Ecco le immagini della serata musicale-conviviale di sabato
scorso dal titolo “Sous le ciel de Paris”, dedicata alla città di Parigi e alla
grande canzone francese interpretata dalla voce di Agata Leanza accompagnata
alla chitarra da Corrado Cacciaguerra. Una
serata davvero suggestiva che attraverso le note di canzoni come “La vie en
rose”, “No je ne regrette rien” di Edith Piaf o come “C’est si bon” e “Les feullies
mortes” ci hanno idealmente trasportato nel cuore della mitica Ville Lumiere. A
fare da degno contorno poi, la lettura dei versi di grandi autori francesi come
Baudelaire, Verlaine, Rimbaud, Queneau, Prevert…
Sala conferenze - Hotel Ala d'Oro
Via Matteotti, 56 - 48022 Lugo di Romagna - (Ravenna) - Italia
Per Informazioni : 0545 22388 - claudio@aladoro.it
Iscriviti alla newsletter di Caffè Letterario sul sito http://www.aladoro.it/
Per Informazioni : 0545 22388 - claudio@aladoro.it
Iscriviti alla newsletter di Caffè Letterario sul sito http://www.aladoro.it/
lunedì 29 aprile 2013
Annulato l'incontro di questa sera con ADELE CORRADI
INCONTRO ANNULLATO
Per problemi di salute Adele Corradi non potrà essere a Lugo questa sera per presentare a Caffè Letterario il suo libro "Non so se Don Lorenzo" edito da Feltrinelli.
L'incontro è rinviato a data da destinarsi.
lunedì 22 aprile 2013
Sabato 27 aprile - "Sous le ciel de Paris" una serata musicale conviviale dedicata a Parigi
“Sous le ciel de Paris”. Questo il titolo della serata musicale-conviviale
di Caffè Letterario che si terrà sabato 27 aprile con inizio alle ore 20,30 nel
ristorante dell’ Hotel Ala d’Oro. Una serata dedicata alla città di Parigi e
alla canzone francese con la voce di Agata Leanza e la chitarra di Corrado
Cacciaguerra che riproporranno i brani leggendari di interpreti come Edith
Piaf, Yves Montand, Jaques Brel, Charles Aznavour e tanti altri. Come sempre nelle serate conviviali di Caffè
Letterario anche la Letteratura, il Cinema e l’Arte si uniranno alla musica per
celebrare la mitica Ville Lumière.
“Come artista, un uomo
non ha altra patria in Europa che Parigi.”
Friedrich Nietzsche, Ecce Homo, 1888
Questo il menù della serata:
Quiche lorraine
Crema Saint-Germain con code di gamberi e bacon
Lombata di maialino con panatura di pistacchio su salsa
Mornay e ratatouille
Crêpe suzette all’arancia e Grand Marnier
Caffè
€. 28,00 per persona bevande incluse
E’ necessaria la prenotazione (Tel. 054522388 – 329 6817175)
domenica 21 aprile 2013
"Biografia di un mito" di IVANO NANNI
Sull'incontro
di venerdì 19 aprile con lo storico Mimmo Franzinelli che ha presentato il suo saggio
“Il prigioniero di Salò” edito da Mondadori.
Con il suo libro Il prigioniero di Salò,
edito da Mondadori, lo storico Mimmo Franzinelli credo abbia voluto accelerare
quel processo di dissoluzione del mito del duce che ancora oggi incredibilmente
affascina molti giovani militanti di estrema destra. Evidentemente la forza
iconografica che ancora esprime l'immagine del duce è potente. Complice la
politica odierna mediocre, numerosi giovani sono soggiogati dai suoi motti che
sembrano eterni e la volitiva durezza espressiva viene scambiata per
solidissima determinazione. In realtà il duce era un abile propagandista di se
stesso, parecchio lontano dallo spirito guerriero che propugnava, incitava gli
altri a combattere inventando parole d'ordine che sono passate alla storia
della titolistica guerresca. Più che un condottiero era un temerario della
parola, un pubblicitario del disordine e fautore della guerra civile, ed è
grazie a questa letteratura che il suo nome è sacro tra coloro che non credono
in nessuna giustizia e non si riconoscono se non nell'iconografia spavalda del
fascismo.
Se aggiungiamo alla sua abilità parolaia l'infinità di testi
lacunosi, agiografici e tendenziosi che
sono stati scritti sulla sua figura si capisce come il suo mito sia difficile
da scalfire.
