Queste le immagini della splendida serata di mercoledì 29
maggio con Martin Dodman che ha presentato il suo volume “Linguaggio e
plurilinguismo” edito quest’anno da Erickson. Dopo la serata di metà mese con
la traduttrice Silvia Pareschi a Caffè Letterario si è parlato ancora di
Lingua, Linguaggi e soprattutto traduzioni con una bellisisma “Lectio
Magistralis” del Prof.Dodman. Da Shakespeare a Beckett, da Joyce a Lawrence,
tanto per citare solo alcuni dei grandi autori di cui Dodman ha parlato
evidenziando le difficoltà della traduzione dei loro testi, citando a memoria alcuni brani
delle loro opere più importanti. Tante poi, a al termine della conferenza le domande del
pubblico presente a testimoniare il grande interesse suscitato dalla serata.
Sala conferenze - Hotel Ala d'Oro
Via Matteotti, 56 - 48022 Lugo di Romagna - (Ravenna) - Italia
Per Informazioni : 0545 22388 - claudio@aladoro.it
Iscriviti alla newsletter di Caffè Letterario sul sito http://www.aladoro.it/
Per Informazioni : 0545 22388 - claudio@aladoro.it
Iscriviti alla newsletter di Caffè Letterario sul sito http://www.aladoro.it/
venerdì 31 maggio 2013
giovedì 30 maggio 2013
Venerdì 31 maggio - GIUSI QUARENGHI a Caffè Letterario
Venerdì 31 maggio, in collaborazione con il Caffè Letterario
e la Biblioteca Fabrizio Trisi, Giusi Quarenghi, scrittrice per ragazzi due
volte Premio Andersen per la narrativa, incontrerà i bambini e i ragazzi di
Lugo. L'occasione è lo spunto per capire come lavora una scrittrice per
ragazzi, che si distingue per l’attenzione alla qualità del linguaggio, alla
poetica e alla ritmica delle parole.
La Quarenghi è una delle più note autrici per l’infanzia,
firma anche di cartoni animati e sceneggiature per il cinema e per i fumetti,
nonché filastrocche, testi di divulgazione, racconti, romanzi per ragazzi,
tutti lavori contraddistinti dall’idea di insegnare divertendosi e facendo
divertire.
Tra le sue opere, ricordiamo
i più recenti, "E sulle case
il cielo" e "Io sono il cielo che nevica azzurro" pubblicato
dalle edizioni Topipittori.
L'incontro si terrà presso il Salone della Rocca Estense in
piazza Baracca a Lugo a partire dalle ore 17.00 ed è rivolto in particolare a
bambini e ragazzi dai 3 ai 13 anni.
sabato 25 maggio 2013
Mercoledì 29 maggio - MARTIN DODMAN a Caffè Letterario
Mercoledì 29 maggio alle ore 21.00, nella Sala Conferenze
dell’Hotel Ala d’Oro, ultimo incontro del mese per Caffè Letterario con Martin
Dodman che presenterà il suo ultimo libro “Linguaggio e plurilinguismo” edito quest’anno
da Erickson. La serata, che si concluderà come d’abitudine con il consueto
brindisi finale per tutti i presenti, sarà introdotta dalla curatrice di Caffè
Letterario Patrizia Randi.
“I limiti delle mie parole sono i limiti del mio mondo.” Questa famosa affermazione di Wittgenstein è
un esempio fra tanti in molteplici generi letterari che enfatizzano la nostra
dipendenza dal linguaggio. Il linguaggio è una condizione essenziale della vita.
Ogni lingua è un modo diverso di costruire mondi in cui vivere. La letteratura
costruisce e ricostruisce mondi infiniti. Il dialogo fra linguistica e
letteratura ci aiuta a capire la nostra condizione umana.
