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Sala conferenze - Hotel Ala d'Oro

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venerdì 30 maggio 2014

Venerdì 30 maggio - GIACOMO SINTINI al Caffè Letterario di Lugo

Venerdì 30 maggio, alle ore 21.00 nel Salone Estense della Rocca di Lugo appuntamento speciale per il Caffè Letterario di Lugo, organizzato in collaborazione con AIDO Bassa Romagna, per celebrare “la giornata per la Donazione degli organi, tessuti e cellule”. Ospite della nostra rassegna letteraria sarà infatti il pallavolista Giacomo Sintini che presenterà il suo libro “Forza e coraggio” edito da Mondadori. A introdurre la serata sarà Enrico Flisi, presidente di AIDO Bassa Romagna.
A trentadue anni Giacomo Sintini, detto Jack, è un campione di pallavolo. Ha vinto uno Scudetto e una medaglia d'oro agli Europei con la maglia della Nazionale. La sua carriera è in ascesa. È sposato con la donna che ama ed è da poco diventato papà. Un giorno un dolore alla schiena lo costringe a interrompere gli allenamenti. Ci vogliono mesi e decine di analisi per diagnosticargli quello che lui, ormai, immagina: "Nel buio, da solo, lo confesso a me stesso. Scandisco mentalmente la parola: tu-mo-re. È un dolore cupo, profondo. È nascosto, in un punto dove i miei occhi non possono arrivare". Un linfoma maligno, molto aggressivo. Giacomo comincia in quel momento la sua lotta: per la vita, ma anche per rimanere se stesso e non farsi rubare tutto (la serenità, i sogni) dalla malattia. La combatte con gli strumenti che gli ha dato lo sport: la capacità di fare squadra con i medici e con la famiglia e una forza e una determinazione incrollabili. Dopo un durissimo ciclo di cure e un'infezione che gli fa rischiare la vita, riesce a guarire. A lui, però, non basta: vuole tornare a giocare. "Sono circondato da amore, ma è dura. Nessuno ti dice che Lazzaro per alzarsi e camminare ci ha messo settimane, se non mesi." Con i capelli ormai quasi ricresciuti, Giacomo rientra a far parte di una delle squadre più forti al mondo, il Trentino Volley. Come nel più incredibile dei film, poco prima della finale Scudetto il palleggiatore titolare si infortuna. Tocca a Jack entrare in campo...
Giacomo Sintini è nato a Lugo nel 1979; inizia la sua carriera pallavolistica nella sua terra natale, prima nel Porto Ravenna Volley e successivamente nel Volley Forlì. Nel 2001 si trasferisce nella Sisley Treviso, con la quale vince il suo primo trofeo, la Supercoppa italiana. Quello stesso anno esordisce in Nazionale, precisamente il 24 novembre a Ferrara, nell'All Star Game. Nell'estate del 2005 viene convocato in Nazionale dal CT Gian Paolo Montali per affrontare l'Europeo che si giocò proprio in Italia. Gli azzurri vinsero la competizione al PalaLottomatica di Roma contro la Nazionale russa solamente al tie-break. Al termine della stagione agonistica 2010-2011 gli viene diagnosticato un tumore al sistema linfatico, che lo costrinse ad abbandonare l'attività agonistica e a non poter trasferirsi in Polonia, dove era stato raggiunto un accordo con lo Jastrzębski Węgiel allenato da Lorenzo Bernardi. Dopo un solo anno la malattia viene superata, e l'8 maggio 2012 ottiene la certificazione di idoneità alla pratica sportiva agonistica. Dopo aver superato l'esperienza contro il cancro ha dato vita ad un'associazione che porta il suo nome, l'Associazione Giacomo Sintini, che si pone l'obiettivo di raccogliere fondi per la ricerca su leucemie e linfomi e per l'assistenza in campo onco-ematologico. La raccolta fondi è supportata anche dalla partecipazione dell'associazione ai principali eventi pallavolistici nazionali.

