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Sala conferenze - Hotel Ala d'Oro

Via Matteotti, 56 - 48022 Lugo di Romagna - (Ravenna) - Italia
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lunedì 31 marzo 2014

Mercoledì 2 aprile - ANDREA COCCHI e IVANO MARESCOTTI al Caffè Letterario di Lugo

Mercoledì 2 aprile, alle ore 18,00, nel Salone Estense della Rocca, comincia la stagione primaverile del Caffè Letterario di Lugo, con lo scrittore e psicoterapeuta Andrea Cocchi  che presenterà il suo romanzo “Fuori di sé” edito da Pendragon.  A introdurre la serata  sarà il famoso attore bagnacavallese Ivano Marescotti.Anton Filippi ha tutto. È intelligente, affermato, benestante, ha molte donne e corre, corre sempre. Corre in bici, in auto, nel sesso, nella vita. È fuori di sé. Finché non si schianta con l'auto e si ritrova in carrozzella, furente con il destino che lo ha spiaccicato nel mondo dell'handicap. La sua riabilitazione fisica si attorciglia, attraversa miriadi di incontri, strani personaggi e bizzarre (anche violente) situazioni. Da Bologna alla Romagna, fino all'Africa, Anton attraversa ombre, luci, avventure, precipizi ed emozioni più vere di tutte quelle che aveva mai sognato di provare da "sano" ma il suo handicap rimane il sottofondo muto di un'anima tormentata più del corpo che ha sofferto. In questo libro si sente odore di cibo, di asfalto, fiori, sangue, mare, dolore, si sente l'odore acre della savana e quello dell'amore, vissuto, interrotto, ritrovato. C'è l'odore del sesso, quello buono e quello malato. Ma in primo piano resta la storia di Anton, la sua indomita voglia di vivere comunque a perdifiato e la sua incredula gioia nell'essere amato, nell'afferrare quella vita che aveva sempre cercato nell'autosufficienza ma che trova nella direzione opposta... negli occhi degli altri, fuori di sé.
Andrea Cocchi, psicoterapeuta e psicodrammatista. Già docente universitario e autore di numerose pubblicazioni scientifiche, ha condotto dal 1996 al 2005 “La Mente sul Palcoscenico”, rassegna di Psicodramma pubblico al Teatro Stabile di Bologna e in altri teatri italiani. Su questa esperienza ha pubblicato “La vita in gioco” Franco Angeli, Milano, 2003. Diplomato all'accademia Nazionale d'Arte Drammatica “Silvio D’Amico” di Roma ha collaborato con Luca Ronconi come aiuto regista. 

domenica 30 marzo 2014

La serata con MARCO LODOLI

Una serata dedicata al mondo della Scuola quella di venerdì scorso in compagnia dello scrittore romano Marco Lodoli che ha presentato il suo saggio “Vento forte tra i banchi” edito da Erickson. Il libro è una sorta di diario o, se si preferisce, di meditazione sulle difficoltà che l’insegnante incontra quotidianamente con i ragazzi: maleducazione, indifferenza, superficialità che si presentano oggi in maniera nuova, chiamando a nuove sfide il docente, il quale si trova di fronte a ragazzi che non solo hanno i problemi tipici degli adolescenti di sempre (come l’irrequietezza e l’incontrollabilità), ma che hanno in più tutte le difficoltà tipiche di quest’epoca.  Nonostante tutto questo Marco Lodoli non rinuncia all’idea di una scuola pubblica che “ce la può fare”, e che sola può continuare a trasmettere le idee di solidarietà e di destino comune che rendono forte e degna una società e invita studenti e insegnanti a riprendersi la “loro scuola”, per farla tornare ad essere quel prolungamento della famiglia e della società votato alla realizzazione del comune progetto di crescita e di cittadinanza. Queste le immagini della serata.






