Luigi Ferrari è stata ospite del
Caffè Letterario di Lugo venerdì 26 ottobre 2018 per presentare il suo libro
"Triade minore” edito da Ponte alle Grazie.
Scrive il mio amico lughese Guido
Neri che la Romagna è una regione “esagerata”. Concordo in pieno e mi permetto
di estendere l’assioma, à plus forte raison, a tutti i suoi concittadini, i
Lughesi, che sottolineano la propria appartenenza alla terra romagnola
addirittura integrando quest’ultima nella denominazione corrente, se non
ufficiale, della loro bella città: Lugo di Romagna, appunto.
Lì concepiscono tutto in grande:
eroi, monumenti, castelli, piazze, pavaglioni. E teatri: se non nei fatti,
quantomeno nelle aspirazioni legittime. È proprio questo, credo, a rendere ogni
loro quotidiano “gesto esistenziale” così inconfondibile e seducente per chi
come me, introverso e severo lumbard, non abbia ricevuto col latte materno un altrettanto
scoperta vocazione alla grandeur.
Fatto sta che frequento Lugo (e
annovero alcuni suoi abitanti tra i miei amici più cari) da quasi trent’anni,
dopo che me la fece scoprire l’allora sindaco Maurizio Roi nel nome di quel
legame rossiniano che la unisce a Pesaro, dove vivo io. Il fatto che Pesaro,
del resto, sia da molti considerata un estremo angolo di Romagna in terra
marchigiana, è cosa nota.
Di un altro legame posso invece
considerarmi catalizzatore forse primario: il gemellaggio tra Lugo e Wexford,
cittadina irlandese sede del più importante teatro d’opera nazionale e di un
festival lirico di fama internazionale, di cui sono stato per dieci anni
direttore artistico tra il 1995 e il 2004. Tra il Wexford Festival Opera e il
lughese Teatro Rossini avviai una tradizione collaborativa che dura ancora oggi
e che sfociò, come ho appena ricordato, nel gemellaggio tra le due città.
Ma la ragione che più di recente
mi ha ricondotto a Lugo è stata, nell’ottobre 2018, la presentazione del mio
primo romanzo, “Triade minore”, ai numerosi e avveduti frequentatori del Caffè
Letterario. È intervenuto tra gli altri, da Ravenna, Eugenio Baroncelli:
fraterno amico personale, oltre che finissimo scrittore e non infrequente
ospite dell’incantevole veicolo di cultura e aggregazione civile inventato e
guidato da Claudio Nostri e Patrizia Randi. Eugenio ha deliziato i presenti anche
con alcuni felici anagrammi ricavati dal titolo del mio libro, in tal modo
inducendomi a una conclusione che aspira ad emulare, non potendolo certo
eguagliare, il suo estro.
Ecco dunque alcuni esiti di un
lavorio permutativo che ho tentato di applicare alla chiave Lugo di Romagna.
Tutti insieme, sembrano evocare la ricca pluralità cittadina: dalla storica
capacità di richiamo di ampie folle (Maggior l’aduno) alla concretezza della
pratica commerciale (Miro ‘l guadagno), dai graziosi negozi sparsi nelle vie
(Angolo d’agrumi) alla cortesia dei baristi (Gradiamo lungo?), dalle eccellenze
sanitarie (Ogni mal guardo), alle preziose testimonianze cimiteriali (D’urna
l’omaggio). Certo, non possono mancare accenni a una certa cronaca pruriginosa,
segnata negli ultimi tempi, qui come altrove, dal fiorire di “centri relax” (Lì
m’ungo a grado) votati però a pratiche travalicanti il semplice massaggio
(Mugola, ingorda!; Urla, anima, godo!). Ma il primo anagramma che dedicherei ai
Lughesi, forse il più eloquente, l’ho messo proprio a titolo di queste righe:
Guardali, gnomo!
E qui mi fermo, per non
esagerare.
Luigi Ferrari
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