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Sala conferenze - Hotel Ala d'Oro

Via Matteotti, 56 - 48022 Lugo di Romagna - (Ravenna) - Italia
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martedì 27 maggio 2008

Il calendario di Giugno

Mercoledì 4 giugno, ore 21,00 In collaborazione con “Univ. per Adulti” di Lugo e “Associazione Eco” Aula Magna del Liceo Classico di Lugo Giuseppe Ayala "Chi ha paura muore ogni giorno. I miei anni con Falcone e Borsellino" Milano, Mondadori, 2008 Interviene Marco Sangiorgi Sarà presente l’autore Sono passati quindici anni dalla terribile estate che, con i due attentati di Punta Raisi e di via d'Amelio, segnò forse il momento più drammatico della lotta contro la mafia in Sicilia. Giovanni Falcone e Paolo Borsellino restano due simboli, non solo dell'antimafia, ma anche di uno Stato italiano che, grazie a loro, seppe ritrovare una serietà e un'onestà senza compromessi. Ma per Giuseppe Ayala, che di entrambi fu grande amico, oltre che collega, i due magistrati siciliani sono anche il ricordo commosso di dieci anni di vita professionale e privata. Ayala rappresentò in aula la pubblica accusa nel primo maxi-processo, sostenendo le tesi di Falcone e del pool antimafia di fronte ai boss e ai loro avvocati, interrogando i primi pentiti (tra cui Tommaso Buscetta), ottenendo una strepitosa serie di condanne che fecero epoca. Per la prima volta, Ayala racconta la sua verità, non solo su Falcone e Borsellino, che in queste pagine ci vengono restituiti alla loro appassionata e ironica umanità, ma anche su quegli anni, sulle vittorie e i fallimenti della lotta alla mafia, sui ritardi e le complicità dello Stato, sulle colpe e i silenzi di una Sicilia che, forse, non è molto cambiata da allora. Sabato 14 giugno, ore 20,30 Serata Conviviale Sala Conferenze Hotel Ala d’Oro Sergio Manghi "Zidane. Anatomia di una testata mondiale" Troina, Città Aperta Edizioni, 2007 Sarà presente l’autore Euro 20,00 per persona bevande incluse (prenotazione obbligatoria) "La domanda è: ma che cosa avrà mai detto, Marco Materazzi, al grande Zinedine Zidane? Mandiamo dunque indietro la moviola al mattino di quello stesso 9 luglio 2006. E fermiamola su una sequenza soltanto, composta da tre soli fotogrammi le pagine 1, 2 e 3 di un giornale francese: Libération, il celebre quotidiano fondato dal filosofo Jean-Paul Sartre. Il titolo, a lettere cubitali, battezza Zizou con il nome di un film del regista Luc Besson. Un film sulla vita segreta degli abissi: "Le grande Bleu". Il sottotitolo giustifica poi la solenne onorificenza con queste parole: "Mettendo fine alla sua carriera nella finale di Coppa del Mondo Zidane entra nella leggenda". Quando la finale di coppa del mondo era a dodici minuti appena dal fischio di chiusura il più grande calciatore del mondo nel giorno più fulgido della sua carriera sotto gli occhi esterrefatti dell'intero telepianeta profittando di un ignaro difensore avversario che l'aveva dileggiato ha fermato di colpo l'orologio della Storia che gli ticchettava dentro inesorabile, le ha girato letteralmente le spalle ha percorso in direzione contraria un deciso passo marziale e all'apice di quel riflusso mistico verso l'Origine, ha sferrato una poderosa incornata da ariete all'ignaro avversario". Sergio Manghi è docente di sociologia dei processi culturali e comunicativi presso l’Università di Parma. Lunedì 16 giugno, ore 21,00 Sala Conferenze Hotel Ala d’Oro Ugo Cornia "Sulle tristezze e i ragionamenti" Macerata, Quodlibet, 2008 Interviene Marco Sangiorgi Sarà presente l’autore "A Modena chi soggiorna come ospite nella casa dello scrittore Ugo Cornia può avere un'esperienza che chiamerei filosofìca. Ugo Cornia è nel palazzo l'unico inquilino della Comunità Economica Europea, mentre gli altri inquilini sono tutti parecchio scorbutici e leggermente razzisti nei confronti di Cornia. [...] E per tutta la casa, ma specialmente in cucina, corrono liberamente gli scarafaggi, i quali non temono niente, se non i libri, che sono usati da Ugo Cornia per minacciarli, e abbattere i più tracotanti con un lancio fulmineo. Il libro poi resta nel punto in cui è stato scagliato, e su di esso gli scarafaggi innalzano le loro teorie riguardo la vita, la morte, la volontà suprema che c'è dietro ogni libro: se nel libro c'era scritto il destino dello scarafaggio schiacciato, se avendo accesso alla biblioteca si potrebbe conoscere il destino di tutti, se gli scarafaggi creeranno mai una civiltà e come sarà. Lo scrittore Giampaolo Morelli dice che è la casa di Cornia la civiltà già creata in terra dagli scarafaggi, entro la quale Cornia si muove come Yahwèh nella Bibbia" (Ermanno Cavazzoni). Ugo Cornia, modenese, ha già pubblicato quattro libri originalissimi creandosi un pubblico tutto suo e molto affezionato. Li ricordiamo: Sulla felicità a oltranza (Sellerio 1999), Quasi amore (Sellerio 2000), Roma (Sellerio 2004), Le pratiche del disgusto (Sellerio 2007). Venerdì 20 giugno, ore 21,00 Sala Conferenze Hotel Ala d’Oro Carlo Lucarelli presenta: "Quell’estate di sangue e di luna" Torino, Einaudi, 2008 di Eraldo Baldini e Alessandro Fabbri Eraldo Baldini presenta: "L’ottava vibrazione" Torino, Einaudi, 2008 di Carlo Lucarelli Coordina Marco Sangiorgi Saranno presenti gli autori “L’ottava vibrazione” Siamo a Massaua, Eritrea, nel gennaio del 1896. Sbarcano le truppe italiane. Sono i soldati che tra sessanta giorni moriranno ad Adua, nella piú colossale disfatta che il colonialismo europeo abbia mai subito. L'Italia cerca un posto al sole, tra le potenze. I soldati italiani troveranno nemici superiori per armamento, numero, conoscenza del terreno. Tra gli italiani che sbarcano ce n'è uno che ha un motivo diverso dagli altri per fare il soldato in Eritrea. Poi ci sono messi coloniali, avventurieri, borghesi, e una fanciulla che sembra fragile. Anche lei ha un motivo tutto particolare per stare lí. C'è l'inferno, quello di Adua 1896, quando un Paese povero e orgoglioso decise di farsi grande potenza e andare a opprimerne un altro. C'è l'Occidente, e il suo destino di civiltà e di morte. C'è un ufficiale che forse nasconde un segreto ancora piú spaventoso di quello che alcuni sospettano. Piccoli e grandi, finiscono tutti lí. Nell'inferno. “Quell’estate di sangue e di luna” È il 1969. Enrico, Billo, Valerio e Gianni, tutti undicenni, guardano in tv le immagini dell'Apollo che arriva sulla Luna. Nessuno può sapere che anche qui, a Lancimago, paese di poche centinaia di anime, sta per accadere qualcosa di importante. Una serie di avvenimenti terribili, nei nove giorni della missione Apollo, faranno scoprire agli abitanti che cos'è il vero orrore. Enrico, superando il silenzio e l'ottusità degli adulti, con la fantasia come unica arma, riuscirà a comprenderlo e a fermarlo. Ma perché esattamente trent'anni dopo, una volta adulto, lo stesso Enrico accompagna a Lancimago il figlioletto? Da uno dei maestri del noir italiano e del "gotico rurale" e dal giovane Alessandro Fabbri, un romanzo angoscioso e al tempo stesso pervaso da una sottile ironia in cui si muovono personaggi a tutto tondo, che si muovono sul palcoscenico della vita sempre impegnata a fare i conti con il lato più oscuro del mistero.