giovedì 29 maggio 2014

Sabato 31 maggio - CRISTIANO CAVINA al Caffè Letterario di Lugo

Sabato 31 maggio, alle ore 18.00, nella Saletta Conferenze della Libreria Alfabeta in Via Lumagni tornano a Caffè Letterario gli incontri pomeridiani in libreria con lo scrittore di Casola Valsenio Cristiano Cavina che presenta il suo ultimo romanzo “Inutile Tentare Imprigionare Sogni” edito da Marcos y Marcos. A introdurre l’incontro sarà il curatore di Caffè Letterario Marco Sangiorgi.
All'istituto tecnico Alberghetti non suona la campanella. Una sirena da contraerea urla la fine dell'ultima ora. Confittoni è preoccupato: ha un intorto con una tipa di ragioneria e non può certo presentarsi con quella felpa piena di scheletri e simboli satanici. La tipa che lo aspetta insegna catechismo. Oscar Rosini, sultano dei pluriripetenti, si impietosisce: con gesto fluido da torero si sfila il fedele montoncino e lo drappeggia sulla felpazza dannata. Con le falde del montoncino svolazzanti e un sorriso immenso, Confittoni saltella verso il suo intorto. Creonti e Figna lo guardano invidiosi dal cancello. Vittime predestinate del rientro pomeridiano, restano lì a rollare canne con una mano sola.
In forma strepitosa, Cavina ci parla d'amore: dei gioielli veri e fragili di un momento, di monete false e di bigiotteria. Con la dolcezza di un cantastorie, scena dopo scena, trasforma aule di scuola in una giungla misteriosa, e tra scimmie, avvoltoi e pantere ci porta fin là, in una piccola cucina, dove una verità semplice, senza pretese, illumina gli occhi dietro un ferro a vapore.
Cristiano Cavina nasce a Casola Valsenio nel maggio del 1974; Scopre la magia della narrazione al bar, ascoltando i racconti dei vecchi; quando poi comincia a leggere libri, la sua strada è tracciata. Ama raccontare le cose che conosce da vicino: la sua infanzia in “Alla grande” (Premio Tondelli) e “Un'ultima stagione da esordienti”; l'epopea di Nonna Cristina in “Nel paese di Tolintesàc”; la sua storia di figlio senza padre e di padre fuori dagli schemi nei “Frutti dimenticati” (Premio Castiglioncello, Premio Vigevano, Premio Serantini, Selezione Premio Strega). “Inutile Tentare Imprigionare Sogni” nasce dalla condanna a cinque anni di itis che gli è toccato scontare, e rivela più che mai la sua voce forte e chiara, il suo sguardo ridente di narratore per natura.


La serata con PAUL GINSBORG

E’ stata una bella serata sulla storia del Novecento quella di ieri sera con lo storico londinese Paul Ginsborg  che, introdotto da Arnaldo Bruni professore di Letteratura Italiana all'Università di Firenze,  ha presentato il suo ultimo lavoro “Famiglia Novecento” edito da Einaudi. Un saggio davvero interessante che racconta la storia della prima metà del XX secolo prendendo come punto di riferimento “la famiglia”. E quello di Ginsborg è un affascinate racconto denso di paradossi e contraddizioni tra legislazione e vita reale. Un ampio affresco che copre popoli e culture assai variegate - Russia, Turchia, Italia, Spagna, Germania - colti sempre in un momento di drammatica transizione, tra rivoluzione e dittature del secolo scorso. Un lavoro innovativo che riporta in primo piano un soggetto ingiustamente escluso dalla storia. Studiare la famiglia significa studiare i rapporti di genere, costantemente soggetti a una doppia marcia: da un lato le norme dei vari codici civili, dall'altra la vita famigliare reale, che molto spesso contraddice le disposizioni più illuminate. Se si dovesse trovare un filo conduttore per le quasi settecento documentatissime pagine che Paul Ginsborg dedica all'istituzione famigliare nella prima metà del Novecento, uno potrebbe essere proprio questo: qualsiasi utopia anarchica, progetto sovversivo o ideologia rivoluzionaria sono destinati ad arrestarsi sulla soglia di casa. Perché a smentirli interviene o la realtà storica realizzata, oppure - più banalmente - gli stessi comportamenti personali dei protagonisti, quasi tutti obbedienti a una inesorabile legge: rovesciatori d'altari in pubblico, tradizionalisti nel privato.

