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Sala conferenze - Hotel Ala d'Oro

Via Matteotti, 56 - 48022 Lugo di Romagna - (Ravenna) - Italia
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domenica 30 giugno 2013

La serata con CINZIA TANI


Queste le immagini della serata di venerdì 28 giugno con la scrittrice romana Cinzia Tani che ha presentato il suo saggio “Mia per sempre” edito da Mondadori.  La serata organizzata con la collaborazione del Lions Club di Lugo è stata introdotta da Laura Baldinini e dalla curatrice di Caffè Letterario Patrizia Randi.

In Italia, solo nel 2012, 120 donne sono state uccise da un marito, compagno o ex. Una ogni tre giorni. E’ un rapporto drammatico quello che si crea tra vittima e carnefice, un legame difficile da spezzare che può portare fino alla morte. Donne vittime di stalking, maltrattate, picchiate e che vivono la violenza nel silenzio. Ma anche donne che decidono di andarsene  trattenute con le unghie e uccise con brutalità. Sono queste le donne descritte da Cinzia Tani nel suo libro e di cui la scrittrice ci ha parlato in questa intensa serata che ha concluso la nona stagione del Caffè Letterario di Lugo.










lunedì 24 giugno 2013

Venerdì 28 giugno - CINZIA TANI a Caffè Letterario


Venerdì 28 giugno, alle ore 21.00, nella Sala Conferenze dell’Hotel Ala d’Oro, ultimo appuntamento di questa stagione per Caffè Letterario con la scrittrice e giornalista Cinzia Tani che presenterà il suo ultimo saggio “Mia per sempre” edito quest’anno da Mondadori.  A introdurre la serata, organizzata con la collaborazione del Lions Club di Lugo sarà Laura Baldinini. Come sempre la serata si concluderà con il brindisi finale offerto a tutti i presenti.
Solo nel 2012, in Italia, sono state 120 le donne uccise dal proprio ex, senza contare quelle scomparse e di cui non si hanno più notizie. L'omicidio all'interno della coppia non è un fenomeno nuovo, ma rispetto al passato a colpire è la tragica escalation nel numero e nella ferocia, e il fatto che le vittime sono quasi tutte donne. Cinzia Tani affronta una delle più drammatiche emergenze del nostro tempo raccontando alcuni tra gli ultimi e più efferati delitti, ma soprattutto scavando alle radici del problema, nel tentativo di fare giustizia (con l'aiuto di criminologi, psicologi e magistrati) dei tanti luoghi comuni con i quali si tende a mascherare il fatto che le donne devono ancora misurarsi con una violenza di genere che le conquiste sociali non sono riuscite a debellare. Chiamare questi delitti "passionali" o "della gelosia", frutto di un accesso di rabbia o di un momento di "blackout", sostiene l'autrice, significa solo cercare alibi per gli assassini. Invece, di solito l'uccisione della donna avviene dopo un lungo periodo di minacce, violenze psicologiche e fisiche, e la furia omicida si scatena quando, verificata la loro inutilità, l'uomo avverte il pericolo di essere abbandonato e di trovarsi solo. Ma non è la paura di perdere l'amore ad armare la mano del maschio e a rivolgerla contro la donna con cui spesso ha vissuto per anni, bensì un folle desiderio di possesso, un delirio di onnipotenza, per scongiurare una ferita narcisistica che, diversamente, non saprebbe sopportare.
Cinzia Tani è nata a Roma nel 1958. Ha esordito come scrittrice nel 1987, con la pubblicazione del suo primo libro “Sognando California”, col quale si è aggiudicata il Premio Scanno. Nello stesso anno è divenuta collaboratrice della Rai come inviata del programma “Mixer”, condotto da Giovanni Minoli. Dal 1991 è stata autrice e conduttrice di programmi televisivi, tra cui “Chi è di scena”, “L'occhio sul cinema”, "Il caffé". Nel 1997 è stata conduttrice e autrice, insieme a Giordano Bruno Guerri, di “Italia mia benché”. Ha alternato la conduzione di programmi televisivi e radiofonici, come "Visioni Private" e “Fantasticamente” (in onda su RadioRai), alla scrittura e alla divulgazione. Ha collaborato alla stesura di molte puntate del programma televisivo “Delitti”, documentario su episodi di cronaca nera accaduti in Italia dal secondo dopoguerra in poi.