Sebbene il piedistallo sia alto e solido, con
grande meticolosità lo storico Franzinelli prova a demolirlo illuminando una
parte della nostra storia recente, torbidamente imbrattata di luoghi comuni con
nuovi materiali inediti che provengono per buona parte dall'archivio Petacci,
ricco di importanti documenti e lettere private che il duce scriveva alla sua
amante ufficiale, convinta filonazista e che gettano una nuova luce sulla
figura del duce nel frangente estremo che va dall'ottobre 1943 all'aprile 1945.
Da questi inediti emerge in tutta la sua
drammatica complessità la tragedia del
fascismo e del suo capo più che mai scisso in due figure: quella pubblica che
ancora ammetteva improbabili disegni di resurrezione e richiami alla compattezza
dei fascisti, e quella privata ripiegata su se stessa consapevole della sua
impotenza e inevitabilmente depressa e intimorita.
Il duce costretto all'asfittica residenza di
Salò osteggiato dai tedeschi, tradito dai camerati, ossessionato dalla cattura
da parte degl'alleati, minacciato dai partagiani, e infine tormentato
dall'ulcera (apparsa fin dai tempi del delitto Matteotti), trova nella sua
amante l'unica interlocutrice che lo odia per essere diventato l'ombra del capo
che era, ma che con lui si farà uccidere, senza paura, consegnandosi alla
storia come desiderava, in piena consapevolezza. Nella sua delusione senza
rimedio la rabbia del duce traspare nettissima, nelle 318 lettere che i due si
scrivono, contro gli italiani popolo di inetti, e in quel carteggio intimo e
politico al contempo, immaginava se stesso proiettato nell'eternità, l'ultima
bandiera degli sconfitti, dei sorvegliati speciali, dei traditi dai suoi stessi
camerati e in questo ennesimo segno di egotismo allucinato traguardava in modo
preveggente quello che sarebbe successo non tanto a se stesso come uomo, la sua
fine era scritta, ma quello che la sua immagine avrebbe significato negli anni
a venire.
di Ivano Nanni
La serata con MIMMO FRANZINELLI
Queste le immagini della serata di venerdì 19 aprile al
Salone Estense della Rocca di Lugo con lo storico Mimmo Franzinelli che ha
presentato il suo ultimo lavoro “Il progioniero di Salò” edito da Mondadori. A fare gli onori di casa sul palco di Caffè Letterario, il curatore della nostra rassegna letteraria Marco Sangiorgi e lo storico ravennate Paolo Cavassini.
Agile nelle dimensioni, rigorosissimo per l’accuratezza
delle ricerche d’archivio, il libro di Mimmo Franzinelli ci restituisce il contesto drammatico (non
edulcorato dalla propaganda patriottica o da strumentali decontestualizzazioni)
di quel momento storico in cui ha origine la Repubblica Sociale Italiana e, di
conseguenza, l’innesco della guerra civile.
Comparando testimonianze di varia provenienza, molte delle
quali vergate dal duce in persona, Franzinelli tratteggia un’immagine del
dittatore ad alto tasso di ambiguità e contraddizione: un Mussolini pubblico in
apparenza energico e “roboante”, e un Mussolini privato incline allo stato
depressivo e all’autocommiserazione.
giovedì 18 aprile 2013
Venerdì 19 aprile - Lo storico MIMMO FRANZINELLI a Caffè Letterario
Venerdì 19 aprile, alle ore 21.00, nel Salone Estense della Rocca di Lugo, nuovo appuntamento con la Storia per Caffè
Letterario con lo storico bresciano Mimmo Franzinelli e il suo ultimo
saggio “Il prigioniero di Salò” edito da Mondadori nel 2012. A introdurre la
serata saranno il curatore di Caffè Letterario Marco Sangiorgi e lo storico
ravennate Paolo Cavassini.
La tragica avventura della Repubblica di Salò è stata fra le
più pesantemente colpite dalle semplificazioni ideologiche. Tanto le versioni
dei vincitori quanto quelle dei vinti hanno trascurato, e mistificato, la
realtà storica a favore dell'esaltazione di amor di patria, sentimento
nazionale, passione civile e - da ultimo - consacrazione eroica delle vittime.
