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venerdì 29 maggio 2009

"Un inviato speciale in Italia" di IVANO NANNI

Di sicuro dobbiamo respingere la prevalenza che abbiamo a flagellarci pubblicamente. Non solo noi abbiamo chilometri di immondizia sparsi per le campagne. Il dottor Caprarica ci informa che anche nella vecchia e nobile Inghilterra ci sono tratti di campagna insudiciati dai rifiuti organici. Questo naturalmente non serve a mitigare la nostra incoscienza ma a definirci parte del popolo animale e infuriato contro la natura al punto da offenderla nella maniera più triviale. Pare evidente però che quello che in Inghilterra è un aspetto di malcostume isolato, da noi è diventato business, affare centrale per la grande delinquenza che in Italia ha il suo centro direzionale, vecchio ma sempre efficiente. E qui veniamo alla prima grande verità che ci viene informata dal grande affabulatore, che è la seguente: gli italiani sono un popolo anarcoide e fieramente intraprendente. E non potremmo esserlo se la nostra mentalità insofferente per le regole e le leggi non si organizzasse con grande fantasia e vero genio nel perfezionamento dell’elusione a tutti i livelli. In questo siamo davvero grandi. Per cui dalla prima legge italica per eccellenza, cioè, fai quello che credi e fregatene del prossimo, risulta che la fantasia sta tutta nel muoversi per conto proprio e ricavare il massimo dalle proprie azioni. Questo ottimo principio che sta alla base di qualunque creatività, compresa quella artistica, non è trasmissibile in campo politico e sociale purtroppo. Infatti i danni prodotti da questo atteggiamento sono una fonte inesauribile di scandali di qualunque tipo. La nostra propensione a considerare lo Stato come il nemico da combattere, e il governo come l’estensione istituzionale della famiglia o dell’azienda(familiare),ci invischia sempre più profondamente in un grande imperante sadomasochismo politico le cui conseguenze vengono chiaramente e bellamente eluse visto che siamo un grande popolo di elusivi-evasivi-evasori. Questa modo di concepire la politica che è poi un modo di concepirci come individui dimostra la nostra difficoltà a riunirci in gruppi omogenei che mirano al proprio benessere. Viviamo come monadi e ci comportiamo come menefreghisti nel sociale. “Il menefrego” era la sostanza di ribelle giovanilismo del fascismo, il suo imperativo categorico anarcoide, violento e sbruffone che è sopravissuto in quanto nucleo vero delle nostre azioni di adesso. Lo zoccolo duro della capoccia italica. Da questo punto di vista non abbiamo fatto progressi. In tutte le nostre manifestazioni dimostriamo quanto siamo disuniti e caciaroni inconcludenti, e al contrario quanto siamo uniti in casa, nella solidità presunta della famiglia che è la vera portanza dell’Italia. Siamo dunque dei mammoni impenitenti? E questa è la domanda che sta alla base della seconda grande verità che ci interessa. Si direbbe di sì, se si guarda agli altri paesi, e specie nel nord Europa vediamo come i ragazzi siano stimolati ad uscire di casa, a volare fuori dal nido il più presto possibile. Nel nostro paese essi vengono stimolati a fare il contrario e con una pervicacia che è tipica del sadico. La nostra famiglia ha sviluppato nei secoli un senso di appartenenza che dalle cose si è trasmesso alle persone. Per cui il principio della proprietà delle cose e dei beni è comprensivo della prole che come è evidente è il sommo bene della famiglia. Il sommo bene, come ci insegna la chiesa, va conservato in una teca di cristallo al riparo da ogni contatto, ammirato e vissuto come un pezzo raro, come reliquia santificata. E qui veniamo alla terza verità, e che riguarda il nucleo forte di confuse paure che ci portiamo come un pesantissimo fardello. E la prima paura è di perdere la nostra mentalità. Ma siamo sicuri che non staremo meglio se perdessimo quel callo osseo che si esemplifica in pensieri, modi, e azioni che ci dequalificano sempre di più? Ma siamo sicuri che a trattenere oltre il dovuto i figli, non sia una forma subdola e perversa per perderli? Poi c’è una quarta verità, se vogliamo, ed è dimostrativa del fatto che non spetta alla politica sbrogliare i nodi sociali cruciali, la politica conserva quello che detiene e non desidera altro, ma altro c’è, e spetta ai ragazzi stessi dimostrare quanto sono forti, sono loro che devono sollevarsi e trovare una voce potente per richiedere più libertà e una prospettiva migliore per se stessi, sono loro che hanno il dovere dell’ottimismo. di Ivano Nanni

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