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Sala conferenze - Hotel Ala d'Oro

Via Matteotti, 56 - 48022 Lugo di Romagna - (Ravenna) - Italia
Per Informazioni : 0545 22388 - claudio@aladoro.it
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martedì 29 gennaio 2013

"Agli amici di Lugo" di GINO RUOZZI


Gino Ruozzi è stato ospite di Caffè Letterario mercoledì 23 gennaio, per presentare il suo saggio “Ennio Flaiano. Una verità personale” edito da Carrocci.

Cari Amici del Caffè Letterario di Lugo, mi chiedete qualche parola sulla bellissima serata di mercoledì scorso. In primo luogo mi ha fatto molto piacere incontrarvi, perché ho respirato la libera passione per il piacere della cultura. Questo è impagabile. Tra le tante cose che mi sono rimaste piacevolmente in mente c'è anche la conversazione caduta (per diversi motivi, non a caso) sulla Riffa lughese di Sofia Loren e sul suo straordinario prorompente "petto", come ricordo diceva mio padre (insieme al "caradein"). Ebbene Flaiano ha sempre sostenuto (non so se, come Casanova, a torto o a ragione: ma la letteratura per fortuna non si interessa della verità) di avere lui scoperto la giovanissima Sofia Loren mentre si aggirava ignota per Cinecittà; non aveva ancora dato prova di nessun talento, se non di quello per cui ancora si ricorda La riffa. Non è tutto ma è sicuramente molto.
Un affettuoso e riconoscente ciao a tutte le amiche e gli amici del Caffè letterario,
ciao, Gino Ruozzi




lunedì 28 gennaio 2013

Una serata di "VIAGGI & MIRAGGI"


“Viaggi & Miraggi” questo il titolo dell’incontro di sabato 26 gennaio che ha concluso gli appuntamenti del mesedi Caffè Letterario. Una splendida serata che ha visto come protagonista il musicista forlivese Lele Receputi  che con la sua chitarra e la sua voce ha eseguito in maniera magistrale tantissimi “classici” della canzone cantautorale italiana e americana dedicati al tema del “Viaggio”. Da “Onda su onda” di Conte alla “Avventura a Durango” di DeAndrè; da “Long train running” dei Doobie Brothers a “Space oddity” di David Bowie; per non parlare di un bellissimo medley tratto dalle colonne sonore che Ennio Morricone ha composto per i film di Sergio Leone. Il tutto intervallato da letture poetiche con i versi di Dante, Baudelaire, Kavafis, Salinas, Szymborska e frammenti tratti da film della grande commedia all’italiana degli anni ’60.
Nella stessa serata, curata da Carmine Della Corte,  si è poi inaugurata una mostra pittorica collettiva, allestita nella hall dell’Albergo Ala d’Oro, con lo stesso titolo “Viaggi & Miraggi” con opere di   Stefano Babini, Cesare Baracca, Marilena Benini, Carmine Della Corte, Piero Dosi, Laura Medici, Elena Nasolini, Andrea Tampieri, Stefano Tedioli. La mostra rimarrà in esposizione fino al 6 marzo ed è visitabile tutti i giorni dalle 10.00 alle 22.00.







venerdì 25 gennaio 2013

Sabato 26 gennaio - "VIAGGI & MIRAGGI" Le serate musicali-conviviali di Caffè Letterario


Sabato 26 gennaio, alle ore 20.30, nel Ristorante dell’Hotel Ala d’Oro di Lugo, prima serata conviviale-musicale dell’anno di Caffè Letterario. “Viaggi e Miraggi.  Il Viaggio nella  Musica, Letteratura, Cinema, Arte.” Una serata musicale-conviviale in compagnia della chitarra e della voce di Lele Receputi dedicata al “viaggio” in tutte le sue declinazioni possibili visto attraverso le canzoni, la letteratura, il cinema e l’arte. Da Paolo Conte a De Andrè, da Omero a Kavafis, da Chaplin a Lynch, da Turner a Rothko…” E a proposito di arte nella stessa serata verrà inaugurata nella hall dell’Hotel Ala d’Oro una mostra pittorica collettiva dedicata al tema del “Viaggio” con opere di Stefano Babini, Cesare Baracca, Marilena Benini, Carmine Della Corte, Piero Dosi, Laura Medici, Elena Nasolini, Andrea Tampieri, Stefano Tedioli.

