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Sala conferenze - Hotel Ala d'Oro

Via Matteotti, 56 - 48022 Lugo di Romagna - (Ravenna) - Italia
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mercoledì 24 dicembre 2014

Buone Feste!

Come ormai tradizione anche quest’anno la cartolina degli auguri di Caffè Letterario è opera del fumettista lughese STEFANO BABINI. Protagonista, lo scrittore inglese George Gordon Byron in versione natalizia.
Arrivederci al prossimo anno... Il calendario degli incontri invernali (gennaio-marzo 2015) sarà pubblicato nei primi giorni del prossimo mese. Auguroni a tutti!

lunedì 22 dicembre 2014

La serata con LUIGI ZOJA

Ancora un Salone Estense gremito di pubblico per la serata di venerdì 19 dicembre che ha visto protagonista lo psicanalista milanese Luigi Zoja con il suo saggio “Paranoia”, edito da Bollati Boringhieri.
Un libro ambizioso, molto bello in cui l’autore tenta di articolare una teoria psicologica con una storia dell’Occidente sotto il segno della paranoia; la dettagliata fenomenologia della mente paranoica fa da griglia all’interno della quale gli eventi e i personaggi storici – epocali tutti: la conquista delle Americhe, la storia degli Stati Uniti, i nazionalismi ottocenteschi, le due guerre mondiali, Hitler, Stalin, la tensione fra superpotenze, fino ad arrivare alla scena odierna, apparentemente più neutra ed informe – producono volume e fungono da exempla. C’è in Zoja una specie di terrore implicito per la dimensione collettiva, comune, partecipativa. L’unico attore collettivo di questo libro è la «plebe», più o meno tecnicamente avanzata, sempre fatta oggetto di commiserazione se non di disprezzo, e contrapposta ai pochi individui illuminati. Questo disprezzo arriva ad esprimersi in forme stranamente vicine a quelle del paranoico, che vede tutti i suoi nemici come subumani o bestie, quando la «plebe» viene definita «gregge». Ecco le immagini della serata.




lunedì 15 dicembre 2014

Venerdì 19 dicembre - LUIGI ZOJA al Caffè Letterario di Lugo

Venerdì 19  dicembre, alle ore 21.00, nel Salone Estense della Rocca di Lugo, ultimo incontro della stagione autunnale del Caffè Letterario di Lugo con lo psicoanalista Luigi Zoja e il suo saggio “Paranoia. La follia che fa la storia” edito da Bollati Boringhieri. La serata sarà introdotta da Paolo Galletti.
Il paranoico spesso è convincente, addirittura carismatico. In lui il delirio non è direttamente riconoscibile. Incapace di sguardo interiore, parte dalla certezza granitica che ogni male vada attribuito agli altri. La sua logica nascosta procede invertendo le cause, senza smarrire però l'apparenza della ragione. Questa follia "lucida" - così la definivano i vecchi manuali di psichiatria - è uno stile di pensiero privo di dimensione morale, ma con una preoccupante contagiosità sociale. Raggiunge infatti un'intensità esplosiva quando fuoriesce dalla patologia individuale e infetta la massa. Al punto da imprimere il proprio marchio sulla storia, dall'olocausto dei nativi americani alla Grande Guerra ai pogrom, dai mostruosi totalitarismi del Novecento alle recenti guerre preventive delle democrazie mature. Finora mancava uno studio d'insieme sulla paranoia collettiva, rimasta terra di nessuno tra le discipline psichiatriche e quelle storiche.
Per primo lo psicoanalista Luigi Zoja ricostruisce la dinamica, la perversità e insieme il fascino, l'assurdità ma anche la potenza del contagio psichico pandemico, in un saggio innovativo che attinge a vastissime competenze pluridisciplinari. Improvvisamente, vediamo con occhi diversi eventi che credevamo di conoscere, e comprendiamo quanto i paranoici di successo, Hitler o Stalin, fossero tali per la loro capacità di risvegliare la paranoia dormiente nell'uomo comune...
Luigi Zoja, saggista e psicoanalista, si è laureato in Economia e ha svolto ricerche anche in ambito storico e sociologico. Tra i suoi libri ricordiamo: "Il gesto di Ettore" (2000) e "Utopie minimaliste" (2014) presentato a Caffè Letterario nella stagione scorsa. 

