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giovedì 9 maggio 2013

"Arcipelago sentimentale" di IVANO NANNI


Sull'incontro di mercoledì 8 maggio con la scrittrice Francesca Melandri che ha presentato il suo ultimo romanzo “Più alto del mare” edito da Rizzoli.

Paolo è un professore di filosofia in pensione che ha un figlio in carcere per terrorismo e che vede pochissimo e Luisa è la moglie contadina ingenua e impaurita di un marito violento rinchiuso per omicidio. Siamo su un'isola dove la bellezza selvaggia del luogo si innesta nella penombra crudele del carcere. Gli anni sono quelli bui del terrorismo. Anni difficili gli ultimi dei settanta complicati da urgenze sociali che sono l'eredità di altre motivate turbolenze. Va detto: sono anni nei quali la pietà fu bandita dalla politica nella quale fremevano sentimenti rivoluzionari che ad alcuni sembravano possibili, e che tuttavia furono inquinati da parole d'ordine estreme e alla fine settarie e individualistiche, parole e fatti che tanto hanno compromesso ciò che di buono c'era nel radicalismo di sinistra. Tuttavia è impossibile non provare un sentimento di orrore per quello che si è prodotto in quegl'anni.
I protagonisti di questo romanzo hanno vite complicate da vicende  indotte dai loro congiunti.
La società prova commozione e pena per le vittime e per i parenti delle vittime ma non per i carnefici e nemmeno per i congiunti dei carnefici. Esclusi dal sentimento più umano, quello della compassione, essi si trovano a combattere una battaglia solitaria contro un giudizio della società che non lascia scampo.
I personaggi cercano una via d'uscita per se stessi e forse ambiscono al  perdono di una società che li vuole silenti pur non avendo commesso nulla, ma per il fatto stesso di non aver capito o di aver troppo tollerato i loro congiunti, gli adorati mostri, quelli che vivono nella nebbia dell'oblio condannati dal mondo al silenzio perenne, essi si trovano nella triste condizione di vivere l'indicibilità della loro sofferenza.
Tuttavia per Paolo e Luisa, complice una notte di burrasca passata sull'isola, appare concreta la possibilità di emendare il senso di colpa col quale flagellano la loro vita.
Un terzo personaggio, Nitti Francesco la guardia carceraria, vive un'esclusione civile simile a quella di Paolo e Luisa. Anche lui vive con pena l'impossibilità di confidarsi appieno con la moglie circa il suo lavoro e prova tormento per il suo essere carcerato con i carcerati.
Paolo e Luisa intravedono perciò la possibilità di frantumare la loro angoscia attraverso la condivisione di un passaggio doloroso che non è esclusivo ma che appartiene anche ad altre persone che vivono un dolore simile.
Il carcere è un'isola nell'isola ed è l'altro protagonista del romanzo in quanto chiave di volta del cambiamento dei personaggi.
Che differenza tra la bellezza selvaggia dell'isola con gli umori grevi e le folli ossessioni del carcere. Eppure in quel luogo di pena c'è ancora spazio per una rivelazione. Quella che appare ai protagonisti come una didascalia alla propria esistenza, è un risvolto amaro e nello stesso tempo ordinario, fatto di piccole cose di tutti i giorni che prendono il sopravvento sulle domande esistenziali e diventano racconto che redime, e sono proprio queste cose l'insieme della vita vera.
di Ivano Nanni


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