Queste le immagini della serata.



martedì 27 maggio 2014

Mercoledì 28 maggio - PAUL GINSBORG al Caffè Letterario di Lugo

Mercoledì 28 maggio, alle ore 21.00 nella Sala Conferenze dell'Hotel Ala d'Oro, appuntamento con la grande Storia per il Caffè Letterario di Lugo con lo storico Paul Ginsborg e il suo ultimo lavoro "Famiglia Novecento" edito l'anno scorso da Einaudi. Ad Arnaldo Bruni, professore di Letteratura Italiana all'Università di Firenze il compito di introdurre la serata, che terminerà come di consueto con il brindisi finale offerto a tutti i presenti.
“Famiglia Novecento” è un libro unico e coinvolgente. Un affresco delle grandi trasformazioni e dei conflitti della prima metà del Novecento attraverso gli occhi di famiglie contadine e operaie, cattoliche e comuniste, spagnole e turche. Perché le famiglie non sono semplicemente istituzioni passive, manipolate dal potere politico, ma sono a loro volta protagoniste del processo storico.
Questo libro stabilisce un collegamento costante tra la storia della famiglia e la piú ampia e drammatica storia della prima metà del Novecento. Finora nessuna storia del XX secolo aveva posto al centro della propria analisi la famiglia né aveva esaminato i momenti chiave della rivoluzione e della dittatura attraverso le lenti della vita familiare. Ginsborg attinge a un repertorio sterminato di fonti e letture per mettere insieme immagini e storie che fotografano le dinamiche familiari e il loro contesto sociale e politico. Coniugando storia sociale, narrazione biografica e storia della cultura, Ginsborg concentra la sua indagine comparativa su cinque paesi: la Russia, nel passaggio dall'Impero allo Stato sovietico; la Turchia, dall'Impero ottomano alla Repubblica; l'Italia fascista; la Spagna della rivoluzione civile; e la Germania, da Weimar allo Stato nazista. Costruendo ogni capitolo come una piccola biografia di un personaggio emblematico - da Halide Edib e Margarita Nelken, ad Aleksandra Kollontaj; dal gerarca nazista Goebbels al futurista Marinetti e al comunista Gramsci - lascia intravedere sullo sfondo la vita familiare degli stessi grandi dittatori - Stalin e Hitler ma anche Atatürk, Franco e Mussolini. Emerge un quadro in cui le risorse delle famiglie - affetti, rete, solidarietà, segreti e lealtà - si fanno sentire anche quando il loro mondo sembra totalmente schiacciato dai regimi dittatoriali.
Paul Ginsborg, nato a Londra nel 1945, già professore all'Università di Cambridge, dal 1992 insegna Storia dell'Europa contemporanea all'Università degli studi di Firenze. Paul Ginsborg non soltanto è un grande storico che si occupa del nostro paese da decenni, ma è anche impegnato in modo concreto nella riflessione e nei tentativi di rinascita attraverso la politica. Combinando studi e passioni, professione e impegno civile, costruisce un percorso di salvezza paragonando di continuo lo stato delle cose dell’Italia di oggi ad alcuni eventi della storia risorgimentale.

lunedì 26 maggio 2014

"Body and Soul". Una grande serata musicale

Ecco le immagini di una grande serata di musica al Caffè Letterario di Lugo.  “Body and Soul”; corpo e anima, materia e spirito… questo il titolo della serata che ha visto alternarsi sul palco tanti musicisti che si sono esibiti dando la loro libera interpretazione al tema dell’incontro. Tanti i generi musicali coinvolti, dalla musica barocca settecentesca , al melodramma, dalla canzone d’autore al jazz e alla musica contemporanea. Un grandissimo grazie a tutti gli amici artisti che hanno partecipato:
in ordine di apparizione:

FABRIZIO FACCHINI                       Voce – Tenore
DANIELA TAGLIONI                        Pianoforte
LUIGI SEBASTIANI                          Voce – Baritono
CARLO VISTOLI                               Voce- Controtenore
LEVANIA                                            Gruppo Metal-gotico
LELE IL SARACENO                         Voce e chitarra
DANIELE SABATANI                        Marimba
AGATA LEANZA                               Voce e pianoforte
PIER MARCO TURCHETTI               Pianoforte
FABRIZIO TARRONI                         Chitarra
JOHN DE LEO                                     Voce











“La letteratura e l’arte della manutenzione della bicicletta” di VITTORIO MUSCA

Sull'incontro di domenica 18 maggio con la scrittore Franco Cordelli che ha presentato il suo libro “L’Italia di mattina. Il romanzo del Giro d’Italia.” edito da Perrone Editore

Panzini, Soffici, Alvaro, Cardarelli, Gadda, Buzzati, Malaparte, Pratolini, Sciascia, Carlo Levi, Soldati, Celati, Venturi, Gatto. Gli scrittori prestati al giornalismo sportivo, ed in particolar modo alla storia del giro d’Italia, si presentano nelle parole di Cordelli e del relatore come i corridori al momento delle firme prima dell’inizio della tappa. E’ come essere ad in una sala stampa poco prima o poco dopo la corsa.
L’autore presenta il suo libro, “L’Italia di mattina”, dedicato al Giro ed oggi alla terza ristampa, un testo nel quale, letteratura di viaggio, giornalismo sportivo e critica sociale si fondono insieme armoniosamente, così come armonica si presenta la lettura del testo dell’autore, con tratti preraffaelliti e sfumate venature poetiche, quasi arcadiche, nel presentare i vari paesaggi attraversati da inseguitore della maglia rosa. Splendide sono le pagine in cui viene, ad esempio, descritta l’Umbria, “cuore d’Italia” e spunto per passare dai paesaggi di questa regione ad uno dei temi principali del testo, ossia la violenza degli architetti, categoria professionale invisa all’autore, nei confronti della bellezza paesaggistica dell’Italia.
La presentazione del libro si arricchisce involontariamente di gesti epici nella storia del ciclismo, come il passaggio della bottiglietta durante l’incontro coi lettori, come sul passo di Galibier tra Coppi e Bartali e di passaggi di letteratura alta, come quella di Buzzati, uno tra i primi autori ad occuparsi del Giro e sicuramente uno dei migliori. Del ciclismo, in Buzzati come in Cordelli, si sottolinea la fatica di questo sport, “glorioso e povero”, mentre nel corridore si trova un riflesso dello scrittore, nell’evoluzione dello stile dell’uno quella dell’altro, nella globalizzazione della prima categoria la mondializzazione della seconda. Ogni parola spesa per il ciclismo può essere utilizzata per le vicende politiche nazionali o per riflessioni politiche e sociali sull’era della globalizzazione o ancora sul mestiere di scrivere.
La storia di Evans, maglia rosa del Giro in corso al momento della presentazione del libro, australiano con moglie ticinese e figlio adottivo etiope descrive così la Roma in cui Cordelli vive circondato da gruppi di persone di differenti provenienze, con cui l’autore socializza volentieri per avere prospettive diverse sul proprio Paese e sul mondo in generale, così come alla domanda sugli autori italiani da leggere nella letteratura contemporanea, su cui l’autore si esprimerà lungamente in chiusura di serata, mostra come sia impossibile vedere solo all’Italia per citare degli autori degni d’esser letti in un mondo in cui America Latina, Estremo oriente o Africa offrono prodotti letterari di prim’ordine che contaminano, arricchiscono e formano la letteratura di oggi.
La natura del Giro, inoltre, la corsa più difficile nel Paese più bello del mondo, va modificandosi, mostrando aspetti dello sport e della vita odierna completamente diversi rispetto al passato, più o meno recente. La fatica del pedalare sulle prime pesantissime bici è sostituito dalla snella agilità di quelle di oggi dove la scienza migliora del prestazioni del mezzo, l’arte della manutenzione della bicicletta, come in Pirsig, muta il rapporto del ciclista con la stessa, influendo su quel concetto di Qualità che riempie di se la corsa e copre come con una lente l’occhio che osserva e le strade percorse.
