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Sala conferenze - Hotel Ala d'Oro

Via Matteotti, 56 - 48022 Lugo di Romagna - (Ravenna) - Italia
Per Informazioni : 0545 22388 - claudio@aladoro.it
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lunedì 29 aprile 2013

Una serata "parigina" per Caffè Letterario


Ecco le immagini della serata musicale-conviviale di sabato scorso dal titolo “Sous le ciel de Paris”, dedicata alla città di Parigi e alla grande canzone francese interpretata dalla voce di Agata Leanza accompagnata alla chitarra da Corrado Cacciaguerra.  Una serata davvero suggestiva che attraverso le note di canzoni come “La vie en rose”, “No je ne regrette rien” di Edith Piaf o come “C’est si bon” e “Les feullies mortes” ci hanno idealmente trasportato nel cuore della mitica Ville Lumiere. A fare da degno contorno poi, la lettura dei versi di grandi autori francesi come Baudelaire, Verlaine, Rimbaud, Queneau, Prevert…






Annulato l'incontro di questa sera con ADELE CORRADI

INCONTRO ANNULLATO
Per problemi di salute Adele Corradi non potrà essere a Lugo questa sera per presentare a Caffè Letterario il suo libro "Non so se Don Lorenzo" edito da Feltrinelli.

L'incontro è rinviato a data da destinarsi.

lunedì 22 aprile 2013

Sabato 27 aprile - "Sous le ciel de Paris" una serata musicale conviviale dedicata a Parigi


“Sous le ciel de Paris”. Questo il titolo della serata musicale-conviviale di Caffè Letterario che si terrà sabato 27 aprile con inizio alle ore 20,30 nel ristorante dell’ Hotel Ala d’Oro. Una serata dedicata alla città di Parigi e alla canzone francese con la voce di Agata Leanza e la chitarra di Corrado Cacciaguerra che riproporranno i brani leggendari di interpreti come Edith Piaf, Yves Montand, Jaques Brel, Charles Aznavour e tanti altri.  Come sempre nelle serate conviviali di Caffè Letterario anche la Letteratura, il Cinema e l’Arte si uniranno alla musica per celebrare la mitica Ville Lumière.
“Come artista, un uomo non ha altra patria in Europa che Parigi.”  Friedrich Nietzsche, Ecce Homo, 1888

Questo il menù della serata:
Quiche lorraine
Crema Saint-Germain con code di gamberi e bacon
Lombata di maialino con panatura di pistacchio su salsa Mornay e ratatouille
Crêpe suzette all’arancia e Grand Marnier
Caffè

€. 28,00 per persona bevande incluse
E’ necessaria la prenotazione  (Tel. 054522388 – 329 6817175)



domenica 21 aprile 2013

"Biografia di un mito" di IVANO NANNI


Sull'incontro di venerdì 19 aprile con lo storico Mimmo Franzinelli che ha presentato il suo saggio “Il prigioniero di Salò” edito da Mondadori.

