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Sala conferenze - Hotel Ala d'Oro

Via Matteotti, 56 - 48022 Lugo di Romagna - (Ravenna) - Italia
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venerdì 29 maggio 2009

"Un inviato speciale in Italia" di IVANO NANNI

Di sicuro dobbiamo respingere la prevalenza che abbiamo a flagellarci pubblicamente. Non solo noi abbiamo chilometri di immondizia sparsi per le campagne. Il dottor Caprarica ci informa che anche nella vecchia e nobile Inghilterra ci sono tratti di campagna insudiciati dai rifiuti organici. Questo naturalmente non serve a mitigare la nostra incoscienza ma a definirci parte del popolo animale e infuriato contro la natura al punto da offenderla nella maniera più triviale. Pare evidente però che quello che in Inghilterra è un aspetto di malcostume isolato, da noi è diventato business, affare centrale per la grande delinquenza che in Italia ha il suo centro direzionale, vecchio ma sempre efficiente. E qui veniamo alla prima grande verità che ci viene informata dal grande affabulatore, che è la seguente: gli italiani sono un popolo anarcoide e fieramente intraprendente. E non potremmo esserlo se la nostra mentalità insofferente per le regole e le leggi non si organizzasse con grande fantasia e vero genio nel perfezionamento dell’elusione a tutti i livelli. In questo siamo davvero grandi. Per cui dalla prima legge italica per eccellenza, cioè, fai quello che credi e fregatene del prossimo, risulta che la fantasia sta tutta nel muoversi per conto proprio e ricavare il massimo dalle proprie azioni. Questo ottimo principio che sta alla base di qualunque creatività, compresa quella artistica, non è trasmissibile in campo politico e sociale purtroppo. Infatti i danni prodotti da questo atteggiamento sono una fonte inesauribile di scandali di qualunque tipo. La nostra propensione a considerare lo Stato come il nemico da combattere, e il governo come l’estensione istituzionale della famiglia o dell’azienda(familiare),ci invischia sempre più profondamente in un grande imperante sadomasochismo politico le cui conseguenze vengono chiaramente e bellamente eluse visto che siamo un grande popolo di elusivi-evasivi-evasori. Questa modo di concepire la politica che è poi un modo di concepirci come individui dimostra la nostra difficoltà a riunirci in gruppi omogenei che mirano al proprio benessere. Viviamo come monadi e ci comportiamo come menefreghisti nel sociale. “Il menefrego” era la sostanza di ribelle giovanilismo del fascismo, il suo imperativo categorico anarcoide, violento e sbruffone che è sopravissuto in quanto nucleo vero delle nostre azioni di adesso. Lo zoccolo duro della capoccia italica. Da questo punto di vista non abbiamo fatto progressi. In tutte le nostre manifestazioni dimostriamo quanto siamo disuniti e caciaroni inconcludenti, e al contrario quanto siamo uniti in casa, nella solidità presunta della famiglia che è la vera portanza dell’Italia. Siamo dunque dei mammoni impenitenti? E questa è la domanda che sta alla base della seconda grande verità che ci interessa. Si direbbe di sì, se si guarda agli altri paesi, e specie nel nord Europa vediamo come i ragazzi siano stimolati ad uscire di casa, a volare fuori dal nido il più presto possibile. Nel nostro paese essi vengono stimolati a fare il contrario e con una pervicacia che è tipica del sadico. La nostra famiglia ha sviluppato nei secoli un senso di appartenenza che dalle cose si è trasmesso alle persone. Per cui il principio della proprietà delle cose e dei beni è comprensivo della prole che come è evidente è il sommo bene della famiglia. Il sommo bene, come ci insegna la chiesa, va conservato in una teca di cristallo al riparo da ogni contatto, ammirato e vissuto come un pezzo raro, come reliquia santificata. E qui veniamo alla terza verità, e che riguarda il nucleo forte di confuse paure che ci portiamo come un pesantissimo fardello. E la prima paura è di perdere la nostra mentalità. Ma siamo sicuri che non staremo meglio se perdessimo quel callo osseo che si esemplifica in pensieri, modi, e azioni che ci dequalificano sempre di più? Ma siamo sicuri che a trattenere oltre il dovuto i figli, non sia una forma subdola e perversa per perderli? Poi c’è una quarta verità, se vogliamo, ed è dimostrativa del fatto che non spetta alla politica sbrogliare i nodi sociali cruciali, la politica conserva quello che detiene e non desidera altro, ma altro c’è, e spetta ai ragazzi stessi dimostrare quanto sono forti, sono loro che devono sollevarsi e trovare una voce potente per richiedere più libertà e una prospettiva migliore per se stessi, sono loro che hanno il dovere dell’ottimismo. di Ivano Nanni