Questo il menù della serata:
Buffet Aperitivo
Strozzapreti gamberi e poveracce
Bocconcini di pesce spada al pistacchio
Spiedini di rana pescatrice su zucchine alla menta
Ananas caramellato con gelato esotico
Caffè

€. 25,00 a persona, bevande incluse.
E’ necessaria la prenotazione. (Tel. 054522388).


giovedì 24 gennaio 2013

"La storia di un marziano" di IVANO NANNI


Sull'incontro di mercoledì 23 gennaio con Gino Ruozzi e il suo libro “Ennio Flaiano. Una verità personale” edito da Carrocci Editore.

Ennio Flaiano dice di se stesso:
“Io forse non ero di questa epoca, non sono di questa epoca, forse appartengo a un altro mondo: io mi sento più in armonia quando leggo Giovenale, Marziale, Catullo, è probabile che io sia un antico romano che sta qui ancora, a scrivere cose che gli altri hanno scritto molto meglio di me...” (da una intervista alla Radio della Svizzera italiana del '72). Ennio Flaiano con molto senso della realtà e dell'humor si colloca in un altro mondo, un mondo che non c'è più dove lui si trova bene, fuori dal chiasso e dalle convenzioni.
Il suo nome si prestava molto bene a una latinizzazione, poteva effettivamente essere letto come Ennius Flaianus e in qualche caso così venne percepito come un antico epigrammista, uno scrittore latino classico, qualche riga indietro ai sommi che aveva citato, dove lui si collocava, uno scrittore satirico minore del xx secolo. Leggibilissimo ora forse più di allora, non contemporaneo ma attualissimo come non lo sono certi contemporanei polverosi, vecchi e inutili prima ancora di entrare in libreria, naturalmente buoni venditori di confezioni di successo. Oggi si può dire senza forzare la realtà che Flaiano è tornato.    
Il libro di Gino Ruozzi libera Flaiano dalla gabbia di una percezione troppo ristretta,(il creatore di epiche battute), per scoprirlo come un letterato di vaglia europea quale era. Egli non si riteneva e non era un uomo spiritoso come venne più volte etichettato, non aveva il passo dell'uomo leggero che scherza come amano fare i comici italiani, Flaiano insieme a pochi altri era un umorista vero e come tale non poteva che essere un uomo serio, malinconico, e amaro, poco compreso dalla società delle belle lettere che considera l'umorismo scritto una linea letteraria minore da non considerare seriamente. Il problema dunque è sempre stato questo, una seriosità ingombrante della critica e della letteratura, e una percezione non favorevole di una società tutta intera orientata più verso la burla, lo scherzaccio greve, lo sberleffo goliardico piuttosto che per la ricezione di un aforisma profondo, umano, non retorico.
Autore eccelso di libri nati stanchi, scritti in overdrive con la marcia lunga inserita, fluidi, meditati, sofferti, libri da studio e da comodino, pubblici e intimi allo stesso tempo mai urlati, sempre ironici.
Ogni suo libro è un livre de chevet, quasi un breviario, è il caso di dirlo. Apriamone uno a caso e funzionano tutti. In ogni pagina  si trova sempre qualcosa di memorabile, ci si imbatte sempre in una luce costante che illumina ogni angolo cieco con una frase, una descrizione, un commento.  Prendete un suo libro (Flaiano probabilmente sarebbe contento di questa casualità) e, prima di dormire  leggete una pagina  sempre a caso, potete trovare un apologo sulla  società degli orrori che si profila all'orizzonte, un raccontino sul cambiamento, in peggio, della vita notturna romana, oppure potete leggere un breve saggio d'arte o di architettura, una poesia o un articolo di satira politica, un commento sapido contro gli sprechi pubblici, un aforisma fulminante, un epigramma sulla caducità della vita, una confessione,  un commento su Manzoni e uno su Leopardi, un'invettiva, uno frammento di sceneggiatura, un dialogo teatrale. Tale è questo grande scrittore eclettico e polimorfo per nulla pigro, ma scontento di se stesso, con lo straordinario talento di non imporre la sua presenza. Flaiano scrive come stesse di lato all'argomento in una prospettiva di sbieco, palleggiando il tema, creando un'anamorfosi, un oggetto che si percepisce solo spostando l'angolo di visione. Come in  un quadro famoso di Hans Holbein dove l'oggetto anamorfico è un teschio, Flaiano traccia il suo oggetto deformato, la malinconia del vivere, in una serie infinita di cronache che prendono le forme letterarie più varie.
Su questa verità concentra tutte le sue forze di cronista, di redattore cupo (come era chiamato nella redazione del “Mondo”), della dissoluzione sociale, descrivendo in modo mirabile come tutto si corrompe all'insegna dell'insipienza. E lo fa senza far pesare il pensiero sulla frase costruendo un mare magnum e incognito dove perdersi è davvero rinfrancante, specie dopo letture di romanzi che spariscono man mano che si leggono, al contrario della sua opera intera, interviste comprese, mai retorica e scontata, e soprattutto mai noiosa. E non è poco.
di Ivano Nanni

