Silvia Ronchey è stata ospite del Caffè Letterario di Lugo
venerdì 27 aprile 2018 per presentare il suo libro "La cattedrale
sommersa” edito da Rizzoli”.
“I libri di oggi per lo più si scrivono in meno tempo di
quanto ne serve a leggerli, e poiché costano quello che valgono, durano in
proporzione […] Troppi libri, buoni, cattivi, mediocri, escono ogni giorno, e
necessariamente fanno dimenticare quelli del giorno prima. La sorte dei libri
oggi è come quella degli insetti chiamati effimere. Alcune specie durano poche
ore, alcune una notte, altre tre o quattro giorni. Ma sempre di giorni si
tratta. […] Invece i libri degli antichi latini e greci, e anche quelli dei
bizantini, che i moderni credono non servano a nulla, se fossero più divulgati
attraverso buone traduzioni, e più nelle mani della gente comune, potrebbero
orientare le mode, le opinioni, il modo di vivere molto più dei libri moderni”.
Così scriveva, rispettivamente nel Dialogo di Tristano, nello Zibaldone e nel
Discorso in proposito di una orazione greca. Orazione di Giorgio Gemisto
Pletone in morte della imperatrice Elena Paleologina, Giacomo Leopardi, autore
di cui non solo una magnifica e vorrei dire complementare citazione campeggia a
grandi lettere tra gli antichi corridoi dell’albergo Ala d’Oro di Lugo di
Romagna, ma di cui lo spirito, per motivi non tutti ovvi o facilmente
perscrutabili, aleggia sulle riunioni del suo Caffè Letterario.
Lo stupore e l’emozione che prendono lo scrittore che vi approdi, invitato a
partecipare alle sue riunioni, a esplorare le stanze del suo hôtel littéraire,
a girovagare per le sue strade e piazze, ravvivando la memoria degli antichi
mercati estensi come quella (“plus haut, plus haut!”) di Francesco Baracca,
circondato e quasi sopraffatto dall’ospitalità, dall’entusiasmo culturale e
vorrei dire dall’appetito bibliografico dei suoi odierni abitanti, è
altrettanto difficilmente descrivibile.
Agli amici che mi hanno chiesto dove fossi stata, nel fine settimana di
fine aprile in cui ho fatto anch’io, come molti e più illustri scrittori prima
di me, quest’esperienza, ho risposto: “Nel Paese dei Bibliofagi”. Un paese
dove, per uno strano incantesimo, la sorte dei libri sembra essere più felice
che nel resto del mondo attuale. Dove i libri degli antichi continuano a
vivere, letti e riletti nelle case, recitati e ascoltati per notti intere nei
giardini e nelle piazze. Dove, tra quelli dei moderni, gli abitanti sembrano
dotati di uno speciale istinto a distinguere gli insetti effimeri dalle altre
specie. Sarà l’aria salmastra che dal mare bizantino, l’Adriatico, soffia fin
lì attraversando la bassa. Sarà che il borgo di Lugo, pur non selvaggio come quello
natìo di Giacomo Leopardi, al contrario civilizzato ben più delle nostre grandi
città storiche italiane, ha quiete stanze e vie d’intorno e orti, e sabati e
di’ di festa come quelli che vi ho trascorso in amabile inerzia, che dispongono
all’ascolto del tempo e a quell’unica forma universale di preghiera che è
propria dell’anima occidentale: la lettura.
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