Martin Dodman è nato a Norwich (GB) nel 1951. Si è laureato in Letteratura e
Storia a “The College of Arts and Technology”, Cambridge e si è specializzato
in Linguistica e Letteratura comparata alla Columbia University di New York. Attualmente
è docente di Educazione Comparata nella Facoltà di Scienze della Formazione
all’Università di Bolzano.
venerdì 24 maggio 2013
"Non ci resta che ridere" SERATA ANNULLATA
PER MOTIVI ORGANIZZATIVI LA SERATA MUSICALE-CONVIVIALE "NON CI RESTA CHE PIANGERE" PREVISTA PER QUESTA SERA, VENERDI' 24 MAGGIO, E' STATA RINVIATA ALLA
PROSSIMA STAGIONE AUTUNNALE!
giovedì 23 maggio 2013
La serata dedicata ad ADRIANO OLIVETTI
Ancora una bella serata per Caffè Letterario quella di ieri
sera, mercoledì 22 maggio, dedicata alla figura di Adriano Olivetti e alla casa
editrice da lui fondata nel 1946 “Edizioni di Comunità” che grazie alla tenacia
della Fondazione Olivetti ha da poco
riaperto i battenti. A parlarcene, dopo l’introduzione del curatore di Caffè
Letterario Marco Sangiorgi, sono stati il Direttore Editoriale Beniamino de’
Liguori Carino (nipote di Adriano
Olivetti) e Alberto Saibene curatore della nuova collana “Olivettiana”. Collana che
proporrà un’antologia inedita degli scritti più significativi di Adriano
Olivetti; testi che contengono le parole chiave di un progetto di riforma della
società oggi ritenuta come tra le più esemplari e straordinarie del Novecento. Primo uscito di questa nuova collana “Il mondo
che nasce” in cui Olivetti con esempi limpidi e affascinanti spiega come realizzare una comunità nazionale dove
progresso e sviluppo siano integrati con etica e spirito, per costruire un
domani di speranza in un mondo tecnicamente più realizzato e spiritualmente più
elevato.
Queste le immagini della serata.
lunedì 20 maggio 2013
Venerdì 24 maggio - "Non ci resta che ridere". Le serate conviviali di Caffè Letterario
Venerdì 24 maggio, alle ore 20.30 nel Ristorante dell'Hotel Ala d'Oro nuovo appuntamento con le serate musicali-conviviali di Caffè Letterario con "Non ci resta che ridere...". Questa volta, appunto, sarà una serata tutta da ridere, dedicata alla satira, all’ironia e alla comicità nella canzone d’autore con la voce e le chitarre di Lele Riceputi che riproporrà i brani più belli e divertenti di autori come Fabrizio De Andrè, Giorgio Gaber, Rino Gaetano, Enzo Jannacci e tanti altri…. Come sempre nelle serate conviviali di Caffè Letterario anche la Letteratura, il Cinema e l’Arte si uniranno alla musica per farci trascorrere insieme una serata all’insegna del buon umore e del divertimento.
Questo il menù della serata:
Aperitivo con stuzzicheria
Stricchetti al ragù di prosciutto e piselli
Tagliata di manzo con Tropea pomodorini e basilico
su misticanza di spinaci
Bavarese al mango e lime
Caffè
€. 28,00 per persona bevande incluse
E' necessaria la prenotazione - Tel. 0545 22388
Mercoledì 22 maggio - ADRIANO OLIVETTI e le "Nuove Edizioni di Comunità"
Mercoledì 22 maggio, alle ore 21.00, nella Sala Conferenze
dell’Hotel Ala d’Oro, al Caffè Letterario di Lugo si presenteranno i libri di
una casa editrice molto speciale. Sono libri di un autore, Adriano Olivetti, industriale
ma anche un filosofo della politica, che nel 1946 fondò la casa editrice “Edizioni
di comunità”. Ora, Le Edizioni di Comunità rinascono grazie alla tenacia della “Fondazione
Adriano Olivetti”, che ne ha rilevato il marchio. A parlarne in questa
straordinaria serata saranno il Direttore Editoriale Beniamino de’ Liguori
Carino e Laura Olivetti, Presidente della “Fondazione Adriano Olivetti”.
Adriano Olivetti fu un grande industriale ed un innovatore
di successo, attento più di ogni altro all'impatto sociale ed ambientale dell'attività economica.