La serata con MARIA RITA PARSI

Più di cento persone hanno assistito domenica 25 maggio all'incontro con Maria Rita Parsi che ha presentato il suo ultimo lavoro "Single per sempre. Storie di donne libere e felici" edito da Mondadori. Sul palco di Caffè Letterario oltre alla scrittrice e psicologa romana erano presenti l'Assessore alla Cultura del Comune di Lugo Giovanni Barberini e la curatrice della nostra rassegna letteraria Patrizia Randi che ha introdotto la serata. Un pubblico numeroso dunque, e quasi tutto al femminile, ha seguito per più di due ore una appassionata Maria Rita Parsi che ha parlato di questa nuova figura della "donna single" che si sta affacciando con sempre maggior frequenza nella società contemporanea. Il successo della serata è stato sottolineato anche dalla lunga fila di ascoltatori che si è formata alla fine della presentazione per potere avere una copia del libro firmata dall'autrice. Come buona abitudine di Caffè Letterario, l'incontro si è concluso con il consueto brindisi affidato in questa occasione allo Syrah siciliano della Cantina Poggio Graffetta. Tutti single per sempre… di Ivano Nanni Nella nostra società che trae dalla famiglia il massimo del piacere e del dispiacere, che è tutto e anche un po’ di più, vivere da single è una condizione vista con sospetto e con una punta di invidia. Vogliamo mettere la prevedibilità di un marito e di una moglie con figli a confronto di un single godereccio e che non ha altra bocca da sfamare che la sua? Non c’è paragone. Tuttavia a pensarci bene la condizione di single appartiene a tutti anche a chi vive in coppia, certo a prima vista le differenze sono lampanti, ma la condizione di vivere solo è quella che ci appartiene di più una volta usciti dall’ospitale grembo che ci ha formato. Catapultati in un mondo sconosciuto, rumoroso e ostile, la prima esperienza che facciamo e che ci marcherà a fuoco per tutta la vita è quella di un pianto a dirotto, torrenziale e terrorizzato che ci terrà compagnia per tutta la nostra esistenza e che si farà sentire tutte le volte che proviamo terrore e paura per qualcosa di sconosciuto. Cioè sempre. Solo il seno materno ci consola, è il latte caldo che suggiamo con voluttà immemore a tenere lontano il mondo avverso, è il contatto con quella pastosità di carne materna a precipitarci in un sogno endorfinico e miracoloso, a farci dimenticare, per poco tempo, che siamo soli, e che saremo da soli per tutta la vita; solo quella calda dolcezza lattea ci dà la certezza della vita ritrovata e cuce per un momento lo strappo subìto nel venire al mondo. In quel venire al mondo c’è tutto il nostro dramma, un’angoscia che sarà per sempre la nostra compagna più presente insieme al desiderio di tornare... ma tornare dove? Nel grembo di chiunque... come dice Woody Allen in una celebre battuta, ed estrapolando si potrebbe dire: finché il seno materno darà latte noi non saremo mai soli… Allora, in fondo, si potrebbe anche dire che una coppia è formata da due single che animati da una smania esplorativa ammirevole e che non conosce ostacoli azzardano un compromesso e decidono di coabitare, cioè di mettere sotto lo stesso tetto le loro “singletudini”. Provano a giocare al piccolo chimico con le loro coscienze, cominciano ad occuparsi di biochimica dei sentimenti operando tagli al proprio ego, si misurano con la sottile arte della rinuncia compensata dalla pillola del ricatto, giocano a nascondino con le emozioni parlandone il meno possibile per non scoprirsi troppo, però lo fanno sempre in buona fede, e sempre per amore di coppia, cercando giorno per giorno dei fragilissimi equilibri continuamente interrotti. E non potrebbe essere diversamente se pensiamo alle molteplici valenze del linguaggio e alle innumerevoli ambiguità che scaturiscono anche da una semplice frase fatta. Possiamo dire allora che la coppia è l’esperimento di due single che credono nell’infinita capacità di illudersi ad oltranza, e di vivere dentro a una società che ci vuole per lo più maritati e ammogliati. Vivono un sogno apprezzabilissimo e pienamente giustificato, visto che simili esperimenti, non si sa mai come, vista l’imprevedibilità della chimica dei corpi, a volte funzionano. Poi ci sono i single veri, quelli non mimetizzati dal gioco delle coppie, quelli che si prendono sulle spalle tutto il carico delle loro sfighe capitalizzando tutto il bene e tutto il male che incontrano strada facendo senza dividerlo con nessuno. Sono di diversi tipi. Ci sono single che sono sempre in attesa di trasformarsi in coppia sperando di incontrare l’anima che illuminerà la loro vita. Si struggono nella speranza di trovare qualcuno che li apprezzi, vivono nell’illusione che prima o poi incontreranno l’amore, di solito hanno un’idea talmente fuori dal mondo dell’amore che quando incontrano qualcuno ne evidenziano immediatamente solo i difetti, e per questo rimangono sempre single. Poi ci sono i cinici, che teorizzano la bellezza dello stare da soli, di vivere appieno la loro vita, una vita dagl’orizzonti vasti e liberi senza gli impicci della coppia. Sono i single gaudenti che non aspettandosi niente dal partner, che magari vorrebbe formare una coppia e aspetta solo il momento opportuno per andarsene, lo tiene a distanza di sicurezza, cioè molto lontano dalla sua casa. Si vedono sporadicamente, generalmente al fine settimana, hanno lavori interessanti e brillanti, una vita ricca di amicizie, quasi tutti single, con i quali organizzano cene dalle quali sono banditi gli estranei per non correre il rischio anche remoto di innamorarsi. Amano i viaggi, spendono molto in profumi e non sono poi così felici come si crede. Un’altra categoria sono i single di ritorno. Sono quelli separati da poco o divorziati. Naturalmente sono delle vagonate. Per lo più vivono la loro solitudine come una forzatura, una vera sfiga e fanno di tutto per porvi rimedio. Frequentano sale da ballo, ritrovi per cuori solitari, organizzano cene per conoscere altri nelle loro condizioni, quasi sempre solidarizzano parlando dei rispettivi matrimoni falliti. Le donne single cercano qualcuno con i soldi dal momento che non credono più nell’amore, di matrimoni per amore ne hanno avuto abbastanza e sono arciconvinte che l’unico matrimonio felice è quello per interesse. Gli uomini, d’altra parte, spesso imbroccano in slave bellissime che li abbagliano con la loro giovinezza e voglia di divertirsi. Quasi tutti rinascono a nuova vita per un po’, poi tornano alla realtà quando scoprono che in banca il conto piange e il miraggio sparisce. I vedovi e le vedove in età avanzata e quelle persone che la natura non ha fornito di requisiti da seduttore sono single per necessità. Non cercano più l’amore, sono disincantati e coscienti dei loro limiti e quello che sperano è solo di incontrare qualcuno a cui donare e ricevere rispetto e buona compagnia. E scusate se è poco. Penso alla solidarietà, a quell ’unica vera solidarietà che dividiamo con gli altri che è quella di provare, in coppia o da soli, a vivere sempre lo stesso sogno, provare e riprovare pur sapendo che è inutile. Apprezzare la nostra semplicità di esseri solitari e amarci per quello che siamo. (di Ivano Nanni)