Annullato l'incontro con GIANNI OLIVA

A cuasa di sopraggiunti impegni personali inderogabili l'incontro con lo storico GIANNI OLIVA previsto per domani VENERDI' 12 DICEMBRE è stato ANNULLATO.

martedì 9 dicembre 2014

Venerdì 12 dicembre - GIANNI OLIVA al Caffè Letterario di Lugo

Venerdì 12  dicembre, alle ore 21.00, nel Salone Estense della Rocca di Lugo, (e non all’Hotel Ala d’Oro come precedentemente programmato) ancora una serata dedicata alla Storia con il libro “Fra i dannati della terra. Storia della Legione Straniera” dello storico torinese Gianni Oliva, edito da Mondadori. Allo storico ravennate Paolo Cavassini il compito di introdurre la serata.
Idealisti usciti sconfitti da una rivoluzione fallita, romantici perduti dietro un amore impossibile, balordi in fuga dalla giustizia, affamati in cerca di un lavoro e di uno stipendio: la Legione straniera è tutto questo, un miscuglio di uomini diversi per motivazioni e provenienze, ma tutti ugualmente irrequieti, malinconici, feroci. Sin da quando venne costituita nel 1831 da re Luigi Filippo «Égalité», la Legione è stata lo specchio delle turbolenze del mondo: un reparto di volontari sradicati dalle proprie origini, senza famiglia e senza patria. Non dei semplici mercenari, ma soldati che nella mistica combattentistica e nello spirito di corpo ritrovano un'identità. Impiegati nelle «guerre sporche» dell'impero coloniale francese, dall'Algeria al Marocco, al Madagascar, all'Indocina, i legionari hanno scritto pagine drammatiche di storia militare, dove la violenza inflitta o subita ha assunto toni esasperati: quella di Algeri non è che la più nota di molte battaglie condotte senza pietà e senza tregua. Dietro le rappresaglie brutali ci sono però storie insospettabili di uomini sconfitti alla ricerca di riscatto. Gianni Oliva ne ripercorre le tracce, e ricostruisce le loro vicende come in un grande romanzo epico. Sono storie di barricate e di passione, come quella risorgimentale di Carlo Pisacane, l'eroe biondo della spedizione di Sapri; di vitalismo irrequieto, come quella del veneziano Francesco Zola, futuro padre di Émile, ingegnere in cerca di nuove sfide professionali e ladro per amore, e di Curzio Malaparte, eclettico intellettuale, che partì volontario nel 1914. E ancora storie di ribellione, come quella del principe reale Aage, che lascia la corte di Copenaghen per combattere con il képi bianco in Marocco; di fuga, come quella di Giuseppe Bottai, per vent'anni deputato e ministro fascista, e dopo il 1943 soldato semplice protetto dall'anonimato della Legione; di sfida e redenzione, come quella di Simon Murray, prima volontario in Algeria, poi finanziere ai vertici di una multinazionale.
Il legionario dannato, infelice e generoso, impersonato da celebri attori come Jean Gabin e Gary Cooper, ritrova in questo saggio i contorni storici entro i quali è maturata un'esperienza militare unica nel suo genere. Oggi, chiusa l'epoca dell'impero coloniale francese, della Legione straniera, sotto il profilo militare, rimane ben poco: i suoi 7200 volontari operano come soldati professionali, impegnati nelle missioni multinazionali di peace enforcing e di peace keeping. A spingerli all'arruolamento, forse ancora una volta l'immagine-simbolo del legionario in marcia sotto il sole del deserto, sferzato dal vento che leviga le rocce e i ricordi.
Gianni Oliva, studioso del Novecento, da anni si occupa degli argomenti meno indagati della storia nazionale recente. Da Mondadori ha pubblicato, fra gli altri, La resa dei conti, Umberto II, Foibe, Storia dei carabinieri, Duchi d'Aosta, Le tre Italie del 1943, L'alibi delle Resistenza, Profughi, la nuova edizione di Storia degli Alpini, «Si ammazza troppo poco», Soldati e ufficiali, Esuli, Un regno che è stato grande.