La serata dedicata a FLAIANO con GINO RUOZZI


Queste le immagini della serata di ieri sera, mercoledì 23 gennaio, che Caffè Letterario ha dedicato a Ennio Flaiano. Protagonista dell’incontro Gino Ruozzi, docente di Letteratura Italiana nella Facoltà di Lettere e Filosofia dell’Università di Bologna, che ha presentato il suo ultimo lavoro “Ennio Flaiano. Una verità personale” edito da Carrocci Editore nel 2012. Ennio Flaiano è morto trent’anni fa, ma i suoi aspri commenti sulla “melassa italiana” sono ancora di grande attualità. Gino Ruozzi ha messo in luce l’aspetto eclettico di Flaiano, soffermandosi sui generi letterari frequentati in quarant’anni di attività: il romanzo, il diario, il racconto, la poesia, l’aforisma, l’epigramma, la piece teatrale, la sceneggiatura, la cronaca, l’articolo di costume, l’elzeviro, il saggio d’arte e d’architettura. Come scrive Raffale Liucci sul Sole 24 Ore, nella recensione al libro di Gino Ruozzi, “Sgomenta la padronanza assoluta sfoggiata da Flaiano in ogni registro. Mai una sbavatura o una ripetizione. Un talento proteiforme, tutto arrosto e niente fumo, passato come una meteora nell’italia inebriata dal boom economico”.