giovedì 28 maggio 2009

La serata con ANTONIO CAPRARICA

Pubblico delle grandi occasioni ieri sera all’Hotel Ala d’Oro per ascoltare Antonio Caprarica che ha presentato il suo saggio “Gli italiani la sanno lunga… o no?” edito da Sperling & Kupfer. A fare gli onori di casa, sul palco di Caffè Letterario insieme all’autore, il curatore della nostra rassegna letteraria Marco Sangiorgi e Ugo Zoli che ha introdotto brevemente il tema della serata, lasciando quindi spazio alla lunga e stimolante esposizione che Caprarica ha fatto del suo libro. Un tema che ovviamente riguardava tutti i presenti visto che alla fine si parlava di quella “italianità” che sembra farci così differenti e riconoscibili da tutti gli altri nostri vicini europei. Dall’alto dell’esperienza vissuta per tanti anni all’estero come Capo degli Uffici di Corrispondenza Rai da Mosca, Londra e Parigi, Caprarica ci ha parlato del nostro “Bel Paese” in maniera spassionata e dalle più svariate prospettive, mostrandoci uno spaccato dell’Italia ricco di notizie, dati, vicende annose e attuali, raccontate senza compiacimenti e senza censure. Una storia non proprio edificante che ci riguarda tutti, ma che proprio per questo vale la pena di ascoltare per tentare di capire come siamo e come ci vedono gli altri. Ecco le immagini della serata.

"Ci sono libri e libri ..." di DAVIDE SILVESTRI

Lo scrittore veneziano DAVIDE SILVESTRI è stato ospite di Caffè Letterario il 6 ottobre scorso con il suo romanzo "La linea generale". Letto con sgomento un articolo di Gian Arturo Ferrari, direttore generale della divisione libri della Mondadori. Ci racconta dei successi editoriali passati, dei best seller. Parla di come, nel passato, siano stati pubblicizzati i libri, dell’uso della televisione nella promozione. Parla di come sono riusciti a far diventare dei patacconi come il ciclo di Ramses di Jacq (oggi giustamente fuori commercio) dei libri di successo. Parla di spot, di pagine di giornali dedicate alla pubblicità, parla di Brown, del successo previsto di quel polpettone senza sale del Codice da Vinci. Parla e parla e parla. Di tutto fuorché di libri. Da come scrive uno deduce che le sue letture si sono fermate a Gian Burrasca. Quello che lo proccupa sono le vendite, ovviamente. Non gli passa mai neanche per la testa che le vendite sono legate alla qualità dei libri, al loro contenuto. No, Gian Arturo Ferrari non ha tempo da perdere con stupidate come questa. Si preoccupa di capire come nasce un best seller, Gian Arturo. Te lo dico io come nasce un best seller, Arturo. Il milione di copie lo prendi quando il libro lo comprano le 988.000 persone che non leggono mai niente. Gente che ti racconta che ha letto un libro come altri ti raccontano della loro operazione alla cistifellea. Gente che si è trovata costretta a leggere il best seller del momento perché quando va a mangiare la pizza, nel minuto dedicato alla discussione culturale, altrimenti non ha niente da dire. di Davide Silvestri

