Sala conferenze - Hotel Ala d'Oro
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sabato 28 novembre 2009
Lunedì 30 novembre - "La creta di Da Ponte e il soffio di Mozart" serata conviviale con UGO ZOLI
La serata con GABRIELE NISSIM
lunedì 23 novembre 2009
Venerdì 27 novembre - GABRIELE NISSIM a Caffè Letterario
"Almeno lui..." di Claudio Nostri
sabato 21 novembre 2009
La serata con LEONARDO COLOMBATI
mercoledì 18 novembre 2009
Venerdì 20 novembre - LEONARDO COLOMBATI a Caffè Letterario
Nota Patafisica "Soluzione immaginaria al problema dell'immigrazione" di IVANO NANNI
Figuri della Padània:
il Partenopeo celtico:
Genere ibrido
Appartenenza
grammaticale-sintattica:
Ossimoro vivente.
Soggetto culturalmente complesso, spesso irrisolto. In bilico tra due culture. Definizione dal Grande Dizionario Italiano-celtico: “tutti coloro che dal Sud sono migrati al Nord e ivi si sono insediati. Soggetti con identità ibrida, integrati a vari livelli. Soggetti in transizione da un luogo all'altro, da una cultura all'altra. Alcuni più integrati di altri parlano fluentemente la lingua del luogo; in questi soggetti si può dire che la mutazione si è risolta completamente, altri, per un rigetto verso l'ambiente hanno mantenuto pressoché intatti usi, costumi, e linguaggio delle terre d'origine. Soggetti trans-topici. Migranti da un luogo all'altro senza arrivare da nessuna parte. Impossibilitati a tornare indietro, e non disposti ad andare avanti. Sono a metà del guado. Mutanti, ma fino a un certo punto."
Il partenopeo celtico, si configura allora come un mutante, una figura in migrazione da una topografia culturale all'altra. È un trans-gender di luogo che mantiene due anime in equilibrio in una forma di dissolvenza incrociata mai risolta. È un ibrido, come da definizione, un soggetto con manifesta ipersensibilità ambientale e che può sviluppare atteggiamenti aperti all'integrazione oppure al contrario diventare indifferente al luogo, rimanere chiuso in se stesso in una crescente malinconia eccessivamente meditativa, molto dubbiosa, quasi sempre deprimente, o all'eccesso diventare palesemente ostile, verso persone, luoghi, simboli del posto manifestando perciò apertamente il suo disagio. Dal momento che ci stanno a cuore i destini del nostro beneamato paese è quanto mai opportuno promuovere in tutte le sedi, momenti di integrazione culturale, contribuendo a vivacizzare lo scambio di opinioni su problemi relativi alla convivenza e alla tolleranza e, considerato che crediamo che non esistano integrazioni possibili calate dall'alto dei cieli, ma pensiamo che tutti gli atti ragionevoli e di buona convivenza derivino da atti minimi e fondamentalmente da dettagli, azioni concrete, aperture improvvise, amori e colpi di fulmine, si può e si deve consigliare ai nostri amici del sud cosa fare per una migliore integrazione nelle fredde terre del Nord. Presupposto per una buona integrazione è, innanzitutto, il tempo. Ce ne vuole un bel po'. Non si può pensare di integrarsi in un ambiente che non si conosce in due e due quattro. Non è possibile. Anzi a questo proposito si deve notare che quelli che non sono più trans-topici, quelli che hanno risolto il loro ibridismo diventando a tutti gli effetti, celtici partenopei, sono decenni che vivono al nord. Hanno sviluppato sensibilità e curiosità verso i luoghi che li hanno accolti, hanno studiato la lingua, hanno apprezzato gli usi e costumi dei locali, sviluppando una rete di conoscenze e amicizie che hanno favorito il cambio di polarità, l'inversione di tendenza consolidando la nuova appartenenza. I celtici partenopei, gli integrati al massimo livello, hanno raggiunto la perfezione genetica dopo venti, trenta, quarant'anni di permanenza nelle brume delle Padània ricevendo da queste terre fredde nuove fonti di ispirazione. L'integrazione diventa integrale e inequivocabile quando: 1-si è assimilata la cucina del luogo, 2-si tifa per la squadra della città dove si vive, 3-ci si esprime nella lingua dei locali, 4-si vota per la Lega. Esempio di perfetto integrato. Vive in Lombardia. Tifa Atalanta. Una domenica sì e una no è presente alla stadio di Bergamo insieme al capo della tifoseria Calderoli e alla truppa leghista a tifare per la squadra del cuore. La sua stanza è arredata con cura. Sciarpe e gagliardetti dell'Atalanta pendono dalle pareti. In una sacca di cuoio nero ci sono gli scalpi dei tifosi avversari, specie quelli del Napoli. L'urlo di guerra del celtico partenopeo raggela e impressiona i suoi nemici del sud. Vicino a un poster della squadra, nel frigo bar, dentro a un vaso dove prima c'erano ottime pesche sciroppate ora ci sono le palle dei nemici che ha incontrato allo stadio. Galleggiano nell'alcool da anni. Sono diventate bianche, diafane, e in controluce sono di una trasparenza opalina. Si è convertito ai tortelli di zucca. Parla il bergamasco della Val Brembana.