Con il suo libro Il prigioniero di Salò, edito da Mondadori, lo storico Mimmo Franzinelli credo abbia voluto accelerare quel processo di dissoluzione del mito del duce che ancora oggi incredibilmente affascina molti giovani militanti di estrema destra. Evidentemente la forza iconografica che ancora esprime l'immagine del duce è potente. Complice la politica odierna mediocre, numerosi giovani sono soggiogati dai suoi motti che sembrano eterni e la volitiva durezza espressiva viene scambiata per solidissima determinazione. In realtà il duce era un abile propagandista di se stesso, parecchio lontano dallo spirito guerriero che propugnava, incitava gli altri a combattere inventando parole d'ordine che sono passate alla storia della titolistica guerresca. Più che un condottiero era un temerario della parola, un pubblicitario del disordine e fautore della guerra civile, ed è grazie a questa letteratura che il suo nome è sacro tra coloro che non credono in nessuna giustizia e non si riconoscono se non nell'iconografia spavalda del fascismo.
Se aggiungiamo alla sua  abilità parolaia l'infinità di testi lacunosi, agiografici  e tendenziosi che sono stati scritti sulla sua figura si capisce come il suo mito sia difficile da scalfire.
Sebbene il piedistallo sia alto e solido, con grande meticolosità lo storico Franzinelli prova a demolirlo illuminando una parte della nostra storia recente, torbidamente imbrattata di luoghi comuni con nuovi materiali inediti che provengono per buona parte dall'archivio Petacci, ricco di importanti documenti e lettere private che il duce scriveva alla sua amante ufficiale, convinta filonazista e che gettano una nuova luce sulla figura del duce nel frangente estremo che va dall'ottobre 1943 all'aprile 1945.
Da questi inediti emerge in tutta la sua drammatica complessità la   tragedia del fascismo e del suo capo più che mai scisso in due figure: quella pubblica che ancora ammetteva improbabili disegni di resurrezione e richiami alla compattezza dei fascisti, e quella privata ripiegata su se stessa consapevole della sua impotenza e inevitabilmente depressa e intimorita.
Il duce costretto all'asfittica residenza di Salò osteggiato dai tedeschi, tradito dai camerati, ossessionato dalla cattura da parte degl'alleati, minacciato dai partagiani, e infine tormentato dall'ulcera (apparsa fin dai tempi del delitto Matteotti), trova nella sua amante l'unica interlocutrice che lo odia per essere diventato l'ombra del capo che era, ma che con lui si farà uccidere, senza paura, consegnandosi alla storia come desiderava, in piena consapevolezza. Nella sua delusione senza rimedio la rabbia del duce traspare nettissima, nelle 318 lettere che i due si scrivono, contro gli italiani popolo di inetti, e in quel carteggio intimo e politico al contempo, immaginava se stesso proiettato nell'eternità, l'ultima bandiera degli sconfitti, dei sorvegliati speciali, dei traditi dai suoi stessi camerati e in questo ennesimo segno di egotismo allucinato traguardava in modo preveggente quello che sarebbe successo non tanto a se stesso come uomo, la sua fine era scritta, ma quello che la sua immagine avrebbe significato negli anni a venire.
di Ivano Nanni


La serata con MIMMO FRANZINELLI


Queste le immagini della serata di venerdì 19 aprile al Salone Estense della Rocca di Lugo con lo storico Mimmo Franzinelli che ha presentato il suo ultimo lavoro “Il progioniero di Salò” edito da Mondadori. A fare gli onori di casa sul palco di Caffè Letterario, il curatore della nostra rassegna letteraria Marco Sangiorgi e lo storico ravennate Paolo Cavassini.
Agile nelle dimensioni, rigorosissimo per l’accuratezza delle ricerche d’archivio, il libro di Mimmo Franzinelli ci restituisce il contesto drammatico (non edulcorato dalla propaganda patriottica o da strumentali decontestualizzazioni) di quel momento storico in cui ha origine la Repubblica Sociale Italiana e, di conseguenza, l’innesco della guerra civile.
Comparando testimonianze di varia provenienza, molte delle quali vergate dal duce in persona, Franzinelli tratteggia un’immagine del dittatore ad alto tasso di ambiguità e contraddizione: un Mussolini pubblico in apparenza energico e “roboante”, e un Mussolini privato incline allo stato depressivo e all’autocommiserazione.



