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Sala conferenze - Hotel Ala d'Oro

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domenica 3 febbraio 2008

SHLOMO VENEZIA a Caffè Letterario

In arrivo un'altra serata di altissimo rilievo per Caffè Letterario. Mercoledì 6 febbraio nella Sala Conferenze del Hotel Ala d'Oro alle ore 21,00 salirà sul palco Shlomo Venezia, uno dei pochissimi sopravvissuti nel mondo - è l'unico in Italia - ad essere appartenuto durante la propria prigionia ad Auschwitz a particolari unità speciali destinate alla cremazione dei corpi dei deportati, uccisi nelle camere a gas del campo di concentramento polacco. Shlomo Venezia presenterà il suo libro di memorie "Sonderkommando Auschwitz - La verità sulle camere a gas. Una testimonianza unica" edito da Rizzoli nel 2007. L'introduzione al libro sarà affidata a Gian Luigi Melandri responsabile dello Sportello Scuola dell’Istituto Storico della Resistenza e dell’Età Contemporanea in Ravenna e provincia. Shlomo Venezia nasce a Salonicco (Grecia) il 29 dicembre 1923. Qui viene arrestato con la famiglia nel mese di aprile del 1944 e deportato presso il campo di sterminio di Auschwitz-Birkenau, uno dei tre campi principali che componevano il complesso di Auschwitz. Durante la selezione operata dai medici nazisti per individuare i deportati considerati abili al lavoro - quelli considerati inutili venivano subito inviati alle camere a gas - Shlomo Venezia si salva insieme a due cugini e al solo fratello. Dopo essere stato sottoposto a rasatura, doccia, tatuazione di un numero identificativo (sull'avambraccio sinistro) e vestizione, viene rinchiuso in una sezione isolata del campo dedicata alla quarantena dei nuovi arrivati. Considerate la sua robusta costituzione e le buone condizioni fisiche, dopo soli venti giorni Venezia viene assegnato al Sonderkommando di uno dei forni crematori. Lo scrittore Primo Levi, anch'egli deportato presso Auschwitz, noto autore del libro "Se questo è un uomo", ebbe modo di affermare che l'istituzione di queste squadre speciali rappresentò il più grave crimine del nazionalsocialismo, perché i nazisti cercarono attraverso il Sonderkommando di condividere e scaricare il crimine sulle vittime stesse. Shlomo è un sopravvissuto, e come molti altri autori che hanno scritto le terribili, preziosissime pagine della Memoria non c'è una vera condanna: c'è constatazione, cronaca, pura narrazione. I fatti vengono raccontati così come si sono svolti. C'è l'assurda consapevolezza che niente passerà mai, che la vita iniziata nel campo, da lì non è mai più emersa… Nel cuore di chi è tornato resta "la malattia dei sopravvissuti", quella sensazione che ti paralizza non appena si prova un po' di gioia, quando tutto pare andare bene, e la disperazione assale di nuovo, più forte di sempre, e la sofferenza morde, più affamata che mai. «Dio l'abbiamo cercato, però non abbiamo avuto una risposta.» «Ci sono tanti racconti, ma io non racconto mai cose che hanno visto gli altri e non io.» «Hanno istituito la giornata della memoria il 27 gennaio. Molti non sono d'accordo con questa data e nemmeno io, perché il 27 sono stati liberati Auschwitz e Birkenau, ma secondo me dovevano ricordare l'ultimo giorno in cui hanno liberato l'ultimo campo e tutta l'Europa. Sarebbe stato più logico.»

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