Come nel testo di Pirsig, anche in quello di Cordelli si percepisce la differenza nell’osservare il mondo che ci passa accanto a seconda che lo si attraversi in macchina, nell’inquadratura veloce del finestrino, regolata ai bordi, fuggente o in bici (in moto in Pirsig), amplia, senza misura, armonizzata con un ritmo naturale determinato da venti e pendenze. Con la velocità del mezzo cresce il senso di routine, di “già visto” di continuo e “solito”, mentre il passo più o meno lento consente la profondità dello sguardo, l’immersione dell’occhio nell’oggetto esterno, il senso delle cose, una lingua in grado esprimere le impressioni che suona come i raggi nel vento.
L’opera di Cordelli cambia, riflette su se stessa, si rielabora. Nato da articoli scritti in occasione del Giro dell’89, il testo diventa racconto, quasi romanzo, con il semplice di una prima persona che diventa terza e che parla, pienamente parla, non solo della corsa ma anche di altri testi scritti su questa epopea sportiva. C’è Carlo Levi, di cui, nelle tappe di Sicilia si ricorda che le lacrime diventan parole e le parole son pietre, ma è soprattutto il confronto ed il tributo a Buzzati che emerge, condividendo di quest’autore, non pochi spunti ed idee, come ad esempio la fatica del ciclismo (o dello scrivere) che è una delle forme della fatica di vivere in cui si perdono gli uomini, o la memoria dei campioni, dei vincenti, che spesso nasconde le fatiche degli eroi, di tutti quei gregari, che nel ciclismo come in tutte le cose umane, percorrono gli stessi chilometri degli altri, lanciano la volata del primo e poi scompaiono nella polvere che si alza dietro il vincitore.
Il romanzo del ciclismo diventa mille altri romanzi insieme: romanzo su Buzzati, figura sulla quale ed intorno alla quale ruotano i ricordi del narratore, romanzo sulla corsa e sulla scrittura (e sulla lettura; forti ed emblematiche le riflessioni sui classici italiani, da Dante ad Ariosto a Calvino che sembrano rappresentare in vario modo le caratteristiche delle tappe di una corsa), romanzo ancora sul paesaggio italiano, protagonista principale e quasi in dissolvenza a causa dell’edilizia divoratrice dello stesso, romanzo sul romanzo di viaggio, genere difficile oggi che non serve un reporter come Marco Polo o i grandi esploratori del ‘500 essendo possibile “vedere” in prima persona i luoghi che un tempo potevano solo essere immaginati, così che se non fosse per alcuni tratti ironici e stilisti di Cordelli e di pochi altri autori (Chatwin ed il suo viaggiare-vagabondare) tali testi non avrebbero alcun appeal sul lettore. Non importa che autori come Ceronetti regalino momenti di saggezza nei loro testi, non il nome dell’autore attrae più, ma il tema trattato.
L’uomo vuole oramai essere nel cuore del mondo, attraversarlo rapidamente, come se velocità ed intensità fossero un Uno, invece di sfiorarlo e di lasciarselo dietro come una scia di impressioni stracciata dallo pneumatico sottile sull’asfalto, sentire, senza aver bisogno di sentire dei tifosi ad accompagnarci, delle urla fugaci da cui farsi segnare e poi superare, come invece avverrebbe per il calcio, percepire la festa, un tratto di fatica condiviso tra gli atleti e i supporter, in un ricambio “del sacrificio al sacrificio” cui solo piccoli gruppi e non le masse si possono dedicare. Sul testo di Cordelli ci sarebbe da scrivere un testo parallelo tanto si intrecciano società e sport e letteratura e politica nelle sue pagine e tanto lui offre durante l’incontro, dalle riflessioni sulla società attuale agli autori da leggere a quella visione di “nuovo mondo che è già arrivato” a quella voce antica e lirica, aperta e buona, che si muove nel mondo tracciando nel viaggio una quasi impossibile ed arcadica geografia delle emozioni.
di Vittorio Musca