giovedì 18 aprile 2013

Venerdì 19 aprile - Lo storico MIMMO FRANZINELLI a Caffè Letterario


Venerdì 19 aprile, alle ore 21.00, nel Salone Estense della Rocca di Lugo, nuovo appuntamento con la Storia per Caffè Letterario con lo storico bresciano Mimmo Franzinelli e il suo ultimo saggio “Il prigioniero di Salò” edito da Mondadori nel 2012. A introdurre la serata saranno il curatore di Caffè Letterario Marco Sangiorgi e lo storico ravennate Paolo Cavassini. 
La tragica avventura della Repubblica di Salò è stata fra le più pesantemente colpite dalle semplificazioni ideologiche. Tanto le versioni dei vincitori quanto quelle dei vinti hanno trascurato, e mistificato, la realtà storica a favore dell'esaltazione di amor di patria, sentimento nazionale, passione civile e - da ultimo - consacrazione eroica delle vittime. Mimmo Franzinelli si lascia alle spalle queste logiche e sulla base di fonti inedite o sinora trascurate descrive la tentata resurrezione del fascismo nel settembre 1943 e i successivi sviluppi fino all'aprile 1945. Gli scritti di Mussolini, i rapporti di Kappler per Hitler, le carte di Claretta Petacci, i notiziari della Guardia nazionale repubblicana, le note della Segreteria particolare del duce rivelano una storia inedita di equilibri estremamente instabili, dove Mussolini, inseguendo il sogno di una rinascita improbabile - anche sul piano personale -, svolge comunque un ruolo da protagonista nella guerra civile innescata dalla costituzione della RSI e dall'insediamento del suo quartier generale sul lago di Garda. Consapevole di essere ostaggio dei nazisti, il vecchio dittatore, esautorato dai tedeschi, criticato dai suoi stessi colonnelli e lontano dal suo popolo, è costretto in un microcosmo di sopravvissuti dove unico referente resta Claretta, la giovane amante, e obiettivo primario - ossessivamente quanto vanamente perseguito - è spostare la sede di governo lontano da Salò.
Mimmo Franzinelli è nato a Cedegolo, piccolo centro della Valcamonica il 26 aprile 1954.
Laureatosi in Scienze Politiche (indirizzo storico) a Padova nel 1979, si è dedicato alla ricerca storica centrando il suo interesse sul periodo fascista. Nel 1991 riceve il 2º Premio Acqui storia per l'opera "Il riarmo dello spirito", nel 2000 è insignito del Premio Viareggio per il volume "I tentacoli dell'Ovra".
Il 5 dicembre 2002 gli viene conferito l'11º Premio internazionale "Ignazio Silone". Nel 2003 ottiene il Premio Benedetto Croce per il libro “Squadristi”, nel 2006 il Premio Basilicata per “L'amnistia Togliatti” e nel 2009 il Premio città di Saluzzo "Walter Botto - Enrico Rossi" per "La sottile linea nera".
Fa parte del consiglio d'amministrazione della Fondazione "Ernesto Rossi - Gaetano Salvemini" di Firenze e del Circolo culturale "Guglielmo Ghislandi" di Breno (Bs).

"Trasparenza" di IVANO NANNI

Sull'incontro di lunedì 15 aprile con lo scrittore romano Giuseppe Furno che ha presentato il suo romanzo “Vetro” edito da Longanesi.

Giuseppe Furno prima ancora di scrivere per la televisione scrive simpatiche guide per camminatori e per viaggiatori di treni a bassa velocità come si legge nelle essenziali righe che condensano la sua vita di scrittore. Dunque predilige e consiglia un andare  con lentezza e riflessione come si va sulle acque lagunari di Venezia, protagonista del suo romanzo, Vetro, edito da Longanesi.  In questi esercizi letterari sul camminare lento del pellegrino e del viaggiare su un trenino che ferma a stazioncine che sembrano  quinte teatrali tanto appaiono fuori dal mondo, forse stanno i prodromi del suo romanzo storico che ha come centro narrativo la città lagunare unica al mondo.
Il vetro è l'emblema della fragilità della leggerezza della trasparenza, come leggera e fragile è Venezia corrosa nel suo nucleo di pali dal lento lavoro delle acque e che, tuttavia, rimane gagliardamente piantata sui suoi isolotti non dimostrando i secoli che vanta con  orgoglio. Venezia è il frutto di un sacrificio e forse trae da questo ogni grammo di linfa che la tiene a galla. È conficcata su milioni di pali che i secoli hanno solidificati nella melma rendendola dura come roccia. Per la sua edificazione e grandezza la natura è stata piegata, i boschi dei colli Euganei e della Carnia abbattuti dalle scuri dei veneti che hanno mischiato il legno alla terra e la terra all'acqua e, l'acqua all'aria creando un' epifania urbana straodinaria frutto dell'incrocio magico dei quattro elementi che compongono il mondo. Pertanto Venezia è una città-mondo, una città filosofica e magica, una città di sapienti e di libri, e una eccezionale potenza marinara: una libera comunità federata dai ponti. Nel libro ci sono due date fatidiche, come viene ricordato, che segnano il destino della città attorno alle quali si svolge il romanzo, e sono l'anno dell'esplosione dell'Arsenale, 1569, che martirizza la città lasciandole una ferita ancora oggi visibile e conclude un fiorentissimo livello industriale della città, e la seconda è il 1571,una data ancora più rilevante per i destini dell'Europa,  anno della battaglia di Lepanto. La vittoria delle armate cristiane contro gli ottomani segnano sì la vittoria di Venezia ma ancora di più il trionfo della Chiesa che con Pio V aveva compiuto il capolavoro di sostenere Venezia minacciata dalla mezzelune turche a Cipro, legando la Repubblica dei dogi alla Spagna cattolica e giungendo di fatto a uno scambio egemonico con la città-mondo.
Dunque si riduce drasticamente il respiro culturale di Venezia e sulla laguna il severo giudizio dell'Inquisizione fa la sua apparizione. Si alzano alti i roghi dei libri e si moltiplicano le persecuzioni degli eretici, spariscono migliaia di volumi, molti salvati dai prelati, e l'egemonia culturale veneziana fatta da decine di editori viene di fatto azzerata.
L'autore con questo romanzo ci restituisce un complesso  gioco  speculare nel quale brillano personaggi veri e inventati  un'immagine di Venezia in controluce, riflessiva e potente dove una corte di personaggi intreccia i suoi destini con quelli della città e racconta lo stupore di una comunità che perde forse per orgoglio la libertà di essere tolleranti.
di Ivano Nanni