Mimmo Franzinelli si lascia alle spalle queste logiche e sulla base di fonti
inedite o sinora trascurate descrive la tentata resurrezione del fascismo nel
settembre 1943 e i successivi sviluppi fino all'aprile 1945. Gli scritti di
Mussolini, i rapporti di Kappler per Hitler, le carte di Claretta Petacci, i
notiziari della Guardia nazionale repubblicana, le note della Segreteria
particolare del duce rivelano una storia inedita di equilibri estremamente
instabili, dove Mussolini, inseguendo il sogno di una rinascita improbabile -
anche sul piano personale -, svolge comunque un ruolo da protagonista nella guerra
civile innescata dalla costituzione della RSI e dall'insediamento del suo
quartier generale sul lago di Garda. Consapevole di essere ostaggio dei
nazisti, il vecchio dittatore, esautorato dai tedeschi, criticato dai suoi
stessi colonnelli e lontano dal suo popolo, è costretto in un microcosmo di
sopravvissuti dove unico referente resta Claretta, la giovane amante, e
obiettivo primario - ossessivamente quanto vanamente perseguito - è spostare la
sede di governo lontano da Salò.
Mimmo Franzinelli è nato a Cedegolo, piccolo centro della
Valcamonica il 26 aprile 1954.
Laureatosi in Scienze Politiche (indirizzo storico) a Padova
nel 1979, si è dedicato alla ricerca storica centrando il suo interesse sul
periodo fascista. Nel 1991 riceve il 2º Premio Acqui storia per l'opera
"Il riarmo dello spirito", nel 2000 è insignito del Premio Viareggio
per il volume "I tentacoli dell'Ovra".
Il 5 dicembre 2002 gli viene conferito l'11º Premio
internazionale "Ignazio Silone". Nel 2003 ottiene il Premio Benedetto
Croce per il libro “Squadristi”, nel 2006 il Premio Basilicata per “L'amnistia
Togliatti” e nel 2009 il Premio città di Saluzzo "Walter Botto - Enrico
Rossi" per "La sottile linea nera".
Fa parte del consiglio d'amministrazione della Fondazione
"Ernesto Rossi - Gaetano Salvemini" di Firenze e del Circolo
culturale "Guglielmo Ghislandi" di Breno (Bs).
"Trasparenza" di IVANO NANNI
Sull'incontro
di lunedì 15 aprile con lo scrittore romano Giuseppe Furno che ha presentato il
suo romanzo “Vetro” edito da Longanesi.
Giuseppe Furno prima ancora di scrivere per
la televisione scrive simpatiche guide per camminatori e per viaggiatori di
treni a bassa velocità come si legge nelle essenziali righe che condensano la
sua vita di scrittore. Dunque predilige e consiglia un andare con lentezza e riflessione come si va sulle
acque lagunari di Venezia, protagonista del suo romanzo, Vetro, edito da Longanesi. In questi esercizi letterari sul camminare
lento del pellegrino e del viaggiare su un trenino che ferma a stazioncine che
sembrano quinte teatrali tanto appaiono
fuori dal mondo, forse stanno i prodromi del suo romanzo storico che ha come
centro narrativo la città lagunare unica al mondo.
Il vetro è l'emblema della fragilità della
leggerezza della trasparenza, come leggera e fragile è Venezia corrosa nel suo
nucleo di pali dal lento lavoro delle acque e che, tuttavia, rimane
gagliardamente piantata sui suoi isolotti non dimostrando i secoli che vanta
con orgoglio. Venezia è il frutto di un
sacrificio e forse trae da questo ogni grammo di linfa che la tiene a galla. È
conficcata su milioni di pali che i secoli hanno solidificati nella melma
rendendola dura come roccia. Per la sua edificazione e grandezza la natura è
stata piegata, i boschi dei colli Euganei e della Carnia abbattuti dalle scuri
dei veneti che hanno mischiato il legno alla terra e la terra all'acqua e,
l'acqua all'aria creando un' epifania urbana straodinaria frutto dell'incrocio
magico dei quattro elementi che compongono il mondo. Pertanto Venezia è una
città-mondo, una città filosofica e magica, una città di sapienti e di libri, e
una eccezionale potenza marinara: una libera comunità federata dai ponti. Nel
libro ci sono due date fatidiche, come viene ricordato, che segnano il destino
della città attorno alle quali si svolge il romanzo, e sono l'anno
dell'esplosione dell'Arsenale, 1569, che martirizza la città lasciandole una
ferita ancora oggi visibile e conclude un fiorentissimo livello industriale
della città, e la seconda è il 1571,una data ancora più rilevante per i destini
dell'Europa, anno della battaglia di
Lepanto. La vittoria delle armate cristiane contro gli ottomani segnano sì la
vittoria di Venezia ma ancora di più il trionfo della Chiesa che con Pio V
aveva compiuto il capolavoro di sostenere Venezia minacciata dalla mezzelune
turche a Cipro, legando la Repubblica dei dogi alla Spagna cattolica e
giungendo di fatto a uno scambio egemonico con la città-mondo.
