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Sala conferenze - Hotel Ala d'Oro

Via Matteotti, 56 - 48022 Lugo di Romagna - (Ravenna) - Italia
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martedì 30 marzo 2010

"A Lugo si è parlato di cervello" di ARNALDO BENINI

Lo scrittore e neurochirurgo ARNALDO BENINI è stato ospite di Caffè Letterario il 15 marzo scorso per la presentazione del suo libro "Che cosa sono io. Il cervello alla ricerca di se stesso" edito da Garzanti. La sera del 15 marzo, in una bella sala di un albergo di Lugo, un centinaio di persone si è raccolto attorno a due oratori (un filosofo, ospite, ed un medico, invitato a parlare di un suo libro) per sentir parlare e poi per discutere del cervello umano. È difficile immaginare una discussione più animata, in cui non solo gli argomenti e le riflessioni, ma anche gli stati d’animo erano esposti con passione. La discussione fu interrotta dopo la mezzanotte, perché la sala doveva esser chiusa. Nessuno, o pochi, dei presenti, davano segni di stan-chezza, parecchi di disappunto per non aver avuto il tempo di esprimersi. Lo scopo dell’autore del libro (A. Benini, Che cosa sono io Il cervello alla ricerca di sé stesso, Garzanti, Milano 2009) era stato raggiunto: comunicare che l’umanità si trova in una delle controversie più animate e ricche di conseguenze nella storia della cultura, analoga a quella sulle scoperte di Copernico e Galileo e all’evoluzionismo di Darwin. A partire da metà dell’Ottocento, corroborate dalla visione evoluzionistica della natura vivente, le scienze del sistema nervoso (le neuroscienze cognitive) hanno preso a studiare con metodologia rigorosamente naturalistica il cervello come organo della mente e della coscienza. Tutte le caratteristiche che fanno dell’uomo un essere unico della natura vivente, che le religioni avevano attribuito all’Anima e la filosofia allo Spirito, vogliono esser spiegate dalle neuroscienze col funzionamento della materia del cervello e con niente altro. Le neuroscienze hanno completamente materializzato l’Io. Ci vuole molta disciplina mentale per accettare un simile ap-proccio a ciò che fa di ciascun essere umano un evento unico (cioè la sua mente), senza provare difficoltà, disagio ed anche sconforto. Io sono solo un chilo e mezzo di sostanza gelatinosa che mi porto nel cranio? È possibile? Se ciò fosse vero, se io fossi solo ciò che il mio cervello, macchina elettrochimica che funziona senza pause, produce, quale senso avrebbe la vita? Un ascoltatore, giovane e aitante, non ha avuto difficoltà a confessare che questa “prospettiva” l’aveva “rovinato”. Perché? Se l’uomo fosse veramente fatto così, e se ha vissuto fino ad ora, perché disperarsi? Poi la domanda che gli premeva: è possibile che una macchina produca la Divina Commedia? Vogliamo scherzare? No, non si scherza, ma si cerca di capire: se tutto è opera del cervello, anche le opere d’arte e i criteri per giudicarle sono opera sua. Noi troviamo immensamente poetica la Divina Commedia perché il cervello ha creato non solo quell’opera, ma anche il sentimento per sentirla ed i criteri critici per valutarla. Il divino poema lascerebbe indifferente un marziano, provvisto di un cervello verosimilmente diverso dal nostro. Impossibile dar conto qui del senso del libro e della discussione. Un rilievo non può esser ignorato: L’approccio naturalistico delle neuroscienze alla spiritualità umana non conferma né smentisce l’esistenza di Dio (solo la visione di Dio di alcune religioni). La natura, anche quella umana, si studia con la metodologia naturalistica della scienza, la religione si affronta con altri criteri. Neuroscienziati di valore sono credenti sinceri. di Arnaldo Benini

lunedì 29 marzo 2010

La serata con il GRUPPO JAMIN-A'