martedì 26 maggio 2009

Mercoledì 27 maggio - ANTONIO CAPRARICA a Caffè Letterario

Mercoledì 27 maggio alle ore 21,00 nella sala conferenze dell’Hotel Ala d’Oro, l’ultimo appuntamento del mese di maggio per Caffè Letterario sarà dedicato al grande giornalismo. Dopo una stagione che ha visto tanti grandi nomi della carta stampata come Edmondo Berselli, Marco Politi, Massimo Franco, Salvatore Giannella, salire sul palco di Caffè Letterario, tocchera questa volta ad Antonio Caprarica presentare il suo ultimo lavoro “Gli italiani la sanno lunga… o no?” edito da Sperling & Kupfer. La presentazione dell’incontro sarà affidata a Ugo Zoli e terminerà con l’abituale brindisi finale con i vini in degustazione. Antonio Caprarica, un passato di corrispondente Rai da Mosca, Londra e Parigi, un presente come Direttore dei giornali-radio Rai si concentra questa volta sul cosiddetto "Bel Paese" o meglio sul nostro controverso popolo, dopo aver affrontato nei precedenti fortunati libri la disamina su francesi e inglesi. Una buona occasione per essere a contatto con il suo umorismo, la sua ironia, la sua sterminata cultura senza frontiere, questa volta concentrata in un'appassionante analisi su "no' altri". La leggenda, o forse la retorica, vuole gli italiani "brava gente": accoglienti e generosi, poveri ma belli, gaglioffi ma simpatici, ricchi di inventiva e maestri nell'arte di vivere e amare. Una tradizione, sostenuta anche da connazionali illustri, li dipinge invece furbi, cinici e conformisti, insofferenti alle regole e privi di senso civico. Chi siamo dunque noi italiani? È possibile tracciare un profilo veritiero, che eviti la trappola del moralismo come l'esercizio, così diffuso, dell'autodenigrazione? Antonio Caprarica ha voluto provarci in questo volume, sottoponendosi di buon grado alla pratica dell'autocoscienza, osservando il Bel Paese quanto più spassionatamente possibile e dalle più diverse prospettive. Ecco dunque la lotta politica del Nord contro il Mezzogiorno e il federalismo gastronomico, con la pacifica convivenza delle straordinarie cucine regionali; la persistente fedeltà nei confronti della famiglia, fonte, da oltre cinquecento anni, non solo di stabili affetti, ma, se appena si può, di prebende e sinecure, cattedre universitarie, alloggi e impieghi; la scomparsa dei grandi imprenditori e il diffondersi dei "capitalisti di papà", con le loro piccole aziende controllate dalla parentela; il culto della bellezza e l'indifferenza per gli scempi ambientali; la maleducazione imperante dalla strada al Parlamento.

lunedì 25 maggio 2009

ANNULLATO L'INCONTRO CON MARIO TOZZI

A causa di impegni televisivi Mario Tozzi ha deciso di annullare l'incontro previsto a Caffè Letterario per oggi lunedì 25 maggio. Purtroppo il malcostume di annullare a poche ore dall'evento, appuntamenti concordati con mesi di anticipo, per un passaggio televisivo si va diffondendo. Stessa sorte ci era già capitata nel mese di aprile quando Luigi De Magistris annullò la sua presenza a Lugo per presenziare ad uno dei tanti talk-show televisivi comunicandoci la sua impossibilità ad onorare l'impegno preso soltanto 2 giorni prima dell'appuntamento. Record battuto dal Dott.Tozzi che tramite SMS ci ha comunicato ieri che per presenziare ad una serata di beneficenza in programma su Rai Uno sarà impossibilitato a venire. Anche in questo caso, per ovvi motivi, l'appuntamento non verrà rinviato ad altra data ma è da considerarsi definitivamente annullato.

