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lunedì 9 marzo 2009

"Una sconfitta senza onore" di IVANO NANNI

Sull'incontro con Edmondo Berselli di venerdì 6 marzo.

Ultime elezioni. Berselli racconta come l’intreccio dei sondaggi avesse occluso la capacità di percepire quello che stava accadendo in realtà. Tutti i sondaggi davano la sinistra perdente con scarti assai variabili. E questi scarti non erano cosa da poco. Pagnoncelli diceva che grazie ai suoi rilevamenti laterali, le domande dirette non funzionavano, si poteva scendere sotto il tre per cento, entrare in dirittura di arrivo e giocarsela con il cavaliere. Piepoli affermava invece dati più deludenti che oscillavano tra il cinque e il nove per cento a seconda di chi aveva davanti. Qualcuno ha creduto ai dati di Pagnoncelli e ha toppato. Franceschini, l’attuale leader del Pd, raccontò che si sarebbe arrivati a un testa a testa. Lo scarto come si sa fu di nove punti che tradotti in teste siamo sui tre milioni di elettori. Quando si passa da un probabile testa a testa a uno scarto così fulminante ci si chiede dove stava la testa di chi ha raccontato quella storia. Credere nel testa a testa forse faceva parte di un curioso esorcismo per il quale evocando il bene poi lo si ottiene. Alla pratica dell’ottimismo non si è ancora ben preparati come lo è il cavaliere dall’altra parte, e il bene che si realizza tramite un magia avviene solo nei libri e non nella politica, che realizza qualcosa solo se si attrezza per il viaggio. La politica deve proporsi di arrivare da qualche parte, deve avere un approdo in mente. Se lo possiede, allora arma una barca, arruola i marinai, nomina un capitano, traccia una rotta e, cosa da non trascurare, legge la bussola. Si può dire che tutto questo sia una priorità per il Pd? Quando si passa da un probabile pareggio a una sonora sconfitta, significa che non si ha il polso della situazione. Una volta bastava contare il numero degl’iscritti alla Cgil per sapere quanti voti avrebbe preso il Pci, ora non è più così. La grande maggioranza del popolo dei dipendenti, lavoratori in testa, hanno votato e votano per Forza Italia, o per la Lega. Hanno in tasca la tessera del sindacato e votano per il partito che affronta il loro sindacato a muso duro. Pare incredibile. È evidente che non si può più parlare di – popolo della sinistra- ma di un magma, una specie di blob, al quale dare una forma umana e se possibile convertire in voto. È possibile domandarsi seriamente perché è accaduto questo? Ora, il Pd non ha ancora niente che lo faccia somigliare a un partito in marcia verso qualcosa. È una risultante geometrica di diversi spezzoni di ex partiti. Non intercetta più il suo elettorato, perché il “suo”elettorato non c’è più. Si è allontanato, sfiduciato e deluso dalla mancanza di concretezza. Parla di principi generali, di diritti e garanzie, tutte cose belle e giuste naturalmente, ma nessuno sa che farsene ora. Possibile che nessuno affronta un solo nodo, anche uno solo è sufficiente, nel quale ci si può riconoscere come sinistra? Ad esempio, il problema economico. Banalizzando: Il problema dei soldi. Berselli se lo chiede, ce lo chiediamo tutti. E siamo in apprensione perché su questo fronte non si sente un battito, un respiro, niente di niente. Perché non si parla di soldi? Il Pd ne ha orrore. La questione centrale è sui diritti e le garanzie, la carta costituzionale, il codice penale, le battaglie giudiziarie, gli stupri, gli sbarchi dei clandestini, le carceri, la Salerno- Reggio Calabria, il ponte sullo stretto. Tutto e il suo contrario. Ma di soldi non parla nessuno come fossero tutti cardinali interdetti dal parlare dello sterco del demonio. D'altro canto non ne parla nemmeno il sindacato e questo è immensamente grave. Anche da questa parte c’è timidezza, un pudore, una vergogna incomprensibile a chiedere soldi per chi lavora. È un argomento tabù. Si entra nell’ufficio del padrone con il cappello in mano per chiedere due brustole, e se ne prende una mezza. Ma già si è discusso se era il caso di chiedere due brustole, forse era eccessivo. Già ci si è dilaniati sull'opportunità di chiedere qualcosa. E si assiste sempre più spesso al sindacato che critica preventivamente una sua proposta e la affossa prima ancora che sia la Confindustria a farlo. Quando ci si presenta alla trattativa la richiesta è così minima che pare uno scherzo, al punto che la controparte ride e dimezza la richiesta. La prossima volta non si chiederà nulla così quello che si otterrà, perché l’elemosina viene sempre concessa, sarà una vittoria da sbandierare in faccia ai lavoratori. Poi c’è il fatto, non meno grave che un governo di sinistra ha regalato soldi ai ricchi togliendoli ai poveri. Prodi ha ipotecato il futuro del Pd consegnandolo alla storia della stupidità insieme all’ineffabile Padoa Schioppa. L’esteta delle tasse. La storia infinita del cuneo fiscale. Si sa dove è andato a finire quello strano oggetto contundente. Quando è stato il momento di scegliere se abbassare le tasse ai lavoratori o agli imprenditori, l'Unione ha pensato bene di regalare soldi alle imprese. Ma è una cosa seria questa? No, non lo è. Ma se se si fanno scelte di questo tipo diventare sinistrati è il minimo che possa capitare. Ivano Nanni

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