giovedì 22 maggio 2014

Sabato 24 maggio - "Body and Soul" Serata Musicale-conviviale

Un incontro musicale-conviviale davvero speciale per il Caffè Letterario di Lugo, quello di Sabato 24 maggio, alle ore 20.30, nel Ristorante dell’Hotel Ala d’Oro dal titolo “Body and Soul”. Materia e Spirito viste in tutte le declinazioni possibili che la musica lirica, classica, leggera, contemporanea, e la letteratura, la pittura e il Cinema hanno espresso in una estemporanea girandola di interventi eseguiti e raccontati da tanti musicisti amici del Caffè Letterario… come…
John De Leo
Agata Leanza
Lele il Saraceno
Franco Ranieri
Veronica Nigro
Fabrizio Tarroni
Pier Marco Turchetti
Levania
Luigi Sebastiani
Daniela Taglioni
Fabrizio Facchini.

Ecco il menù della serata:
Aperitivo con stuzzicheria
Cappelletti su fonduta leggera e tartufo estivo
Fagottini di lonzino alla brace con flan di verdure e contorni
Panna cotta alle fragole
Caffè

€. 28,00 per persona, bevande incluse
E’ necessaria la prenotazione (Tel. 054522388)


mercoledì 21 maggio 2014

"Avviso agli elettori" in mostra le campagne elettorali degli anni '40 e '50

“Avviso agli elettori” è’ il titolo della mostra attualmente allestita nella hall dell’Hotel Ala d’Oro e che rimarrà aperta fino al 21 giugno, data dell’ultimo appuntamento stagionale del Caffè Letterario di Lugo. E’ una piccola esposizione di manifestini, giornaletti, volantini della propaganda elettorale degli anni ’40 e ’50 raccolti nel tempo dal mitico “Brunaso” (Bruno Pasi). A pochi giorni dalle imminenti elezioni europee e comunali  e in piena campagna elettorale è interessante e divertente vedere  come in questi sessanta anni e più, sono cambiati i modi, i toni, gli accenti con cui si invitavano gli elettori a votare per i vari partiti e coalizioni in lizza. Partiti e coalizioni, fra l’altro, oggi, tutti praticamente estinti…



Rinviato l'incontro con TOMASO MONTANARI

Come già annunciato confermiamo che l'incontro con TOMASO MONTANARI previsto per questa sera, mercoledì 21 maggio, è stato rinviato a causa di impegni imprevisti e inderogabili dell'autore alla prossima stagione autunnale.

lunedì 19 maggio 2014

Il "GIRO D'ITALIA" a Lugo. Gli incontri con BEPPE CONTI e FRANCO CORDELLI

Ecco le immagini dei due incontri organizzati dal Caffè Letterario di Lugo in collaborazione con “Girodellaromagna.net “ per celebrare il ritorno del Giro d’Italia a Lugo dopo cento anni. Per questo evento storico che ha coinvolto la nostra città con la partenza domenica 18 maggio della 9° tappa del Giro, Lugo-Sestola, la nostra rassegna letteraria ha programmato due incontri. Il primo dal sapore spiccatamente sportivo si è svolto sabato 17 maggio con il giornalista di Tuttosport Beppe Conti che ha presentato il suo libro “MoserSaronni. Duello infinito”. La serata , introdotta da Ivan Neri, ha visto la partecipazione di due grandi personaggi del ciclismo come Davide Cassani, da pochi mesi  nuovo Commissario Tecnico della Nazionale Italiana e il lughese Giancarlo Ferretti , ciclista professionista negli anni ’60 dove fu il gregario fidato di Felice Gimondi e in seguito direttore sportivo di alcune tra le principali squadre italiane.
Il secondo incontro si è svolto invece nel pomeriggio di domenica 18 maggio con il giornalista e critico teatrale Franco Cordelli che ha presentato il suo racconto di viaggio “L’Italia di mattina. Il romanzo del Giro d’Italia.” Romanzo uscito una ventina d’anni fa e riproposto nel 2009 da Perrone Editore in occasione centenario del Giro d’Italia. Si racconta infatti del Giro del 1989 e protagonista è un cronista/scrittore di nome Scipione, che vive sulla propria pelle ogni singolo km di quell’entusiasmante evento. Un evento che non vedrà protagonista soltanto lo sport, l’agonismo in tutte le sue forme, splendenti e drammatiche, ma vivrà anche i cambiamenti sociali, le passioni vere, quelle “da bar”, le discussioni e le chiacchiere che coinvolgeranno, per quasi un mese, tutte le persone della nostra penisola.









