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venerdì 12 dicembre 2008

"I turisti dell'emergenza" di MARIO DESIATI

Lo scrittore pugliese MARIO DESIATI è stato ospite di Caffè Letterario il 24 novembre scorso con il suo romanzo "Il paese delle spose infelici".

In gergo vengono chiamati i turisti dell’emergenza. Sono quelle persone, o forse meglio sarebbe definirli come personaggi, che esaltano la loro vocazione escursionistica nel momento di massima tensione in un determinato luogo e momento. Se c’è un terremoto, uno tsunami, una valanga o qualche altra catastrofe lasciano passare un paio di mesi e vanno a far visita con gli occhi sgranati e la bocca a culo di gallina per dire “Io c’ero”. La vicenda di questa comitiva di amici di Mottola in provincia di Taranto potrebbe rientrare nel capitolo “turisti dell’emergenza” con una sottosezione chiamata “I buongustai dell’emergenza”. Tutto ebbe inizio nei tempi cupi della Mucca Pazza, il morbo della BSE occupava le prime pagine dei giornali e le aperture dei tg nazionali. Renzo, Cosimo e Puccio erano tre squattrinati studenti universitari che mantenevano i loro studi lavorando come camerieri in una pizzeria di Bari. La loro principale passione consisteva nell’organizzare grandi mangiate di carne che nel dialetto pugliese vengono chiamate sciotte. La sciotta è l’abbuffata dove si mangia sino allo sfinimento e con l’obiettivo principale di esagerare. Regina della sciotta è la carne di vitello che nel periodo dell’emergenza Mucca Pazza sparì dai supermercati, dalle macellerie e dai ristoranti. La bistecca fiorentina diventò addirittura proibita e come tutte le cose proibite, oggetto di desiderio per molti. All’inizio fu quasi un caso, Renzo, era il più buongustaio della truppa, ossessionato dagli istinti primari con dentro la testa soprattutto quello del mangiare, una priorità tale che lo aveva reso negli anni dopo la scuola un peso massimo. Propose di verificare l’attendibilità dei provvedimenti giudiziari e cominciò la ricerca di posti dove era possibile ancora mangiare la fiorentina. Fece una scommessa “Se vi trovo una fiorentina, mi pagate tre cene.” I provvedimenti e i controlli erano talmente serrati a causa dell’emergenza che neanche i macellai più ambigui avevano il prezioso taglio di carne. Non faceva eccezione neanche il mitico Alduccio, un macellaio dalla battuta pronta che un giorno a una signora che lamentava di aver trovato nella salsiccia appena acquistata un pezzo di vetro rispose: “Ma quanto l’avete pagata?” “Cinque mila” “E che volevate a quel prezzo, il diamante?”. Di Alduccio si diceva di tutto, girava la voce che vendesse carne esotica (puma, zebre, giraffe) trafugata da un vicino zoo, al mito mai nessuno cercò conferma. Renzo sapeva bene che Alduccio andava monitorato. E così tra una confidenza e l’altra, tra un giuramento di fedeltà al silenzio e un po’ di corruzione, Renzo ottenne tre fiorentine. Da quella piccola sfida nacque la consuetudine per cui ogni emergenza alimentare i tre, oggi diventati tutti e tre avvocati, partono e duellano con il destino. C’è l’emergenza aviaria in Abruzzo? Eccoli arrivare in pompa magna e pasteggiare a pollame; c’è la bufala alla diossina in Campania? Eccoli partire per Caserta e fare grandi mangiate di mozzarella a prezzi dimezzati. Ieri al gate di Ciampino di una compagnia low cost mi è parso di vedere l’inconfondibile sagoma di Renzo con un ridicolo colbacco, al suo fianco il minuscolo Cosimo e niente meno che Puccio con uno zaino da studente di scuola media pieno di pupazzi e spillette. Un trio di disadattati a vederli tutti in fila all’imbarco, eppure sul monitor qualcosa mi faceva credere che era in ballo una nuova scommessa e una nuova avventura, lassù sulle loro teste brillava la scritta “Dublino ore 14.30”, Irlanda, la culla di una nuova emergenza, quella del maiale alla diossina, che ancora una volta i tre amici sembravano convinti di dover andare ad affrontare.

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