Dunque si riduce
drasticamente il respiro culturale di Venezia e sulla laguna il severo giudizio
dell'Inquisizione fa la sua apparizione. Si alzano alti i roghi dei libri e si
moltiplicano le persecuzioni degli eretici, spariscono migliaia di volumi,
molti salvati dai prelati, e l'egemonia culturale veneziana fatta da decine di
editori viene di fatto azzerata.
L'autore con questo romanzo ci restituisce un
complesso gioco speculare nel quale brillano personaggi veri
e inventati un'immagine di Venezia in
controluce, riflessiva e potente dove una corte di personaggi intreccia i suoi destini
con quelli della città e racconta lo stupore di una comunità che perde forse
per orgoglio la libertà di essere tolleranti.
di Ivano Nanni
martedì 16 aprile 2013
La serata con GIUSEPPE FURNO
Ecco le immagini della serata con lo scrittore romano
Giuseppe Furno che ha presentato ieri lunedì 15 marzo il su romanzo storico
ambientato nella Venezia del 1550, “Vetro” edito da Longanesi. L’incontro,
condotto dalla curatrice di Caffè Letterario Patrizia Randi si è concluso come
sempre con il consueto brindisi finale per tutti i presenti.
Giuseppe Furno ci regala un romanzo d’esordio poderoso non solo per la mole, ma
anche e soprattutto per l’accurata ricostruzione storica che fa da sfondo alla
finzione narrativa: la Venezia del 1500, città ricca e libera al colmo del suo
splendore rinascimentale. Una città che, tuttavia, inizia a dare i primi segni di decadenza:
siamo nel periodo immediatamente successivo al Concilio di Trento e anche a
Venezia iniziano a stringersi le morse reazionarie della Chiesa. Proprio qui,
nella Serenissima – patria della libertà di pensiero e di stampa - si assiste
ai roghi di intere biblioteche a Piazza San Marco, dove vengono bruciati tutti quei libri ritenuti – secondo
l’Indice – sacrileghi o pericolosi. La battaglia che Andrea Loredan, il
protagonista, si ritroverà a combattere lo porterà a mettere più volte in
pericolo la propria stessa vita.
venerdì 12 aprile 2013
Lunedì 15 aprile - GIUSEPPE FURNO a Caffè Letterario
Lunedì 15 aprile, alle ore 21.00, nella Sala Conferenze
dell’Hotel Ala d’Oro di Lugo, torna la grande narrativa a Caffè Letterario con
lo scrittore romano Giuseppe Furno e il suo romanzo storico “Vetro” edito
quest’anno da Longanesi. A introdurre l’incontro, che si concluderà come sempre
con il consueto brindisi finale per tutti i presenti, sarà la curatrice di
Caffè Letterario Patrizia Randi.
“Vetro” proietta il lettore nella Venezia rinascimentale,
nel bel mezzo della piu' grave crisi politico-militare fra la Serenissima
Repubblica e l'Impero Ottomano. Siamo nel settembre del 1569 e, una notte, le
polveriere dell'Arsenale veneziano esplodono. Intere contrade vengono rase al
suolo, ci sono morti e feriti.Tra i soccorritori c'e' Andrea Loredan,
secondogenito del Doge e avvocato de' Prigioni, sorta di difensore d'ufficio
per poveri e diseredati. Andrea si prodiga per dare soccorso ai feriti e
raccoglie cosi' le ultime, enigmatiche parole della badessa di un convento:
"Cerca la verita' senza paura..".