sabato 23 maggio 2009

Lunedì 25 maggio - MARIO TOZZI a Caffè Letterario

Lunedì 25 maggio alle ore 21,00 nella sala conferenze dell’Hotel Ala d’Oro, altro grande appuntamento di Caffè Letterario con il geologo e divulgatore scientifico Mario Tozzi che presenterà il suo ultimo libro “Italia segreta. Viaggio nel sottosuolo da Torino a Palermo” edito da Rizzoli nel 2008. L’incontro organizzato in collaborazione con “Associazione Eco” sarà introdotto da Paolo Galletti e Marco Sangiorgi e si concluderà con l’abituale brindisi finale con i vini in degustazione. Esiste un modo affascinante, incredibilmente vicino a noi, ma di cui non conosciamo i segreti: è il sottosuolo, un regno misterioso nel quale il nostro presente affonda le sue radici. Se Jules Verne ci ha condotto in un immaginario Viaggio al centro della terra, Mario Tozzi con il suo nuovo lavoro “Italia Segreta” ci accompagna in un incredibile ma realissimo viaggio negli inferi del Bel Paese, mostrandoci un’Italia millenaria che non conosciamo, fatta di catacombe, cunicoli, acquedotti, ed antiche città. Dalle viscere del Vesuvio alle profondità occulte di Torino e Bologna fino ai cunicoli arabi per l’acqua di Palermo, Mario Tozzi ci racconta un’Italia insolita ed affascinante. Itinerari che i giovani del XVIII e XIX secolo, da Goethe a Dickens a Twain, percorsero durante i loro Grand Tours, imparando a conoscere e forse meglio e più di quanto non ne sanno molti di noi oggi, non solo le arti e la storia in superficie ma anche i segreti della natura d i fenomeni geologici. Mario Tozzi, geologo e Primo Ricercatore del Consiglio Nazionale delle Ricerche, si occupa dell'evoluzione geologica del Mediterraneo (in particolare del settore adriatico-ellenico) e studia le deformazioni delle rocce per ricostruirne la storia nel passato più lontano. Attualmente lavora presso l'Istituto di Geologia Ambientale e Geoingegneria (IGAG) di Roma. Nel campo della ricerca è autore di circa 70 pubblicazioni scientifiche su riviste italiane e internazionali, di oltre 70 comunicazioni a congressi nazionali e internazionali, di guide geologiche e di dispense per i corsi universitari. Collabora con le Università di Roma "La Sapienza" e "Roma Tre", nell'ambito dei corsi di Geologia, Rilevamento Geologico e Geologia Strutturale. Dal 1996 si occupa di divulgazione delle scienze geologiche, naturali e ambientali attraverso i mezzi di diffusione radiotelevisiva, la carta stampata, i libri e i sussidi audiovisivi. Effettua revisioni scientifiche e redazione di testi per documentari, ha commentato regolarmente per otto anni tematiche geologiche e ambientali come esperto in studio per il quotidiano televisivo Geo & Geo ed è stato consulente e inviato per il settimanale King-Kong di RaiTre. Dal 2003 è inviato ed esperto per Che tempo che fa su Rai tre. Ha condotto il settimanale GAIA - il pianeta che vive (prima serata di RaiTre) di cui è stato anche autore e consulente scientifico e al momento è il conduttore assieme al Trio Medusa del programma “La gaia scienza” su La7.

Intervista a MARIO TOZZI

Riportiamo l'intervista di Stefania Freddi a Mario Tozzi in occasione dell'incontro di lunedì 25 maggio alle ore 21,00 all'Hotel Ala d'Oro. (Cliccare sull'articolo per ingrandirlo - Sette Sere del 23/5/09)

venerdì 22 maggio 2009

Sabato 23 maggio - VINCENZO BARBERINI a Caffè Letterario

Sabato 23 maggio, alle ore 18,00 nella saletta conferenze della Libreria Alfabeta, Vincenzo Barberini con il suo libro “Soldato di… avventura” edito dal Bradipo, sarà il protagonista dell’incontro pomeridiano di Caffè Letterario. La presentazione del romanzo sarà affidata ad Ivano Nanni e si concluderà con un brindisi aperitivo offerto a tutti gli intervenuti. Un libro di storia e di memorie di guerra quello di Barberini, in cui la retorica è messa da parte per lasciare spazio alla durissima realtà di quei giorni in cui la sopravvivenza alla violenza e alla fame erano l’unico obiettivo possibile. "...Questo esercito di fanti non gridava "Viva il duce!", questo esercito italiano non si sentiva sotto i riflettori della storia, questi soldati non erano intontiti dalla retorica di un capo;questi bravi contadini più che a sparare pensavano a come procurarsi delle pagnotte di pane, perchè la guerra per loro fu principalmente questo, una personale battaglia contro la fame." (dalla prefazione di Ivano Nanni)