Degna conclusione di uno straordinario mese di marzo per Caffè Letterario la serata conviviale di ieri sera, domenica 28, con il Gruppo Jamin-à che ha presentato il suo spettacolo dal titolo “Aveva un solco lungo il viso” dedicato a Fabrizio De Andrè. Una serata davvero bella dove canzoni note e meno note del grande cantautore genovese si sono intrecciate a passi di danza teatrale, alla lettura di brani poetici e letterari (Luzi, Brecht, Borges, don Milani, Dino Campana, Pasolini, Etty Hillesum...) attraversando i territori dell'amore, della spiritualità, della società, della pace: tre quadri organizzati a raggruppamenti ed evocati dalle immagini che scorrevano sullo schermo gigante. Il gruppo Jamin-à , trio acustico composto dalla fisarmonica di Miranda Cortes, il contrabbasso di Milko Merloni e la voce e la chitarra di Gianni Penazzi si avvale dei passi di danza teatrale di Barbara Zanoni e della voce recitante di Patrizia Randi. Insieme sono riusciti a dare vita ad uno spettacolo davvero intenso che ha offerto un appassionato omaggio al poeta-musicista De Andrè coinvolgendo un eterogeneo quanto folto pubblico di appassionati della musica di Faber. Il bis finale con tutto il pubblico in piedi a cantare “Il pescatore”, la sua canzone forse più famosa e dal cui testo è stato preso il titolo dello spettacolo, ha concluso in maniera perfetta l’ennesima bella serata di Caffè Letterario. Ecco le immagini...

domenica 28 marzo 2010

"Gli antiaccademici" di IVANO NANNI

Sull'incontro di mercoled' 24 marzo dedicato alla mostra del MAR di Ravenna sul movimento Preraffaellita. La morale puritana con la sua complessa rete di regole e proibizioni produsse violenza e caos, un numero infinito di stupri, rapine, omicidi, e tocca il vertice di questa complessa costruzione barocca del fallimento umano producendo il suo mostro più noto, Jack the ripper, che si muove all'interno della casa degli orrori con la precisione di un metronomo in piena sintonia con regole e proibizioni, trovando l'opportunità di liberare dal peso della miseria le sue vittime. È tipico di una politica repressiva trovare indecenti giustificazioni ad atti criminali, per alcuni era un benefattore, per gli stessi che avevano prodotto quelle regole di bon ton sociale, non era un assassino ma un liberatore. Reprimere il desiderio è dannoso per la dialettica dei corpi e vantaggioso per l'energia bellica che si accumula pronta a rivolgere le sue armi contro la società che l'ha prodotta. Contro la repressione dei sentimenti, i giovani artisti preraffaelliti individuarono uno spazio remoto nel quale muoversi; essi avversarono con vigore la morale del loro tempo, il puritanesimo vittoriano, del quale avevano capito bene gli intenti mortificanti: da un lato verso il singolo individuo confinato nel reticolo delle convenzioni borghesi, dall'altro verso la società con l'affermazione di un capitalismo brutale nello sfruttamento umano, e contro questo carcere a cielo aperto, essi esibivano nelle loro opere citazioni erudite del medioevo o dei secoli immediatamente seguenti, proponevano cioè temi letterari, suggestioni, mitologie che erano uno studio sui sentimenti. Gli eruditi Rossetti, Burne Jones e gli altri, dipingevano soggetti suggeriti dalla letturatura. Dipingere la castità di un volto che lontanamente indicava un erotismo soffuso aumentava il loro isolamento nella società, uno studio sul candore del corpo e la dolcezza del gesto femminile di intrecciarsi i capelli era altamente sovversivo, una meditazione sulla morte, Ofelia immersa nelle acque del torrente, produceva critiche severe verso questi artisti considerati dei dandies, ma essi facevano distinzione dai profani suggerimenti del mondo esterno, ecco allora che i paesaggi interiori erano dipinti come complesse citazioni di italiche costruzioni di maestri pittori, nei loro stili e incantesimi, un gioco di specchi, e tessiture al telaio della storia i cui temi erano la rappresentazione di un mondo mitico come il tema dell'amore privo della sessualità. L' amore casto, come è ispirato da Dante e dagli stilnovisti ridondante di panneggi che coprono i corpi nella cornice di un paesaggio immoto, oppure, l'esibizione del corpo nudo di modelle perfette, le cui forme di abbagliante candore erotico esibivano lo studio della luce, una riflessione sul corpo diafano. Il gruppo non fu estraneo alla riflessione sociale, infatti suoi corpi-massa le riflessioni dei filosofi del proletariato nascente si intrecciavano con i lavori di artisti come Ford Madox Brown autore di Work, opera ispirata da William Morris, pittore e scrittore, fondatore delle lega dei socialisti britannici, architetto sociale oltre che artista e uomo d'affari, amico di Engels e Eleanor Marx, il quale nella pienezza della sua meditazione propose un ritorno all'umanesimo dell'artigianato così come Riskin l'aveva concepito, dando vita a un movimento artistico che ebbe fortuna producendo opere di larga diffusione. di Ivano Nanni