lunedì 24 marzo 2014

Venerdì 28 marzo - MARCO LODOLI al Caffè Letterario di Lugo

Venerdì 28 marzo, alle ore 21.00, nella Sala Conferenze dell’Hotel Ala d’Oro, ultimo appuntamento della stagione invernale di Caffè Letterario dedicato alla scuola con lo scrittore, giornalista e insegnante Marco Lodoli e il suo libro “Vento forte tra i banchi” edito da Erickson nel 2013. A Patrizia Randi, curatrice della nostra rassegna letteraria, il compito di introdurre la serata, che si concluderà come di consueto con il brindisi finale con i vini in degustazione offerto a tutti i presenti.
«I banchi di scuola a volte sembrano banchi di nebbia, oltre i quali è sempre più difficile per un insegnante indovinare la vita, le attese, le paure dei suoi allievi. Qualcosa si è rotto in questo incontroscontro generazionale, adulti e ragazzi fanno sempre più fatica a stare insieme per capirsi e anche per litigare, quando serve: eppure la dialettica vitale di una società dinamica deve passare per forza attraverso questa sintesi precaria che è un’aula di scuola. È il momento di far ripartire il dialogo: chiunque può aprire davanti ai nostri occhi una finestra e far entrare il vento e un paesaggio inaspettato: chiunque, anche lo studente dell’ultimo banco, anche l’insegnante più stanco.»

In questa raccolta di riflessioni e aneddoti l’autore ci conduce nel mondo della scuola e della società contemporanea, rivelandone paradossi e vuoti ma anche colori e ricchezza.
Nelle pagine di questo libro troveremo non solo un’arguta descrizione della realtà in cui ciascuno di noi è immerso, ma anche l’invito a ripensare la scuola come il luogo che — attraverso la discussione e la condivisione di valori tra generazioni — può fornire «gli strumenti per affrontare la vita, grande, complessa e meravigliosa che ci attende ogni giorno».
Marco Lodoli nato a Roma nel 1956, nonostante sia uno dei più noti e amati scrittori italiani, non ha mai smesso di insegnare nella scuola superiore e alla sua esperienza di professore ha dedicato un libro, “Il rosso e il blu” (Einaudi, 2009), da cui è stato tratto un film. I suoi ultimi bellissimi romanzi sono “Italia” (Einaudi, 2010) e “Vapore” (Einaudi, 2013).

"La casa della poesia" di IVANO NANNI

Sull'incontro di mercoledì 19 marzo con il saggista Pierluigi Moressa che ha presentato il suo libro “L’amara felicità. I sentimenti quotidiani nella scrittura di Marino Moretti” edito da Raffaelli Editore.

Di tanti intimi drappeggi pare essere la poesia di Moretti che appare e scompare con una specie di riluttanza a preservare se stessa, come se l'oblio avesse già messo il suo suggello sul poeta. Egli tenne fermo il proposito di avere nido nella casa paterna, la casa dove ritornare dopo i lunghi viaggi, e sempre ritornò e amò quella casa come presentisse che solo in quella casa le sue rime potessero essere raccolte e preservate. Per non essere dimenticato e forse per non dimenticare se stesso, per non replicare l'orgoglioso puntiglio nichilista della dimenticanza prima ancora della scomparsa, la casa, fu per Moretti, luogo di accoglienza e memoria, museo oracolare, tempio e dedizione alla parola, una divinizzazione percepita come dono alla città e ai suoi concittadini. Nella romagna solatia, la poesia che immagina se stessa senza profondità inonda di impalpabilità l'ombra stessa delle cose descritte, e i sentimenti sfogliati lentamente come meditate pagine di libri, perché su quell'ombra tutto si fonda e si mescola nel crogiolo che guarda il porto canale.
Il poeta traccia singolari linee offuscate di preghiera, intime voluttà scandite dalla memoria di una casa-nido che offre ristoro e bellezza, intinge la sua penna in un sospetto di vita che la leggerezza dello sguardo e del colore cinerino delle sue parole venano di crepuscolare abbandono.
L'appartato poeta romagnolo, che fu vagabondo in gioventù nelle città europee del primo novecento non fu impressionato dai movimenti artistici vorticosi che si affermavano, al contrario quei movimenti non lo coinvolsero; egli vive al contrario in una reclusione amorevole, prigioniero volontario di una riflessione in rima sulle piccole cose quotidiane che sono amore per il dettaglio, per la piega di una tenda, il crocchiare di un merlo, o il verso scritto per lo sbocciare di una rosa. Un petalo caduto sul foglio è per lui il centro del mondo e delle sue rime e si allontana per questo da un mondo volgare, il mondo della storia che il poeta osserva dalle persiane socchiuse.
Nessuna filosofia c'è mai stata ad appesantire la sua poesia, nessun messaggio sotteso, eppure il poeta di Cesenatico, frugale di apparizioni aumenta la sua presenza tra noi commentando appartato la vita dando forma e sostanza a un'antistorica concezione della presenza poetica per sottrazione della figura del poeta.
di Ivano Nanni