martedì 16 aprile 2013

La serata con GIUSEPPE FURNO


Ecco le immagini della serata con lo scrittore romano Giuseppe Furno che ha presentato ieri lunedì 15 marzo il su romanzo storico ambientato nella Venezia del 1550, “Vetro” edito da Longanesi. L’incontro, condotto dalla curatrice di Caffè Letterario Patrizia Randi si è concluso come sempre con il consueto brindisi finale per tutti i presenti.
Giuseppe Furno ci regala un romanzo d’esordio poderoso non solo per la mole, ma anche e soprattutto per l’accurata ricostruzione storica che fa da sfondo alla finzione narrativa: la Venezia del 1500, città ricca e libera al colmo del suo splendore rinascimentale. Una città che, tuttavia,  inizia a dare i primi segni di decadenza: siamo nel periodo immediatamente successivo al Concilio di Trento e anche a Venezia iniziano a stringersi le morse reazionarie della Chiesa. Proprio qui, nella Serenissima – patria della libertà di pensiero e di stampa - si assiste ai roghi di intere biblioteche a Piazza San Marco, dove vengono  bruciati tutti quei libri ritenuti – secondo l’Indice – sacrileghi o pericolosi. La battaglia che Andrea Loredan, il protagonista, si ritroverà a combattere lo porterà a mettere più volte in pericolo la propria stessa vita.


venerdì 12 aprile 2013

Lunedì 15 aprile - GIUSEPPE FURNO a Caffè Letterario


Lunedì 15 aprile, alle ore 21.00, nella Sala Conferenze dell’Hotel Ala d’Oro di Lugo, torna la grande narrativa a Caffè Letterario con lo scrittore romano Giuseppe Furno e il suo romanzo storico “Vetro” edito quest’anno da Longanesi. A introdurre l’incontro, che si concluderà come sempre con il consueto brindisi finale per tutti i presenti, sarà la curatrice di Caffè Letterario Patrizia Randi.
“Vetro” proietta il lettore nella Venezia rinascimentale, nel bel mezzo della piu' grave crisi politico-militare fra la Serenissima Repubblica e l'Impero Ottomano. Siamo nel settembre del 1569 e, una notte, le polveriere dell'Arsenale veneziano esplodono. Intere contrade vengono rase al suolo, ci sono morti e feriti.Tra i soccorritori c'e' Andrea Loredan, secondogenito del Doge e avvocato de' Prigioni, sorta di difensore d'ufficio per poveri e diseredati. Andrea si prodiga per dare soccorso ai feriti e raccoglie cosi' le ultime, enigmatiche parole della badessa di un convento: "Cerca la verita' senza paura..".
E' il primo tassello di un mistero che lo coinvolgera' in una vicenda oscura e terribile, una storia di spionaggio e controspionaggio, sullo sfondo di una Venezia che custodisce da secoli sia biblioteche nascoste, cercate dall'Inquisizione romana, sia i segreti dell'arte del vetro, segreti che possono uccidere. Intorno al protagonista, Andrea Loredan, si intreccia un appassionante giallo, alimentato da una linea di rancori e di morti, ma anche di amore. Frutto di un'accurata ricerca storica durata quattro anni, Vetro riesce a tener viva l'attenzione del lettore fino all'ultima pagina e magicamente lo trasporta tra le calli, le mura e le pietre della Venezia dell'epoca, cambiando, forse per sempre, anche la percezione della citta' odierna.
Giuseppe Furno, nato a Roma nel 1953, è un affermato sceneggiatore per il cinema e la televisione, per cui ha scritto molte serie trasmesse dalla RAI. Ha pubblicato nel 2007 “Cronache di un disinfestatore”, selezionato per il Campiello 2007 e finalista al premio Corrado Alvaro opera prima. Vive a Roma.