Una serata di Tango e Jazz

“Quando il tango incontra il jazz”. Ecco le immagini della bellissima serata musicale di sabato scorso con il pianista spagnolo Federico Lechner e il sassofonista Silvio Zalambani. Un incontro dedicato all’Argentina e al Tango che ha visto anche la partecipazione letteraria dell’italo-argentino Ruben Andres Costanzo






lunedì 1 dicembre 2014

"Quando il Tango incontra il Jazz"

Sabato 6 dicembre, alle ore 20,30 ner Ristorante dell’Hotel Ala d’Oro di Lugo seconda serata musicale conviviale della stagione dedicata all’Argentina, alla sua letteratura e al Tango. “Quando il Tango incontra il Jazz”, questo il titolo della serata che vedrà il duo formato dal sassofonista  Silvio Zalambani e dal pianista Federico Lechner interpretare in chiave jazzistica le melodie e le suggestioni del tango argentino.
Un'occasione rara per ascoltare Federico  Lechner, (argentino di nascita cresciuto a Madrid) uno dei piu' amati musicisti e compositori della scena spagnola.  Il tutto sarà affiancato dalla narrazione dell’intellettuale italo-argentino Ruben Andres Costanzo che ci accompagnerà alla scoperta della grande letteratura argentina.

Questo il menù della serata:
Aperitivo con stuzzicheria
Strozzapreti di castagne al ragù bianco e porcini
Carrè di maialino al timo con nocciole e scalogno
Soufflè di amaretti con crema al caramello
Caffè
€. 28,00 per persona, bevande incluse

E’ necessaria la prenotazione  (Tel. 0545 22388 – 329 6817175)


"I volti delle parole" - Libro e Mostra di DANIELE FERRONI

La Fotografia d’Autore è tornata protagonista al Caffè Letterario di Lugo con la presentazione, sabato 29 novembre, del libro di Daniele Ferroni “I volti delle parole” edito dalla Fondazione T.Balestra.  Il libro raccoglie una serie di ritratti fotografici in bianco e nero di Daniele Ferroni effettuati a 65 poeti, in circa nove anni di attività. Un lavoro che  interessa un'area che comprende la Romagna, con le sue provincie, e una parte del territorio bolognese,e i cui protagonisti hanno un'età che va dai diciotto ai novant'anni. Il lavoro che compie Daniele Ferroni è simile a un lungo percorso, un lungo tragitto compiuto all'interno della poesia a noi prossima e a quella che proprio in questi anni sta emergendo: di generazione in generazione continua questo cammino, fatto di dialogo e di condivisione sia che si lavori all'interno della lingua italiana sia che ci si avventuri nella lingua dialettale, passo dopo passo la poesia “esplode” e il fotografo cattura esattamente questo scoppio, quasi l'eruzione di un vulcano pronto sempre a coprire tutto con la propria forza. Per l’occasione nella hall dell’Hotel Ala d’Oro è stata allestita una piccola mostra che raccoglie 15 dei 65 ritratti contenuti nel libro che rimarrà in esposizione fino al 6 gennaio 2015.




sabato 29 novembre 2014

Sabato 29 novembre - "I volti delle parole" - Libro e Mostra Fotografica di DANIELE FERRONI