Con il suo Movimento
Comunità poneva le basi per una ricerca collettiva e continua del bene
comune ( v. L'ordine politico delle Comunità) costruito dialogando intensamente,
insieme con il fratello Massimo con i protagonisti del Movimento Federalista
Europeo : Ernesto Rossi, Altiero Spinelli e
Umberto Campagnolo..
Questo pensiero costituisce un caposaldo ed una risorsa
formidabile per costruire un'uscita dalla crisi attuale dell’Italia,
dell'Europa e del mondo intero.
Vi troviamo le radici di un modello di democrazia basata sui
valori dell'umanesimo e del protagonismo dei cittadini non ripiegato sul
localismo ma proiettato dal locale al nazionale al globale che trova ora nel
movimento delle smart cities una
riproposizione degli stessi criteri e metodi. Vi erano già, sviluppati e
praticati ad un livello esemplare nella gestione dell'impresa quei valori di
rispetto dei lavoratori, del territorio, dell'ambiente, della cultura che
circonda la fabbrica che oggi cominciano lentamente a diffondersi come
Responsabilità Sociale d'Impresa ( CSR Corporate Social Responsibility)
Il nipote Beniamino,
con grande coraggio, ha riaperto la casa
editrice Edizioni di Comunità ricominciando a pubblicare testi cruciali del pensiero di Adriano. E' una startup dell'industria
culturale che ha già trovato grande interesse nel mercato editoriale e si
appresta ad allargare il suo impatto sull'orizzonte culturale ed
imprenditoriale italiano ed europeo.
Questa importante serata per Caffè Letterario, che si
concluderà come sempre con il consueto brindisi per tutti i presenti, è stata organizzata in collaborazione con la
locale sezione del “Movimento Federalista Europeo”, “l'Istituto di studi sul
federalismo e l'Unità Europea Paride Baccarini” e “LugoNextLab”.
sabato 18 maggio 2013
La serata con EMILIO DALMONTE
Queste le immagini della serata giovedì 16 maggio nel Salone
Estense della Rocca di Lugo con Emilio Dalmonte e il suo libro “Costa quel che
costa” edito da Danilo Montanari Editore.
Emilio Dalmonte è un cicloviaggiatore solitario che ha portato a termine un
viaggio coast to coast dalla California alla Florida, attraversando gli Stati
Uniti su un percorso di oltre 5.000 Km. Nei suoi 55 giorni di pedalate
solitarie sotto il cielo Statunitense, Emilio ha pensato che tutta quella
fatica potesse “servire” e l’ha dedicata all’Ospedale S. Maria Nascente in
Mbweni, Tanzania, gestito dall’ Associazione Ruvuma Onlus.
venerdì 17 maggio 2013
"Sull'orizzontalità verticale" di GIUSEPPE FURNO
Lo scrittore Giuseppe Furno è stato ospite di Caffè Letterario lunedì 15 aprile, quando ha presentato il suo romanzo storico "Vetro", edito da Longanesi.
I treni preferiscono le pianure. Il treno regionale è
rimasto indeciso fra colli e pianura sino a Castèl Bolognese. Poi ha scelto di
seguire la direzione dei fiumi e dei canali, nell'orizzontalità morbida e
rassicurante che s'estende verso oriente, Comacchio e il mare. "Una buona
giornata a Lei", m'ha detto il controllore con musicalità calda e
romagnola. Gli ho mostrato il biglietto. Ha sorriso, m'ha detto grazie.
"Prego", e l'avrei abbracciato per tanta cortesia spontanea. Il treno
ha continuato la corsa orientale, fra terre fertili, cascine, borghi,
allevamenti piccoli e piccole industrie. Massimo m'aspettava in stazione, a
Lugo. M'ha riconosciuto. Ci siamo stretti la mano. Anche la sua cordialità è
stata benefica. Ha una libreria. La manda avanti con dedizione, come un pievano
con la sua pieve. L'assonanza mi fa scivolare orizzontalmente su Piovene e il
suo Viaggio in Italia. "Gli
abitanti, - scrive - a Forlì come a Ravenna, si compiacciono di romanzarsi, e
di presentare se stessi, per amore del romanzesco, in tradizioni e sentimenti
tipici della loro terra..." Scrive ancora: "Basta perciò girare qua e
là, a caso, per fare una raccolta di usanze strane e di esseri singolari."
