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Sala conferenze - Hotel Ala d'Oro

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domenica 28 dicembre 2008

"Un augurio per Caffè Letterario" di IVANO NANNI

Siamo a fino anno. Tempo di bilanci, si dice. Ma per la letteratura a Lugo è ancora troppo presto per fare un consuntivo. L'annata finirà a primavera inoltrata, almeno credo, e solo allora spetterà ai curatori fare un consuntivo. In ogni caso già da gennaio il caffè proseguirà con importanti incontri confermando il suo percorso di qualità. Nel mare magnum della letteratura ci si lascia guidare dal fiuto, dalla possibilità, e dalla passione, punti fermi, per i curatori, della rassegna letteraria. Da frequentatore del caffè letterario non posso fare altro che evidenziarne un piccolo segmento di vita, e solo in generale, e senza riferimenti, e solo da un mio personalissimo punto di vista. A pensarci bene, sono quattro anni che il caffè letterario lavora e ben 164 sono gli autori intervenuti, e ci vorrebbe un poeta che fosse anche storico per dare a ogni autore la sua giusta collocazione. Da questo punto di vista sono fortunato; non essendo storico, e tanto meno poeta, potrò dire liberamente alcune cose generalissime sul piacere di gustare alcune serate letterarie senza sbilanciarmi in giudizi che non mi riguardano. Le vacanze di natale hanno sospeso le attività del caffè. Ma senza dubbio, dopo i botti di fine anno, tornerà con nuovi incontri e tavole apparecchiate per banchetti letterari, confermando che la gravitas e la gaudentia, la ponderatezza e la convivialità, possono concordare e vivere sotto lo stesso tetto e mettersi alla stessa tavola. Perciò niente di strano se un conferenziere sosterà meditabondo davanti a un piatto di pasta prima di espellere un aforisma, o racconterà un aneddoto sopra un rollé di vitello, o reciterà un verso del Sommo prendendo un cucchiaio di zuppa inglese. Niente di strano. È nello spirito del caffè letterario confondere i due aspetti, ammettere due diversi modi di intendere l'incontro con gli autori. È nel carattere di questa iniziativa e dei suoi curatori tracciare piccole convergenze di intenti, unire con un tratto di sensibilità autori e pubblico e, senza essere mossi da nessun intento pedagogico e tanto meno ideologico, (per questo basti guardare l'elenco quanto mai eterogeneo delle presentazioni per averne conferma), orientarsi solo con il proprio fiuto e sensibilità. Così, il pubblico, che per quanto mi riguarda è protagonista come l'autore stesso della serata, si concentra in due distinte riflessioni. Una, pertinente alla proposta dei curatori, cioè segue con attenzione i percorsi predisposti da chi presenta libri e mostre, e successivamente, calici alla mano, partecipa al gioco comune del conoscersi meglio e di più nelle vicinanze dei tavoli imbanditi, concludendo con la seconda riflessione ciò che ha iniziato con la prima. A me pare,un'apprezzabile dimostrazione di stima e di benevolenza per gli intervenuti, offrire sia un'indicazione di gravitas che di convivialità, che è come dire offrire un calice di vino come segnalibro. Da una presentazione a una degustazione,da una presenza in cattedra a una libera docenza a tavola, con il permesso di tutti e dell'anfitrione, abbiamo la messa in scena, semplicemente, di due diversi modi di intendere la libertà di presentare e presenziare a un medesimo evento. Per una città provincia dell'impero non è male. C'è da augurarsi che continui.

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