Sabato  29  novembre, alle ore 18.00, all’Hotel Ala d’Oro di Lugo incontro pomeridiano del  Caffè Letterario di Lugo, dedicato alla fotografia e alla poesia con il fotografo Daniele Ferroni che presenterà il suo libro “I volti delle parole” edito dalla Fondazione T.Balestra. L’incontro che prevede l’inaugurazione nella hall dell’Hotel Ala d’Oro di una mostra fotografica con alcune delle più significative immagini tratte dal libro, sarà condotta dal poeta Daniele Serafini e si concluderà come di consueto con un brindisi offerto a tutti i presenti.
Il libro raccoglie una serie di ritratti fotografici in bianco e nero di Daniele Ferroni effettuati a 65 poeti, in circa nove anni di attività. Un lavoro che  interessa un'area che comprende la Romagna, con le sue provincie, e una parte del territorio bolognese,e i cui protagonisti hanno un'età che va dai diciotto ai novant'anni. La mostra rimarrà in esposizione nella hall dell’Hotel Ala d’Oro fino al 6 gennaio.
Daniele Ferroni è nato a Bagnacavallo  nel 1969, vive e lavora a Villanova. Si interessa di fotografia sin da bambino e nel 2004 ha avviato le edizioni di arte e poesia Lumacagolosa pubblicando libri in piccola tiratura, collaborando con poeti, scrittori e artisti. 

La serata con ALDO CAZZULLO

Serata da tutto esaurito ieri sera al Salone Estense della Rocca di Lugo per l’incontro con il giornalista Aldo Cazzullo che ha presentato il suo ultimo libro “La guerra dei nostri nonni” edito da Mondadori. Primo di una serie di appuntamenti che in questa stagione  il Caffè Letterario di Lugo dedicherà al centenario della Prima Guerra Mondiale, l’incontro,  condotto dal giornalista piemontese, ha ritracciato la cronistoria di questa guerra di trincea attraverso le testimonianze dei reduci, le lettere e le cartoline dei caduti, le poesie e i diari di grandi scrittori come Ungaretti e Gadda.  Queste letture, affidate alla voce di Giuseppe Bellosi, hanno rievocato in maniera commovente quell’abisso di dolore che fu questa grande carneficina di massa che sacrificò più di un milione di italiani alle ragioni atroci dell’industria della guerra.















venerdì 28 novembre 2014

Venerdì 28 novembre - ALDO CAZZULLO al Caffè Letterario di Lugo

Venerdì 28  novembre, alle ore 21.00, nel Salone Estense della Rocca di Lugo, primo di una serie di incontri che il Caffè Letterario di Lugo dedicherà in questa stagione alla Prima Guerra mondiale, il giornalista Aldo Cazzullo presenterà il suo ultimo libro “La guerra dei nostri nonni”  edito il mese scorso da Mondadori. A introdurre la serata sarà la curatrice si Caffè Letterario Patrizia Randi.
La Grande Guerra non ha eroi. I protagonisti non sono re, imperatori, generali. Sono fanti contadini: i nostri nonni. Aldo Cazzullo racconta il conflitto '15-18 sul fronte italiano, alternando storie di uomini e di donne: le storie delle nostre famiglie. Perché la guerra è l'inizio della libertà per le donne, che dimostrano di poter fare le stesse cose degli uomini: lavorare in fabbrica, guidare i tram, laurearsi, insegnare. Le vicende di crocerossine, prostitute, portatrici, spie, inviate di guerra, persino soldatesse in incognito, incrociano quelle di alpini, arditi, prigionieri, poeti in armi, grandi personaggi e altri sconosciuti. Attraverso lettere, diari di guerra, testimonianze anche inedite, "La guerra dei nostri nonni" conduce nell'abisso del dolore. Ma sia le testimonianze di una sofferenza che oggi non riusciamo neppure a immaginare, sia le tante storie a lieto fine, come quelle raccolte dall'autore su Facebook, restituiscono la stessa idea di fondo: la Grande Guerra fu la prima sfida dell'Italia unita; e fu vinta. L'Italia poteva essere spazzata via; dimostrò di non essere più "un nome geografico", ma una nazione. Questo non toglie nulla alle gravissime responsabilità, che il libro denuncia con forza, di politici, generali, affaristi, intellettuali, a cominciare da D'Annunzio, che trascinarono il Paese nel grande massacro. Ma può aiutarci a ricordare chi erano i nostri nonni, di quale forza morale furono capaci, e quale patrimonio portiamo dentro di noi.
Aldo Cazzullo, giornalista, dopo quindici anni a "La Stampa" di Torino, è inviato speciale del "Corriere della Sera". Ha raccontato le Olimpiadi di Atene e di Pechino, gli attentati dell'11 settembre, il G8 di Genova, gli omicidi delle Brigate Rosse a Massimo D'Antona e Marco Biagi. Tra i suoi libri ricordiamo Ragazzi di via Po, Mondadori, 1997, I ragazzi che volevano fare la rivoluzione,. Mondadori, 1998, Il caso Sofri, Mondadori 2004, I grandi vecchi, Mondadori 2006, Outlet Italia, Mondadori, 2007. E' stato ospite di Caffè Letterario per due volte con i libri "L'Italia de noantri" e “Viva l’Italia”.

