
Maria Grazia Maioli ci racconterà la vita nelle domus e nelle villae dei ceti più abbienti nel periodo che va dal I al III secolo dopo Cristo. Per le classi dominanti dell’epoca, l’otium è un complesso di attività intellettuali e meditative, ricreative e ristoratrici che rappresenta non solo un bisogno
essenziale, ma anche un elemento caratterizzante dello stile di vita, della libertà personale, della tempra morale. Lungi dall’essere disprezzato e demonizzato, l’ozio era considerato come essenziale libertà e come completamento rispetto agli obblighi del lavoro e agli impegni di carattere pubblico - ma non in contrasto con quelli - e quindi come possibilità di dedicarsi alla cura di sé. L’otium era lo spazio dell’anima e il luogo dei piaceri del corpo. Era arte di vivere. Una condizione privilegiata e invidiabile. La massima aspirazione per un uomo che fosse in
grado di trovare il giusto equilibrio fra la dimensione pubblica e quella privata della vita.


L’otium s’identifica quindi con un ideale culturale e filosofico volto a raggiungere la conoscenza come superiore valore etico e morale. Questo stile di vita si riflette anche nel disegno delle abitazioni, domus o villae, pensate come luoghi simbolici e di rappresentanza, che esprimono il rango sociale dei proprietari. La natura intellettuale dei padroni di casa, il dominus e la domina, si rivela nell’attenzione dedicata all’arredo: nella scelta dei pavimenti e delle pitture parietali; nella collocazione di statue ed erme di filosofi; nella cura del giardino e nell’elaborazione di fantasiosi esterni con giochi d’acqua, getti di fontane e ninfei. I proprietari, in solitudine
o in compagnia, utilizzano questi ambienti per passeggiare e meditare, dedicarsi alla lettura, alla conversazione, alla dettatura, in altre parole all’otium intellettuale. Le stesse matrone sono protagoniste di queste attività dello spirito, coltivando la musica, la pittura, la scrittura e altre attività intellettuali.
Maria Grazia Maioli è archeologo direttore coordinatore presso la Soprintendenza per i Beni Archeologici dell'Emilia Romagna. Dirige il Centro operativo della Soprintendenza per i Beni Archeologici a Ravenna, la zona archeologica del porto romano di Classe e il complesso della villa romana di Russi. Molteplici i suoi contributi scientifici sull'età romana classica e tardoantica, con particolare riferimento alla cultura materiale e alla tradizione musiva. Insegna storia del mosaico presso la Scuola per il Restauro del Mosaico di Ravenna e presso l'Opificio delle Pietre Dure di Firenze.
La serata sarà introdotta dall’Assessore alla Cultura del Comune di Lugo Giovanni Barberini e si concluderà con la consueta degustazione di vini.


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