"Una seconda pelle" di VITTORIO MUSCA

Sull'incontro di venerdì 16 maggio con la scrittrice Giulia Mafai che ha presentato il suo libro “La ragazza con il violino” edito da Skira

Discutendo con gli astanti prima che cominci l’incontro di presentazione del libro la rappresentazione maggiormente condivisa circa l’autrice nell’immaginario comune è quella di una donna di un’eleganza d’altri tempi, una gran dama e la scrittrice, avanzando lenta tra le sedie appoggiandosi ad una stampella sembra confermare subito quest’idea.
Introdotta dal relatore della serata Marco Cuzzi, professore di Storia alla Statale di Milano, e suo genero, nei primi momenti tace, sorride, quasi vezzosa, per quanto di lei viene raccontato, come schernendosi con gli occhi bassi, aristocratica ed umile insieme, ironica nel non dirsi vecchia ma “testimone storica”, come il politicamente corretto richiede oggi giorno, onesta e modesta nel non definirsi, nelle prime battute, una scrittrice, ma “una persona a cui piace scrivere”.
Sembra tutto semplice, lineare, senza fronzoli eppure, al di sotto ed al di là di questa semplicità, si percepisce una ricchezza di storie più o meno piccole, che intarsiano e delineano a tratti la grande Storia, che la mostrano in una prospettiva più umana e quasi più divertente anche nelle sue tragedie, come quando le leggi razziali di Mussolini “liberano” l’autrice dall’obbligo di andare a scuola.
Una lettura ed un personaggio semplice, quindi, ma ad osservare attentamente la Mafai  mentre racconta le sue storie ad un pubblico, ora perso nei ricordi di un epoca vissuta per i più anziani, ora affascinato, nella propria gioventù da una memoria che racconta, si percepisce una ben nascosta complessità di prospettive e punti di vista, di analisi, biografiche, storiche, psicologiche che si integrano armoniosamente a vicenda. 
Come suggerito da alcuni critici, la forma letteraria migliore ai giorni nostri è la biografia, soprattutto quando ad essere raccontata è la storia di grandi personaggi, come nel caso della Mafai, dove insieme alla figura della madre, personaggio e persona principale del libro, Antonietta Raphael, troviamo Mario Mafai, il padre, entrambi, nella loro diversità, grandi artisti del secolo scorso che si trovano circondati nel racconto da comprimari illustri, Da Montale a Guttuso a grandi autori di cinema del secondo dopoguerra italiano.
Tutti vengono presentati nella loro quotidianità che diventa quasi epica nell’eco dei loro nomi. Le discussioni politiche o artistiche, tra Mario Mafai e Guttuso ad esempio, in un’osteria, terminate in piccole risse e rapide riappacificazioni danno ad un tempo valore alle vicende di ciascuno, mentre dall’altro umanizzano figure altrimenti considerate altre da questo mondo.
Il filtro che consente agli eventi di avere questa particolare coloritura è la memoria dell’autrice, centrata sulla figura della madre che completa e si contrappone con forza ed armonia insieme a quella del padre e delle altre figura rappresentate.
La complessità del contesto familiare, come già evidenziato all’inizio, passa attraverso la persona dell’autrice. La timidezza del padre e l’irruenza della madre, le vene malinconiche del ricordo del periodo bellico dell’uno e la speranza, prettamente ebraica, in un futuro migliore, dell’altra, si uniscono in una dualità che va oltre la semplice somma di due individualità.
Tale complessità viene in qualche modo ridotta e moltiplicata, da un lato dal carattere quasi documentale ed aneddotico del libro
e dall’altro dalla complessità prospettica e dai mille piani osservabili del testo stesso. La narrazione è levigata come nelle sculture della madre e come su queste sembra quasi la luce diventi una seconda pelle, così il racconto della Mafai diventa una seconda pelle che copre e delinea le opere dei genitori.
La biografia narrata è un ripetersi continuo di seconde pelli: il carattere chiuso di Mafai padre copre l’irruenza emotiva ed imprevedibile della Raphael, la molteplicità degli eventi da narrare copre i paragrafi didascalici, la forma romanzo copre la lettera alle figlie (stesura privata e progetto originario dell’opera), la letteratura copre le arti figurative, le atrocità del nazifascismo i pogrom sovietici, la guerra in Vietnam le atrocità della seconda guerra mondiale, la vita raccontata quella vissuta, la naturalezza (apparente) riveste la polimorfia prospettica e formale, la scultura della madre riscatta e ricopre il blocco alle mani da pianista della stessa, Flaubert copre Stendhal nel loro far da guide stilistiche alla narrazione, la vita diventa esegesi delle opere, il libro in se, seconda pelle allo scheletro minimale degli episodi, diviene commento a se stesso, le prospettive disvelano le memorie.
La biografia muta nella nenia. La Baba Yaga, che apre e chiude la storia, senza quasi mai comparire sovverte ed innalza il racconto, trasponendolo in una dimensione quasi onirica. Questa figura, quasi quanto quella della nonna, nel cui anniversario dalla morte nasce l’autrice, rende quasi irreale tutto quanto raccontato tra queste due parentesi aperte e chiuse da questo personaggio della tradizione folklorica slava, che se da un lato si mostra come strega (così a tratti Giulia Mafai descrive la madre) dall’altro è anche la saggezza eterna della natura, che sempre si rigenera ad ogni fine (numerosi sono le raffigurazioni di gravidanze della Raphael raccontati dalla figlia) e sempre riarmonizza il disordine e annulla i contrasti.
C’è così il continuo passaggio, senza soluzione di continuità, dalla biografia della madre, alla sua scultura, al romanzo, alla figlia, al padre, ai quadri di questi e così via, ma più di tutto evidenti sono, pelle su pelle, i passaggi dalla madre alla figlia e viceversa; come scrissi per gli  autoritratti di Van Gogh del 1887 ed alla sua relazione col padre, guardando al libro della Mafai sulla Raphael (vicinissima e distaccata nel chiamarla ora “madre” ora con il suo cognome in quanto autrice) è come vedere nelle sue parole “il ritratto della madre di se stessa”.
di Vittorio Musca

