Una quindicina di anni fa, quando ero ancora dottorando, mi è capitato più di una volta di prendere il treno da Bologna a Ravenna. Guardando fuori dal finestrino vedevo scorrere il paesaggio (frutteti, perlopiù) e scorrere una dopo l'altra le stazioni lungo il percorso. Quando il treno si fermava per qualche minuto a Lugo, mi ripetevo che prima o poi avrei voluto farci un giro: mi incuriosiva il nome della città, chiaramente di origine latina, e mi dicevo che sicuramente c'era qualcosa di interessante da vedere.
Così quando a dicembre scorso,
aprendo la posta elettronica, ho trovato una mail che recava come oggetto
"Invito a Lugo di Romagna", prima ancora di leggere il resto del
messaggio mi sono detto dentro di me che poteva essere l'occasione giusta per
realizzare quel vecchio desiderio. E così è stato - e anzi, è stato molto di
più. Innanzitutto, grazie alla gentilezza e all'ospitalità di Claudio, ho
potuto finalmente vedere la città. Mi è piaciuta, anche nella sua estrema
ecletticità per cui in pochi metri si trovano edifici e monumenti negli stili
più disparati, ma tutti significativi, dalla rocca al Pavaglione (che, come mi
ha fatto notare Claudio, ricorda veramente un caravanserraglio) al
"Pirellino", che certo non è la cosa più attraente ma testimonia
comunque una certa fase, anche edilizia, del nostro Paese... In un guizzo siamo
riusciti a visitare il museo di Francesco Baracca (e vedere il fragilissimo
aereo sul quale volava, con tanto di elica di legno, è stato veramente
stupefacente); ci è mancato, ma l'ora era tarda, solo il teatro, ma quello sarà
per una prossima volta.
Soprattutto, però, al di là della
visita è stata bella la serata stessa: dalla cena all'incontro vero e proprio,
tutto in un clima cordialissimo, piacevole e amichevole, per merito della
straordinaria (in senso letterale) gentilezza e ospitalità di chi organizza il
Caffè Letterario e di chi lo frequenta. Mi è capitato di pensare, in
particolare durante la presentazione del libro, quando parlavo di orchi,
streghe e incantesimi, che ci mancava solo un caminetto acceso e poi sarebbe
sembrato proprio di essere "a veglia"... una veglia, beninteso,
letteraria: di livello, coinvolgente e stimolante, un'occasione seria, ma non
ingessata, per dialogare di cultura con uno scambio vero. Anche perché, in
questi giorni, ho avuto modo di imparare molto: e devo ancora ringraziare gli
amici che mi hanno ospitato, e Giuseppe Bellosi che ha partecipato alla serata,
per avermi permesso di approfondire, sui libri e dalla loro viva voce,
l'argomento del folklore romagnolo (anche correggendo la mia pronuncia
irrimediabilmente toscana, durante la serata, di titoli di fiabe come Sèt péra
d scherp d fêr!).
Insomma, finalmente sono riuscito
a vedere Lugo, come speravo di fare già anni fa vedendola di sfuggita dal
finestrino di un treno. Ne valeva davvero la pena, perché vi ho trovato
soprattutto una immensa ricchezza umana, che riesce a coniugare (e non è
facile) profondità e calore, trasmettendo una cordialità e una passione vera
per la cultura, per i libri, per l'humanitas del conoscersi e del parlare
insieme. Grazie veramente di cuore a Patrizia, Claudio, Massimo, Giuseppe e a
tutti gli amici incontrati in questi giorni, con la speranza che ricapiti
presto un'altra occasione di vedersi, chiacchierare, raccontare e ascoltare
storie in una "veglia letteraria" in quel di Lugo.
Nessun commento:
Posta un commento