mercoledì 10 aprile 2013

"Viaggio ai confini del mondo" di IVANO NANNI


Sull'incontro di lunedì 8 aprile con Luciana Castellina che ha presentato il suo racconto di viaggio “Siberiana” edito da Nottetempo.

Forse chi ha ascoltato lunedì sera la presentazione del libro di Luciana Castellina, Siberiana, ha associato quel viaggio caracollante in treno  trait d'union tra l'occidente e l'oriente a un film di Sean Penn – Into the Wild – in cui si narrano le tragiche vicende di un ragazzo che alla ricerca di se stesso si smarrisce nel grande Nord americano. Con tutte le dovute differenze tra il film e il libro, anche la  Siberia narrata dalla scrittrice e militante storica del Pci è  una vastità sconfinata e per lo più disabitata con regioni vaste come mezza Europa popolate da un pugno di persone in cui smarrirsi per non essere più ritrovati è facilissimo. O per essere ritrovati per puro caso come è capitato a quella comunità di eremiti che vivevano nel più completo isolamento dagli anni trenta e che non sapevano nemmeno che nella parte occidentale del mondo c'erano stati eserciti che si erano combattuti per anni per la supremazia del mondo. Gli echi delle cannonate non avevano passato la barriera di ghiaccio siberiano si erano congelate nell'aria rarefatta e cristallina della steppa lasciando quei santi uomini, per loro fortuna, ignari della malvagità dei loro simili.
Sono dunque terre selvagge quelle che si attraversano per novemila chilometri di binari dentro a vagoni  dove la ristorazione è lasciata alla provvidenza di qualche babuska che vende  polli infreddoliti e ottimi cetrioli in stazioni remote per gli affamati del treno che corre verso la punta estrema del grande continente euroasiatico, a guardare il mar del Giappone. Però correre forse non è il verbo esatto, ai russi non piace correre, come ci racconta l'autrice, per questo prediligono le scomodità della transiberiana al volo aereo, sei giorni di viaggio per arrivare a Vladivostok, credo, per non fare troppo presto ad arrivare a destinazione. Pare che i russi non  vogliano privarsi del piacere di una settimana di vacanza in treno con i comfort food  d'eccellenza come vodka, cetrioli e polli, un comodo letto, pigiama e pantofole imbottite e la possibilità di fare amicizie ferroviarie indimenticabili, sobbarcandosi un viaggio che per noi occidentali fuori dai canoni costituiti della comodità è pura avventura da amazzonia insetti compresi.
Ma forse non si deve dimenticare che i russi sono un popolo temprato da sofferenze e lutti indicibili  che hanno fatto del sacrificio un  pilastro morale di ogni possibile resurrezione. Lev Tolstoj che dormiva quasi sempre su un divano come anche Dostojevski del resto, che su un divano c'era nato, scriveva sempre in piedi e doveva avere gambe d'acciaio se pensiamo a Guerra e Pace, e quando era stanco indossava una tela cerata per proteggersi dalla guazza e andava fuori di casa, a Jasnaia Poljana, si piazzava sotto un albero e dormiva beatamente con la testa appoggiata a un dizionario. Tolstoj, ma anche Cechov non era da meno. Dormiva anche lui su un divano. Gran parte della letteratura russa è stata concepita  su un divano. L'ideale per Cecov era una piccola baita con un tavolo, quattro sedie, un divano, una piccola cucina e scrivere quattro o cinque racconti all'anno. Senza fare deduzioni forzate  forse si può immaginare come abbiano fatto a vincere la loro guerra patriottica ed essersi risollevati dopo un'ecatombe biblica che avrebbe inabissato ogni altro popolo. Novemila chilometri che sono una tratto di identità nazionale forse l'unica che è rimasta dopo gli sfaceli del mercatismo nazional delinquenziale che si è imposto in tutta la Russia dopo la caduta del cosidetto impero del male.
Tuttavia a parte il romantico albore dei ghiacci e dei racconti della steppa va ricordato  che la Siberia è sempre stato un luogo deputato alle deportazioni, l'inospitalità del luogo ne faceva un posto ideale per punire i dissidenti, e questo la Castellina lo ricorda, lei stessa come altri dissidenti estromessi dal Pci allora monolite di stampo sovietico. Anche quella una piccola Siberia.
di Ivano Nanni