mercoledì 19 giugno 2013

"Una bella serata lughese" di FRANCESCA MELANDRI


Francesca Melandri  è stata ospite di Caffè Letterario mercoledì 8 maggio, per presentare il suo romanzo “Più alto del mare” edito da Mondadori.
  
Grazie ancora a tutti voi del Caffè Lettarario per la bella serata lughese. Come ho già raccontato, pur non essendoci mai stata prima, Lugo è un posto che da sempre è un luogo nel mio immaginario perché il mio nonno paterno fu qui capostazione tra fine anni '30 e l'8 settembre del '43, e l'ho conosciuto fin da piccola attraverso i racconti di  giovinezza di mia zia - a cui "Pù alto del mare " è dedicato, quindi tutto si tiene!
Dopo l'ottima pasta fresca al ristorante dell'Ala d'Oro, e la bella serata partecipata, forse il regalo più inaspettato è stata la esilarante citazione di Leopardi scritta sul muro dove sono esposte le foto degli autori che sono passati da qui (quindi, appena l'avrete sviluppata, anche la mia...). Nonostante i quasi due secoli passati da quando fu scritto, quel brano è una presa in giro della vanità degli autori di straordinaria freschezza e modernità. Giacomo, ironico nostro contemporaneo, ricorda a tutti noi autori effigiati su quel muro che l'attenzione che i nostri lettori ci danno ce la dobbiamo continuare a meritare costantemente, con ogni parola che scriviamo. Che noi vanitosi scrittori non siamo neanche lontanamente il centro del mondo, come invece presentazioni,  festival e foto sui muri concorrerebbero a farci pensare, bensì è il mondo che dovrebbe essere al centro della nostra scrittura.
Ancora grazie a tutti voi!
Francesca  Melandri

sabato 15 giugno 2013

GIANNI MURA a Casa Varoli

Segnaliamo a tutti gli amici del Caffè Letterario di Lugo che dal 15 giugno , nel giardino di Casa Varoli a Cotignola, avrà inizio un ciclo di presentazioni di libri, alla presenza degli autori, dal titolo «La letteratura, lo sport e altro... ». La rassegna è promossa dall'Assessorato alla Cultura e allo Sport del Comune di Cotignola, in collaborazione con il Caffè letterario di Lugo, la libreria Alfabeta e la casa editrice Il Bradipo.
Primo appuntamento del ciclo, questa sera, sabato 15 giugno, alle ore 21,00 nel Giardino di Casa Varoli in Corso Sforza, 24 a Cotignola con il celebre giornalista sportivo Gianni Mura che insieme a Marco Manzoni presenterà il volume “Tanti amori” edito quest’anno da Feltrinelli.
Dopo 8 anni alla Gazzetta dello Sport e cinque a Epoca, Gianni Mura inizia la collaborazione con Repubblica nel 1976. Assunto come inviato sportivo nel 1983, dal '91 cura con la moglie Paola una rubrica di enogastronomia sul Venerdì di Repubblica. Ha diretto "E", il mensile di Emergency. Ha scritto "Giallo su giallo" (Feltrinelli 2007) e "La Fiamma Rossa" (minimum fax, 2009).
Nel 2013 è uscito "Tanti amori", resoconto di una serie di conversazioni nelle quali Gianni Mura ha raccontato a Marco Manzoni cinquant'anni di giornalismo, incontri e vita. Il leitmotiv del libro, che fa il verso all'epo, la droga più utilizzata nel ciclismo, è «epu», che sta per etica, passione, umanità. Un acronimo che racchiude l'essenza dello sport. E non solo dello sport. Il bel calcio, il ciclismo epico, l'impresa del più debole nascono da lì. Come la bellezza dello sport: una bellezza che è insieme tecnica, estetica ed etica. Come la sua umanità: la speranza, il sogno, ma anche la fatica, la sofferenza e la sconfitta, che dello sport è la zona d'ombra. Ma Gianni Mura ha tanti altri amori: la convivialità, la Francia, la canzone d'autore, i libri, la poesia, il teatro. Qui ci sono tutti, e ci sono gli uomini e le donne che ha incontrato. Siamo di fronte a un viaggio, ma sarebbe più esatto definirlo un tour. Che parte dal giornalismo sportivo, entra in una ballata di Léo Ferré, si profuma di zafferano, senza mai dimenticare i diritti civili. 

