Ci sono persone che per l’eccentricità di cui
dispongono si trovano a diventare dei personaggi fuori norma, sopra o sotto le
righe, che sono ammirati, un po’ temuti, e sempre additati come poco
affidabili. Alcuni di questi sono semplicemente dei drop-out, marginali che
hanno perso il treno per la vita sociale, che si sono rifiutati di mettersi a
disposizione del perbenismo, e hanno dato credito alla loro estrosa evoluzione.
I più intraprendenti non volendo vivere come persone perbene hanno spinto le
loro energie per combinare qualcosa permale.
A Carlo Ponzi, nostro concittadino, che sale agli onori della cronaca giudiziaria per avere inventato e commercializzato uno schema finanziario che porta il suo nome ed è conosciuto in tutto il mondo, non verrà intitolata nessuna via, nessuna piazza, nemmeno un vicolo, non avrà nessuna lapide che lo ricordi nonostante la sua notorietà mondiale. Questo perché per essere titolari di una via si deve essere virtuosi, e Carlo Ponzi non lo era. Per molti anni vive come un qualunque vitellone romagnolo parcheggiato all’università dove ammira la nullafacenza alla quale sembra votato, spende più del dovuto, non realizza il sogno italiano, e affinché l’incubo della miseria non lo soffochi prende il largo verso l’America. Non ha niente da perdere, e non cerca lavoro, aguzza l’ingegno che non gli manca, e vede davanti a sé praterie immense che aspettano solo di essere colonizzate dalla sua intelligenza di abile speculatore. Così inizia il suo apprendistato con speculazioni su valute differenti, anche se non consentite dalla legge. Ponzi però si sente al di sopra della legge e l’aggira, mette a punto uno schema piramidale che trae il combustibile per andare avanti dall’avidità umana. Il vorticoso giro di denaro che Ponzi produce non realizza economia e nemmeno finanza, concretizza l’onnipotenza che viene dal guadagno facile con mosse truffaldine. Un’illusione che ricacciava indietro le legittime domande che molti si facevano - ma i soldi dove li investe? -
I suoi clienti furono tutti vittime di un sortilegio collettivo, della suggestione mossa da un wizard abile venditore di fumo, che garantiva benessere a chi gli dava il suo salvadanaio, di qualunque consistenza fosse, meglio se imponente. L’avidità aveva escluso dal proprio orizzonte la ragione, il buon senso comune latitava respinto dall’idea di una ricchezza favolosa che bussava alla porta. I fermenti economici di inizio secolo erano favorevoli a ogni sorta di raggiro, i soldi giravano e con loro truffatori di ogni specie di cui però si sono perse le tracce. Ponzi in questo è stato grande, il più abile a vendere la sua merce avariata e in fondo a vendere se stesso, la sua faccia, il suo sorriso di uomo d’affari. Quando qualcuno si accorse del raggiro questo strano profeta di ricchezza era già sulla passerella sospesa sul baratro del fallimento insieme ai suoi credenti. Lo schianto fu epocale e la fine è quella che è, Ponzi restò senza nulla perché sul nulla aveva fondato un piccolo impero, rovinato migliaia di vite complici della partita truccata alla quale avevano partecipato con entusiasmo. Restano comunque sospese alcune domande – perché ha continuato nella sua attività quando aveva già realizzato il suo sogno di ricchezza? – e poi perché nonostante sia palese che la piramide Ponzi sia di cartone, è ancora attiva e prospera? Alla seconda domanda si può rispondere che l’avidità umana non si prende vacanze; e per la prima credo che Ponzi si percepisse come un risolutore di disagi economici, quasi un profeta di libertà, forse gli piaceva vedere la felicità nel volto dei suoi clienti-vittime quando consegnava gli interessi di un investimento fasullo, non si vedeva come un truffatore anche se ne aveva coscienza, intercettava un’esigenza e faceva leva sulla suggestione, vendeva illusioni, in fondo è stato uno stragista di famiglie, povere e ricche, senz’altro moltissime. Non perdiamo le speranze però, titolare una via a un illustre stragista non è ancora possibile ma siamo sulla buona strada.
A Carlo Ponzi, nostro concittadino, che sale agli onori della cronaca giudiziaria per avere inventato e commercializzato uno schema finanziario che porta il suo nome ed è conosciuto in tutto il mondo, non verrà intitolata nessuna via, nessuna piazza, nemmeno un vicolo, non avrà nessuna lapide che lo ricordi nonostante la sua notorietà mondiale. Questo perché per essere titolari di una via si deve essere virtuosi, e Carlo Ponzi non lo era. Per molti anni vive come un qualunque vitellone romagnolo parcheggiato all’università dove ammira la nullafacenza alla quale sembra votato, spende più del dovuto, non realizza il sogno italiano, e affinché l’incubo della miseria non lo soffochi prende il largo verso l’America. Non ha niente da perdere, e non cerca lavoro, aguzza l’ingegno che non gli manca, e vede davanti a sé praterie immense che aspettano solo di essere colonizzate dalla sua intelligenza di abile speculatore. Così inizia il suo apprendistato con speculazioni su valute differenti, anche se non consentite dalla legge. Ponzi però si sente al di sopra della legge e l’aggira, mette a punto uno schema piramidale che trae il combustibile per andare avanti dall’avidità umana. Il vorticoso giro di denaro che Ponzi produce non realizza economia e nemmeno finanza, concretizza l’onnipotenza che viene dal guadagno facile con mosse truffaldine. Un’illusione che ricacciava indietro le legittime domande che molti si facevano - ma i soldi dove li investe? -
I suoi clienti furono tutti vittime di un sortilegio collettivo, della suggestione mossa da un wizard abile venditore di fumo, che garantiva benessere a chi gli dava il suo salvadanaio, di qualunque consistenza fosse, meglio se imponente. L’avidità aveva escluso dal proprio orizzonte la ragione, il buon senso comune latitava respinto dall’idea di una ricchezza favolosa che bussava alla porta. I fermenti economici di inizio secolo erano favorevoli a ogni sorta di raggiro, i soldi giravano e con loro truffatori di ogni specie di cui però si sono perse le tracce. Ponzi in questo è stato grande, il più abile a vendere la sua merce avariata e in fondo a vendere se stesso, la sua faccia, il suo sorriso di uomo d’affari. Quando qualcuno si accorse del raggiro questo strano profeta di ricchezza era già sulla passerella sospesa sul baratro del fallimento insieme ai suoi credenti. Lo schianto fu epocale e la fine è quella che è, Ponzi restò senza nulla perché sul nulla aveva fondato un piccolo impero, rovinato migliaia di vite complici della partita truccata alla quale avevano partecipato con entusiasmo. Restano comunque sospese alcune domande – perché ha continuato nella sua attività quando aveva già realizzato il suo sogno di ricchezza? – e poi perché nonostante sia palese che la piramide Ponzi sia di cartone, è ancora attiva e prospera? Alla seconda domanda si può rispondere che l’avidità umana non si prende vacanze; e per la prima credo che Ponzi si percepisse come un risolutore di disagi economici, quasi un profeta di libertà, forse gli piaceva vedere la felicità nel volto dei suoi clienti-vittime quando consegnava gli interessi di un investimento fasullo, non si vedeva come un truffatore anche se ne aveva coscienza, intercettava un’esigenza e faceva leva sulla suggestione, vendeva illusioni, in fondo è stato uno stragista di famiglie, povere e ricche, senz’altro moltissime. Non perdiamo le speranze però, titolare una via a un illustre stragista non è ancora possibile ma siamo sulla buona strada.
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