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lunedì 18 ottobre 2021

"Contro culto" di IVANO NANNI

Sull'incontro di venerdì 15 ottobre con Arnaldo Bruni che ha presentato il poema eroicomico da lui curato in questa nuova edizione di Clueb, “La pulcella d’Orléans” di Voltaire e tradotto in ottava rima da Vincenzo Monti.

 Nella mia poca dimestichezza con i poemi eroicomici ed epici che solo di recente ho riletto in parte, grazie alle indicazioni di alcuni amici ben più interessati di me, mi mancava, ovviamente, quel poema di cui si è parlato venerdì scorso al caffè letterario, cioè la Pulcella di Orleans, in altre parole di Giovanna d’Arco, eroina francese e madre della patria, santa e guerriera che spinge la nazione alla liberazione dall’invasione inglese. Per questa somma di perfezioni Giovanna risulta intoccabile e inattaccabile, oggetto di culto e di venerazione. La devozione che i francesi hanno per la loro ineguagliabile guerriera va oltre l’umana comprensione, si eleva oltre le vette più alte del culto religioso per cui il popolo intero si compiace di lodarne l’integrità per sempre. Una simile statuaria bellezza ed esempio di virtù, però non poteva passare indenne dalla riflessione di una mente audace, forse la più audace del suo tempo, quella mente universale che prese il nome singolare di Voltaire che da bravo iconoclasta pensò bene di ridimensionarne il culto volgendo la storia dell’eroina in parodia sarcastica. Ogni capitolo ha un tenore che volge sempre al comico, mettendo in scena anche quello che in scena non dovrebbe starci, cioè tutto quello che avviene fuori scena e che per sua natura è classificato come impudico. E sono numerose le scene in cui qualcosa di indecente accade alla pulcella che comunque si libera sempre dei suoi assalitori. Per chi conosce bene Voltaire o ha sfogliato solo poche pagine della sua opera, sa che era un esperto nella lapidazione del clero, e di ogni genere di culto, un fustigatore dei parassiti di tutte le specie e dei moralisti ipocriti, per cui non risulta difficile accettare il suo verbo in cui si manifesta gli attacchi più energici contro il potere. La presentazione del libro, tradotto di Vincenzo Monti, condotta dal curatore Arnaldo Bruni e dal professor Francesco Sberlati, ha messo in evidenza sia l’esemplarità dell’attacco anticlericale di Voltaire, e nello stesso tempo la genialità della traduzione di Vincenzo Monti, che con grande sapienza ha tradotto in ottave quelle che in originale erano rime baciate. Il risultato della traduzione è più incalzante rispetto all’originale, non c’è ombra di fiacca nei versi, anzi, quello che emerge con maggiore forza è il vigore della scena comica e del sarcasmo critico, parodia che fin dal suo apparire fu messa all’indice, e oggetto di insulti peraltro accolti da Voltaire e rimandati ai numerosi mittenti. L’opera per tanto ha attraversato tempi bui, per traduzioni frammentarie e parti tagliate che per fortuna ci vengono riconsegnate grazie al lavoro di ricomposizione di Arnaldo Bruni. Grazie anche alle letture che hanno accompagnato i commenti, ad opera di due solerti lettori come Gianni e Claudio, l’opera di Voltaire-Monti è apparsa ancora più attuale e luminosa, indicativa, a me pare, di una satira doverosa che latita dalle nostre parti purtroppo da molto, troppo tempo, e che avrebbe credo parecchio da dire in questi tempi poco decenti.

di Ivano Nanni


  

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