, la vita inimitabile di Montanelli diventa un film di cui godersi ogni scena: quelle più eroiche, quelle che strappano sorrisi, ma anche quelle che fanno discutere. Con un'unica certezza: Montanelli non ha mai voluto mettere d'accordo nessuno.
Paolo Di Paolo (1983) ha esordito nel 2004 con i racconti “Nuovi cieli, nuove carte”. Nel 2008 ha pubblicato il romanzo “Raccontami la notte in cui sono nato”. Nel 2011 è uscito “Dove eravate tutti” (Feltrinelli) vincitore Premio Mondello, Superpremio Vittorini e finalista Premio Zocca Giovani.  Del 2013 è “Mandami tanta vita” (Feltrinelli), finalista Premio Strega e vincitore del Premio Salerno Libro d'Europa e del Premio Fiesole. Di Indro Montanelli ha curato un'antologia degli scritti, “La mia eredità sono io. Pagine da un secolo”  (Rizzoli Bur, 2008), e l'epistolario “Nella mia lunga e tormentata esistenza” (Rizzoli 2012). Collabora tra l'altro con con La Stampa, con il Venerdì di Repubblica, L'espresso e con la rivista Nuovi Argomenti. Conduce dal 2006 le Lezioni di Storia all'Auditorium Parco della Musica di Roma e collabora come autore a trasmissioni culturali di Rai Cultura.


"VERDE MAESTA". Una serata dedicata all'ALBERO

Ecco le immagini della prima serata conviviale dell’anno del Caffè Letterario di Lugo che si è svolta sabato 22 novembre. Un’incontro dedicato all’albero, al verde, alla natura in cui il giornalista Carlo Tovoli e la storica Valeria Cicala hanno presentato il volume edito dall’IBC (Istituto dei beni culturali dell’Emilia-Romagna) “Verde maestà. L’albero tra simboli, miti e storie” mentre la colonna sonora della serata composta dalle più belle canzoni cantautorali italiane dedicate all’ambiente è stata interpretata dalla voce e dal pianoforte di Vittorio Bonetti. La cena, strettamente vegetariana, è stata curata dalla Vegan Chef Evelina Tabanelli.








giovedì 20 novembre 2014

Sabato 22 novembre - "VERDE MAESTA'" Le serate musicali-conviviali di Caffè Letterario

Sabato 22 novembre, alle ore 20.30, nel Ristorante dell’Hotel Ala d’Oro di Lugo, primo incontro conviviale della stagione con una serata musicale dedicata al volume realizzato dall’IBC (Istituto per i beni artistici culturali e naturali della Regione Emilia-Romagna) dal titolo “Verde Maestà. L’albero tra simboli, miti e storie”. Saranno presenti Carlo Tovoli scrittore e giornalista e Valeria Cicala, antichista, giornalista, e caporedattrice della rivista "IBC". Ad accompagnare la serata con le più belle canzoni “verdi” della musica cantautoriale italiana e straniera saranno la voce e il pianoforte di Vittorio Bonetti. Una serata, insomma, per celebrare l’albero, il verde, la natura attraverso l’arte, la letteratura e la musica con un menù ovviamente strettamente vegetariano proposto dalla Vegan Chef Evelina Tabanelli.

Menù
Aperitivo con stuzzicheria
Vellutata di porri e patate
Lasagne vegan
Straccetti di Seitan ai funghi e castagne
Salame al cioccolato su letto di crema pasticcera
Caffè
€. 25,00 per persona, bevande incluse
E’ necessaria la prenotazione  (Tel. 0545 22388 – 329 6817175)

Una serata dedicata a TIZIANO TERZANI

Grande successo di pubblico, con quasi cento persone in sala ieri sera al Caffè Letterario di Lugo per una bellissima serata dedicata al giornalista Tiziano Terzani. A raccontare la vita e l’opera del grande giornalista fiorentino è stato il giovane studioso imolese Alen Loreti, classe 1978, che da diversi anni si dedica all'opera e al messaggio di Tiziano Terzani.  Oltre ad aver  curato per i Meridiani Mondadori i due volumi che raccolgono tutte le opere di Terzani dal 1966 al 2004 ha pubblicato quest’annno, a dieci anni dalla morte, il volume "Tiziano Terzani. La vita come avventura", dove ha ricostruito grazie a documenti d'archivio e a testimonianze la genesi e il percorso di riflessione politica ed esistenziale di Terzani, realizzandone la prima biografia.  Sempre quest’anno per Longanesi ha curato la selezione dei suoi diari inediti “Un’idea di destino. Diari di una vita straordinaria”.