(In caso di maltempo gli incontri si terranno al Teatro Binario di Cotignola, via Vassura 18)

"Qualcosa che si nota improvvisamente" di IVANO NANNI

Sull'incontro di mercoledì 12 giugno con lo scrittore Ugo Cornia che ha presentato il suo libro “Scritti di impegno incivile” edito da Quodlibet.

Allora è come fare una passeggiata in città, nella nostra città dove siamo nati, dove tutto ci sembra uguale e non notiamo più niente a meno che non ci venga addosso o non vada addosso a qualcun altro. Eppure se solo si passeggiasse senza lo sguardo fermo, infilzato nel vuoto, con le pupille secche come quelle dei pesci sui banconi del mercato, ci verrebbe da dire che è ancora possibile camminare e notare quelle cose che non si sono mai viste, come mi capita sempre più spesso tanto che a volte mi chiedo se questa città dove sono nato sia davvero quella in cui vivo.
Non so se qualcuno ricorda la poesia “Viazé” di Raffaello Baldini, dove lui dice che non ha desiderio di viaggiare, che per lui entrare nella valle del Marecchia (e chissà quante volte c'è entrato) è un viaggio sempre nuovo, e a pensarci bene si rimane prima sbalorditi della verità di quelle parole e poi rileggendole  le senti vibrare nel corpo tanto sono vere, e facendo un salto logico si può anche capire cos'è l'esotico nostrano e come abbiamo vicino le cose che non conosciamo, quelle cose misteriose che ci affascinano e che spesso cerchiamo fuori noi, nei viaggi all'estero o nella finzione cinematografica. E perciò osservare sempre meglio, così come parlare del più e del meno, è più che altro effimera propensione alla celebrazione di eventi minimi che è quanto abbiamo a disposizione e di cui ci nutriamo, in quanto siamo fatti della stessa sostanza del minimo e parlando di queste sequenze minime finiamo inevitabilmente per parlare di noi, specie senza intenzione, che è la cosa migliore;  perciò ho l'impressione che anche nelle letture di Ugo Cornia quel parlare fitto di eventi piccoli sia come una specie di registrazione del nulla che sta alla base del nostro esistere come apparenza e, quei fatti piccolo- grandi descritti minuziosamente dicono molto di più di noi e su di noi che qualunque filosofia e sociologia accademica.
Osservare e descrivere con lo stupore di chi non ha mai visto quello che ha sempre avuto sotto gli occhi è un salto nel vuoto, in una specie di nazione senza confini dove il detto e lo scritto si confondono in una pigra leggerezza, erodono le differenze e presuppongono l'avventura di un pensiero nomade che si sposta a piedi con la propensione a perdersi perfino nella camera da pranzo.
Tutto ciò che si scrive è già polvere nel momento stesso in cui viene scritto, ed è giusto che vada disperso con le altre polveri e ceneri del mondo. Scrivere è un modo di consumare il tempo, rendendogli l'omaggio che gli è dovuto: lui dà e toglie, e quello che dà è solo quello che toglie, così la sua somma è sempre lo zero, l'insostanziale. Noi chiediamo di poter celebrare questo insostanziale, e il vuoto, l'ombra, l'erba secca, le pietre dei muri che crollano e la polvere che respiriamo.” (Gianni Celati  “Quattro novelle sulle apparenze”).

di Ivano Nanni

venerdì 14 giugno 2013

La serata con UGO CORNIA



Queste le immagini della divertente serata di mercoledì scorso, 12 giugno, con lo scrittore modenese Ugo Cornia, che ha presentato il suo libro di racconti “Scritti di impegno incivile” edito quest’anno da Quodlibet.