giovedì 22 maggio 2008

Sabato 24 maggio inaugurazione della mostra fotografica "TIPO A" di Cesare Fabbri

Sabato 24 maggio alle ore 18,00 nella sala conferenze dell’Hotel Ala d’Oro, nuovo appuntamento di Caffè Letterario con l’inaugurazione della mostra fotografica di Cesare Fabbri “Tipo A”. Con Tipo A il giovane fotografo ravennate intende indicare tutta una serie di piccole costruzioni, per lo più residenziali, la cui caratteristica principale è la massima semplicità. Nella maggioranza dei casi si tratta di fabbricati isolati su lotto, con il solo piano terra, un ingresso centrale e due vani simmetrici rispetto ad esso. In pratica sono le “ville dei sogni” che vediamo quando giriamo in campagna, soprattutto quando andiamo verso il mare, che indipendentemente dalla provincia nella quale ci troviamo, hanno bene o male sempre lo stesso aspetto. Questa ripetibilità, o similitudine fra di esse, le eleva al rango di modello tipologico, elementare, come direbbe un qualsiasi architetto. Appunto un TIPO A. La mostra rimarrà in esposizione nella hall dell Hotel Ala d’Oro fino al 27 giugno.

mercoledì 21 maggio 2008

MARIA RITA PARSI a Caffè Letterario

Ultimo incontro del mese per Caffè Letterario, domenica 25 maggio alle ore 21,00 nella Sala Conferenze dell'Hotel Ala d'oro con la scrittrice, psicologa e psicoterapeuta Maria Rita Parsi che presenterà il suo ultimo lavoro "Single per sempre. Storie di donne libere e felici" edito da Mondadori nel 2008. L'introduzione alla serata sarà affidata alla curatrice della rassegna letteraria lughese Patrizia Randi.
Una nuova figura si è affacciata nel panorama femminile del terzo millennio: le "single per sempre". Donne che hanno rinunciato alla presenza fissa di un uomo nella loro vita. Che non si fanno illusioni sul maschile, non si aspettano protezione per sé o per la prole, non sperano nel mantenimento economico né nella gratificazione sentimentale garantita da un marito. Che non hanno fantasie amorose su un improbabile principe azzurro. Che non credono neanche più al principe azzurro, ma organizzano la loro vita (e quella dei loro figli) intorno al concetto che l'uomo è "un accessorio": utile e piacevole, a volte, ma alla lunga seccante, fastidioso, limitante e spesso addirittura nocivo. Qualcosa di cui si può, e spesso anzi è meglio, fare a meno. Come si è arrivati a scelte esistenziali così drastiche? Quali percorsi psicologici, quanta rabbia, o frustrazione, o delusioni, spingono le donne di oggi a un'esistenza in cui il maschio è sempre meno fondamentale? Maria Rita Parsi analizza il fenomeno e lo illustra attraverso dieci storie esemplari di donne tutte single-per-scelta. Da una giovane che a vent'anni ha eletto Condoleeza Rice a suo modello di vita e non intende sacrificare a un uomo il suo progetto di libertà e indipendenza, ad Angela, cinquantanovenne vedova senza figli che dopo trent'anni di matrimonio, una volta sepolto il marito, perde ventotto chili, si iscrive a un corso di salsa e scopre la gioia di un'esistenza autonoma. Maria Rita Parsi di Lodrone, psicologa, psicoterapeuta, editorialista, scrittrice. Lavora a Milano, a Roma e nella Svizzera Italiana. Ha fondato e dirige la SIPA (Scuola Italiana di Psicoanimazione). E’ Presidente della Fondazione “Movimento Bambino” che ha centri in Italia e nella Svizzera Italiana e si occupa della Tutela giuridica e sociale dei bambini, della diffusione della Cultura per l’Infanzia e della Adolescenza e della formazione dei Formatori. E’ consulente della Commissione Parlamentare per l’Infanzia. E’ membro titolare Del Comitato di applicazione Del codice di autoregolamentazione TV e Minori Del Ministero della Comunicazione. E’ docente di Psicologia dello sviluppo e dell’educazione per gli studenti del corso di laurea in terapista della Neuro e Psicomotricità dell’età evolutiva della Facoltà di Medicina e Chirurgia dell’Università degli Studi “Magna Grecia” di Catanzaro. E’ docente del Corso di “Comunicazione Interpersonale” nell’ambito del Master “Formazione e Media” presso la Facoltà di Scienze della Formazione- Università Roma Tre”.Collabora con importanti quotidiani nazionali e con riviste settimanali e mensili a grande diffusione per le quali, tiene, da anni, rubriche di psicologia. Per Mondadori ha pubblicato: “I quaderni delle Bambine” (1990); “Il Pensiero Bambino” (1991); “Il Mondo creato dai bambini” (1992); “I quaderni delle donne” (1994); il romanzo “L’amore violato” (1996); “Le mani sui bambini” (1998); “L'amore dannoso” (1999); “La Trilogia della città di R." (Oscar Mondadori 1999); "Fragile come un maschio” (novembre 2000); “Più furbi di Cappuccetto Rosso" (Oscar Mondadori 2000); “Cuore di mostro” (settembre 2002); “L’alfabeto dei sentimenti” (Oscar Mondadori 2003). Amori Imperfetti” (Mondadori 2003). Inoltre ha pubblicato: "Chat ti amo" (Giunti Editore 2000); "SOS Pedofilia – Parole per uccidere l’orco" (Baldini & Castoldi Editore 2000); “Manuale anti ansia per genitori" (Edizioni Piemme 2000). Tra gli altri suoi libri ricordiamo: “Animazione in borgata” (Ed. Savelli 1976); “Lo Scarico” (Ed. Savelli 1978); “Abfall” - traduzione in tedesco del libro “Lo Scarico (Ed. Rowolt 1979); “Leggere per fare” (Ed. Giunti -Bemporad 1982); “Album - tracce fotografiche di Margherita” (Ed. Savelli 1982); “La Principessa degli Specchi” - Tecnica di approccio psicoanimatorio al corpo (Ed. Organizzazioni Speciali 1985).