venerdì 26 marzo 2010

Domenica 28 Marzo - Serata conviviale dedicata a FABRIZIO DE ANDRE' con il GRUPPO JAMIN-A'

Domenica 28 marzo alle ore 20,30 nella sala conferenze dell’Hotel Ala d’Oro l’ultimo incontro del mese di Caffè Letterario sarà una serata conviviale dedicata a Fabrizio de Andrè. “Aveva un solco lungo il viso”, questo il titolo dello spettacolo che il Gruppo Jamin-à (terzetto acustico con lettrice e danzatrice) proporrà al pubblico di Caffè Letterario in una serata all’insegna della musica d’autore, della grande poesia del Novecento e della buona cucina. “Aveva un solco lungo il viso” è un progetto multimediale ispirato alla poetica e alla musica di Fabrizio De Andrè e George Brassens. Lo spettacolo intreccia la lettura di brani poetici e letterari (Luzi, Brecht, Borges, don Milani, Dino Campana, Pasolini, Etty Hillesum, Niemöller, Neruda…), a canzoni note e meno note del grande cantautore italiano di cui quest’anno ricorre il settantesimo anniversario della nascita. Il gruppo Jamin-à è formato da: Miranda Cortes: fisa-bajan/voce Gianni Penazzi: chitarre/voce Barbara Zanoni: danza Patrizia Randi: Voce narrante Milko Merloni: contrabbasso/basso elettrico Questo il menù della serata: Buffet Aperitivo Piatto unico (Lasagnette ai broccoli, Riso venere con gamberi e verdure di primavera, Puntarelle alla romana, Sformato alla parmigiana) Yogurth ai frutti di bosco Caffè Essendo una serata conviviale è necessario prenotare. Il costo è di €. 20,00 per persona bevande incluse.(Prenotazioni al Tel. 054522388)

giovedì 25 marzo 2010

"Il monumento a Francesco Baracca" di PIER PAOLO GIANNUBILO

Un calligramma in omaggio a Francesco Baracca di Pier Paolo Giannubilo. Pier Paolo Gaiannubilo è stato ospite di Caffè Letterario il 12 febbraio scorso quando ha presentato il suo romanzo "Corpi estranei" edito da "Il maestrale"

Il monumento a Francesco Baracca
A
onor
del vero
Baracca
Francesco
di Lugo di
Romagna non
fu proprio quel
corpacciuto guerriero
bronzeo che scruta il giro
dell’orizzonte sull’omonima
piazza piuttosto un tipo smilzo
poco coriaceo fragile almeno a
giudicare dalle foto dell’epoca un
trapezista appeso a fili appesi al cielo
un derviscio roteante dell’etere più che
                                                          uno scabro oplita
Scopro su Wikipedia che quando abbatte
va un nemico atterrava nei pressi del
velivolo schiantato soleva sincerarsi
delle condizioni del pilota ferito (Io
non all’uomo, ma all’apparecchio
miro) - prima di ridecollare sui
binari del blu e cabrare prima
di guardare in giù le cose
farsi opache lo sfocarsi
dei contorni il loro
rapido digradare
sull’ennesima
rombante
impenna
ta sola
re

