Venerdì 18 maggio, alle ore 21.00, nella Sala Conferenze
dell’Hotel Ala d’Oro, in occasione del finissage della piccola mostra di disegni
di Domenico Rambelli allestita nella hall dell’hotel, il Caffè Letterario di
Lugo dedica una serata allo scultore faentino autore del monumento a Francesco
Baracca che domina la piazza della nostra città da più di ottant’anni. A
parlarne saranno Daniele Serafini, direttore del Museo Francesco Baracca e Aldo
Savini.
Rivalutato dalla critica, dopo la damnatio memoriae dell’immediato secondo
dopoguerra improvvidamente causata dalle sue compromissioni artistiche con il
fascismo, Domenico Rambelli è oggi riconosciuto come uno dei protagonisti della
scultura italiana ed europea tra le due guerre. Le sue tre grandi opere
pubbliche (Monumento ai caduti di Viareggio del 1927, Fante che dorme di
Brisighella del 1928 e Monumento a Francesco Baracca di Lugo del 1936) sono
infatti frutto di un grande respiro culturale non immemore delle esperienze di
maestri del Novecento europeo e per niente affatto supinamente corrive o
succubi alla retorica dominante. La carriera artistica di Rambelli inizia a
Faenza per poi dispiegarsi a livello nazionale. A Faenza si forma, come i suoi
coetanei Drei, Ugonia, Guerrini e Nonni, alla locale Scuola d’Arte e Mestieri e
in un clima dominato dalla figura di Domenico Baccarini. Nel 1902-1904 è a
Firenze dove frequenta la Scuola Libera del Nudo presso l’Accademia di Belle
Arti e dove conosce Pellizza da Volpedo, Costetti, e Lorenzo Viani cui si
legherà con sensi di amicizia destinati a durare nel tempo. Sarà Viani stesso a
favorire la realizzazione del grande impegno scultoreo viareggino. Nel 1905
espone a Roma, nel 1907 partecipa per la prima volta alla Biennale di Venezia e
nel 1908 è presente, con gli amici del cosiddetto “cenacolo baccariniano”
all’Esposizione di Faenza. Prima della guerra compie viaggi a Parigi e nel
nordeuropa.
Subisce il fascino di scultori quali Rodin, Meunier, Bourdelle e
Medardo Rosso. Nel 1919 viene incaricato della cattedra di Plastica Decorativa
presso la neonata Regia Scuola di Ceramica di Faenza dove, fino ai primi anni
della seconda guerra mondiale, esegue opere personali e indirizza la produzione
scolastica secondo una linea ben riconoscibile: oggetti sintetici, spesso di
grandi dimensioni, decorati a volte con un parco uso dell’oro e a volte
decorati con un gusto tra il moderno e l’arcaizzante, con inflessioni Déco. Nel
1926 partecipa alla prima mostra del gruppo “Novecento” a Milano. Definito da
F.T. Marinetti come uno scultore “animato da un suo ideale di forza di
sintesi”, Rambelli è, in questi anni, all’apogeo della fama. Nel 1939 ottiene
una intera sala e il Primo Premio Nazionale per la scultura alla Quadriennale
di Roma. Nel dopoguerra perde la cattedra a Faenza e si ritira a Roma dove può
contare sull’aiuto dell’amico Giovanni Guerrini e di Myrtia Ciarlantini che gli
ottengono un posto d’insegnante alla Scuola Libera del Nudo presso l’Accademia
di Belle Arti. Giungono gli anni difficili segnati da scarsi incarichi
(Cappella di San Francesco d’Assisi nella Basilica di Sant’Eugenio a Roma del
1955, Tomba del musicista Balilla Pratella a Lugo e Tomba di Giuseppe Donati a
Faenza del 1957) e dal proseguimento di una attività disegnativa che non ha mai
abbandonato.
Nel 1960 viene nominato Accademico di San Luca ma anche questo
tentativo di reintegro nel mondo culturale italiano non gli varrà altri
apprezzabili segni di considerazione fino alla morte. Negli anni Ottanta la
città di Faenza colloca in un luogo pubblico il monumento in bronzo Alfredo
Oriani, del 1929 ma poi continuamente elaborato. Come disegnatore e come
scultore, Rambelli mette a punto una cifra personalissima: aderente al vero ma
magistralmente capace di raccogliere in pochi e sintetici tratti o volumi la
grande complessità delle informazioni subite e la parimenti generosa offerta di
innovative soluzioni formali – ai limiti della più estrema riduzione
linguistica se non dell’astrazione – cui certi enfatismi e certi arcaismi
infondono un senso di partecipata e umanissima attenzione ai soggetti scelti,
siano essi eroi e protagonisti della storia o, nella maggior parte dei casi,
gente comune.
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