venerdì 16 maggio 2008

Max De Giovanni un DJ a Caffè Letterario

Lunedì 19 maggio alle ore 20,30 nella sala conferenze dell’Hotel Ala d’Oro si svolgerà l’incontro conviviale con il DJ Max De Giovanni che presenterà il suo libro appena edito da Editrice Moderna di Ravenna “Disco Selector. Professione dj, la storia.” L’introdizione alla serata sarà affidata ad Andrea Ricci. Il DJ lughese Max De Giovanni racconta dunque una storia, quella della professione del dj: come è nata, si è sviluppata ed affermata nel tempo,evidenziando i fattori che ne hanno determinato le svolte. L'autore ha rintracciato ed intervistato i grandi protagonisti della consolle italiana e di 50 ha inserito le biografie, unitamente ad una serie di fotografie che documentano le storie raccontate. Una serata particolare per Caffè Letterario all’insegna del divertimento e della musica… Questo il menù della serata: Aperitivo con stuzzicheria, Piatto freddo d’estate con Roast beef, Vitello tonnato, Galantina di pollo, Insalata d’estate, Semifreddo al melone con coulis di menta, Caffè. Il costo è di €.20,00 con le bevande incluse. La prenotazione è obbligatoria.

MICHELE CUCUZZA a Caffè Letterario

Domenica 18 maggio alle ore 21,00 nella sala conferenze dell’Hotel Ala d’Oro quarto appuntamento del mese per Caffè Letterario con Michele Cucuzza che presenterà il suo ultimo lavoro “Sotto i 40. Storie di giovani in un paese vecchio” edito da Donzelli. A introdurre la serata sarà Patrizia Randi. I giovani in Italia hanno difficoltà a conquistare posizioni di rilievo nel mondo dell'imprenditoria, della politica, della ricerca, dell'industria culturale e dello spettacolo. La questione del potere negato ai giovani sta diventando centrale nel nostro paese, intrecciandosi al diffuso malcontento nei confronti della politica e dei meccanismi di cooptazione che finiscono per penalizzare proprio il ricambio generazionale. Per esplorare questa realtà e per verificare concrete possibilità di invertire la tendenza, Michele Cucuzza ha scelto di raccontare una serie rappresentativa di felici eccezioni: una galleria di ritratti-interviste a under quaranta che nei campi più diversi hanno avuto successo. Tante storie, ognuna con la propria specificità, di volti noti, ma anche di giovani per cui il successo non ha necessariamente voluto dire popolarità: giornalisti, magistrati, politici, imprenditori, artisti, intellettuali, da Eleonora Abbagnato, prima ballerina all'Opera di Parigi, a Matteo Colaninno, presidente dei Giovani industriali, da Carolina Kostner a Mario Biondi, da Luigi de Magistris, pubblico ministero a Catanzaro, a Giorgia Meloni. Come hanno fatto a sfondare? Quali condizioni sono state favorevoli e quali di ostacolo? E possibile leggere la loro storia individuale in filigrana, per individuare molle propulsive utili all'evoluzione del nostro paese? Specifiche vicende umane che diventano ideale manifesto per il rinnovamento generazionale dell'Italia. Giornalista professionista e conduttore televisivo laureato in Lettere moderne. Dal 17 Settembre 2007 presenta, per il decimo anno consecutivo, su Rai1, ‘La vita in diretta’ (dal Lunedì al Venerdì, dalle 16.15 alle 18.50). Inizia come giornalista di Fronte Popolare, settimanale del Movimento Lavoratori per il socialismo negli anni '70. È stato poi tra i fondatori di ‘Radio Popolare’, a Milano, nella seconda metà degli anni ’70. Assunto in Rai nel 1985, ha lavorato, prima, nella redazione di Milano in Corso Sempione, poi al Tg2, a Roma, dove è stato conduttore per 10 anni. Ha pubblicato ‘Antologia di poesie d’amore, da Saffo a Prèvert (Mondadori, Donna Moderna, 2004) con Vanni Pierini, e dal 2006 ‘Ma il cielo è sempre più blu’ (Editori Riuniti) sulla rivolta civile dei ragazzi di Locri contro la ‘ndrangheta. Nel 2007 ha vinto il Premio ‘Cultura per la legalità’ (medaglia di bronzo del Presidente della Camera dei Deputati), che gli è stato conferito in Aprile, a Rogliano, in provincia di Cosenza. Dal giugno 2007 è cittadino onorario di Grammichele (CT), il luogo di nascita della madre. Nell'ottobre 2007 ha realizzato per Donzelli il libro 'Sotto i 40. Storie di giovani in un paese vecchio'.