La serata dedicata ai "Preraffaelliti"

Ancora serata da tutto esaurito per Caffè Letterario quella di ieri sera, mercoledì 24 marzo, dedicata alla mostra inaugurata il mese scorso al MAR di Ravenna dal titolo "I Preraffaelliti e il sogno italiano. Da Beato Angelico a Perugino,da Rossetti a Burne-Jones." L'incontro organizzato in collaborazione con "l'Università per Adulti di Lugo" nella Aula Magna del Liceo Classico doveva vedere come relatore il direttore del MAR Claudio Spadoni, che purtroppo per un impegno istituzionale improrogabile ha dovuto dare forfait all'ultimo minuto. A sostituire Spadoni nella presentazione e nel commento della bella mostra sul movimento preraffaellita è stata la critica d'arte e collaboratrice del MAR Claudia Casali che in più di un ora con l'ausilio delle immagini dei dipinti in mostra, proiettate sullo schermo gigante alle sue spalle, ha condotto il pubblico in una interessantissima visita virtuale all'esposizione. Ecco le immagini della serata...

martedì 23 marzo 2010

Mercoledì 24 marzo - CLAUDIO SPADONI a Caffè Letterario

Mercoledì 24 marzo alle ore 21,00 nell’Aula Magna del Liceo Classico di Lugo nuovo appuntamento di Caffè Letterario dedicato all’Arte con Claudio Spadoni, direttore del MAR (Museo d’Arte della Città di Ravenna) che presenterà la mostra, inaugurata lo scorso mese a Ravenna, “I Preraffaelliti e il sogno del ‘400 italiano” . L’incontro, organizzato con la collaborazione dell’Università per Adulti di Lugo, terminerà come sempre con il brindisi finale con i vini in degustazione. Dopo le mostre dedicate ad Arcangeli, a Corrado Ricci, e al tema del Viaggio, Claudio Spadoni torna a Caffè Letterario per introdurci in questa importante esposizione che intende indagare il ruolo artistico e culturale dell'Italia per quel movimento chiamato "Preraffaellita". Si tratta per altro della prima mostra organizzata in Italia sul movimento nel suo complesso e le sue diramazioni. Sorto in Inghilterra nella seconda metà del XIX secolo si impose come risposta all'accademismo ufficiale, per il recupero di un'arte spontanea e ispirata alla natura, identificata con l'arte dei pittori prima di Raffaello, come indica il nome. La brillantezza dei colori, l'attenzione ai particolari naturali, l'estrema semplicità e l'intensità dell’espressione furono elementi della pittura del passato che affascinarono quel gruppo di giovani artisti inglesi capitanati da William Holman Hunt. L’Italia con la sua arte, il suo paesaggio, la sua letteratura e la sua storia, fu il punto centrale della loro ispirazione: essi cercarono di guidare la riforma della pittura inglese in direzione di soggetti emotivamente sinceri e personali, rifiutando immagini convenzionali legate ai modelli accademici.

La serata con MARCELLO SAVINI

Aula Magna del Liceo Classico di Lugo strapiena ieri sera per la presentazione del romanzo di Marcello Savini "Iter Mortis" edito da Moby Dick da pochi giorni. La serata organizzata in collaborazione con "L'Università per adulti di Lugo" ha visto Piero Facchini fare gli onori di casa e quindi il Sindaco di Lugo Raffaele Cortesi rendere omaggio al professore lughese per passare poi alla presentazione vera e propria del libro di Savini con gli interventi di Marco Sangiorgi e Giovanni Nadiani. Ecco le immagini della serata...