giovedì 21 maggio 2009

"Il canto del rivoluzionario" di IVANO NANNI

Companero siempre e hasta la victoria in San Francisco. Nel cuore pulsante degli Stati Uniti, nel centro della baia dei ribelli dove ancora le ancore del movimento hippies sono gettate tra gli scogli e nelle rade che sanno ancora di versi vibranti di ribellione, ci sono lande inesplorate di Siberia nel cuore stesso della libertà. Sugli alti pennoni delle Potemkin che minacciano il grigio stupore dei benpensanti sventolano le bandiere stracciate del proletariato disunito. C’è sempre più gente negli Stati Uniti che non ama il grugno da mastino ringhiante dell’impero. Dalle pagine del People’s tribune si leggono le invettive di Vladimiro Lenin contro l’imperialismo; il virulento messaggio non fa paura ma rimane negletto ai margini del mondo libero, il cosiddetto mondo che compra e vende ribelli in hotpants e presidenti afro americani, bravi, ma chiusi nela gabbia di debiti voluti dal gansterismo dei Bush, dei Cheney, dei Wolfowitz. Nel nostro disilluso paese, Italia, Europa, Lugo, un controvirus piccolo e provato dagli anni ha parlato con strepitoso coraggio e inaudita forza utopistica… ha pronunciato il suo vaticinio dall’alto di una immaginaria barricata. Il suo canto d’ amore per la vittoria dell’umanità sottomessa si è prolungato oltre il reading sconfinando nelle ore notturne nel backstage dell’opera. Nessuna incongruenza nella sua felicità di bere vodka bolscevicamente. Le parole scandiscono nel corso della lettura momenti di devozione non solo alla causa del proletariato. Ferlinghetti sbircia da un pertugio di Mother o di Blu, e Path, il sentiero, ci porta direttamente nella stazione del suo cuore; mentre dall’invettiva dell’arcano delle twin towers spunta la condanna scritta tempo fa da Karl Marx. Ma chi le ha tirate giù le twin, ha realizzato il sogno del reich, non dei comunisti, ha creato il supporto a una vittoria dell’orrore sul giudizio di chi ascolta e prega a suo modo e per le proprie cause. Forse Jack di S. Francisco ritornerà ancora a cantare bandiera rossa nel centro stesso del piccolo borgo semiagricolo e lontano dal passaggio brusco delle utopie già vissute. Ancora reading, il prossimo anno. A volte ritornano, lo sappiamo, e ben vengano, quei vecchi-giovani che come Gogol raccontano di anime morte o affogate nell’alcol, e di morti precoci per corruzione da libero mercato; a noi piacciono quelli che raccontano di stracci appesi a corpi macilenti e senz’anima come gli zombies di Stephen King, il più grande biografo preventivo di George W. Bush e della sua cricca di devoti di satana. Il King dei satanismi aveva capito tutto e scritto la biografia di quei simpatici segaossa prima che iniziassero a farlo veramente. Dalle zone morte dei campi di sterminio delle intelligenze arrivano segnali di incoraggiamento all’insubordinazione: per tutti quelli che desiderano prima ancora di sapere, che amano prima ancora di conoscere, giunge il messaggio di incoraggiamento a scrivere invettive, poesie, pubblicazioni. Già fatto. Si alzano dagli scaffali, i poemi, dove giacciono nascosti dietro a ponderosi volumi di esegesi biblica e teologia danzante sul nulla, e marciano verso increduli lettori sorpresi che ci siano ancora possibili ragioni di credere senza genuflettersi. Piccoli opuscoli crescono nei taschini delle giacche degli impiegati comunali, nelle tasche delle tute degl’operai, negli zaini degli studenti con una forza che non delega nulla a qualcuno ma da tutto alla coscienza del popolo e alla sua tribuna. Il vecchio tribuno della plebe ha seminato il suo orgoglio nelle nostre pagine di lettura e credo che rimarrano non come ricordo, ma come prospettiva, come gioia e ottimistica previsione. Sandro Bondi ha scritto l’agiografia del nuovo Buce, come avrebbe detto l’immenso Gadda, titolo mistico" Il sole in tasca" e di sicuro ci saranno molti che correranno a prenotare copie del nuovo corso di astrofisica politica e a scottarsi irrimediabilmente la zucca. Quello che propongo come risposta è la scrittura di un libro collettivo il cui sole è ancora nel mondo delle pulsioni religiose che l’hanno visto nascere, svilupparsi e demolirsi per ipernutrizione proteica. Il nostro sole, per chi ci crede, è quello che dopo essere venuto e sparito, poi ritorna. Proviamo a riscrivere la storia di un film che ha per protagonista un gigante al quale per sbaglio un impavido doktor Fuck. trapianta un ab - normal cervello. Ora si tratta di tenere il corpo, non è troppo macilento e distrutto e di rifare il make-up delle zone erogene mentali: rifare tutto il procedimento con un cervello very special. Che ci vuole? Con la Hirschmann benedizione is possible. Ivano Nanni

