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domenica 1 giugno 2008

GIUSEPPE AYALA a Caffè Letterario

Mercoledì 4 giugno alle ore 21,00 nell'aula magna del Liceo Classico di Lugo primo importante incontro del mese per Caffè Letterario. Salirà infatti sul palco della nostra rassegna letteraria il magistrato siciliano Giuseppe Ayala che presenterà il suo ultimo lavoro "Chi ha paura muore ogni giorno. I miei anni con Falcone e Borsellino" edito da Mondadori nel 2008. L'incontro organizzato in collaborazione con l'Università per Adulti di Lugo e l'Associazione Eco sarà introdotto da Marco Sangiorgi.
Sono passati quindici anni dalla terribile estate che, con i due attentati di Punta Raisi e di via d’Amelio, segnò forse il momento più drammatico della lotta contro la mafia in Sicilia. Giovanni Falcone e Paolo Borsellino restano due simboli, non solo dell’antimafia, ma anche di uno Stato italiano che, grazie a loro, seppe ritrovare una serietà e un’onestà senza compromessi. Ma per Giuseppe Ayala, che di entrambi fu grande amico, oltre che collega, i due magistrati siciliani sono anche il ricordo commosso di dieci anni di vita professionale e privata, e un rabbioso e mai sopito rimpianto. Ayala rappresentò in aula la pubblica accusa nel primo maxi-processo, sostenendo le tesi di Falcone e del pool antimafia di fronte ai boss e ai loro avvocati, interrogando i primi pentiti (tra cui Tommaso Buscetta), ottenendo una strepitosa serie di condanne che faranno epoca. E fu vicino ai due magistrati in prima linea quando, dopo questi primi, grandi successi, la reazione degli ambienti politico-mediatici vicini a Cosa Nostra, la diffidenza del Csm e l’indifferenza di molti iniziarono a danneggiarli a isolarli. Per la prima volta, Ayala racconta la sua verità, non solo su Falcone e Borsellino, che in queste pagine ci vengono restituiti alla loro appassionata e ironica umanità, ma anche su quegli anni, sulle vittorie e i fallimenti della lotta alla mafia, sui ritardi e le complicità dello Stato, sulle colpe e i silenzi di una Sicilia che, forse, non è molto cambiata da allora. Giuseppe Ayala, magistrato, è oggi presidente della prima sezione di Corte d’appello del tribunale dell’Aquila. Ha fatto parte per tutti gli anni Ottanta del pool antimafia e ha rappresentato l’accusa nel primo maxi-processo. Entrato in politica, è stato in Parlamento per tre legislature. Ha scritto, col giornalista Felice Cavallaro, La guerra dei giusti: i giudici, la mafia e la politica (1993).
da "Chi ha paura muore ogni giorno" di Giuseppe Ayala
L’appuntamento era fissato per il primo pomeriggio di venerdì 22 maggio all’aeroporto di Ciampino. Falcone, come spesso accadeva, mi avrebbe dato un passaggio per Palermo sul volo di Stato. In mattinata mi telefonò per avvertirmi di un cambiamento di programma. Francesca non si sarebbe liberata dal lavoro in tempo. Il decollo era spostato di ventiquattr’ore. “Giovanni, arrivare a Palermo sabato sera per ripartire lunedì mattina mi fa pensare che è meglio che io rimanga a Roma. Ti ringrazio, ci vediamo la settimana prossima.” Alle 17,59 di quel sabato cinquecento chili di tritolo fecero scempio di cinque vite e della dignità di questo Paese. Avrei dovuto esserci. Il “nonnulla” che non aveva salvato Ninni Cassarà rimase al mio fianco. Gli debbo la vita. Domenica 19 luglio, tornato dal mare, stavo riposando. Intorno alle sei del pomeriggio sentii un boato che mi fece saltare dal letto. Mi affacciai, ma non notai nulla di particolare. Dopo qualche minuto vidi un’enorme nube nera superare i dieci piani del palazzo di fronte a casa mia. Scesi in strada. La scorta mi seguì. Dopo duecento metri i nostri occhi furono costretti a una visione che a qualunque essere umano andrebbe risparmiata. E che non descrivo. Inciampai in un tronco di uomo bruciato. Era quello che restava di Paolo Borsellino. Fui il primo a vederlo in quello stato. Sarò l’ultimo a dimenticarlo.

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