sabato 20 marzo 2010

Lunedì 22 marzo - MARCELLO SAVINI a Caffè Letterario

Lunedì 22 marzo, alle ore 21,00 nell’Aula Magna del Liceo Classico di Lugo nuovo appuntamento di Caffè Letterario, organizzato in collaborazione con l’Università per Adulti di Lugo, con lo scrittore lughese Marcello Savini che presenterà il suo romanzo “Iter mortis” edito da Moby Dick pochi giorni or sono. A introdurre la serata, che terminerà con il consueto brindisi con i vini in degustazione, saranno il curatore di Caffè Letterario Marco Sangiorgi e lo scrittore faentino Giovanni Nadiani . Il conosciutissimo professore lughese Marcello Savini, autore di tante pubblicazioni di carattere storico e biografico si cimenta con la sua prima opera di narrativa presentandola nella stessa scuola, il Liceo Classico di Lugo che l’ha visto per tanti anni come professore di lettere.“Iter mortis” è una breve e riuscita “operetta morale” di sapore esistenzialistico che mette in scena le vite di due, per dirla con Pontiggia, “personaggi non illustri”, due insegnanti di mezz’età: il primo, vivo, sulle tracce dell’altro morto suicida. Perché il professor Boschi si fa catturare dall’opaco mistero del suicidio del collega Aldo Valeriani? L’amo gliel’ha gettato proprio il colto e un po’ snob amico morto, destinandogli in eredità, a sua insaputa, la propria ricca biblioteca casalinga. L’elemento più stimolante del romanzo è proprio il quest, la ricerca del perché del suicidio di Valeriani, che si snoda attraverso le tappe di un itinerario segnato dalle principali letture fatte dallo stesso nell’ultimo periodo della sua vita. Boschi, con una accurata indagine, ricostruisce quelle letture nel tentativo di rintracciare segni premonitori. e indicazioni sul pensiero e sull’umore dell’amico. Gradualmente emerge un ritratto nuovo e convincente di Valeriani e, nel contempo, Boschi è costretto suo malgrado a misurare i passi e il senso del suo passato e gli approdi della propria esistenza su quelli dell’amico suicidatosi.

venerdì 19 marzo 2010

La serata con MARCELLO FOIS

Una serata di Caffè Letterario dedicata alla grande narrativa quella di mercoledì 17 marzo con lo scrittore sardo Marcello Fois che ha presentato il suo ultimo romanzo "Stirpe" edito da Einaudi. La serata, che è stata introdotta da Marco Sangiorgi, come d'abitudine si è conclusa con il consueto brindisi finale. Ecco le immagini:

