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martedì 19 aprile 2011

"La variante italiana: dal balcone al predellino" di IVANO NANNI

A seguito dell'incontro con Enzo Golino di venerdì 15 aprile dove sono stati presentati i libri "Parola di Duce" edito da RIzzoli e "Madame Storia & Lady Scrittura" edito da Le Lettere. Il nostro premier non ha nelle corde la duttilità linguistica di un Mussolini, non potrebbe inventare, ad esempio, la parola panciafichista che evoca sereni pomeriggi assolati sotto un fico immersi in un ozio gra-ni-ti-co a gustare i frutti dolci di quella pianta. Mussolini diceva panciafichista ai pigri, agli irresoluti, a tutti gli indecisi e alle“ mezze cartucce “ che se ne stavano all' ombra a pancia piena senza il più piccolo pensiero rivolto all'Italia. Il Duce sapeva bene che non era con le minacce che poteva ammansire un popolo portato per natura all'indisciplina e all'opportunismo, ma aveva compreso che poteva essere suggestionato con metafore mirabolanti abilmente costruite per persuadere le masse e umiliare e insultare chi criticava. Perciò strigliava i suoi polli dall'alto di un balcone perché le parole di un capo combattente erede dell'Impero dovevano piovere dall'alto, e scuotere la folla da residui di pigrizia e di imbelli paciosità. Una volta svegliati dalle trombe del Duce gli italiani erano pronti a fare il loro dovere imbottigliati da una pervasiva campagna di indottrinamento che non ammetteva defezioni. Paradossalmente il più grande sforzo bellico quindi è stato fatto dal Duce nell'opera immane di persuasione nei confronti degli italiani poi, sparate tutte le cartucce linguistiche non c'è stato più altro da fare, poiché non c'era nulla per fare veramente la guerra e con le parole si tiene in piedi solo il teatro e non la linea del fronte. Hitler questa cosa l'aveva capita bene, perciò sullo stesso piano del discorso aveva messo i carri armati, come dire che forma e contenuto erano una cosa sola per il Reich. Il Duce che non era così serio come il suo omologo, aveva mostrato i muscoletti ma non era così risoluto come il capo nazista perciò si teneva caro il suo balcone e ci pensò un bel po' prima di accasarsi con Hitler, e lo fece per vanità e per calcolo, e gli andò male perché a forza di raccontare balle agli italiani si dimenticò che era italiano pure lui. Ma eccoci arrivati ai nostri gironi infernali, da un inferno all'altro, come direbbe un poeta maudit al colmo della sua decandenza. Dal balcone al predellino cos' è cambiato? La prospettiva di sicuro. Siamo di molto più bassi. Il duce non c'è più e gli italiani non ci sono mai stati. Come nazione siamo in via di estinzione. Il WWF guarda preoccupato alla situazione italiana, teme una sparizione rapida di alcune specie di rara umanità che respirano a fatica in un ambiente reso ostile dalla deforestazione delle regole. È l'effetto serra sulla politica, e gli stati più deboli sono i primi a collassare. Sarà colpa della semplificazione concettuale, da parole composte siamo passati a semplici fonemi, della parola panciafichista è rimasto fichista. Ed esprime bene l'asse portante del pensiero politico in corso d'opera. Tireremo le somme quando la legge Merlin sarà revocata e le sedute del parlamento saranno fatte in qualche salottino di via Stringitette ( esiste a Bologna ). Dal basso del predellino si possono creare solo piccole suggestioni per un popolo che non guarda più in alto. E se guardare in alto non ci ha portato bene, allora perché guardare una caricatura che parla da un predellino dovrebbe farci sognare? Evocare la terza via non è un lassativo politico può essere la salvezza, invece di guardare in alto o in basso guardiamoci dentro con le dovute precauzioni, per i più delicati è consigliato l'uso di un antiemetico. di IVANO NANNI

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