La serata con JACK HIRSCHMAN

Grande serata di poesia quella di ieri sera per Caffè Letterario. Più di cento persone hanno ascoltato il poeta americano Jack Hirschman nel suo appassionato reading di poesie. Il settantaseienne artista statunitense ha catturato per quasi due ore l’attenzione del pubblico leggendo i suoi versi con una straordinaria forza e passione e strappando al termine della lettura una autentica ovazione finale. La completa comprensione dei testi, ovviamente declamati in americano, facilitata dalla traduzione in italiano proiettata in sincrono sullo schermo alle spalle del poeta, ha permesso a tutti di percepire la forza delle parole delle liriche di Hirschman nello stesso momento in cui la sua bellissima voce le pronunciava. Una serata insomma che ha dimostrato, se ce n’era bisogno, che la poesia, quando raggiunge questi livelli, possiede ancora una capacità di coinvolgere e di emozionare veramente straordinaria. SENTIERO Vai al tuo cuore infranto. Se pensi di non averne uno, procuratelo. Per procurartelo, sii sincero. Impara la sincerità di intenti lasciando entrare la vita, perché non puoi, davvero, fare altrimenti. Anche mentre cerchi di scappare, lascia che ti prenda e ti laceri come una lettera spedita come una sentenza all’interno che hai aspettato per tutta la vita anche se non hai commesso nulla. Lascia che ti spedisca. Lascia che ti infranga, cuore. L’avere il cuore infranto è l’inizio di ogni vera accoglienza. L’orecchio dell’umiltà ascolta oltre i cancelli. Vedi i cancelli che si aprono. Senti le tue mani sui tuoi fianchi, la tua bocca che si apre come un utero dando alla vita la tua voce per la prima volta. Vai cantando volteggiando nella gloria di essere estaticamente semplice. Scrivi la poesia. Jack Hirschman

sabato 16 maggio 2009

Mercoledì 20 maggio - JACK HIRSCHMAN a Caffè Letterario

Mercoledì 20 maggio alle ore 21,00 nella Sala Conferenze dell’Hotel Ala d’Oro appuntamento d’eccezione per Caffè Letterario. Per la prima volta nella storia quinquennale della rassegna letteraria lughese, salirà sul palco degli invitati un autore straniero. Sarà infatti il poeta americano Jack Hirshman il protagonista di questa serata dedicata alla poesia e all’impegno civile. Hirschman considerato dalla critica come una delle voci più alte della controcultura americana, ha lavorato per quarant'anni come poeta rivoluzionario, traduttore, pittore ed editore. L’incontro, organizzato in collaborazione con l’Università per Adulti di Lugo, sarà l’occasione, unica nella nostra regione, di poter ascoltare il vulcanico poeta statunitense declamare le sue liriche, leggendo contemporaneamente il testo delle poesie tradotto sullo schermo gigante alle spalle del poeta. Il brindisi finale con l’abituale degustazione di vini offerta ai presenti concluderà la serata. Jack Hirschman è nato il 13 dicembre 1933 a New York nel Bronx. Tra il 1951 e il 1959 completa gli studi al City College di New York e alla Indian University con una tesi su Joyce. Professore di inglese alla UCLA di Los Angeles dal 1961 al 1966 ha fra i suoi studenti Gary Gach, Steven Kesslerm, Max Schwartz e Jim Morrison. La guerra del Vietnam comincia nel 1965 e Hirschman dà vita ad una serie di proteste e manifestazioni contro la guerra. Fra le altre cose comincia ad attribuire la “A” (corrispondente al voto più alto) a tutti gli studenti passibili di arruolamento per aiutarli a sfuggire alla guerra. Per questa attività definita “contro lo Stato” viene licenziato dalla UCLA nel 1966. Rimane in California stabilendosi a Venice dal 1967 al 1970 dedicando tutto il suo tempo a scrivere, tradurre e dipingere. Nel 1972 traduce e pubblica "Un Arc-en-ciel pour l’Occident chrétien" di René Depestre. L’opera dello scrittore haitiano lo conduce definitivamente al marxismo. Dal 1980 si unisce al Communist Labor Party e lavora come attivista culturale con un gruppo di poeti fra cui Luis Rodriguez, Michael Warr, Kimiko Hahn, Sarah Menefee, Bruno Gullì, fino al volontario scioglimento del gruppo nel 1992. È stato in contatto fin dalla metà degli anni ’50 con i poeti della beat-generation (alla quale è stato a volte associato) dai quali però si differenzia subito proprio per le sue posizioni politiche. Pur amico di Allen Ginsberg, Gregory Corso, Bob Kaufman, Martin Matz e di tutti gli altri poeti beat, dissente da quella che ritiene una rivoluzione “borghese”, fatta di droghe e misticismo orientale, mentre si sente più vicino politicamente e culturalmente ai movimenti radicali afroamericani (Black Panther Party e tra i poeti Amiri Baraka). Nel 1972 Hirschman comincia a scrivere i suoi poemi lunghi che chiama "Arcanes". Gli "Arcani", anche quando toccano temi personali (come nell’Arcano per suo figlio David, morto a 25 anni per un linfoma nel 1982), hanno sempre a che fare con le trasformazioni politiche e sociali. Ha pubblicato più di 100 libri e opuscoli di poesia, e saggi e traduzioni da nove lingue. Nella sua intensa opera di traduttore troviamo autori come: Majakovsky, Roque Dalton, Pier Paolo Pasolini, Rocco Scotellaro, Paul Laraque, Paul Celan, Martin Heidegger, Pablo Neruda, René Char, Stéphane Mallarmé, Alexei Kruchenykh, Ismael Ait Djafer. Nel 2002 la Before Columbus Foundation attribuisce a Jack Hirschman l’American Book Award for Lifetime Achievement. La motivazione del premio, scritta dal poeta e scrittore, David Meltzer, recita tra l’altro: “Jack Hirschman è una figura incredibilmente presente e tuttavia nascosta nella politica culturale e nella vita della poesia americana. Straordinariamente prolifico – ai più alti livelli dell’impegno artistico e del coinvolgimento attivo – il suo lavoro è generoso, aperto, e profondamente critico. La sua critica non è mai banale o inefficace ma ha immensa profondità. La sua opera maggiore – "Arcani" – si inserisce nella scia dell’epica moderna dei "Cantos" di Pound, di "Paterson" di William Carlos Williams, di "The Maximum Poems" di Charles Olson e delle "Letters To An Imaginary Friend" di Thomas McGrath. Instancabile lavoratore per la giustizia sociale e la libertà artistica. Noi siamo onorati nel dare riconoscimento alla sua opera e alla sua vita, ed egli onora e sfida la nostra opera e le nostre vite.”