sabato 19 gennaio 2013

Mercoledì 23 gennaio - ENNIO FLAIANO raccontato da GINO RUOZZI


Mercoledì 23 gennaio, alle ore 21.00, nella Sala Conferenze dell’Hotel Ala d’Oro, terzo appuntamento dell’anno del Caffè Letterario di Lugo dedicato al grande scrittore abruzzese Ennio Flaiano con lo scrittore Gino Ruozzi, docente di Letteratura Italiana nella Facoltà di Lettere e Filosofia dell’Università di Bologna, che presenterà il suo ultimo lavoro “Ennio Flaiano. Una verità personale” edito da Carrocci Editore nel 2012. A introdurre la serata sarà il curatore di Caffè Letterario Marco Sangiorgi. L’incontro si concluderà come sempre con il consueto brindisi con i vini in degustazione per tutti i presenti.
Meglio di un rosso d'annata. Come invecchia bene Ennio Flaiano non invecchia nessuno tra i nostri classici. A quarant'anni dalla scomparsa, che avvenne il 20 novembre 1972 a Roma, Flaiano continua a essere citato, letto e materia di appassionata analisi critica. Dal libro di Gino Ruozzi emerge uno scrittore per certi versi inedito, innanzitutto non più quel pigro epigrammista, flaneur abruzzese trapiantato nella Roma della Dolce Vita che la mitologia ci ha tramandato fin qui. In realtà Flaiano era un lavoratore indefesso, che si divideva tra cinema (sceneggiò decine di film per Fellini, Antonioni, Rossellini), racconti, poesie, cronache teatrali, articoli e, certamente, battute fulminanti. Che erano il suo maggior talento e la sua croce.
Rileggere Flaiano oggi significa scoprire un occhio lucidissimo, preveggente ai limiti del paranormale su difetti, tare, caratteri, magagne del nostro presente italiano, se pensiamo che negli anni Cinquanta scriveva: "Questo Paese un giorno sarà una Repubblica basata sulla televisione".
Gino Ruozzi (1958) è professore associato confermato di Letteratura italiana nella Facoltà di Lettere e Filosofia dell'Università di Bologna. Dal 2001 è docente del Dottorato di ricerca in Civiltà dell'Umanesimo e del Rinascimento dell'Università di Firenze e del Dottorato di ricerca in Italianistica dell'Università di Bologna. I suoi studi sono in particolare rivolti alla tradizione italiana ed europea delle forme brevi: aforismi, pensieri, massime, epigrammi, favole, apologhi, bestiari, facezie, dal Medioevo al Novecento.

venerdì 18 gennaio 2013

"I pionieri del quasi nulla" di IVANO NANNI


Sull'incontro di mercoledì 16 gennaio con Paolo Albani e il suo libro “I mattoidi italiani”. edito da Quodlibet.

È una raccolta inconsueta il libro di Paolo Albani, I mattoidi Italiani, che come ricorda l'autore nelle pagine finali del libro, nella nota metodologica, è stata compilata partendo dalla definizione che Raymond Queneau da del “ folle letterario”:
Un autore edito le cui elucubrazioni (non uso il termine in senso dispregiativo) si allontanano da tutte quelle professate dalla società in cui vive, sia da tale società nel suo insieme, sia dai diversi gruppi, benché minimi che la compongono, elucubrazioni che non rimandano a dottrine anteriori e che non hanno avuto eco alcuna. In breve un "folle letterario" non ha né maestri né discepoli.
Paolo Albani con la sua catalogazione apre uno scenario sui deliranti letterari che hanno prodotto studi che escono, delirano,  dalla direzione presa da pensatori e scienziati veri. In altre parole scrive le biografie artistiche di parastudiosi che si sono distinti per l'oscurità dei loro progetti di lavoro, per la loro inconcludenza, per la totale inefficacia delle loro teorie e soprattutto per non tenere in nessun conto l'esperienza acquisita e i risultati conseguiti nei campi in cui applicano le loro energie creative.
L'autore compila le schede anagrafiche di questi pensatori stravaganti e oscuri, individui dalla fantasia bizzarra, fautori indefessi di un pensiero tangenziale che li porta su rotte sconosciute e incontrollabili seguendo nei dettagli il loro pensiero. Di questi “folli” riporta precisamente ogni articolazione di pensiero che si esprime in forme assolutamente problematiche e aliene dalla realtà. È interessante notare come la determinazione granitica che avevano questi “ eterocliti “, altro termine di Queneau, nel perseguire intenti assolutamente astrusi non abbia mai subito nessuno smottamento, nessuna incrinatura, nessun dubbio convinti com'erano della genialità del loro lavoro. Proseguivano per la loro strada fieri di essere dei pionieri nel loro campo e francamente stupiti e offesi quando professori e accademici li snobbavano o li mettevano brutalmente alla porta.
Autori della Quarta dimensione, termine coniato da Umberto Eco per definire autori fai- da – te, per nulla presi in considerazione da case editrici pubblicano a proprie spese i loro studi con punte di cripticità magistrali, come quelle di un certo Eulogo D'armi autore di un testo dal titolo, Teismo e Monismo di fronte, autore che non è catalogato per ragioni di incomprensibilità del testo. Eulogo scrive: Si può affermare che SOLO SE LA SOMIGLIANZA NON DERIVI DA INDIFFERENZA C'È BISOGNO DI DIO: soltanto tra unici un primo deve porre gli altri, mentre se sorgano dall'indifferenza non saranno unici e solo principio sarà essa.Righe illuminanti che lo consegnano per sempre alla storia della teologia surreal-patafisica espressa con la tecnica della scrittura automatica e alla galleria dei “geni” troppo oltre per essere compresi.
Sono strani studiosi dall'estro gioviale e inconcludente quelli descritti da Albani,la loro follia sta tutta nella teorie strampalate che inventano e che sostengono con architetture argomentative labirintiche senza possibilità di ritorno.
Sono estrosi in odore di manicomio. Sono progettisti che teorizzano indossando una virtuale camicia di forza e lasciano tracce di originale inapplicabilità. Divertenti e malinconici. È  un genere di follia caricaturale, però nello stesso tempo creativa e complessa con la quale si ride amaro.