Una travolgente serata ITALO-AMERICANA

Ecco le immagini della bellissima serata musicale di sabato scorso “Italiani in America” che ha visto come protagonisti il travolgente quartetto formato da Lele il Saraceno e il Nanni Bros Trio con Lele Riceputi alla voce e chitarra, Stefano Nanni alle tastiere, Gianluca Nanni alla batteria e Giorgio Fabbri al basso. Come d’abitudine nelle serate musicali del Caffè letterario di Lugo, un felice mix di musica, cinema e letteratura ci ha proiettati nell’epopea della grande migrazione italiana verso gli States attraverso le canzoni di grandi interpreti italo-americani come Sinatra, Dean Martin, Perry Como; la poesia di autori come Lawrence Ferlinghetti e i film di grandi maestri del cinema come Martin Scorsese.




 

venerdì 21 marzo 2014

Sabato 22 marzo - "Italiani in America" con Lele il Saraceno e il Nanni Bros Trio

Sabato 22 marzo, alle ore 20.30 nel Ristorante dell’Hotel Ala d’Oro, tornano gli incontri musicali-conviviali del Caffè Letterario di Lugo con “Italiani in America”, una straordinaria serata, organizzata con la collaborazione dell’Agenzia Viaggi Brasini, dedicata ai nostri connazionali emigrati nel Nuovo Mondo che nel campo artistico, musicale e dello spettacolo hanno dato un  contributo decisivo al mito degli “States”. Lele il Saraceno e il Nanni Bros Trio, saranno gli interpreti dei brani più famosi di grandi artisti come Frank Sinatra, Perry Como, Louis Prima, dietro i cui nomi tutti sono in grado di riconoscere le origini italiane; ma non tutti sanno quanta italianità si nasconda dietro nomi apparentemente americanissimi come Tony Bennet (Antonio Benedetto), Dean Martin (Dino Crocetti), Frankie Laine (Francesco Paolo LoVecchio), Connie Francis (Concetta Rosa Maria Franconero), tutti appartenenti a quella comunità cosi numerosa, specie nei primi decenni del secolo scorso, che non ha mai avuto vita facile ed ha dovuto spesso subire pregiudizi e diffidenze dovute alla triste fama della mafia (ma le altre minoranze etniche spesso non erano da meno), ma si è saputa imporre, pur fra mille conflitti, per le sue doti innate e per l’immenso patrimonio culturale che la contraddistingueva. Come sempre poi nelle serate musicali di Caffè Letterario anche la Letteratura, il Cinema e l’Arte si uniranno alla musica per farci rivivere la storia degli “Italiani in America”.
Questo il menù della serata:
Manhattan con stuzzicherie
Stricchetti al prosciutto e piselli
Tagliata di manzo alle erbe e taleggio
I contorni
Tiramisù
Caffè
€. 28,00 per persona bevande incluse
(Prenotazione obbligatoria - Tel. 0545 22388)



La serata "Morettiana" con PIERLUIGI MORESSA

Ecco le immagini della bella serata di mercoledì scorso che Caffè Letterario ha dedicato a Marino Moretti e che ha visto come protagonista lo scrittore Pierluigi Moressa autore della biografia del poeta di Cesenatico “L’amara felicità. I sentimenti quotidiani nella scrittura di Marino Moretti” edito da Raffelli Editore. La serata è stata introdotta da Marco Sangiorgi mentre alcune fra le poesie più belle di Moretti sono state lette da Patrizia Randi. 
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sabato 15 marzo 2014

"La bellezza e la fatica" di IVANO NANNI

Sull'incontro di mercoledì 12 marzo con la scrittrice Silvia Avallone che ha presentato il suo romanzo "Marina Bellezza" edito da Rizzoli.