Ugo Cornia insegna filosofia alle superiori, è del 1965, è stato un po' di tempo redattore della rivista "Il Semplice" e va in giro con una maglietta dei Cure anche se non sa chi sono i Cure. Ha i capelli lunghi e gli occhiali, parla a voce alta ma lentissimamente. Usa parole che usa solo lui tipo "guzzare" per dire "fare all'amore" e espressioni desuete come "morosa" per dire "fidanzata".
È un modenese esperto più di montagna che di pianura, con buona pace del pur ottimo Walter Siti, che sulla pianura di quella zona ha costruito un vero e proprio progetto filosofico.
Ugo Cornia se la cava bene, racconta le cose come se fossimo seduti di sera sotto il portico della casa di campagna, fumando sigarette al buio e tutto ci viene detto con una grande semplicità, senza la minima astrazione o costruzione mentale, faccia a faccia, con parole che vanno dritte alle cose, al "mondo esistente in carne ed ossa".




martedì 11 giugno 2013

Mercoledì 12 giugno - UGO CORNIA a Caffè Letterario


Mercoledì 12 giugno, alle ore 21.00, nella Sala Conferenze dell’Hotel Ala d’Oro, terzo appuntamento del mese per Caffè Letterario con lo scrittore Ugo Cornia e il suo ultimo libro di racconti “Scritti di impegno incivile” edito quest’anno da Quodlibet.  A introdurre l’opera dell’autore modenese sarà il curatore di Caffè Letterario Marco Sangiorgi. A fine serata come sempre la consueta degustazione di vini offerta a tutti i presenti.
Cornia si definisce in questo libro il tipico statale, pigro e pieno di sentimenti sociali scadenti; il quale passando ad esempio in bicicletta sulla via Emilia, osserva e medita sulla città di Modena, sull’Italia di oggi, sulle leggi, su quella fauna speciale che sono i politici, sulla vita sociale, e anche sull’Unione Europea, che cosa ha di buono e di discutibile.
E allora quando è toccato da qualche pensiero originale, a Ugo Cornia viene da prendere carta e penna e scrivere alle autorità: al sindaco, al direttore del giornale, a questo o quel ministro della Repubblica.
Sono interventi nati da un lampo di pensiero filosofico o economistico, sempre ai fini della pubblica utilità; sembrerebbero pensieri paradossali e comici, ma a ben considerarli non sono poi così assurdi; ad esempio sul Pil italiano, come farlo crescere con poca fatica, approfittando dei tanto in auge godimenti sessuali; sui sensi unici che un sindaco sensibile dovrebbe abolire almeno per le biciclette, altrimenti ci si fa battere da Reggio Emilia; su Angela Merkel e sulle sue attrattive, per fare il bene dell’economia italiana, in polemica con l’opinione di un nostro ex primo ministro; su babbo Natale e l’alcolismo; sulla possibilità di scalare dalle multe il costo di un libro, uno acquista ad esempio Il mondo come volontà e rappresentazione di Schopenhauer e glielo scontano dalla multa, onde rilanciare la cultura e sopportare con animo grato le multe; e così via. Modeste proposte di stampo swiftiano, sembrerebbe; ma c’è già chi pensa di farne un manifesto per la rinascita della cultura in Italia, e per migliorare le sue pazze istituzioni.

Ugo Cornia, laureato in filosofia a Bologna, è insegnante di filosofia e di sostegno in una scuola superiore di Modena, dove vive. Tra le sue pubblicazioni, ricordiamo: Sulla felicità a oltranza (1999), Quasi amore (2000), Roma (2004), Le pratiche del disgusto (2007), Le storie di mia zia (2008), Modena è piccolissima, con illustrazioni di Giuliano Della Casa (2008).