di Ivano Nanni



"Sono venuto a Lugo due volte" di GUIDO CRAINZ


Guido Crainz è stato ospite di Caffè Letterario venerdì 11 gennaio, per presentare il suo saggio “Il paese reale. Dall’assassinio di Moro all’Italia di oggi” edito da Donzelli.

Sono venuto a Lugo due volte: la prima per  parlare dell'Italia del 1945, devastata dalla guerra, la seconda per discutere, in buona sostanza, dell'Italia degradata del (e dal) berlusconismo. Forse so parlare solo di disastri: non invitatemi più...
A me invece fa bene: ridà fiducia trovarsi in una comunità di lettori, rispondere a domande, a curiosità e ad ansie vere. E anche avere la conferma di quel che continuo a dire in modo testardo, contro la vecchia e giustificatoria litania secondo cui “gli italiani sono sempre stati così” (cioè sono stati e sono attenti solo proprio al “particulare”,  incapaci di operare per il bene comune, e così via): non è vero, e non è vero che “siamo tutti così”. Buon anno, Caffè Letterario, e cento di questi anni.
Guido Crainz


giovedì 17 gennaio 2013

La serata con PAOLO ALBANI


Una divertente serata quella di ieri sera mercoledì 16 gennaio a Caffè Letterario con lo scrittore Paolo Albani che ha presentato il suo libro “I mattoidi italiani” edito da Quodlibet. A fare gli onori di casa, sul palco di Caffè Letterario, insieme all’autore, c’erano il curatore della nostra rassegna letteraria, Marco Sangiorgi e lo scrittore e artista Gian Ruggero Manzoni. “I mattoidi italiani” di Paolo Albani è un rigoglioso catalogo stilato nel grande opificio del tempo perso, e opificio non è parola a caso, essendo l’autore membro dell’Oplepo (Opificio di Letteratura Potenziale, erede dell’Oulipo) e appassionato di anomali, eterocliti, stravaganti, folli letterari, nonché, lui in proprio, poeta visivo e ossessionato ordinatore. Come da un rigattiere del buon senso che fu, abbiamo assistito a un crescendo di incursioni rapinose in ogni branca del sapere. Teorie meccaniche della circolazione del sangue, strumenti per controllare il fluido etereo, prove dell’esistenza dei giganti, smacchinazioni nel processo di causa-effetto o piani per la Pace Universale Perpetua. Idee sacrosante come il contratto di matrimonio che scade e si rinnova ogni anno, soluzioni a problemi come la quadratura del cerchio, sedute spiritiche con Nietzsche, cure per la grave malattia della Jattura, con un effetto moltiplicativo che imita l’incontenibile sete, la coazione a saltare a pié pari i limiti ingiusti del conosciuto.
"Vi sono tre soli rimedi per i mali d'amore: fuggire, distrarsi, studiare; odia la tua carne e le sue schifose voglie, combatti con tutti i mezzi per mantenerti puro, perchè la purezza facilita l'evoluzione dell'anima; non rendere i piaceri carnali l'unico scopo della tua esistenza, altrimenti diverrai schifoso più di un gatto e di un cane; [...] recati a letto stracarico di sonno e non guardarti nudo; non bere vino, non recarti al cinema, non guardare le gambe delle fanciulle perchè proprio dal basso sorgono i desideri ignobili, e vivi sulle vette dei monti anche se da quelle altezze solitamente ti sembrerà di scorgere rosate parvenze di donne nude fra albero e albero".
da "Misticateismo. Religione realista dei tempi nuovi" di Giovanni Tummolo (1934)