È un principio sacrosanto quello di far valere la propria cittadinanza culturale e immettere nel circuito asfittico del pignoramento della felicità una nuova volontà di riscatto, una determinazione che si configura come una battaglia epica per l'autoaffermazione. Non sprecare la bellezza, a iniziare dalla propria, sembra dire la protagonista di questo romanzo. Nel libro della Avallone una medesima precarietà appartiene ai due protagonisti che la declinano però in modi differenti. Marina aderendo a un modello che strizza l'occhio alla scorciatoia per il successo, e Andrea che invece prende la via aspra della fatica ripercorrendo a ritroso la via dei propri avi buttando alle ortiche un presente che si preannuncia operoso e stabile sulle orme del padre. Una vita quella di Marina giocata sull'equilibrio instabile  dei tacchi a spillo, e la vita di Andrea che ricalca quella quasi monacale di un eremita folle che vuole scoprire di nuovo il sapore della terra. Entrambe le vie sembrano atti di accusa a una politica distratta che ha previsto la precarietà come modus vivendi delle generazioni giovani, modi ai quali essi cercano di rispondere con la forza delle idee o del corpo. Messi davanti a scelte forzate, per i giovani le vie che si aprono portano spesso oltre confine. E per quelli che rimangano si prospettano ricerche sempre più astruse non prive di umiliazioni, oppure invenzioni estreme ma non insensate come quelle di Andrea, che vuole diventare allevatore rifiutando lo schema di affermazione stereotipata, oppure l'invenzione di Marina che poi invenzione non è, ma  consapevolezza della sua procacità provocante, della sua solare bellezza, che la induce a una sfrontatezza che può essere il ticket per il successo o per il ritorno al cortile di casa. Entrambi si giocano letteralmente la loro possibilità contro un destino chiuso fatto di proposte nulle o peggio ancora indecenti.
Nessun tipo di precarietà va sottovalutata, sembra affermare questo racconto, anzi ogni instabilità contiene in sé il germe di una pienezza nuova, una possibilità che per Andrea è un ritorno al passato e  per Marina un ritorno al futuro in quanto, per entrambi, la vera lotta è contro un presente che rifiutano. Non vogliono sprecarsi nell'inferno della provincia, di questo sono certi, agguantano perciò con istintiva animalità lo stretto passaggio che conduce al purgatorio dell'apprendistato, diverso e uguale per entrambi che non garantisce nulla, il successo o l'insuccesso non è tutto nelle nostre mani, ma che forse aumenta il sapore e il colore della speranza almeno per loro, per Andrea e Marina, che nonostante tutto si amano e rispondono al terrore di questi tempi con la sfrontatezza delle decisioni repentine.
di Ivano Nanni

giovedì 13 marzo 2014

Mercoledì 19 marzo - PIERLUIGI MORESSA racconta MARINO MORETTI

Mercoledì 19 marzo, alle ore 21.00 nella Sala Conferenze dell’Hotel Ala d’Oro, il terzo incontro del mese del Caffè Letterario di Lugo sarà dedicato alla poesia del ‘900 con Pierluigi Moressa che presenterà il volume “L’amara felicità. I sentimenti quotidiani nella scrittura di Marino Moretti” edito da Raffaelli Editore. La serata sarà introdotta dal curatore di Caffè Letterario Marco Sangiorgi e si concluderà come d’abitudine con il consueto brindisi finale offerto a tutti i presenti.
Con “L'amara felicità. I sentimenti quotidiani nella scrittura di Marino Moretti", Pierluigi Moressa presenta la sua biografia del poeta di Cesenatico.  Una panoramica sulla sua opera poetica e narrativa, che partendo dall'intimità quotidiana dello scrittore,ne racconta la vita che gli consentì di inserirsi nella viva letteratura del paese con una freschezza che rimase tale fino ai suoi 90 anni.
Pierluigi Moressa è nato a Forlì nel 1959, medico psichiatra e psicoanalista, giornalista pubblicista, si occupa da tempo dei rapporti che intercorrono tra processi mentali ed esperienza artistica e creativa. Interessato agli studi di storia, non trascura le vicende locali, che gli appaiono lo spazio primitivo di origine per quelle forme di civiltà destinate a delineare più ampi processi di cultura e di pensiero. Ha pubblicato saggi sull'arte, la storia e la letteratura.