La serata con GIANNI FARINETTI

Ecco le immagini della serata di mercoledì scorso con il romanziere piemontese Gianni Farinetti che ha presentato il suo ultimo romanzo "Il segreto tra di noi" edito da Mondadori. Il segreto della terra. di Ivano Nanni Sarà perché sono di ceppo contadino che la serata in compagnia di Farinetti mi è piaciuta, l’ho trovata confortante, onesta, proba, benevola, è stato come ritrovarmi a casa in compagnia di un parente che non vedevo da tempo, nell’aia di un vecchio zio, con in mano un bicchiere di vino, magari quel vino di Carema, squisito e introvabile, celebrato da un altro piemontese: un grandissimo Soldati, l’autore di Vino al vino, forse il primo e unico romanzo enologico italiano, indicibile tanto è ricco di prospettive e che è, per dirla in due parole, un viaggio alla scoperta della gente e dei luoghi dove vivono, passando per vigneti e cantine di tutta Italia usando il vino come lente d’ingrandimento. Dicevo di come è stata confortante la serata, dello stesso conforto che mi dà sempre una buona zuppa calda, un sollievo semplice e dignitoso nella sua povertà di ingredienti, tipico dei contadini che non buttano via niente e che dagli avanzi ricavano una cucina che ora è forse la più ricercata, perché la più lontana da noi, dalla nostra vita da fast-food. Quando Farinetti parlava della sua casetta, primitiva e povera nei boschi delle Langhe, quelle meno conosciute, meno turistiche, aspre e dure come la gente che vi abita, e l’ha citata come luogo in cui trovare pace, ho pensato alla mia zuppa, in fondo un luogo mentale simile al suo rudere, fatta della stessa materia, dello stesso spirito, della stesso profumo, un luogo dove rifugiarsi caldo e accogliente, immenso e felice; e proprio per questo profumo e questo senso di libertà che è riuscito a richiamare sono grato all’autore. Il suo eloquio calmo, scosso a tratti da guizzi di ilarità l’ho trovato somigliante ai fiumi piemontesi che scendono dalle Alpi per confluire nel Po, come la Bormida, che attraversa le Langhe, quelle terre felici di tartufi e vini pregiati, insultate dai veleni dell’Acna, che molti lutti procurò ai contadini mutati in operai. Per me è stato un balzo indietro nel tempo, proprio come è l’incedere del romanzo che produce i suoi retaggi nel futuro a sostegno del presente, per ritornare in un passato amorevole nei modi di amare le vicende e di trattare le persone che ne sono protagoniste. Esaltanti sono i tratti delle persone, nei vivi senti la presenza di un compagno, di un amico, di un parente, di tutti i vivi e i morti, anche loro presenti, perché evocati con amore, tenuti insieme dai fili tesi di una storia di umanità semplice, a volte brusca e a volte tenera, come sanno dire le donne che tracciano le storie della loro casa e dei loro piccoli grandi crucci, la casa delle torte, un anfratto magico dove anche le foto, persino quelle, portano con sé l’odore del fieno appena tagliato, o il profumo degl’abiti di bucato come solo i contadini hanno nei giorni di festa: e sono loro, le tre sorelle che reggono la casa dei Valèt e la tramandano, né portano le trame con fierezza, ne sopportano le vicende, nel bene e nel male. Farinetti ama le persone di cui parla, non è un manierista, un imitatore di sentimenti non provati, egli appartiene così totalmente ai suoi personaggi che pare sia lui stesso a essere un invenzione letteraria dei Valèt scaturito dalla stessa coralità che ha inventato. Un’invenzione vivace e dolente nello stesso tempo, come la nostalgia per quella terra, l’altra grande protagonista del libro che Farinetti porta con sé nei tratti generosi del volto, franco come una zolla delle sue terre. Con la pazienza ereditata dai suoi avi ha molato a mano lo specchio in cui riflette tutto il mondo contadino, il nostro compreso, così simile al suo, per questo riconosco nella sua faccia larga come una falesia tutte le facce dei miei avi, e forse di tutti, se è vero che il primo mitico uomo apparso sulla terra che altro poteva fare se non il contadino. (Ivano Nanni)

lunedì 12 maggio 2008

GIANNI FARINETTI a Caffè Letterario

Mercoledì 14 maggio alle ore 21,00 nella sala conferenze dell'Hotel Ala d'Oro, terzo appuntamento del mese per Caffè Letterario. La narrativa ritorna protagonista con il bel romanzo "Il segreto tra di noi" di Gianni Farinetti, edito da Mondadori. L'introduzione della serata sarà affidata a Marco Sangiorgi. Sullo sfondo delle Langhe di Bormida si dipana la storia dei Valetto: una famiglia contadina come tante eppure una famiglia eccezionale, che le tre sorelle Carla, Lena e Anna, tengono unita con amorosa ostinazione a dispetto del tempo che passa. Ad animare la cascina dei Valèt una folla di personaggi: zio Spirito e zia Madrina, i gemelli Germano e Giacomo, il coraggioso sacerdote Don Lovera, i ricchi marchesi Fey e l'amatissimo Giovanni, unico figlio di una delle sorelle. Nonostante gli strenui sforzi delle tre "mame" per proteggere questa piccola comunità, la storia dei grandi eventi non potrà che lasciare il suo segno sulle esistenze di ognuno. Farinetti mette in scena il Novecento attraverso la prospettiva marginale ma non meno appassionata dei suoi personaggi. La terra che cambia, una famiglia nobiliare in decadenza, il fascismo, la guerra e la lotta partigiana, la vittoria dell'Italia ai Mondiali di calcio del 1982 e ancora mille grandi e piccole vicende che lasceranno per sempre le loro ferite, le loro ombre e le loro luci sui personaggi. Per giungere infine alla scoperta del segreto custodito con strazio e determinazione dalle tre sorelle, un segreto che racconta molte cose di un mondo antico ma forse migliore del nostro. Un mondo che, a tutti i costi, non vuole cedere alla ferocia umana, non vuole perdere la propria innocenza. Copywriter, sceneggiatore e regista (ha realizzato alcuni documentari e cortometraggi), Gianni Farinetti ha esordito in narrativa nel 1996 con il romanzo Un delitto fatto in casa, con cui ha vinto il Premio Grinzane Cavour, Il Premiere Roman di Chambery e il Premio Città di Penne. Nel 1998 ha vinto il Premio Selezione Bancarella con L'isola che brucia. I suoi romanzi sono tradotti nei maggiori paesi europei. Vive a Torino.