martedì 15 gennaio 2013

"Il Paese che non c'è" di IVANO NANNI


Sull'incontro di venerdì 11 gennaio con Guido Crainz e il suo libro “Il paese reale. Dall’assassinio di Moro all’Italia di oggi” edito da Donzelli

Altan in una sua vignetta fa dire a due personaggi queste parole:
a - il Paese ha bisogno di riforme,
b -  è vero, ma anche le riforme avrebbero bisogno di un Paese.
Massimo d'Azeglio circa 150 anni prima con altre parole dice la stessa cosa, spingendo il tasto sul politico che dovrebbe riformare prima se stesso. Parole audaci che dette ora farebbero affratellare d'Azeglio a Beppe Grillo se non altro idealmente. Il problema è sempre lo stesso: quando siamo pronti con le riforme non c'è il Paese, quando il Paese dice di essere pronto non ci sono le riforme, la nostra storia politica è fatta di equivoci, di appuntamenti mancati, di tentativi di accoppiamento andati male. Il Paese e le riforme non si piacciono, non è colpa di nessuno. L'innamoramento si sa è sempre irrazionale. Non c'è feeling, il Paese va da una parte e le riforme da un'altra, migrano verso  altri Paesi con i quali l'amore è corrisposto e da buoni frutti. Fino ad ora la scintilla non è scoccata, pazienza ci facciamo coraggio, per il momento le sognamo le riforme, ne parliamo, le enunciamo, ne facciamo delle lunghe liste, prepariamo dei succulenti piatti con le riforme, ottime riforme, ne sentiamo il profumo tanta è la nostra immaginazione e, parlandone sempre ad ogni occasione ci sembra un po' di averle fatte.
Funziona così nel nostro Paese. Il problema è che le riforme sono fantasmi che tutti evocano ma quando appaiono fanno paura perché includono dei vincoli, qualche legge, delle regole, e un popolo anarcoide non sopporta norme e regole, che se in altri paesi sono paletti da seguire diligentemente per noi sono segnali da evitare con ogni cura. Le riforme sono accettabili solo se sono applicate agli altri e, gli altri sono quelli dell'altro club, dell'altro partito, dell'altra famiglia, dell'altro clan. È il limite non solo della politica ma del Paese intero. Se le parole di d'Azeglio suonano così attuali, miracolosamente convergenti con quelle di Altan significa una cosa sola, che il Paese per tutti questi anni è rimasto ripiegato su se stesso, senza la forza di pensarsi diverso  e modificabile, anzi agendo per non spostare nulla mummificandosi in un'indolenza atavica, meschina e pericolosa. E se il Paese è riconoscibile nei versi di Dante, “ ahi serva Italia, di dolore ostello, nave senza nocchiere in gran tempesta, non donna di provincie, ma bordello “ (Purg.V, 76-78 ), questa mummificazione è qualcosa di molto vecchio che appartiene al nostro sistema nervoso, al nostro corpo e all'inconscio nazionale ( se così si può dire ), prima che alla nostra cultura sancita dalle leggi e dalla letteratura. Per questo l'immobilismo è la nostra cifra politica più evidente, una depressione del nostro animo, il grande buco nero sociale nel quale tutto viene compresso fino ad essere polverizzato. Dunque quello che ci distingue come Paese reale è un fermo immagine lungo qualche secolo, che ci segna tuttora come il popolo con meno senso della comunità d'Europa. Mario Soldati diceva che noi italiani non siamo inferiori come cultura a nessuno, siamo solo diversi e rifuggiamo ogni catalogazione; per noi, stare insieme  è difficile in quanto non ci distingue gli uni dagli altri. Per noi italiani pensare insieme la società è diventato un inciampo, qualcosa che ingombra, che non interessa. Per questo il rampantismo è diventato il segno degenere dell'individualità. Una degenerazione iniziata negli anni 80, periodo d'oro della politica circense, dello svago, dello sperpero, dei nani e delle ballerine, del consenso strappato a suon di prestiti con soldi pubblici a fondo perduto a categorie inverosimili di finti imprenditori e di veri farabutti.
Il rampantismo degli anni sessanta aveva qualcosa di pittoresco, di acerbo che perlomeno ha lasciato uan filmografia, anche se qualche difesa poteva e doveva essere messa in atto verso certe figure non limpide. Ma non è stato fatto. E così di male in peggio fino ai Novanta. La breve e inebriante parentesi di Mani pulite che promise di emendare la politica dai cialtroni e dai ladri non sortì gli effetti attesi. I rampanti  ringalluzziti da nuove leve  e vecchi magnati tornarono a riprodursi dopo una periodo di siccità sapendo bene che l'humus non era cambiato. Fondarono partiti, rimpolparono le caste, trovarono alleati anche nelle opposizioni (a loro insaputa), e i partiti più o meno allegramente finiti per diventare dei contenitori per nuovi rampanti, svuotati e ondivaghi sono impersonati sempre più spesso da populisti e personaggi meschini e impreparati. Cosa ci si può aspettare da tutto questo? Direi un altro partito: il partito della Sveglia. Pds. 
di Ivano Nanni