"Sono un esploratore e vado a esplorare", Tiziano aveva detto al giornalista inglese che lo intervistava, e sono le parole che abbiamo scritto nell’annuncio della sua morte a Orsigna, il 28 luglio di dieci anni fa. Lui la morte l’aveva sempre tenuta d’occhio lasciando detto, quando ancora si vedeva morire in bocca a un coccodrillo, di voler essere ricordato con una pietra che avesse un piccolo incavo in cui potevano bere gli uccellini, il nome, le due date d’obbligo e la sola parola, “viaggiatore”.
la Repubblica, 27 luglio 2014Viaggiava, viaggiava, perché viaggiare gli piaceva. Quante volte ha descritto l’emozione di una partenza, quel meraviglioso diventare anonimo e irreperibile! Viaggiare placava la sua innata irrequietudine, la sua sete di conoscenza. Ma essendo di natura affabile e comunicativa, cercava poi di raccontare ai lettori dei giornali per i quali scriveva quel che aveva visto e imparato strada facendo: non ultimo perché così si guadagnava da vivere. Fosse nato ricco, diceva, e qualche secolo fa, avrebbe vissuto viaggiando e scrivendo lettere a casa. Così, nato povero e in tempi moderni, viaggiava scrivendo per lavorare.               
di Angela Terzani Staude








domenica 16 novembre 2014

Mercoledì 19 novembre - TIZIANO TERZANI raccontato da ALEN LORETI

Mercoledì 19 novembre, alle ore 21.00, nella Sala Conferenze dell’Hotel Ala d’Oro di Lugo serata dedicata al grande giornalista e scrittore Tiziano Terzani col la presentazione del suo libro “Un’idea di destino. Diari di una vita straordinaria” edito da Longanesi. Sarà presente il curatore del Libro Alen Loreti, mentre a introdurre la serata, che si concluderà con il consueto brindisi finale, sarà la curatrice di Caffè Letterario Patrizia Randi.
«Cosa fa della vita che abbiamo un’avventura felice?» si chiede Tiziano Terzani in questa eccezionale opera inedita, che racconta con la consueta potenza riflessiva l’esistenza di un uomo che non ha mai smesso di dialogare con il mondo e con la coscienza di ciascuno di noi. In un continuo e appassionato procedere dalla Storia alla storia personale, viene finalmente alla luce in questi diari il Terzani uomo, il padre, il marito: una persona curiosa e straordinariamente vitale, incline più alle domande che alle facili risposte. Scopriamo così che l’espulsione dalla Cina per «crimini controrivoluzionari », l’esperienza deludente della società giapponese, il passaggio professionale dalla Repubblica al Corriere della Sera, i viaggi in Thailandia, URSS, Indocina, Asia centrale, India, Pakistan non furono soltanto all’origine delle grandi opere che tutti ricordiamo.
Furono anche anni fatti di dubbi, di nostalgie, di una perseverante ricerca della gioia, anni in cui dovette talvolta domare «la belva oscura» della depressione. E proprio attraverso questo continuo interrogarsi («tutto è già stato detto, eppure tutto è da ridire»), Terzani maturava una nuova consapevolezza di sé, affidata a pagine più intime, meditazioni, lettere alla moglie e ai figli, appunti, tutti accuratamente raccolti e ordinati dall’autore stesso, fino al suo ultimo commovente scritto: il discorso letto in occasione del matrimonio della figlia Saskia, intriso di nostalgia per la bambina che non c’è più e di amore per la vita, quella vita che inesorabilmente cambia e ci trasforma.

Àlen Loreti (1978) è curatore delle opere di Tiziano Terzani per la collana i Meridiani pubblicata in due volumi Tutte le opere 1966-1992 e Tutte le opere 1993-2004 (Mondadori, 2011). Nel 2012 ha diretto e pianificato il primo convegno internazionale di studi Tiziano Terzani: ritratto di un connaisseur organizzato dalla Fondazione Giorgio Cini di Venezia. A dieci anni dalla scomparsa del viaggiatore fiorentino ha curato la selezione dei suoi diari inediti dal titolo Un’idea di destino (Longanesi, 2014).