giovedì 27 novembre 2014

"Seminatore di zizzania" di IVANO NANNI

Sull'incontro di mercoledì 26 novembre con lo scrittore Paolo Di Paolo che ha presentato il suo libro “Tutte le speranze. Montanelli raccontato da chi non c’era” edito da Rizzoli.

A pagina 65 del libro- Tutte le speranze -, di Paolo di Paolo, è riprodotta una lettera scritta da Montanelli e indirizzata al condirettore della Voce, il quotidiano fondato da Montanelli dopo la sua uscita dal Giornale, un’esperienza editoriale sfortunata durata un anno nella quale, in due brevi paragrafi viene scritto nell’inconfondibile stile sobrio e acuto di Montanelli cosa deve essere il giornalismo. In pratica era un vademecum per il perfetto redattore che Montanelli invita a fotocopiare e a far girare in redazione. Montanelli nel primo paragrafo dice che il redattore non deve imporre ma suggerire la sua interpretazione dei fatti, la sua opinione non si deve sentire, e nel secondo paragrafo ribadisce che il pezzo deve essere indirizzato a un certo rag. Brambilla, sempre presente in ispiritu sulla scrivania del redattore, niente di più che un modello di brav’uomo che semplicemente non conoscendo volti e risvolti della politica, e per non essere dentro alla cronaca se non la sua deve avere sempre la sensazione di comprendere quello che sta leggendo senza sentirsi frustrato da inutili giri di parole. Vale a dire che una scrittura piana e diretta senza ridondanze, aperta, sincera fino ad arrivare a volte all’asprezza e pure al sarcasmo velenoso non è mai pagata e svolge la sua funzione informativa onestamente, perla rara in un mondo editoriale dove vige la seriosità più arrogante e il culto della “letterarietà” del pezzo. A proposito del quotidiano di Montanelli, sarà una stravagante coincidenza e curiosa preveggenza dell’arte, ma nel film di Marco Bellocchio, Sbatti il mostro in prima pagina, siamo nel 1972, perfetto film “ giornalistico “ su come si costruiscono le notizie e si manipolano le opinioni dei signori Brambilla e compagnia bella, compare un direttore, un certo dottor Bizzanti interpretato da Gianmaria Volontè direttore di un quotidiano milanese che si chiama il Giornale, che spiega a un giovane redattore alle prime armi, un certo Roveda, come si scrive un titolo giornalistico da cui poi dedurre il pezzo: il succo della notizia, la sintesi, dice Bizzanti, e  pare di sentire nella voce di Bizzanti il grande Montanelli, “...il lettore guarda, se gli va legge e se  non gli va  tira via ma senza avere la sensazione che vogliamo rompergli i coglioni... “ rispetto dunque per il lettore, giudice unico, e amico fraterno e devoto del Montanelli, al quale dedicò tutta la sua vita professionale.