La serata con GUIDO CRAINZ


Queste le immagini della bella serata di venerdì scorso con lo storico Guido Crainz che ha presentato il suo ultimo lavoro “Il paese reale. Dall’assassinio di Moro all’Italia di oggi” edito da Donzelli. Dopo l’intervento in apertura di serata del sindaco di Lugo Raffaele Cortesi, l’incontro condotto dal curatore di Caffè Letterario Marco Sangiorgi, si è protratto per quasi due ore toccando i momenti più salienti degli ultimi trent’anni della storia della nostra Repubblica. Trent'anni di storia italiana recente con una linea interpretativa che legge nell'avventura craxiana degli anni Ottanta i presupposti della cosiddetta età berlusconiana, che trarrebbe origine da qui, dominando la scena politica degli anni a cavallo con il passaggio non solo del nuovo secolo ma del nuovo millennio. 






lunedì 14 gennaio 2013

Mercoledì 16 gennaio - PAOLO ALBANI a Caffè Letterario


Mercoledì 16 gennaio, alle ore 21.00, nella Sala Conferenze dell’Hotel Ala d’Oro, secondo appuntamento dell’anno del Caffè Letterario di Lugo con lo scrittore toscano Paolo Albani che presenterà il suo ultimo divertente lavoro “I mattoidi italiani” edito da Quodlibet nel 2012. L’incontro, che terminerà come d’abitudine con il consueto brindisi finale con i vini in degustazione, sarà introdotto dallo scrittore lughese Gian Ruggero Manzoni.
I mattoidi italiani di questo repertorio, il primo nel suo genere in Italia, sono personaggi esistiti o esistenti fautori di teorie singolari, a volte deliranti, elaborate in vari campi del sapere: linguisti e ideatori di lingue universali, astronomi e fisici, trasmettitori del pensiero, architetti, quadratori del cerchio, poeti, inventori, profeti, visionari, politici eccetera.
Corredato dalle foto di alcuni mattoidi, dalle copertine dei loro libri e da vari documenti (planisferi, macchine astruse ecc.), il libro è un ampio campionario di autori bizzarri, nessuno dei quali ha mai varcato la porta di un manicomio, per quanto in certi casi siano completamente fuori dalla realtà.
Ci sono fisici che vorrebbero dimostrare che la terra non gira intorno al sole; poeti che si interrogano se fu fatto prima l’uovo o la gallina; rinnovatori sociali che propongono la castità insieme al divieto di caccia e pesca; curatori di foruncoli che diventano filosofi dopo essere stati visitati dallo spirito di Nietzsche; mistici atei che prescrivono di non adorare alcun Dio, di non guardarsi nudi, di non bere vino, di non andare al cinema, di non sbirciare le gambe delle fanciulle e di vivere sulle vette dei monti, dove però scorgono rosate parvenze di donne nude fra albero e albero; medici che teorizzano ibridi fra l’uomo e diversi animali; inventori che suggeriscono di bere con una cannuccia l’uovo direttamente dal sedere della gallina per rigenerare il fluido vitale nell’uomo; e così via. Un repertorio analogo di folli letterari di area francese e belga era stato fatto da Raymond Queneau e André Blavier.
Paolo Albani è nato il 3 dicembre 1946 a Marina di Massa. Scrittore, poeta visivo e performer, da alcuni anni ricopre la cattedra di Linguistica fantastica alla Facoltà di Scienze inutili di Barcellona. Da semi-semiologo ha tenuto il corso di Semiotica presso l'I.S.I.A. (Istituto Superiore per le Industrie Artistiche) di Firenze. Dirige la nuova serie di Tèchne, rivista di bizzarrie letterarie e non.  E’ membro dell'OpLePo (Opificio di Letteratura Potenziale) e Console Magnifico dell'Istituto Patafisico Vitellianense, emanazione autonoma del Collegio di Patafisica.