"Ulisse e il suo ritorno" di IVANO NANNI


“Secondo un'antica definizione l'lliade sarebbe il poema dell'ardimento giovanile e l'Odissea quello della riflessione matura, del tramonto dell'età eroica”, così  scrive Fausto Codino nella prefazione all'Odissea, poi continua  dicendo che in realtà entrambi i poemi chiudono un periodo storico definito come “medioevo greco” lasciando successivamente il passo alla poesia lirica. E questo medioevo greco è un periodo oscuro,  misterioso e remoto, avvolto in una mitica  evanescenza, brillante per superiorità  di eroi e audaci imprese, battaglie e assedi decennali su spiagge appartate sotto lo sguardo fazioso di divinità olimpiche perfettamente schierate e decisive per le sorti delle umane vicende, un periodo  che termina con il rientro  in patria degli eroi sopravvissuti. Le battaglie si quietano, le armi vengono deposte, i lucidi pugnali di bronzo rinfoderati, gli eroi invecchiati e dagli occhi spenti  risalgono sulle nere navi e tentano un ritorno assai pericoloso verso le case che hanno lasciato ancora giovani. Il primo spiraglio dell'umano divenire occhieggia tra le barbe canute sotto forma di nostalgia di casa.
Ogni eroe greco ha la sua Odissea. Nestore torna nella sua reggia dopo anni di travagli. Menelao rientra in Sparta ormai vecchio e, spento ogni ardore guerresco, accetta sotto il suo tetto Elena la fedifraga moglie. Ad entrambi Telemaco fa visita ricevendone racconti dai quali egli tenta la ricostruzione del volto del padre soffuso di gloria e di divina luminosità.
Ulisse,  spirito multiforme, ingegno eclettico e prodigiosamente metamorfico al figlio si presenta in umili sembianze.  Si adatta alle situazioni, spinto dalla curiosità eccede in fiducia portando alle soglie dell'ardimento ogni forma di conoscenza  che spesso procura a sé e ai suoi compagni infiniti guai e non pochi lutti. È l'esempio dell'uomo d'azione che si scopre paziente per raggiungere meglio i suoi scopi, che sa aspettare e progettare la vendetta che architetta nell'ombra con pochi fedelissimi, Eumeo, Telemaco,  arrivati increduli al riconoscimento e pronti ad eseguire ogni ordine di Ulisse, spirito costante.
La vendetta di Ulisse si compie ineluttabile con il pieno sostegno di Atena che lo vuole vittorioso sugli usurpatori ai quali non viene riconosciuta nessuna attenuante generica o specifica. A nulla valgono le parole di Eurimaco dopo la morte di Antinoo, l'istigatore dell'oltraggio alla casa di Ulisse, egli uccide tutti, si fa giustizia da solo, antico retaggio iliadico, dove tutti parlano di dei e tutti immancabilmente passano alle armi. Eppure nelle parole di Eumeo e di Laerte si fa strada la speranza per una giustizia divina, unico e salvifico tribunale nel quale gli umili possono credere. Un'umanità silenziosa, umile, appartata  prende il posto dell' ardire degli eroi, compariranno tra non molto i filosofi e i commercianti, i letterati e gli artigiani e la giustizia passerà non indenne dal filtro della legge.
di Ivano Nanni

lunedì 10 giugno 2013

I lettori dell' "ODISSEA"


In una piacevole serata estiva si è svolta, sabato 8 giugno nella bellissima sede dell'Associazione Culturale "Entelechia", l'ultima maratona letteraria della stagione di Caffè Letterario con la lettura dell'Odissea di Omero. Un grazie sentito a tutti i lettori che hanno declamato gli immortali versi di Omero.