mercoledì 17 marzo 2010

Mercoledì 17 marzo - MARCELLO FOIS a Caffè Letterario

Mercoledì 17 marzo alle ore 21,00 nella sala conferenze dell’Hotel Ala d’Oro, Caffè Letterario torna a parlare di narrativa con il bel romanzo di Marcello Fois “Stirpe” edito da Einaudi nel 2009. A introdurre la serata con lo scrittore sardo sarà il curatore di Caffè Letterario Marco Sangiorgi. A conclusione di serata come d’abitudine la consueta degustazione di vini offerta a tutti i presenti. Marcello Fois torna a stregare i suoi lettori affezionati con un racconto della Sardegna pre-unitaria, trasportandoli su quest’isola distante anni luce dall’Italia, dal “continente” così estraneo e remoto. Il suo nuovo romanzo “Stirpe” è un ritratto di famiglia che è lo specchio della società del tempo, le sue abitudini, il suo linguaggio, i suoi pregiudizi, la sua quotidianità. Trieste, Gennaio 1917. Tre lettere. Tre versioni della stessa confessione che aprono squarci sulla vita di Luigi Ippolito Chironi, sottoufficiale del Regio Esercito Italiano impegnato nella guerra contro l'Austria-Ungheria del '15-'18. La prima è la lettera che un figlio scrive alla madre, quando dal ruolo di protetto assume quello di protettore. Le madri si proteggono difendendole dal dolore più profondo, arrivando a mentire se necessario. La prima lettera è quella del dolce entusiasmo, degli odori dell'infanzia, della saga infantile... I Chironi proprietari terrieri e pastori, signori della terra e delle bestie, cinque figlie femmine, un figlio maschio paraplegico, e poi, alla fine, Luigi. La pietra preziosa, il premio per la vecchiaia. La seconda lettera è quella che Luigi scrive alla moglie. E la lettera di carne e spirito, il territorio dei sentimenti: il primo incontro, il primo bacio, la perdizione dell'innamoramento. La seconda lettera è quella di un uomo innamorato a cui la Guerra non ha tolto l'amore. La terza lettera è quella che Luigi scrive al fratello Leonardo... Forse sono stati Caino e Abele. E forse l'infermità di Leonardo non è nient'altro che un'immagine delle paure di un secolo nascituro... L'ultima lettera è quella della verità. Una verità minima quasi inutile rapportata al "fragore sordo della battaglia". Dentro a questa Storia grandissima tutti gli uomini sono piccoli. Marcello Fois è nato nel 1960 a Nuoro. Scrittore, vive a Bologna da molti anni. Laureato in Italianistica, è un autore prolifico, non solo in ambito letterario in senso stretto, ma anche nel campo teatrale, radiofonico e della fiction televisiva. Esordisce nel 1992 con il romanzo Picta, vincitore del Premio Italo Calvino, e Ferro recente. A questi sono seguiti numerosi altri libri (e altri premi), tra cui Nulla (Il Maestrale 1997, Premio Dessì), Sempre caro (Il Maestrale - Frassinelli 1998, Premio Scerbanenco-Noir in festival e Premio Zerilli-Marimò), Gap (Frassinelli 1999), Sangue dal cielo (Il Maestrale - Frassinelli 1999), Dura madre (Einaudi 2001), Piccole storie nere (Einaudi 2002), L’altro mondo (Frassinelli-Il Maestrale 2002), Materiali (Il Maestrale 2002), Tamburini (Il Maestrale 2004), Memoria del vuoto (Einaudi 2007), Sempre caro (Einaudi 2009), Stirpe (Einaudi 2009). "Stirpe" di Marcello Fois - Incipit (prologo) Luigi Ippolito si è messo disteso sul letto rifatto. È vestito di tutto punto, i bottoni della tonaca brillanti, le scarpe lucidate a specchio. Come sempre è stato e sempre sarà, si chiama per cognome e nome Chironi Luigi Ippolito e, senza muoversi, si mette in piedi per guardarsi composto, morto, pronto da piangere. L’Uno sta lì, preciso a se stesso, l’Altro lo fissa, inquieto, pietrificato, ma turbolento, dritto e secco come un insulto detto in faccia, tra il letto e la finestra. Che la fissità dell’Uno è parvenza e la fissità dell’Altro è controllo. Al primo sguardo si direbbero del tutto identici Luigi Ippolito e Luigi Ippolito, solo che il primo, quello disteso sul letto, ha l’apparenza imperturbabile del morto sereno, mentre il secondo, quello che osserva se stesso, in piedi, è rigido e accigliato come sono rigidi e accigliati gli sguardi perplessi. Cosi mentre il primo è immerso nella pace inenarrabile di una resa totale, il secondo battaglia contro quella invincibile mollezza. Per questo a un certo punto, rompendo ogni stasi, si avvicina fino quasi a rapirgli il soffio, quasi padre amorevole che voglia assicurarsi che il neonato ancora respiri. Ma non è per amore che Luigi Ippolito si piega su Luigi Ippolito, no: l’Altro si piega sull’Uno per leggergli la vita. E insultarlo anche, che non è quello il momento di morire e tanto meno di giocare alla morte; e non è quello il momento di arrendersi.