"Dove le passere alate stanno da dee" di CATERINA CAVINA

La scrittrice CATERINA CAVINA è stata ospite di Caffè Letterario il 21 febbraio scorso con il suo romanzo "Le ciccione lo fanno meglio".
All'Ala D'oro, in quanto passera alata, sono stata da dea. Mi ha molto colpito la preparazione di Patrizia Randi, la sua capacità di comprendere e rielaborare temi non scontati del mio libro. Ho mangiato e goduto, nel senso casto del termine, ogni istante, e soprattutto bevuto. Credo di aver fatto divertire gli ospiti e loro hanno fatto divertire me. La tabaccaia di Amarcord è il personaggio a cui mi ispiro da sempre, altro che Kate Moss, e mi sono molto divertita a rivedere quell'indimenticabile trailer... grazie... grazie... grazie... All'Ala Doro le Passere Alate (che vogliono mangiare e sognare) stanno davvero da dee.

sabato 9 maggio 2009

Mercoledì 13 maggio - GIOVANNA MONTEVECCHI a Caffè Letterario

Mercoledì 13 maggio alle ore 21,00 nella Aula Magna del Liceo Classico di Lugo il primo incontro del mese di Caffè Letterario sarà dedicato alla storia e all’archeologia con la presentazione della mostra “Otium ludens” attualmente allestita nel complesso di San Nicolò a Ravenna. A condurci per mano attraverso il percorso espositivo della mostra sarà l’archeologa e consulente scientifico di RavennAntica Giovanna Montevecchi. “Otium Ludens. Stabiae, cuore dell’Impero Romano” è una mostra dedicata alle ville di Stabiae antica, una città affacciata sul golfo di Napoli con una collina prospiciente il mare, nota come Varano, da cui si gode una vista straordinaria sul Golfo di Napoli. Ravenna rappresenta l’unica tappa italiana di un percorso internazionale che ha già riscosso un enorme successo sia al Museo dell’Ermitage di San Pietroburgo che al Museum of Art di Hong Kong; dopo Ravenna l'esposizione proseguirà negli Stati Uniti e in Australia. Il percorso espositivo è allestito negli ambienti della chiesa di S. Nicolò ed è costituito da 170 straordinari reperti tra affreschi, stucchi ed oggetti, tutti provenienti da nove ville stabiane; molti di questi reperti sono stati restaurati e proposti per la prima volta al pubblico italiano: l’autorevole quotidiano inglese “The Times” ha considerato la mostra nel novero delle migliori dieci proposte nel 2008.La mostra è dedicata principalmente all’arte dell’affresco nelle residenze private. E’ possibile approfondire e curiosare nella tecnica dell’affresco antico, così ben conservato nel territorio vesuviano a causa del funesto intervento dell’eruzione del 79 d.C. Una esperienza archeologica inconsueta nel nostro contesto regionale, emiliano-romagnolo, dove sono rari i rinvenimenti di pareti affrescate data la difficoltà di conservazione degli alzati murari negli scavi.