martedì 9 aprile 2013

La serata con LUCIANA CASTELLINA


Più di cento persone hanno assistito ieri sera lunedì 8 aprile all’incontro con Luciana Castellina che ha presentato il suo libro “Siberiana” edito da Nottetempo. La serata è stata introdotta dal curatore di Caffè Letterario Marco Sangiorgi e si è conclusa come sempre con il rituale brindisi finale offerto a tutti i presenti.
La prima volta che Luciana Castellina è andata a Mosca era il 1957, Krusciov aveva appena rivelato i crimini di Stalin e al Cremlino si entrava e usciva liberamente per ascoltare le orchestrine jazz. Era l'epoca in cui Occhetto era un ragazzo e Sandro Curzi aveva ancora tutti i capelli in testa. In oltre cinquant'anni la militante politica, giornalista, scrittrice Castellina in Urss è andata spesso. Da compagna fino al '69, e dopo l'espulsione dal Pci con più difficoltà. Sosteneva che il comunismo sovietico non era riformabile e aveva fondato il Manifesto con un gruppo che quattro anni dopo, nel 1974, avrebbe dato vita al PdUp.
Un'"eretica", una pericolosa sovversiva cui andava negato il visto. C'era voluta tutta la forza del sindaco di Roma (comunista) Argan per farla partecipare al gemellaggio Roma-Mosca nel 1976, anche se da sorvegliata speciale, perché il Kgb temeva che seminasse la rivolta. Con la caduta del muro, la Castellina è tornata diverse volte in Russia. L'ultima nel settembre dello scorso anno, in occasione della Fiera del Libro di Mosca, per un viaggio in Transiberiana, il treno mitico quanto l'Orient Express, che attraversa tutta la Russia, da Mosca a Vladivostok, novemila chilometri che legano l'Europa all'Asia. Il gruppo di dieci italiani, tra cui Angelo Guglielmi, ha condiviso notti in treno e soste in albergo, in città per noi ai confini del mondo. Ne è nato Siberiana, un libro divertente che punta il dito sui paradossi di questo immenso Paese di cui abbiamo perso la memoria.  Ecco le immagini della serata.







I lettori dell' ILIADE

Ecco le immagini della maratona letteraria di sabato 6 aprile giugno dedicata a Omero e al suo poema "Iliade" che si è svolta nella bellissima sede dell'Associazione Culturale "Entelechia" a Lugo. Un grazie sentito a tutti i lettori che hanno declamato gli immortali versi di Omero.

BARBARA FACCANI                         Elena
GABRIELE BERSANETTI                  Achille
LUIGI SEBASTIANI                             Ettore
CARLO ALBERTO                             Patroclo
CARLO VISTOLI                                 Paride
PATRIZIA RANDI                                Andromaca
MIMMO DELLA CORTE                    Priamo
LUISA CRISTOFERI                           Afrodite
BRUNO CIMATTI                                Nestore                                              
IVANO NANNI                                     Menelao
MARISA GALANTI                             Ecuba
MASSIMO BERDONDINI                  Agamennone
GIANLUIGI CARAVITA                      Tersite
SYLVIA KRANTZ                                Atena
GUIDO LIVERANI                               Zeus
CLAUDIO NOSTRI                             Ulisse



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