martedì 16 marzo 2010

"Ha suoi diletti il vero" di Claudio Nostri

Sull'incontro con ARNALDO BENINI di lunedì 15 marzo Dalla scienza sempre e solo delusioni. Ieri sera la bellissima lezione di Arnaldo Benini, sulle ultime frontiere delle neuroscienze alla scoperta dei meccanismi che regolano il funzionamento del nostro cervello, ha riconfermato la regola. Eh si, ancora brutte notizie. Riassumendo in soldoni, sembra che il nostro cervello non sia quella macchina meravigliosa attraverso la quale percepiamo il mondo e lo modifichiamo con la nostra capacità di volere e di agire; ma sembra piuttosto un meccanismo assolutamente imperfetto, assemblato con materiali scadenti e che funziona in maniera automatica e casuale. Da qui la naturale conseguenza che noi “non facciamo quello che vogliamo, ma vogliamo quello che facciamo”, con tanti saluti al libero arbitrio e all’idea di essere ognuno artefice del proprio destino. Insomma anche questa volta la scienza ci tratta malissimo. Cosa che del resto ha sempre fatto a partire dai suoi esordi. La nascita del pensiero scientifico è contemporanea all’abbandono della visione tolemaica del cosmo e all’affermarsi della visione copernicana che tanto per cominciare dal centro della creazione ci sposta in una periferia dell’universo che man mano con il passare degli anni e il progredire delle scienze cosmologiche diventa sempre più anonima e insignificante. Duecento anni dopo, altra tegola micidiale. Pare che non siamo stati direttamente creati a immagine e somiglianza di un Dio onnipotente e più o meno misericordioso, ma che siamo il frutto di un evoluzione, che partendo da un brodino primordiale di aminoacidi, attraverso infiniti passaggi tra amebe, ornitorinchi e scimmie sia arrivata all’homo sapiens-sapiens. Ora dalle neuroscienze arriva quest’altra bomba che al confronto, fa parere le prime due rivoluzioni scientifiche dei piccoli petardi da ragazzi. In effetti, al trasloco dal centro dell’universo alla sua lontana periferia, dopo un iniziale disorientamento, cosa del resto naturale in tutti i traslochi, ci siamo abituati. In fondo abitare in centro non è poi così importante. Per quanto riguarda invece la teoria dell’evoluzione darwiniana ci siamo detti; be’, dopo tutto, troppo facile essere stati creati così da un po’ di fango mischiato a qualche sospiro divino. Roba da prestigiatori. Invece pensare di essere il frutto di milioni di anni di evoluzione ci ha fatto ipotizzare a un “disegno intelligente” che attraverso misteriose vie, imperscrutabili al nostro occhio umano, abbia dato per risultato la nascita della nostra specie eletta e intelligente sopra tutte le altre creature del mondo. Ma adesso? Se è vero quello che le neuroscienze stanno scoprendo del nostro cervello la cosa si fa gravissima e forse irrimediabile. Intanto, come dice Benini, il nostro cervello “lontano dall’essere un miracolo della natura, appare piuttosto il risultato di un assemblaggio fortuito di cellule lente e arcaiche che ha portato a un marchingegno di materiali scadenti, male assortito, complicato e fragile”. Ma quel che è più grave è che questo improbabile marchingegno è comandato da casuali impulsi elettrochimici che non dipendono affatto da una nostra reale volontà, trasformando così la nostra umana schiatta in una massa di burattini violenti in balia del caso. Insomma un bel quadretto niente male per chi era partito dal centro dell’universo, creato a immagine a somiglianza degli dei e con la libertà di scegliere non solo il proprio destino ma addirittura tra il bene e il male e ora pare invece che non sia in grado di scegliere neanche fra le caramelle alla liquirizia o alla menta. C'è poco da stare allegri ragazzi, siamo proprio una ciurma alla deriva e se tutto questo fa parte di un disegno preordinato mi pare che sia più corretto definirlo “demente” che “intelligente”. E così la scienza ci bastona ancora. “All’apparir del vero tu misera cadesti” diceva Leopardi. Non ci rimane che un’unica consolazione, che è quella, nonostante tutto, di continuare a cercare di capire come funziona il mondo che ci è toccato in sorte, perché sempre come diceva il grande Giacomo “che conosciuto, ancor che tristo,/ Ha suoi diletti il vero. E se del vero/ Ragionando talor, fieno alle genti/ O mal grati i miei detti o non intesi,/Non mi dorrò, …" di Claudio Nostri