I ritratti di STEFANO BABINI

Stefano Babini continua a ritrarre gli ospiti di Caffè Letterario. Ecco gli acquarelli dedicati agli autori ospiti della nostra rassegna letteraria nel mese di marzo. Nell'ordine Marco Politi, Folco Quilici ed Edmondo Berselli. Marco Politi Folco Quilici Edmondo Berselli

lunedì 4 maggio 2009

"Nella piazza di Lugo" di FILIPPO BOLOGNA

Nella piazza di Lugo c'è il monumento a Baracca, lui sembra un glorioso playmobil di bronzo e dietro l'aviatore s'innalza un'immensa ala di pietra che d'inverno mette la testa fuori dalla nebbia e d'estate da lontano pare un miraggio nella caligine della Bassa. A Lugo c'è piazza Baracca, c'è il museo Baracca col cavallino che poi è diventato "Baracca In Ferrari", ma questa è un'altra storia. A Lugo quasi tutto parla di Baracca, tanto che uno potrebbe pensare che questa più che una cittadina sia una Baraccopoli, e invece, tutto il contrario. Le case sono basse e ordinate, i portici puliti, le piazze quiete e le strade dritte, solcate da poche auto e rade biciclette che cigolano nel silenzio. Di Baracca vorrei dire qualcosa che non è stato detto, ma cosa? Vediamo, sì, ci sono: dirò che non era un uomo freddoloso. Questo è sicuro, perché solcare i cieli protetti solo da una sciarpina che magari avevano fatto le mogli a maglia ci vuole più coraggio che a mitragliarsi tra galantuomini. Per gli appassionati che volessero provare l'adrenalina di un vero duello aereo su un biplano 15-18 consiglio dunque, per solidarietà aerea con l'aviatore, di farsi un giro sul Pordoi con una moto scarenata senza guanti e senza casco in pieno inverno. Poi sì che si apprezza fino in fondo Baracca. Baracca dicevamo, e le sue Ali. "Baracca" si chiama la squadra di calcio di Lugo, Ala destra della Roma era un talento calcistico del luogo che ora vende fumetti usati, e se si va in rosticceria e si chiede del pollo mi sono fatto un idea di che parte ti possa capitare... Ah, dimenticavo: Ala d'oro si chiama anche l'Hotel che mi ha ospitato, un elegante ma sobrio palazzo settecentesco, i cui corridoi e le cui scale sembrano condurre al loggione di un teatro di provincia dove è appena finito un matinée. A Lugo a cena si mangiano cappelletti da applausi annaffiati da un sincero sangiovese, e sempre a Lugo un colto libraio, un raffinato professore e un albergatore leopardiano animano un caffè letterario organizzando conferenze e presentazioni, e - non contenti - quando si rimane a vegliare ancora un poco, con un bicchiere di vino in mano si parla di partigiani, di resistenza con calore e gentilezza, come calorosa e gentile è la gente di queste parti. A Lugo hanno un po' questa mania di farti le foto, la sera tardi prima di andare a letto e la mattina presto appena ti svegli, come una medicina, ma tu glielo lasci fare perché sono degli amici e poi magari, chissà, ti fa anche bene. Insomma a voler proprio trovare un difetto a Lugo non c'è. C'è anche la targa che denuncia i roghi della Santa Inquisizione, la vorrei sopra al camino quella targa lì. Tu vorresti essere cittadino di Lugo, vorresti prenderci casa e comprarti un bel motore per andare a prendere l'aperitivo alla Duna dell'Orso nei bei giorni di primavera... Ma Dio ha dato a Lugo la nebbia e come ha dato le lische al pesce, sennò sarebbe troppo facile. Filippo Bologna