Le serate con MAURO PAISSAN e UGO ZOLI

Settimana intensa per Caffè Letterario quella appena trascorsa con due incontri di grande spessore. Martedì 6 maggio nella Aula magna del Liceo Classico di Lugo Mauro Paissan ha presentato il suo libro appena edito da Fazi "Il mondo di Sergio. Una storia vera dei nostri giorni." Ad introdurre la serata Paolo Galletti e Giacomo Foschini. In queste pagine dure e sincere, dedicate al problema dell'autismo, Mauro Paissan ha raccontato la storia di una famiglia abbandonata a se stessa, che ha visto il proprio amore trasformarsi in dolore, e la propria solitudine in tragedia. “Questo libro è un racconto, una storia. Non si tratta di un saggio, ma soltando della croncaca della vita di Sergio, il protagonista, nato nel 1963 e al quale vengono diagnosticati prima una forma di autismo e poi anche la sordità. Parla inoltre della solitudine della famiglia, abbandonata dalle strutture sanitarie che, esse stesse, si trovano in difficoltà a gestire la malattia di Sergio, in anni in cui si parlava e si sapeva ancora troppo poco dell’autismo”. Così Mauro Paissan, giornalista e oggi componente dell’autorità garante per la protezione dei dati personali ha voluto descrivere il proprio lavoro.
Venerdì 9 maggio nella sala conferenze dell'Hotel Ala d'Oro è stata la volta di Ugo Zoli autore delle pieces teatrali raccolte nel volume edito dalle Edizioni del Bradipo "Burlesca e altri pezzi teatrali". Sul palco di Caffè Letterario, oltre all'autore e all'Assessore alla Cultura del Comune di Lugo Giovanni Barberini, a presentare l'opera dello scrittore lughese è stato il Prof. Arnaldo Bruni, ordinario di Letteratura Italiana all'Università di Firenze. Nel corso della serata poi gli attori Tamara Fagnocchi e Massimo Boncompagni hanno recitato alcuni brani tratti dal lavoro di Zoli.

mercoledì 7 maggio 2008

UGO ZOLI a Caffè Letterario

Serata da non perdere, Venerdì 9 maggio alle ore 21,00 nella sala conferenze dell'Hotel Ala d'Oro, per il secondo incontro del mese di Caffè Letterario dedicato questa volta al teatro. Protagonista l'autore lughese Ugo Zoli che presenterà il suo volume "Burlesca e altri pezzi teatrali" edito pochi giorni or sono dalle "edizioni del Bradipo" di Lugo. A sottolineare l'importanza della serata a introdurre i "pezzi teatrali" di Zoli sarà il Prof. Arnaldo Bruni ordinario di Letteratura italiana all'Università di Firenze. Nel corso della serata gli attori Tamara Fagnocchi e Massimo Boncompagni faranno vivere i personaggi di Zoli in una serie di letture tratte dal volume presentato. Ugo Zoli è nato a Lugo nel 1922. Per quasi trent'anni ha insegnato Letteratura italiana al Liceo Scientifico di Lugo restando nel ricordo di suoi tantissimi allievi come uno dei pochi "grandi" professori del Liceo.
"Peccati di vecchiaia" di Ugo Zoli
L’autore delle schegge teatrali contenute in questo volume è nato a Lugo nell’ottobre del 1922 e vi ha visto la luce nell’aprile del 1945. Fra le due date è corso un periodo buio, nel quale il nostro soggetto si è trovato a vivere in una specie di materiale amniotico fatto di berci, di inni sguaiati, di messe piane e cantate, di bestemmie e di spari, tanti spari, per produrre i quali anche lui fu ammaestrato e addestrato, ma che non ebbe mai occasione di dirigere verso qualcun altro, perché il caso o l’occasione cercata o “i noti eventi bellici” ne lo stornarono. La sua mancanza di iniziativa fu dovuta, oltre che al carattere poco incline all’azione violenta, alla confusione che mulinava nella sua testa fra i doveri ufficiali, inculcati dalla scuola, dalla stampa e dalli superiori, e doveri morali insufflati dalle cure parentali e dalla religione ufficiale. Inoltre, alcuni scritti di persone defunte, ma divenute personaggi famosi, autori inclusi nei programmi scolastici, scontrandosi con la becera retorica di molti virilissimi viventi che incitavano all’assalto, e con i devoti borbottii di nonne madri e sorelle che invitavano ad inchinarsi al mistero, aggiungevano confusione a confusione, rendendo pallido e muto un giovanetto nato robusto e chiacchierino. Dopo l’aprile del 1945, alcune degne persone, sfiorate per brevi istanti di colloquio, chiarirono al giovane che c’era stata un po’ di confusione, in Italia oltre che nella sua testa, e che quelli che prima urlavano avevano torto mentre i clandestini avevano ragione. E la gran massa? “Le masse” gli fu garantito, avrebbero dirizzato tutte le storture. Ma, edotto da quel poco di esperienza fatta, e dalla voce pigolante ma chiara del conte di Recanati, il nostro sentiva, più che pensare, che le masse sono composte da un uomo più un uomo più un uomo e così via, e che quando questi uomini diventano massa tendono a riempire le piazze di canti applausi e boati di consenso al primo che ha guadagnato il balcone e indica la direzione del vento. Il quale vento spira sempre dove i furbi puntano il soffio e i babbei dirigono il naso. Però, almeno, adesso si poteva parlare, esprimersi, far sentire la propria voce. Il nostro, credendosi aver qualche po’ di voce, e comunque volendo scaricare nella parola certe sue tensioni, mise fuori voce e parola: si ebbe qualche riconoscimento, un piccolo premio, qualche sua opera fu rappresentata non come l’aveva scritta ma secondo i dettami della imperial regia papalina censura, che ridusse dei testi vacillanti a sgangherate insensatezze, poiché la censura non si era applicata a pesantezze sessuali, che non c’erano, ma a battute impertinenti (nel senso di “non pertinenti” al retto pensare e alla giusta morale). Una gentile signora gli garantì di aver visto quella commedia, di essersi divertita, ma di non averci capito niente. Dall’altro canto, arrivavano scomuniche e ostracismi per chi non adorasse Brecht, non recitasse le litanie a Brecht e non scrivesse come Brecht. Allora, non sentendosi nell’animo la vocazione a fare il chierico in alcuna chiesa o convento, decise di volgersi a cose più serie. E di serie in serie, arrivò all’età della pensione. Aveva cominciato a scrivere, da scolaretto, col pennino Perry (in occasioni eccezionali con la penna “campanile”); era passato alle stilografiche con pompetta, alle biro, alla Olivetti 22, per approdare al computer che rendeva tanto più agevole la scrittura. Perché, allora, non tornare ai vecchi amori, come spesso si fa in età matura, non potendo intrecciarne dei nuovi? Ci sono ore, giorni, settimane, da ammazzare! E c’è un residuo di voglia di parlare, senza essere interrotto in continuazione dagli interlocutori e senza essere sommerso dai loro strepiti. Solo, davanti al computer, sorridendo ai cattivi umori che se ne vanno fuori con le battute acide e le morti incongrue, le apparizioni d’uso nel paese dei miracoli e le riletture maliziose di testi e personaggi più o meno famosi. Insieme con la solita, repellente ma ineludibile “ricerca del tempo perduto” e rivisitazione delle ombre passate. Ma senza ignorare le carognate che il presente gli ributtava in faccia, tanto simili a quelle che aveva conosciute nella sua frastornata pubertà. Tornavano, tornavano le vecchie solfe, le parole d’ordine in lode del disordine, le invettive contro il rispetto della legge in nome della forza (questa volta, del denaro), le conversioni e le inversioni di rotta, l’astuto ossequio alla retorica del momento, in nome della carriera, della famiglia e dello sniffo. Tornarono i Mario Appelius e gli Ezio Maria Gray con le “cronache del regime”; i Farinacci e i Bombacci con le loro sparate contro tutti i non allineati, specialmente se sodali appena di ieri; e, in mancanza dei fasti dell’Impero e delle imprese sabaude, li si vide radunati sotto i fastosi baldacchini di San Pietro e intorno alle redditizie imprese dell’Opus Dei e delle emittenti televisive. Pazienza: natura non facit saltus, figuriamoci se lo fa l’Italia! Non era sperabile una mutazione antropologica nel giro di settant’anni. Il nostro, giudicandosi inadatto a vivere, volle continuare a vegetare nella dilettosa selva delle contraddizioni proprie e altrui, usando le parole per svalutare la Parola, irridendo alle deficienze proprie con l’attribuirle ad altri, cercando le profondità dell’Essere nella superficie dell’esistere. Finché si può; e il Cielo e il servizio sanitario lo permettono. Così, sostenuto dal benevolo consenso di pochi amici e dalla fantomatica presenza dei santi protettori dell’Unione europea (fra gli altri, per l’Inghilterra, Bertrand Russell e Winston Churchill; per l’Italia, Gaetano Bresci e papa Roncalli; per la Germania, Albert Einstein e Richard Strauss), passò le sue giornate a scrivere prose teatrali soprattutto per il gusto di far parlare i personaggi uno alla volta, in contrasto con le esibizioni della avvinazzata coralità indigena. Secondo le più recenti previsioni manifestate, e le manifeste debilitazioni fisico-neuronali, il nostro prevede che toglierà le tende e l’incomodo senz’altro entro il secolo corrente, ma forse anche nel giro di pochi mesi, chissà, si vedrà… In ogni caso, si scusa per il fumo con cui coprirà, per un breve tratto e per brevissimo tempo, questa amabile terra, e scomparirà verso un problematico cielo.
Ugo Zoli visto da Carmine Della Corte