La serata con SILVIA AVALLONE

“Non è facile scrivere romanzi in un’epoca come questa. In un momento in cui tutto crolla, cosa si può raccontare? Io volevo un inizio, una ribellione. Da questa spinta è nato il mio nuovo libro”. Sono le parole, piene di forza, coraggio e “fame”, di Silvia Avallone, che ieri sera, in un’altra bella serata da tutto esaurito, ha presentato al Caffè Letterario di Lugo il suo nuovo romanzo “Marina Bellezza” edito da Rizzoli.
Appartenente alla generazione di giovani, tra i 20 e i 30 anni, “cui è stato tolto tutto”, che si trova bloccata come di fronte a un muro, con questo libro la scrittrice biellese ha voluto indicare una via d’uscita. “Da quando si è iniziato a parlare di crisi, la cosa che mi è sempre pesata di più è stato il continuo insistere sull’impossibilità. Volevo scrivere un romanzo che raccontasse una conquista, un’energia, per reagire al tempo che stiamo vivendo”. Queste le immagini della serata.









lunedì 10 marzo 2014

Mercoledì 12 marzo - SILVIA AVALLONE al Caffè Letterario di Lugo

Mercoledì 12 marzo, alle ore 21.00 nella Sala Conferenze dell’Hotel Ala d’Oro la narrativa contemporanea torna protagonista al Caffè Letterario di Lugo con la scrittrice Silvia Avallone che presenterà il suo ultimo romanzo “Marina Bellezza” edito da Rizzoli nel 2013. La serata sarà introdotta da Matteo Fantuzzi e si concluderà come d’abitudine con il consueto brindisi finale offerto a tutti i presenti.
Marina ha vent'anni e una bellezza assoluta. E cresciuta inseguendo l'affetto di suo padre, perduto sulla strada dei casinò e delle belle donne, e di una madre troppo fragile. Per questo dalla vita pretende un risarcimento, che significa lasciare la Valle Cervo, andare in città e prendersi la fama, il denaro, avere il mondo ai suoi piedi. Un sogno da raggiungere subito e con ostinazione. La stessa di Andrea, che lavora part time in una biblioteca e vive all'ombra del fratello emigrato in America, ma ha un progetto folle e coraggioso in cui nessuno vuole credere, neppure suo padre, il granitico ex sindaco di Biella. Per lui la sfida è tornare dove ha cominciato il nonno tanti anni prima, risalire la montagna, ripartire dalle origini. Marina e Andrea si attraggono e respingono come magneti, bruciano di un amore che vuole essere per sempre. 
Marina ha la voce di una dea, canta e balla nei centri commerciali trasformandoli in discoteche, si muove davanti alle telecamere con destrezza animale. Andrea sceglie invece di lavorare con le mani, di vivere secondo i ritmi antichi delle stagioni. Loro due, insieme, sono la scintilla.
Silvia Avallone è nata a Biella nel 1984 e vive a Bologna. Con Acciaio (Rizzoli 2010), tradotto in 22 lingue e diventato un film, ha vinto numerosi premi, tra i quali il Campiello Opera Prima, ed è stata finalista al premio Strega.

"Il voto delle beffe" di IVANO NANNI

Sull'incontro di mercoledì 5 marzo con lo storico Marco Severini che ha presentato il suo saggio "Dieci donne" edito da Liberi Libri.