Non potrebbe essere diversamente. Perché qui in Romagna, non
ci sono mezze misure, non si cerca l'equilibrio. Qui la vita deve graffiare,
lasciare un segno, essere un romanzo. Di esempi ce ne sono: romanzo, anzi mito,
è stata la vita breve di Francesco Baracca, asso dell'aria nel quindicidiciotto, nato a Lugo e
abbattuto sul Montello. Il suo monumento è in Piazza Baracca, per l'appunto:
un'ala gigantesca, di marmo bianco, rastremata verso il cielo, e sotto, proprio
accanto, su un piedistallo, la statua in bronzo del pilota, ben più piccola
dell'ala. Colpisce l'umanità semplice di quella statua, senza traccia della
muscolosità tipica del ventennio. Francesco, con indosso una tuta da volo
troppo larga, il mezzo casco che non lo può salvare, se ne sta sugli attenti e
sembra ascoltare la lavata di capo d'un superiore. O forse sta semplicemente
ascoltando Iddio. Massimo mi spiega che il monumento, secondo le indicazioni
dello scultore Domenico Rambelli, altro figlio di questa terra, sarebbe dovuto
sorgere nella campagna di Lugo, ma la famiglia Baracca lo ha voluto lì, in
pieno centro cittadino, a due passi dalla casa natale. Scelta affettivamente
comprensibile, artisticamente discutibile. Perché è nell'orizzontalità uniforme
della pianura, che l'ala bianca avrebbe bucato il cielo e invece lì, fra la
verticalità di case, chiese, torri e campanili, l'effetto si spegne, si
mortifica.
Ed è proprio il rapporto fra verticalità e orizzontalità che
m'interessa, perché in questo c'è la chiave per capire quel che scrive Piovene:
immagino Baracca, in una limpida giornata d'inverno, imbacuccato nella sua tuta
umile e larga, ai comandi del biplano. Lo immagino volare rasoterra, come una
rondine, sulla sua terra tutta orizzontale, facendo il pelo agli alberi, ai
frutteti, alle vigne di Trebbiano, ai campi di grano, spaventando polli e
vacche al pascolo, scatenando una miriade di saluti e grida di stupore.
All'improvviso, mano sulla cloche, via in verticale, sino a quando il motore
spinge, l'elica riesce ad avvitarsi nel cielo freddo contro ogni peso e
gravità. E giù di fianco, a picchiare, ad abbassarsi fino a falciare l'erba e
sentire il profumo vivido dei campi. Qua si vive per bucare la nebbia, per dare
verticalità e brivido alla blanda e rassicurante pianura.
Patrizia, Claudio, Massimo, Marcello, Ivano, Mimmo, le
amiche e gli amici tutti del Caffè letterario di Lugo li ho incontrati la sera.
Abbiamo parlato di libri. Di romanzi. Serata speciale. Nella sala grande
dell'Ala d'Oro, albergo settecentesco innaffiato d'amore e letteratura, con una
grossa moto piazzata nella hall, dove proprio non te l'aspetti. Due ore tutti
assieme. Altre due in cinque o sei, a tirar tardi, dove ai romanzi, si sono
unite la pittura, la cucina, la fotografia, Venezia e l'Islam. Ed è nelle
straordinarie foto aeree di Lugo appese ai muri, che m'è tornata in mente la
questione della verticalità, dei treni, di Piovene, di Baracca e tutto il
resto. Bisogna vederle per capire, quelle foto. Par di guardare il mondo al
microscopio, d'afferrare in un sol colpo l'uno e poi il molteplice. Le avrebbe
potute scattare Baracca dal suo biplano quelle foto, dando verticalità alla sua
pianura. La mano dell'artista le ha rielaborate. In quelle immagini c'è tutta
la questione, il senso perfetto del volo, della vita, di Lugo, dove s'arriva in
treno, percorrendo la rassicurante orizzontalità della pianura, ma poi si
capisce che si vive in un brivido verticale, fatto di sogni, speranze, fuochi
d'amore, libri, canzoni, pittura, poesia. Tutta pura orizzontalità verticale.