domenica 4 maggio 2008

MAURO PAISSAN a Caffè Letterario

Martedì 6 maggio alle ore 21,00, primo incontro del mese per Caffè Letterario con il giornalista Mauro Paissan. Attenzione, l'incontro in questa occasione non si terrà come di consueto nella sala conferenze dell'Hotel Ala d'Oro bensì nell'aula magna del Liceo Classico di Lugo (Ingresso P.zza Trisi). Mauro Paissan presenterà il suo ultimo lavoro "Il mondo di Sergio. Una storia vera dei nostri giorni" edito da Fazi nel 2008. A introdurre la serata saranno Paolo Galletti e Giacomo Foschini. Questo libro è un racconto, una storia. Non si tratta di un saggio, ma soltando della croncaca della vita di Sergio, il protagonista, nato nel 1963 e al quale vengono diagnosticati prima una forma di autismo e poi anche la sordità. Parla inoltre della solitudine della famiglia, abbandonata dalle strutture sanitarie che, esse stesse, si trovano in difficoltà a gestire la malattia di Sergio, in anni in cui si parlava e si sapeva ancora troppo poco dell’autismo. Si parla infatti di una storia vera e dai risvolti drammatici: Sergio, come detto, nasce nel 1963. E’un bambino bello, ma purtroppo malato: è sordo ed autistico. I medici, in un primo tempo, non riescono ad individuare subito le malattie ed in seguito non si mostrano in grado di accompagnare i familiari nel duro cammino che li attende. Dopo 39 anni e una vita di tormento, il padre sessantassettenne scopre di avere un tumore: è il momento del cortocircuito che lo porta ad uccidere il figlio, per la paura del domani, del dopo di noi. Questa volta la giustizia italiana ha saputo mostrare il proprio lato più umano, riuscendo a chiudere il processo in tempi brevi: il padre di Sergio, condannato, ha ricevuto la grazia dal Presidente della Repubblica Giorgio Napolitano, uno dei primi provvedimenti di questo genere firmati dal Capo dello Stato dopo il suo insediamento. Mauro Paissan è nato a Trento il 22 ottobre 1947. Dal 1973 giornalista professionista, ha scritto per quotidiani e settimanali e ha collaborato a diverse trasmissioni televisive, in particolare nei settori della politica interna e delle questioni economico-sociali. Per molti anni al quotidiano "il manifesto", di cui è stato direttore. Ha partecipato come intervistatore a programmi televisivi della Rai e di Canale 5. E' stato deputato per tre legislature, vicepresidente della Commissione di vigilanza sulla RAI e presidente del Gruppo Misto. Dal 2001 è componente del Garante per la protezione dei dati personali. Ha curato il volume Privacy e giornalismo, giunto alla seconda edizione.