Essere compreso dai suoi lettori. Se mai ha avuto un credo, vero, unico, assoluto è stato questo. Montanelli per il resto ha valicato le Alpi con gli elefanti, si può dire, tale è stata la sua vita avventurosa e contraddittoria come poche “lunga e tormentata “come egli stesso la definisce. Una frase che andrà nel suo necrologio, un epitaffio con il quale egli prende congedo dalla grande platea dei suoi lettori, quasi scusandosi di non potere più essere partecipe della vita che ha descritto in mille modi diversi dove ha conosciuto tutti, tranne Stalin e Mao. In modo preciso, con una scrittura aperta e cordiale Paolo di Paolo aggiunge al ritratto di Montanelli una freschezza che a me era ignota, illuminando alcuni tratti della complessa personalità di Montanelli.
Per lungo tempo ho letto in modo fazioso i suoi scritti, lo ammetto, sogghignando e giudicando un po’ alla svelta, trovandomi in buonissima compagnia perché su Montanelli c’è da dire che pendeva una fatwa della sinistra, e con qualche ragione, almeno fino agli anni novanta. Dopo fu un’altra cosa. Del resto vengono evidenziati nel libro la distanza che occorreva tenere da Montanelli per tutta la sinistra che magari lo leggeva di nascosto vergognandosene, come fosse un appestato, certo, un  malato ma di genio, un conservatore, un fascista però redento, ma sempre un nemico di classe, corrivo e superficiale come lo tratteggia Maurizio Ferrara, “ l’ovvio di genio “, anche se lui non si riteneva di destra per ideologia, anarchico individualista com’era come poteva essere servo di una ideologia? ma era di destra per rispetto di certe regole del vivere civile, per un vivere da galantuomini, per un vivere etico. In ogni modo negli anni novanta, all’epoca del dissidio con Berlusconi ci pensò il popolo della sinistra a tributargli un omaggio plaudente a una festa dell’Unità, una standing ovation imprevista per il fascista Montanelli, al Montanelli gambizzato dalle brigate rosse con le quali, peraltro nelle persone di Azzolini e Bonisoli avrà un incontro conciliante, e fu il momento nel quale sembrò che il mondo si ribaltasse. Riusciva a dire quello che i suoi lettori si aspettavano dicesse con spavalderia, arguzia, e un’ironia maledetta e antica che purtroppo non si è tramandata in firme autorevoli che si prendono fin troppo sul serio e che inevitabilmente cadono nel ridicolo. E forse è questa la sua più grande lezione, non prendersi mai troppo sul serio, in un mestiere in cui teorizzare conta poco o nulla la cosa peggiore è diventare un monumento destinato all’assedio dei piccioni.
di Ivano Nanni

La serata "montanelliana" con PAOLO DI PAOLO

Ancora una bella serata a Caffè Letterario sul grande giornalismo del novecento con lo scrittore romano Paolo di Paolo che ha presentato il suo ultimo libro “Tutte le speranze. Montanelli raccontato da chi non c’era” edito quest’anno da Rizzoli. Un libro che è un omaggio e un atto d’amore nei confronti di Indro Montanelli, uomo fuori dal gregge, giornalista amato e odiato che con il suo modo di scrivere netto, trasparente, sferzante è stato esposto nel suo lungo e intricato cammino a critiche, dissapori, inimicizie.  Dal libro di Di Paolo emerge  una storia avvincente, narrata con estrema attenzione, percorrendo a ritroso nel tempo gli anni dal 2001, l'anno della morte del giornalista, sino al 1909. È evidente in particolare una qualità che pone in auge Di Paolo: l'essere ostinato, paziente, deciso, convinto delle proprie idee, onesto perché raggiungere il proprio sogno si può. E in “Tutte le speranze” è imponente la speranza che tutto è possibile, se ci si crede.