Pagine

Sala conferenze - Hotel Ala d'Oro

Via Matteotti, 56 - 48022 Lugo di Romagna - (Ravenna) - Italia
Per Informazioni : 0545 22388 - claudio@aladoro.it
Iscriviti alla newsletter di Caffè Letterario sul sito http://www.aladoro.it/

giovedì 17 maggio 2018

Venerdì 18 maggio - Dedicato a DOMENICO RAMBELLI


Venerdì 18 maggio, alle ore 21.00, nella Sala Conferenze dell’Hotel Ala d’Oro, in occasione del finissage della piccola mostra di disegni di Domenico Rambelli allestita nella hall dell’hotel, il Caffè Letterario di Lugo dedica una serata allo scultore faentino autore del monumento a Francesco Baracca che domina la piazza della nostra città da più di ottant’anni. A parlarne saranno Daniele Serafini, direttore del Museo Francesco Baracca e Aldo Savini.

Rivalutato dalla critica, dopo la damnatio memoriae dell’immediato secondo dopoguerra improvvidamente causata dalle sue compromissioni artistiche con il fascismo, Domenico Rambelli è oggi riconosciuto come uno dei protagonisti della scultura italiana ed europea tra le due guerre. Le sue tre grandi opere pubbliche (Monumento ai caduti di Viareggio del 1927, Fante che dorme di Brisighella del 1928 e Monumento a Francesco Baracca di Lugo del 1936) sono infatti frutto di un grande respiro culturale non immemore delle esperienze di maestri del Novecento europeo e per niente affatto supinamente corrive o succubi alla retorica dominante. La carriera artistica di Rambelli inizia a Faenza per poi dispiegarsi a livello nazionale. A Faenza si forma, come i suoi coetanei Drei, Ugonia, Guerrini e Nonni, alla locale Scuola d’Arte e Mestieri e in un clima dominato dalla figura di Domenico Baccarini. Nel 1902-1904 è a Firenze dove frequenta la Scuola Libera del Nudo presso l’Accademia di Belle Arti e dove conosce Pellizza da Volpedo, Costetti, e Lorenzo Viani cui si legherà con sensi di amicizia destinati a durare nel tempo. Sarà Viani stesso a favorire la realizzazione del grande impegno scultoreo viareggino. Nel 1905 espone a Roma, nel 1907 partecipa per la prima volta alla Biennale di Venezia e nel 1908 è presente, con gli amici del cosiddetto “cenacolo baccariniano” all’Esposizione di Faenza. Prima della guerra compie viaggi a Parigi e nel nordeuropa. 


Subisce il fascino di scultori quali Rodin, Meunier, Bourdelle e Medardo Rosso. Nel 1919 viene incaricato della cattedra di Plastica Decorativa presso la neonata Regia Scuola di Ceramica di Faenza dove, fino ai primi anni della seconda guerra mondiale, esegue opere personali e indirizza la produzione scolastica secondo una linea ben riconoscibile: oggetti sintetici, spesso di grandi dimensioni, decorati a volte con un parco uso dell’oro e a volte decorati con un gusto tra il moderno e l’arcaizzante, con inflessioni Déco. Nel 1926 partecipa alla prima mostra del gruppo “Novecento” a Milano. Definito da F.T. Marinetti come uno scultore “animato da un suo ideale di forza di sintesi”, Rambelli è, in questi anni, all’apogeo della fama. Nel 1939 ottiene una intera sala e il Primo Premio Nazionale per la scultura alla Quadriennale di Roma. Nel dopoguerra perde la cattedra a Faenza e si ritira a Roma dove può contare sull’aiuto dell’amico Giovanni Guerrini e di Myrtia Ciarlantini che gli ottengono un posto d’insegnante alla Scuola Libera del Nudo presso l’Accademia di Belle Arti. Giungono gli anni difficili segnati da scarsi incarichi (Cappella di San Francesco d’Assisi nella Basilica di Sant’Eugenio a Roma del 1955, Tomba del musicista Balilla Pratella a Lugo e Tomba di Giuseppe Donati a Faenza del 1957) e dal proseguimento di una attività disegnativa che non ha mai abbandonato.
Nel 1960 viene nominato Accademico di San Luca ma anche questo tentativo di reintegro nel mondo culturale italiano non gli varrà altri apprezzabili segni di considerazione fino alla morte. Negli anni Ottanta la città di Faenza colloca in un luogo pubblico il monumento in bronzo Alfredo Oriani, del 1929 ma poi continuamente elaborato. Come disegnatore e come scultore, Rambelli mette a punto una cifra personalissima: aderente al vero ma magistralmente capace di raccogliere in pochi e sintetici tratti o volumi la grande complessità delle informazioni subite e la parimenti generosa offerta di innovative soluzioni formali – ai limiti della più estrema riduzione linguistica se non dell’astrazione – cui certi enfatismi e certi arcaismi infondono un senso di partecipata e umanissima attenzione ai soggetti scelti, siano essi eroi e protagonisti della storia o, nella maggior parte dei casi, gente comune.


Nessun commento:

Posta un commento