giovedì 1 maggio 2008

Il calendario di maggio

Martedì 6 maggio 2008, ore 21,00 In collaborazione con “Univ. per Adulti” di Lugo e “Associazione Eco” Aula Magna del Liceo Classico di Lugo Mauro Paissan “Il mondo di Sergio. Una storia vera dei nostri giorni” (Roma, Fazi, 2008) Intervengono Paolo Galletti e Giacomo Foschini Sarà presente l’autore Alle ore 20.30 del 13 giugno 2003, in via Lucrino, a Roma, Sergio Piscitello 39 anni viene ucciso con due colpi di pistola dal padre settantacinquenne, Salvatore. Tre anni dopo, il 30 novembre 2006, il Presidente della Repubblica Giorgio Napolitano concede la grazia al padre della vittima. Prima di quei due colpi di pistola, c'è stata un'intera famiglia prigioniera per quasi quarant'anni di un figlio e del suo grave disturbo, l'autismo, spietato come pochi nell'imporsi su ogni piega della vita domestica e quotidiana. Mauro Paissan, giornalista, è stato deputato per tre legislature, vicepresidente della Commissione di vigilanza sulla RAI e presidente del Gruppo Misto. Venerdì 9 maggio, ore 21,00 Sala Conferenze Hotel Ala d’Oro Ugo Zoli “Burlesca e altri pezzi teatrali” Lugo, Il Bradipo, 2008 Interviene Arnaldo Bruni Letture di Tamara Fagnocchi e Massimo Boncompagni Sarà presente l’autore “Ciascun uomo sa di essere nato e di dover morire e questa certezza può metterlo a contatto mentale sia col proprio sorgere alla vita, sia col proprio congedo dalla vita; ma si dà il caso che questi due momenti, inevitabili e fondamentali, siano quelli di cui nessuno, ma proprio nessuno, riesce a ricordarsi. E, senza memoria, che cos’è un uomo?” (Ugo Zoli) Mercoledì 14 maggio, ore 21,00 Sala Conferenze Hotel Ala d’Oro Gianni Farinetti “Il segreto tra di noi” Milano, Mondadori, 2008 Interviene Marco Sangiorgi Sarà presente l’autore Copywriter, sceneggiatore e regista, Gianni Farinetti ha esordito in narrativa nel 1996 con il romanzo Un delitto fatto in casa, con cui ha vinto il Premio Grinzane Cavour, Il Premiere Roman di Chambery e il Premio Città di Penne. Nel 1998 ha vinto il Premio Selezione Bancarella con L'isola che brucia. In questo suo ultimo lavoro Farinetti costruisce un romanzo corale e al tempo stesso profondamente intimo, ci regala tutte le emozioni di una fiaba e i colpi di scena di un grande 'giallo dell'anima' sullo sfondo della Storia e nel sortilegio che avvolge il Valèt e le sue indimenticabili figure. Domenica 18 maggio, ore 21,00 Sala Conferenze Hotel Ala d’Oro Michele Cucuzza “Sotto i 40. Storie di giovani in un paese vecchio” Roma, Donzelli, 2008 Interviene Patrizia Randi Sarà presente l’autore I giovani in Italia hanno difficoltà a conquistare posizioni di rilievo nel mondo dell'imprenditoria, della politica, della ricerca, dell'industria culturale e dello spettacolo. Michele Cucuzza ha scelto di raccontare una serie rappresentativa di felici eccezioni: una galleria di ritratti-interviste a under quaranta che nei campi più diversi hanno avuto successo. Lunedì 19 maggio, ore 20,30 Serata Conviviale Sala Conferenze Hotel Ala d’Oro Max De Giovanni “Disco Selector. Professione dj, la storia” Ravenna, Editrice Moderna, 2008 Interviene Andrea Ricci Sarà presente l’autore €. 20,00 per persona bevande incluse (prenotazione obbligatoria) Il DJ lughese Max De Giovanni racconta una storia, quella della professione del dj: come è nata, si è sviluppata ed affermata nel tempo,evidenziando i fattori che ne hanno determinato le svolte. L'autore ha rintracciato ed intervistato i grandi protagonisti della consolle italiana e di 50 ha inserito le biografie, unitamente ad una serie di fotografie che documentano le storie raccontate. Domenica 25 maggio, ore 21,00 Sala Conferenze Hotel Ala d’Oro Maria Rita Parsi “Single per sempre. Storie di donne libere e felici” Milano, Mondadori, 2008 Interviene Patrizia Randi Sarà presente l’autrice Una nuova figura si è affacciata nel panorama femminile del terzo millennio: le "single per sempre". Donne che hanno rinunciato alla presenza fissa di un uomo nella loro vita. Che non si fanno illusioni sul maschile, non si aspettano protezione per sé o per la prole, non sperano nel mantenimento economico né nella gratificazione sentimentale garantita da un marito. Maria Rita Parsi analizza il fenomeno e lo illustra attraverso dieci storie esemplari di donne tutte single-per-scelta.

La serata con MASSIMO ONOFRI

Ecco le immagini della serata di lunedì 28 aprile con Massimo Onofri che ha presentato il suo ultimo lavoro pubblicato da Donzelli "La ragione in contumacia". Oltre al critico letterarario viterbese sul palco di Caffè Letterario erano presenti Marco Sangiorgi che ha introdotto l'incontro e l'assessore alla cultura del Comune di Lugo Giovanni Barberini. Ogni cosa può essere detta... o quasi.
di Ivano Nanni Forse l’immagine suggerita da questo incontro, è quella di un setaccio a fori piccoli, di quelli che fanno passare solo la roba fine, le farine migliori, e lasciano la crusca da parte, certamente non da buttare, ma da lasciare a chi ha problemi digestivi e non può godere di prodotti troppo raffinati. I fori sono quei particolari del fondo attraverso i quali tutta la finezza dello sfarinato passa di sotto e lascia sulla superficie il rimanente, la parte grezza, i fori sono quindi la misura per dividere e lasciare da parte quello che non serve. Dividi et soppesa, potrebbe dire il critico, parafrasando e distorcendo la massima imperiale, la qual cosa significa anche, prendi le distanze, che è un modo di misurare da geometri se ci si muove in ambiti angusti, o da astronomi se si ha che fare con eventi giganteschi; questi sono modi per creare spazi dentro i quali muovere note e definizioni di diversa natura, toccare corde, lasciarle vibrare e misurarne l’intervallo, che è una maniera per concedere al tempo di produrre i suoi fermenti, le sue muffe, fantasticando poi sui microclimi letterari in divenire. È un modo di usare, per così dire, l’immaginazione per costruire la verità, o meglio per svelare l’inganno di un tradimento, di una realtà impossibile da raccontare, tutta da rivelare, misteriosamente avvolta nelle sue nebbie opalescenti. Ecco, forse un critico si interroga sulla possibilità che ha la chimica e la fisica di produrre eventi letterari significativi o meno, a cominciare da certi bitorzoli parolai fin troppo opprimenti, fino alle grandiose costellazioni senza margini e confini che generano al loro interno nuove formazioni da sondare con la forza della viva argomentazione. Forse il critico insegna a trattare la vita come si dovrebbe trattare la letteratura, degnamente, con la forza dell’intransigenza e la fermezza di una spirito gioioso e spassionato, radicando convinzioni e opinioni nell’humus della solida competenza. Per competere non ho il fiato, ma misurare mi piace e lo può fare anche uno pigro come me, che per fortuna, con poco sforzo, non ha superato le quaranta righe entro le quali “ ogni cosa può essere detta “. O quasi. (di Ivano Nanni)