BARBARA FACCANI                         Elena
GABRIELE BERSANETTI                 Eumeo
LUIGI SEBASTIANI                             Ulisse
GIOVANNI BARBERINI                      Ulisse
CARLO PASI                                      Ulisse
CARLO VISTOLI                                 Telemaco
PATRIZIA RANDI                                Penelope
MIMMO DELLA CORTE                    Polifemo
LUISA CRISTOFERI                           Atena
BRUNO CIMATTI                                Euriloco                                     
IVANO NANNI                                     Eurimaco
MASSIMO BERDONDINI                  Agamennone
GIANLUIGI CARAVITA                      Laodamante
SYLVIA KRANTZ                                Calipso
GUIDO LIVERANI                               Alcinoo
CLAUDIO NOSTRI                             Laerte
RITA NOSTRI                                      Nausicaa
LUCIANA MASIRONI                         Circe
MARCO SANGIORGI                        Femio
SILVIA CARANTI                               Narratore


"Una sorpresa che non finisce mai" di IVANO NANNI


Sull'incontro di venerdì 7 giugno con lo scrittore Dino Baldi che ha presentato il suo libro “Morti favolose degli antichi” edito da Quodlibet.

Di solito quando ci si imbatte in un libro che ha nel titolo la parola morte si cambia scaffale con l'oscuro presentimento che porti male perfino leggerne la quarta di copertina tanto è il disagio che ci procura quella parola e ciò che le sta dietro. Le convinzioni personali sul tema sono varie e convergono in due grandi filoni. Il primo filone comprende tutti quelli che credono che la morte sia la fine di tutto, la conclusione definitiva di una vita che nel bene e nel male non è augurabile che si ripeta da nessuna altra parte; e quelli che invece ritengono che questa vita sia la premessa a un'altra vita, si spera gloriosa, di sicuro immortale di cui la morte è ambasciatrice e memore di ognuno di noi.
Non è mai successo che la morte si sia dimenticata di qualcuno, anche se qualche generosa dilazione ai più nobili tra noi l'ha concessa, ad esempio intrattenendosi con il cavaliere Antonius Block ne “Il settimo sigillo” in una logorante partita a scacchi che termina con il colpo di mantello del cavaliere che scarambola a terra gli scacchi distraendo per un attimo la morte, ma senza cambiare il finale di partita. Ecco che allora “partono i reggimenti” come scrive Dino Buzzati nel suo libro crepuscolare, vibrante di una sollecita rassegnazione dove la morte compila le liste dei partenti con l'acribia di un ragioniere catastale.
Eppure ci sono immagini della morte fuori dalle convenzioni, ed è la visione che ne da Flaiano, come di una bella signora che mentre sta telefonando guarda e ci sorride con grazia, oppure passando tra i tavolini di un caffè, distrattamente ci da un colpetto sulla spalla come per dire “è ora di andare”.

Memorabile è certamente la spartizione dei libri che c'è nel film di Woody Allen, “Io e Annie”, dove i suoi sono rigorosamente quelli con la parola morte nel titolo e che ha regalato alla sua compagna con intenzioni terapeutiche. Immagini della morte tutto sommato dialoganti che evidenziano quanto sia presente nella sensibilità degli artisti  la morte e quanto sia importante sapere che fa parte della vita e non arriva da fuori come una malattia. Dunque sapere questo “era un indicatore del livello della civiltà dell'epoca”, come scrive Dino Baldi nella premessa al suo divertente e didattico libro “Morti favolose degli antichi”. Un libro che ha nel suo dna l'opposizione alla rimozione del “complemento scomodo” della vita, trattando il tema della fine con la cognizione che nessun dolore è più grande di una vita che esclude dalla sua riflessione la morte. Un'esclusione, praticata in epoca moderna, da imbelli e sconclusionati mendicanti del buon vivere in cerca di un divertimento illimitato che esclude ogni segno di riflessione sulla fine dei giochi. Ogni pensiero rivolto alla morte, per noi moderni rifatti, è un pensiero perso, una dequalificante immersione in una pensiero che ripugna per come sembra avvicinarci alla tomba.
Eppure quello che indica il libro di Baldi è una libertà intellettuale promessa sul crinale dell'humor nero, parlando di eutanasia e suicidi come inno alla vita e non alla depressione come facilmente si crede. E leggendo quelle mirabili morti di antichi ci si convince che liberarsi dall' asfissia mentale verso la grande Generatrice sia una pratica che non deve più appartenere solo agli artisti e ai filosofi ma ad ogni persona che voglia dare un senso alla sua esistenza tenendo cara la vita, non agognandone la fine certamente, ma pensandoci spesso, perché si sa che l'affetto che portiamo ai nostri vizi è di gran lunga superiore a ogni promessa di liberazione e di immortalità.
di Ivano Nanni