sabato 5 gennaio 2013

Venerdì 11 gennaio - GUIDO CRAINZ a Caffè Letterario


Venerdì 11 gennaio, alle ore 21.00, nella Sala Conferenze dell’Hotel Ala d’Oro primo incontro del 2013 per Caffè Letterario con lo storico Guido Crainz che presenterà il suo ultimo saggio “Il paese reale. Dall’assassinio di Moro all’Italia di oggi” edito da Donzelli. Al curatore di Caffè Letterario Marco Sangiorgi il compito di introdurre la serata che si concluderà come di consueto con il brindisi finale offerto a tutti i presenti.
La fine degli anni settanta segna una svolta nella storia della Repubblica: agli ultimi, cupi sussulti del decennio morente si intreccia l'emergere di trasformazioni colossali che riguardano l'economia e la cultura, il privato e il pubblico, la politica e la comunicazione. Nella convulsa stagione degli anni ottanta si ripropongono inoltre quelle tendenze esasperate all'affermazione individuale, quello sprezzo delle regole, quell'atteggiamento predatorio nei confronti del bene pubblico. Al tempo stesso giunge al punto estremo di crisi un sistema dei partiti sempre più portato a esaudire gli egoismi di ceto, pur di ottenere il consenso. Per molti versi dunque i lunghi anni ottanta si presentano come un luogo di incubazione del nostro presente. Il nesso fra gli anni di Craxi e l'era berlusconiana ha qui le sue radici, e in questo scenario si collocano le domande che oggi ci incalzano: perché l'anomala alleanza di centrodestra riuscì a improntare largamente di sé l'intero ventennio successivo? Quali sono le ragioni della quasi ventennale stagione di Berlusconi? E che Italia ci lascia, quella stagione? E ancora: ci sono le energie e le qualità per affrontare una difficile ricostruzione e misurarsi con la crisi internazionale che chiama in causa l'identità e il futuro dell'Europa? Da dove prendere l'avvio per invertire il degrado di un sistema politico e di una "partitocrazia senza i partiti" che ha superato ogni livello di guardia?
Guido Crainz, nato a Udine, è professore ordinario di Storia Contemporanea presso la Facoltà di Scienze della Comunicazione dell’Università di Teramo. Ha dedicato le sue ricerche alla società rurale europea dell’Ottocento e del Novecento, alla storia dell’Italia contemporanea –con particolare riferimento alla seconda metà del Novecento- alla storia dei media e al rapporto fra media e comunicazione storica.
Ha collaborato e collabora inoltre con i programmi culturali di Radio Tre, per i quali ha realizzato anche numerosi documentari radiofonici di carattere storico. Scrive sulle pagine culturali de “la Repubblica” ed è stato editorialista del “Messaggero Veneto” e de “Il Piccolo”(2003-2008).