La cosa più ingannevole è credere che i vuoti giuridici siano solo portatori di guasti nel vivere civile, naturalmente questo non è detto, e credo che ogni certezza in questo senso sia sintomo di un pregiudizio che è bene perlomeno sfumare nella convizione che a volte l'imperfezione apra le porte a concezioni civilmente avanzate. Contrariamente a quanto si crede, e non di rado, nelle pieghe di una smemoratezza, in un' imperfezione giuridica, in una dimenticanza di legge o in una sua indeterminatezza si insinua una provocazione che traccia un percorso di civiltà. Questa provocazione venne evidenziata all'inizio del secolo scorso dall'insigne antropologa e pedagoga Maria Montessori quando ravvisò nelle grinze di una legge imperfetta la possibilità per le donne di richiedere il diritto a votare. Ravvisare e proporre il voto alle donne era una somma provocazione in un paese nel quale,ricordo che siamo nel 1906, votava circa l'otto per cento della popolazione, sostanzialmente i nobili, i ceti borghesi e gli intellettuali, mentre tutta l'Italia era sprofondata nella palude dell'analfabetismo. In un clima di insipienza totale, le donne per quanto potessero essere minimamente acculturate stavano ancora peggio dell'ultimo degli uomini, senza alcun dubbio considerate dal punto di vista politico incapaci di intendere e di volere,  se è vero che anche Giolitti,presidente del consiglio in quegli anni, considerò la vicenda non degna di nota, per non parlare del Papa che aborriva il voto alle donne come la peste, e avrebbe preferito che il diavolo entrasse in canonica piuttosto che una donna nel seggio elettorale.
Ebbene, da un' anomalia giuridica, in questo caso benedetta, e da una casualità tutta umana, la possibilità del voto alle donne divenne qualcosa di concreto. Il fatto è questo. La giusta osservazione della Montessori smosse l'attenzione di alcune maestre marchigiane le quali  portarono davanti ai tribunali e alle commissioni elettorali la loro richiesta di partecipare al voto. Il caso volle, che a verificare quella richiesta fosse un'illuminato e insigne giurista, Ludovico Mortara, il quale spoglio da ogni pregiudizio e da ogni emotività, riconobbe diritto e ragione alle maestre richiedenti. Di una simile sentenza qualcuno se ne adontò e la giudicò anomala e degna di insulti ma oramai il solco era tracciato e le maestre ebbero confermato il loro sacrosanto diritto. Ma la commedia nascondeva nelle pieghe del sipario la beffa estrema. Quello che fu veramente anomalo e che impedì loro di affermare il loro diritto ad esercitare il voto fu la singolare lunghezza del governo Giolitti che durò per circa tre anni e mezzo contro l'abituale durata del governo di allora e ancora adesso, otto mesi e mezzo circa, cosa che permise al Senato di rivedere tutta la materia elettorale e rimandare alle calende italiane, che sono peggio di quelle greche, il voto alle donne. Cosa si può dire in merito a questa vicenda che ho riassunto a grandissime linee? Che le anomalie specie se giuridiche sono ambigue e a volte possono essere feconde di evoluzione civile, che le dimenticanze possono aiutare, che gli uomini vogliono sempre avere ragione, che le donne dovrebbero governare di più perché con meno testosterone in giro ci sarebbero meno guerre, e che i governi italiani durano smpre quando non servono e quando servono sono finiti prima di cominciare.
di Ivano Nanni

giovedì 6 marzo 2014

La serata con MARCO SEVERINI

Un’insolita e interessante serata di Storia Contemporanea quella di ieri sera, mercoledì 5 marzo, con lo storico Marco Severini che ha presentato il suo saggio “Dieci donne. Storia delle prime elettrici italiane” edito da Liberi Libri.
Le donne italiane probabilmente non lo sanno, ma devono un pizzico di gratitudine a dieci maestre delle Marche che il 25 luglio 1906 ottennero di entrare nelle liste elettorali, contribuendo alla conquista del diritto di voto raggiunta solo quarant'anni dopo.
Sull'episodio si è concentrato il racconto di Marco Severini, che partendo dalla volontà di ferro delle cittadine di Senigallia e dall'illuminato presidente della Corte di appello di Ancona Lodovico Mortara – il quale a sorpresa ne accolse la richiesta – ha dato conto della temperie politica del tempo e della battaglia condotta in quegli anni da donne forti e di grande spessore intellettuale, come Anna Maria Mozzoni o Maria Montessori. Una bella serata che è stata l’occasione per il nostro Caffè Letterario, in vista del prossimo otto marzo di celebrare queste dimenticate 10 coraggiose giovani donne: Carola Bacchi, Palmira Bagaioli, Giulia Berna, Adele Capobianchi, Giuseppina Grazioli, Iginia Matteucci, Emilia Simioncioni, Enrica Tesei, Dina Tosoni e Luigia Mandolini avevano un'età media di 28 anni, origini umili e intrapresero la loro battaglia nell'isolamento, derise dalla stampa conservatrice e ignorate dall'opinione pubblica.