Sala conferenze - Hotel Ala d'Oro
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sabato 31 gennaio 2009
"Io sto con voi" di IVANO NANNI
Le serate con ERALDO AFFINATI e SALVATORE GIANNELLA
giovedì 29 gennaio 2009
Venerdì 30 gennaio - SALVATORE GIANNELLA a Caffè Letterario
lunedì 26 gennaio 2009
Mercoledì 28 gennaio - ERALDO AFFINATI a Caffè Letterario
Ugo Zoli visto da STEFANO BABINI
domenica 25 gennaio 2009
La serata "faustiana" con UGO ZOLI
martedì 20 gennaio 2009
"Il Faust di Goethe" - Serata conviviale con UGO ZOLI
lunedì 19 gennaio 2009
"Non comprate questo libro" di DAVIDE SILVESTRI
venerdì 16 gennaio 2009
Serena Zoli vista da STEFANO BABINI
"Smobilitanti" di IVANO NANNI
La serata con SERENA ZOLI
mercoledì 7 gennaio 2009
Mercoledì 14 gennaio - SERENA ZOLI a Caffè Letterario
Da "Il lavoro smobilita l'uomo" di Serena Zoli PREMESSA L'Italia è ancora una Repubblica fondata sul lavoro, come serenamente afferma l'articolo 1 della Costituzione? O non si fonda piuttosto sulla finanza? Oppure sul lavoro un po' sì e un po' no, un lavoro a scatti? O sul mercato? Una Repubblica di commercianti. O pilastro centrale non e forse ora il consumo, vero volano dell'economia? Ma no, secondo alcuni la centralità del lavoro e persa in quanto trasmigrata — o trasmigrante — nel suo opposto, il tempo libero. Siamo o saremo presto alla leisure society? Una Repubblica di vacanzieri? Di certo c'è solo — e indubitabilmente — che qualcosa e cambiato nel lavoro e attorno al lavoro. Radicalmente. Un pomeriggio d'inverno, ed è già buio, vedi da una finestra illuminata — di quelle che incuriosiscono: che vita ci sarà dietro? - l'ultimo ripiano di uno scaffale. Grandi buste, forse impolverate, raccoglitori, cartelle straripanti di disordinati fogli. E subito ti prende, cuore e stomaco, un inconsulto struggimento. È nostalgia. Ma di che cosa? Poi con stupore capisci: è nostalgia del lavoro! Ma esiste, una tal nostalgia? E perché poi? Nel lavoro, ci sei tuttora immerso; certo, da qui alla pensione il tempo è ora misurabile, ma la distanza si conta pur sempre in vari anni. Chissà, forse basta quell'orizzonte non più velato... Forse è il « buco » che s'intravede oltre, il salto incognito, che già inquieta. Sì, è questo. La fine del lavoro assomiglia alla fine della vita. E' la fine di una vita. L'età adulta è prevista per l'attività produttiva e per combaciarvi nel tempo, e le età precedenti sono di preparazione a questo fine. Niente, invece, prepara al dopo. Non c'è una via univoca, né più vie certe tracciate. Sì, è proprio questo. Ma c'è dell'altro nell'imprevi¬sto struggimento di un tardo pomeriggio d'inverno. Nostalgia «preventiva» rispetto all'uscita dal lavoro, ma anche nostalgia del passato, com'è proprio che sia: è nostalgia del lavoro com'era, in un tempo non archeologico, databile in un paio o poco più di decenni fa, dunque ben a memoria d'uomo (e di donna) ancora in attività. O pure di impiegati e operai e imprenditori più giovani, per aver intravisto - e assaporato -tutta un'altra temperie agli esordi o per averla «vissuta» attraverso gli impieghi di padre e madre.