E' il primo tassello di un mistero
che lo coinvolgera' in una vicenda oscura e terribile, una storia di spionaggio
e controspionaggio, sullo sfondo di una Venezia che custodisce da secoli sia
biblioteche nascoste, cercate dall'Inquisizione romana, sia i segreti dell'arte
del vetro, segreti che possono uccidere. Intorno al protagonista, Andrea
Loredan, si intreccia un appassionante giallo, alimentato da una linea di
rancori e di morti, ma anche di amore. Frutto di un'accurata ricerca storica
durata quattro anni, Vetro riesce a tener viva l'attenzione del lettore fino
all'ultima pagina e magicamente lo trasporta tra le calli, le mura e le pietre
della Venezia dell'epoca, cambiando, forse per sempre, anche la percezione
della citta' odierna.
Giuseppe Furno, nato a Roma nel 1953, è un affermato
sceneggiatore per il cinema e la televisione, per cui ha scritto molte serie
trasmesse dalla RAI. Ha pubblicato nel 2007 “Cronache di un disinfestatore”,
selezionato per il Campiello 2007 e finalista al premio Corrado Alvaro opera
prima. Vive a Roma.
mercoledì 10 aprile 2013
"Viaggio ai confini del mondo" di IVANO NANNI
Sull'incontro
di lunedì 8 aprile con Luciana Castellina che ha presentato il suo racconto di
viaggio “Siberiana” edito da Nottetempo.
Forse
chi ha ascoltato lunedì sera la presentazione del libro di Luciana Castellina,
Siberiana, ha associato quel viaggio caracollante in treno trait d'union tra l'occidente e l'oriente a
un film di Sean Penn – Into the Wild – in cui si narrano le tragiche vicende di
un ragazzo che alla ricerca di se stesso si smarrisce nel grande Nord
americano. Con tutte le dovute differenze tra il film e il libro, anche la Siberia narrata dalla scrittrice e militante
storica del Pci è una vastità sconfinata
e per lo più disabitata con regioni vaste come mezza Europa popolate da un
pugno di persone in cui smarrirsi per non essere più ritrovati è facilissimo. O
per essere ritrovati per puro caso come è capitato a quella comunità di eremiti
che vivevano nel più completo isolamento dagli anni trenta e che non sapevano
nemmeno che nella parte occidentale del mondo c'erano stati eserciti che si
erano combattuti per anni per la supremazia del mondo. Gli echi delle cannonate
non avevano passato la barriera di ghiaccio siberiano si erano congelate
nell'aria rarefatta e cristallina della steppa lasciando quei santi uomini, per
loro fortuna, ignari della malvagità dei loro simili.
Sono dunque terre
selvagge quelle che si attraversano per novemila chilometri di binari dentro a
vagoni dove la ristorazione è lasciata
alla provvidenza di qualche babuska che vende
polli infreddoliti e ottimi cetrioli in stazioni remote per gli affamati
del treno che corre verso la punta estrema del grande continente euroasiatico,
a guardare il mar del Giappone. Però correre forse non è il verbo esatto, ai
russi non piace correre, come ci racconta l'autrice, per questo prediligono le
scomodità della transiberiana al volo aereo, sei giorni di viaggio per arrivare
a Vladivostok, credo, per non fare troppo presto ad arrivare a destinazione.
Pare che i russi non vogliano privarsi
del piacere di una settimana di vacanza in treno con i comfort food d'eccellenza come vodka, cetrioli e polli, un
comodo letto, pigiama e pantofole imbottite e la possibilità di fare amicizie
ferroviarie indimenticabili, sobbarcandosi un viaggio che per noi occidentali
fuori dai canoni costituiti della comodità è pura avventura da amazzonia
insetti compresi.
Ma forse non si deve dimenticare che i russi sono un popolo
temprato da sofferenze e lutti indicibili
che hanno fatto del sacrificio un
pilastro morale di ogni possibile resurrezione. Lev Tolstoj che dormiva
quasi sempre su un divano come anche Dostojevski del resto, che su un divano
c'era nato, scriveva sempre in piedi e doveva avere gambe d'acciaio se pensiamo
a Guerra e Pace, e quando era stanco indossava una tela cerata per proteggersi
dalla guazza e andava fuori di casa, a Jasnaia Poljana, si piazzava sotto un
albero e dormiva beatamente con la testa appoggiata a un dizionario. Tolstoj,
ma anche Cechov non era da meno. Dormiva anche lui su un divano. Gran parte
della letteratura russa è stata concepita
su un divano. L'ideale per Cecov era una piccola baita con un tavolo,
quattro sedie, un divano, una piccola cucina e scrivere quattro o cinque
racconti all'anno. Senza fare deduzioni forzate
forse si può immaginare come abbiano fatto a vincere la loro guerra
patriottica ed essersi risollevati dopo un'ecatombe biblica che avrebbe
inabissato ogni altro popolo. Novemila chilometri che sono una tratto di
identità nazionale forse l'unica che è rimasta dopo gli sfaceli del mercatismo
nazional delinquenziale che si è imposto in tutta la Russia dopo la caduta del
cosidetto impero del male.