La serata con GIULIA MAFAI

Ancora una bellissima serata per il Caffè Letterario di Lugo quella di venerdì 16 maggio con Giulia Mafai che, introdotta da Marco Cuzzi docente di Storia alla Statale di Milano (e suo genero), ha presentato il suo volume “La ragazza con il violino” edito da Skira.  Un libro dedicato alla madre, Antonietta Raphael, pittrice e scultrice lituana, dove si raccontano le gioie, i dolori, le vicissitudini, la quotidianità di un’artista tra le più importanti del panorama dell’arte italiana del ventesimo secolo. Grande artista nell’animo e nelle opere, la Raphael, compagna e in seguito moglie di Mario Mafai (1902 – 1965), con il marito e il pittore Gino Bonichi, detto Scipione, avrebbe realizzato nel 1929 il gruppo artistico denominato Scuola romana. Nata il 29 luglio 1895 (scomparsa a Roma il 5 settembre 1975) a Kaunas, un piccolo villaggio lituano  Antonietta fu sempre per le tre figlie Miriam (1926 - 2012, giornalista, scrittrice e politica), Simona (1928) e Giulia una madre anticonformista e unica. “Mia madre era una strega, ho sempre pensato che lo fosse. Per me era anzi la Regina delle Streghe, la Regina delle Baba Yaga, come alle volte mi piaceva chiamarla”.

Queste le immagini della serata.