La serata con DINO BALDI a Entelechia


Ecco le immagini della serata di venerdì 7 giugno in compagnia del filologo e scrittore toscano Dino Baldi che nella bellissima sede dell’Assocoazione Culturale “Entelechia” ha presentato i suoi due libri “Morti favolose degli antichi” e “Oracoli, santuari e altri prodigi” entrambi pubblicati da Quodlibet.
La morte vista come “Perfezione” e come compimento della “vita”. Ma accanto a morti esemplari come quella di Socrate, Seneca e tanti altri, nel libro di Baldi compaiono anche morti imperfette come quella di Gesù, che lo scrittore, liquida declassandola ad “apparente”, ma nello stesso tempo dedica delle belle pagine al mito platonico di Er, su cui poggia la credenza nella trasmigrazione delle anime.
Morti favolose dunque, in cui la morte era vista come il compimento della vita. “Morire è più facile che nascere, per questo bisogna approfittarne” diceva Seneca.




mercoledì 5 giugno 2013

Venerdì 7 giugno - DINO BALDI a Caffè Letterario


Venerdì 7 giugno, alle ore 21.00, nel bellissimo cascinale di campagna sede dell’Associazione Culturale “Entelechia” in Via Quarantola, 32/1 a Lugo (di fronte alla Cantina Sociale) primo incontro del mese di Caffè Letterario con lo scrittore Dino Baldi che presenterà i suoi due libri dedicati al mondo della classicità greco-romana,  “Morti favolose degli antichi” e “Oracoli, santuari e altri prodigi” entrambi pubblicati da Quodlibet. A presentare la serata che si concluderà come sempre con il consueto brindisi offerto a tutti i presenti, sarà il curatore di Caffè Letterario Marco Sangiorgi.
Con “Morti favolose degli antichi” Dino Baldi racconta i casi di morte più ammirevoli, impressionanti ed esemplari tratti dall’antichità greca e latina. Le morti di poeti, filosofi, re, eroi, condottieri, imperatori, inventori, atleti, popoli interi e città sono qui raccolte come in un repertorio per dimostrare che gli antichi, ignari di quello sterile attaccamento alla vita che caratterizza l’epoca moderna, avevano elaborato forme classiche, canoni e modelli per morire in modo significativo: cioè in modo ambizioso, elaborato e appropriato per la vita di ciascuno; e perché sapevano che la morte non è qualcosa che viene da fuori a prenderci e portarci via, ma è ancora pienamente dentro la vita, ci rappresenta e ci rappresenterà per sempre.
In “Oracoli, santuari e altri prodigi” Dino Baldi assieme alla fotografa di fama internazionale Marina Ballo Charmet, compie una ricognizione dei luoghi sacri della Grecia continentale. Il loro viaggio li porta dal Peloponneso alla Macedonia, da Olimpia al Monte Olimpo, passando attraverso Epidauro, Eleusi, Delfi, Dodona e altri siti meno battuti dal turismo: più o meno 4.000 chilometri, fitti di strade, luoghi e paesaggi dove passato e presente s’intrecciano, si sovrappongono e a volte combattono fra loro. Con prosa limpida, Dino Baldi traduce in un nuovo racconto storie, leggende, luoghi, sottraendoli ai cliché dei banchi di scuola e agli incantamenti della retorica di genere. Marina Ballo si perde e si ritrova fra le pietre,
consegnando a chi legge un filo d’Arianna estraneo ad ogni luogo comune iconografico.
Giuseppe Dino Baldi, filologo classico e scrittore, ha tradotto e curato “l’Anabasi” di Senofonte (La spedizione verso l’interno, 2012). Tra i suoi saggi, “Filologi ed antifilologi” (Le Lettere, 2006) e “La filologia, il metodo e la scuola di Enea Piccolomini” (Gonnelli, 2012). Con altri, dirige la collana digitale Quodlibet Note Azzurre, per la quale ha curato “l’Isola dei ciechi” di Giuseppe Fraccaroli.

