Sull'incontro di venerdì 26 novembre con Michela Marzano che ha presentato il suo ultimo libro "Stirpe e vergogna" edito da Rizzoli
In questo libro, Stirpe e Vergogna, di Michela Marzano che è stato presentato al
Caffè letterario di Lugo, il corpo della storia personale e familiare si
innesta in quello della Storia della nazione in un periodo cruciale in cui gli
animi in rivolta producono sopraffazioni e violenze, disgrazie umane che sono
l'humus su cui le rimozioni prendono vigore. E' un passato, quello del
ventennio che in realtà non sembra passato, che rinviene baldanzoso forse
perché non se n'è mai andato veramente, mai come in questo momento confuso e
contraddittorio.
Tutto parte da una scoperta che genera
una perplessità inquieta, un dubbio, e da qui una curiosità, il desiderio
impellente di mettere un punto fermo alla propria storia familiare.
Tutto parte da un nome. C'è quel nome
assoluto, prioritario, che indulge alla devozione, e che marca un periodo che
incombe nella matrice identitaria del padre di Michela: Benito, che è un nome
impegnativo, ingombrante, anche retorico se si vuole, ma con cui ci si deve
fare i conti.
E la curiosità parte tutta lì, da quel
nome che sta in fondo a una fila di altri nomi che sono quelli di suo padre,
che il nonno magistrato e fascista della prima ora, ha dato a suo figlio. E' da
qui che Michela Marzano parte per fare luce su un passato che pareva incorniciato,
messo a dimora, innocuo, già detto e scritto e dalla parte giusta, cioè
antifascista. Scoprire invece che non c'è nulla di innocuo e che i cassetti
della memoria riportano alla luce scrigni che nascondono non solo tesori ma
anche un po' di fango è un lampo che produce la necessità di non dimenticare.
Infatti quello che appariva come una macchia ora è storia, parte della storia
della sua famiglia che non può e non deve essere dimenticato. Se l'avventura
fascista del nonno è stata così cruciale ed è un'ombra sul vissuto familiare,
quest'ombra non può essere respinta, questa macchia non può sparire, e di
sicuro non sparisce, ma può essere circoscritta, cioè compresa in una cornice
più ampia e meno intransigente come parte di una complessità mai finita. Da
questo incontro, da quello che si è detto e sentito, si può capire come dalla
vergogna per un passato che appartiene a qualcun altro ci si possa affrancare
parlando in prima persona di quel fatto come fosse successo a se stessi,
azzardando l'ipotesi che se questo diventasse paradigma di una nazione intera,
forse la speranza di un cambiamento prenderebbe una via meno impervia.
Nessun commento:
Posta un commento