Tuttavia
a parte il romantico albore dei ghiacci e dei racconti della steppa va
ricordato che la Siberia è sempre stato
un luogo deputato alle deportazioni, l'inospitalità del luogo ne faceva un
posto ideale per punire i dissidenti, e questo la Castellina lo ricorda, lei stessa
come altri dissidenti estromessi dal Pci allora monolite di stampo sovietico.
Anche quella una piccola Siberia.
di Ivano Nanni
martedì 9 aprile 2013
La serata con LUCIANA CASTELLINA
Più di cento persone hanno assistito ieri sera lunedì 8
aprile all’incontro con Luciana Castellina che ha presentato il suo libro “Siberiana”
edito da Nottetempo. La serata è stata introdotta dal curatore di Caffè
Letterario Marco Sangiorgi e si è conclusa come sempre con il rituale brindisi
finale offerto a tutti i presenti.
La prima volta che Luciana Castellina è andata a Mosca era il 1957, Krusciov
aveva appena rivelato i crimini di Stalin e al Cremlino si entrava e usciva
liberamente per ascoltare le orchestrine jazz. Era l'epoca in cui Occhetto era
un ragazzo e Sandro Curzi aveva ancora tutti i capelli in testa. In oltre
cinquant'anni la militante politica, giornalista, scrittrice Castellina in Urss
è andata spesso. Da compagna fino al '69, e dopo l'espulsione dal Pci con più
difficoltà. Sosteneva che il comunismo sovietico non era riformabile e aveva
fondato il Manifesto con un gruppo che quattro anni dopo, nel 1974, avrebbe
dato vita al PdUp.
Un'"eretica", una pericolosa sovversiva cui andava
negato il visto. C'era voluta tutta la forza del sindaco di Roma (comunista)
Argan per farla partecipare al gemellaggio Roma-Mosca nel 1976, anche se da
sorvegliata speciale, perché il Kgb temeva che seminasse la rivolta. Con la
caduta del muro, la Castellina è tornata diverse volte in Russia. L'ultima nel
settembre dello scorso anno, in occasione della Fiera del Libro di Mosca, per
un viaggio in Transiberiana, il treno mitico quanto l'Orient Express, che
attraversa tutta la Russia, da Mosca a Vladivostok, novemila chilometri che
legano l'Europa all'Asia. Il gruppo di dieci italiani, tra cui Angelo Guglielmi,
ha condiviso notti in treno e soste in albergo, in città per noi ai confini del
mondo. Ne è nato Siberiana, un libro divertente che punta il dito sui paradossi
di questo immenso Paese di cui abbiamo perso la memoria. Ecco le immagini della serata.
I lettori dell' ILIADE
Ecco le immagini della maratona letteraria di sabato 6
aprile giugno dedicata a Omero e al suo poema "Iliade" che si è
svolta nella bellissima sede dell'Associazione Culturale "Entelechia"
a Lugo. Un grazie sentito a tutti i lettori che hanno declamato gli immortali
versi di Omero.
BARBARA FACCANI Elena
GABRIELE BERSANETTI Achille
LUIGI SEBASTIANI Ettore
CARLO ALBERTO Patroclo
CARLO VISTOLI Paride
PATRIZIA RANDI Andromaca
MIMMO DELLA CORTE Priamo
LUISA CRISTOFERI Afrodite
BRUNO CIMATTI Nestore
IVANO NANNI Menelao
MARISA GALANTI Ecuba
MASSIMO BERDONDINI Agamennone
GIANLUIGI CARAVITA Tersite
SYLVIA KRANTZ Atena
GUIDO LIVERANI Zeus
CLAUDIO NOSTRI Ulisse
Aggiungi didascalia |
Iscriviti a:
Post (Atom)