Sabato 8 aprile - "ODISSEA" di Omero - Maratona Letteraria


Sabato 8 giugno, alle ore 20.30, nella sede dell’Associazione Culturale “Entelechia” in Via Quarantola, 32/1 a Lugo (di fronte alla Cantina Sociale) ultima Maratona Letteraria di questa stagione di Caffè Letterario con la lettura dell’ “Odissea” di Omero.  Dopo la lettura nell’aprile scorso dell’ ”Iliade”, le vicende dei grandi eroi  della Guerra di Troia continuano con il racconto del travagliato ritorno in patria del divino Odisseo.
A partire dalle ore 20,30 e fino a notte, nel bellissimo cascinale di campagna dove ha sede “Entelechia”, diverse voci si alterneranno a leggere i brani più belli dell’Odissea accompagnati dalle immagini di tanti capolavori della storia dell’Arte che hanno raccontato e tradotto in immagini le gesta di Ulisse e degli eroi achei scampati alla guerra di Troia. I lettori che declameranno i versi immortali di Omero saranno scrittori, artisti, amici, collaboratori di "Entelechia" e del nostro Caffè Letterario.
Una serata da non perdere… una notte d’estate (speriamo…), nel verde di un bellissimo parco,  a declamare i versi sublimi di Omero;  di un poema che rimane uno dei testi fondamentali della cultura classica occidentale.

“Non puoi immaginare che felicità sia leggere l'Odissea. Si ha l'impressione che basti sollevarsi sulla punta dei piedi e allungare la mano per toccare le stelle.” (William Somerset Maugham)

martedì 4 giugno 2013

Martedì 4 giugno - "Esercizi di stile" - Premiazione del Concorso di scrittura giovane

Martedì 4 giugno alle ore 21,00 nel Salone Estense della Rocca di Lugo, Caffè Letterario di Lugo propone una serata dedicata alla giovane scrittura degli studenti delle Scuole Medie Superiori di Lugo. Una giuria ha selezionato i racconti più interessanti del concorso letterario “Esercizi di Stile” organizzato con la collaborazione di Caffè Letterario, del Comune di Lugo e delle scuole superiori. L’obbiettivo è quello di aprire uno spazio in cui fare emergere i talenti e la creatività dei giovani lettori. La premiazione sarà effettuata dopo la lettura dei racconti scelti. I premi, in libri, sono offerti dalla Libreria Alfabeta.

lunedì 3 giugno 2013

Un pomeriggio per i piccoli lettori con GIUSI QUARENGHI


Un pomeriggio dedicato ai piccoli lettori quello di venerdì 31 maggio organizzato dalla Biblioteca Trisi e da Caffè Letterario  nel Salone Estense della Rocca di Lugo con la scrittrice Giusi Quarenghi che ha presentato il suo ultimo libro "Io sono il cielo che nevica azzurro" pubblicato dalle edizioni Topipittori. Questo libro fa parte della collana Gli anni in tasca, diari dell’infanzia di scrittori famosi. Giusi Quarenghi, con una felicità inventiva che mantiene sempre livelli di grande intensità, descrive alcuni momenti della sua infanzia nelle prealpi bergamasche. “In un paesetto di montagna degli anni Cinquanta, senza orologi ai polsi e senza telefoni nelle case”, dove “le campane erano la voce che chiamava, avvertiva, comunicava. Una gioia e un dolore, un pericolo e il bisogno del soccorso… Come ricordo le campane a morto, e le campane nel temporale, per provare a sedare con la voce benedetta bufere di vento e tuoni e fulmini, pericolosi per chi era all’aperto, bestie comprese, e per i fienili.”