"il perfetto integrato"
collage di
Carmine Della Corte
Esempio di semi-integrato. Vive in una qualunque delle regioni del nord. Il soggetto semi-integrato si riconosce solo in alcuni dei quattro capisaldi che sono alla base dell'inversione di polarità. Se ne sta a metà del guado, è perplesso, dubbioso, riflessivo e ostinato. La sua posizione, in bilico tra due sponde, lo rende precario, incline ai funambolismi, predisposto all'eclettismo iperbolico. Sono soggetti migranti, posizionati in quella particolare area da cui possono scendere o salire nella scala di valori. Possono cioè diventare o completamente integrati, o apertamente ostili all'integrazione. Sono la categoria più complessa e sono suddivisi in tre gruppi. In linea di massima un semi-integrato del primo gruppo apprezza la cucina del luogo; ad esempio, mangiare luganega, polenta, e sarde in saor sono passi necessari all'integrazione, se si vive in Veneto. Comunque, ogni regione ha i suoi piatti tipici da apprezzare se si vuole essere accettati. Il semi-integrato del secondo gruppo oltre ad apprezzare la cucina, tifa per la squadra locale. Aggiunge un elemento fondamentale alla sua integrazione sposando la causa calcistica del luogo dove vive. Questo da parte dei locali è molto apprezzato. Possono nascere amicizie allo stadio. In questo caso il partenopeo- celtico si farà apprezzare per il suo tifo sfegatato. Nel terzo gruppo, troviamo quello che oltre a mangiare il cibo del luogo, tifa per la squadra della città, ha studiato la lingua, il dialetto; ha ascoltato le chiacchiere nei bar, specie gli insulti, le polemiche e il borbottio attorno ai tavoli da gioco, si è applicato, ha perfino seguito corsi all'università degli adulti, insomma ha conseguito padronanza del dialetto, ha un buon lessico e solo qualche difetto di pronuncia lieve e assolutamente perdonabile. È in poche parole a un passo dall'integrazione totale. Che, come abbiamo visto, avviene solo con il voto alla Lega. Forse il passo più arduo.
collage di
Carmine Della Corte
Ora passiamo alla nota dolente. Esempio di non-integrato, o meglio di dis-integrato totale. Questo soggetto si differenzia nettamente dagli altri due simili: Non apprezza nulla della città che lo ha accolto. Non gli piace l'aria che si respira, la posizione geografica, il clima è troppo freddo o troppo caldo, il tasso di umidità è improprio, Non ama la cucina che giudica sciapa, non tifa per la squadra locale che ritiene superflua, intende solo qualche parola di dialetto ma non lo parla, anzi ostinato oltre ogni ragione parla solo il suo dialetto, e sacrilegio dei sacrilegi, odia pesantemente la Lega. Non frequenta i bar e le osterie, non gli piace il mare e nemmeno la collina, Insomma, è ostile a tutto. Va da sé che con questi presupposti la sua integrazione non è a rischio, è impossibile. È un soggetto ostinato, ombroso, ma nonostante tutto ammirato per il suo carattere indomito. Vive discretamente in un luogo che respinge dal quale però in un senso misterioso, sottile, catacombale è accettato. È, insomma, l'esempio vivente che le ragioni dell'integrazione non sono solo razionali e schematiche,ma strisciano in canali sotterranei, attecchiscono in segreti ricettacoli di senso occulto, si nutrono nel mare magnum dell'ignoto.
collage di
Carmine Della Corte
martedì 17 novembre 2009
La serata con EDGARDA FERRI
giovedì 12 novembre 2009
Lunedì 16 novembre - EDGARDA FERRI a Caffè Letterario
lunedì 9 novembre 2009
"Crepuscolo del nuovo" di IVANO NANNI
La serata con LUCA TELESE
Qualcuno era comunista perché era nato in Emilia.
Qualcuno era comunista perché il nonno, lo zio, il papà… la mamma no.
Qualcuno era comunista perché si sentiva solo.
Qualcuno era comunista perché aveva avuto un’educazione troppo cattolica.
Qualcuno era comunista perché il cinema lo esigeva, il teatro lo esigeva, la pittura lo esigeva, la letteratura anche… lo esigevano tutti.
Qualcuno era comunista perché glielo avevano detto.
Qualcuno era comunista perché non gli avevano detto tutto.
Qualcuno era comunista perché prima era fascista.
Qualcuno era comunista perché Berlinguer era una brava persona.
Qualcuno era comunista perché Andreotti non era una brava persona.
Qualcuno era comunista perché era ricco ma amava il popolo.
Qualcuno era comunista perché era così ateo che aveva bisogno di un altro Dio.
Qualcuno era comunista perché era talmente affascinato dagli operai che voleva essere uno di loro.
Qualcuno era comunista perché non ne poteva più di fare l’operaio.