"Tradizione e Traduzione" di IVANO NANNI
Sull'incontro di mercoledì 15 maggio con lo scrittore americano Jonathon Keats che
ha presentato il suo libro di racconti “Il libro dell’ignoto” edito da La
Giuntina e con Silvia Pareschi compagna dell’autore e traduttrice di tanti
importanti scrittori americani contemporanei.
Forse è in quella frase del Talmud che sta
prima della prefazione la chiave per percepire la grandezza del libro di
racconti di Jonathon Keats, autore americano ebreo, che ripercorre la strada
della tradizione con racconti che vengono direttamente dai villaggi ebraici
dell'est europeo tutti inevitabilmente cancellati dalla shoà. In quel piccolo
mondo chiuso hanno convissuto un'umanità
dove tutti avevano una collocazione e
nessuno veniva disprezzato per quello che faceva o non faceva. “Non disprezzare
nessuno e non ritenere nulla impossibile, poiché ogni uomo ha la sua ora e ogni cosa il suo posto“. Il mercante, il dotto, e il mendicante
facevano tutti parte di un unico disegno e l'attenzione e il rispetto che si
portava per i più sfortunati era una verità che veniva da una saggezza
millenaria. L'ingenuità dei più umili è
un premio per il mondo intero. Nel film “Un
train de vie” di Radu Mihaileanu, è Shlomo il pazzo del villaggio che narra la
storia surreale del treno d, è sua l'idea di salvezza attraverso la
mimetizzazione del treno allestito dagli abitanti del suo villaggio per fuggire
alla furia nazista e che solo alla fine si rivela come il sogno infranto di
tutta la comunità.
Al
mondo ci sono 36 Giusti sconosciuti a se stessi e agli altri ed è grazie a loro che Dio mantiene nella sua
mente la visione del mondo. Nella prefazione al suo libro di racconti “Il Libro
dell'ignoto” l'autore racconta come un cabalista troppo precoce e
curioso rischiò di sconquassare il mondo cercando di scoprire i nomi dei
Giusti. Il mondo si trovò sull'orlo del
precipizio e Yaakov il cabalista morì per avere osato troppo. Da questa
leggenda l'autore trae spunto per raccontare le dodici storie esemplari
contenute in questo libro. Sono le storie di uomini e donne umili, di persone ordinarie e insignificanti spesso
derise per la loro idiozia, o infamate per il loro lavoro ma che per ragioni
che solo l' Onnipotente custodisce sono gli architravi che sorreggono il mondo.
Sono storie e leggende che appartengono al mondo intero, escono infatti dal
piccolo cortile dello shtetl nel
quale sono nate e prendono il largo, navigano leggere con poco vento sostenute
da una saggezza illimitata. Una singolare messa in campo della tradizione
ebraica e della traduzione che ne segue.
Sulle mille trappole della traduzione e degli
infiniti dubbi che prendono il traduttore davanti a improvvisi crocevia
semantici ha ragionato Silvia Pareschi traduttrice di molti autori americani
contemporanei compreso Jonathon keats, suo marito.
Gli scrittori imprimono coscienza ai
materiali che convulsamente pulsano attorno a loro, ne diventano gli
organizzatori amorevoli e disciplinati, ne rimangano suggestionati, trasmettono
a tutti la loro passione di amanti di storie che riscrivono nella
consapevolezza che non c'è altro da
raccontare che la stessa storia, sempre la stessa, con infinite
varianti ancora da narrare ma di cui qualcuno
ha già sentito parlare, destino anche di questo libro che il traduttore si incarica di convertire in un altra lingua,
come un “altro” scrittore che compone
un'opera a seguito dell'originale e ne organizza i materiali cercando di non far sentire troppo o troppo
poco la sua voce.
Come nei mondi paralleli borgesiani ogni
libro, come ogni altra creatura, ha il suo omologo, una replica, o se si vuole
una traduzione da parte di un altro scrittore che trasforma in un altra lingua
suggestioni che non ha pensato originariamente ma di cui si fa carico. Perciò
ogni buon traduttore si cala nel mondo di un altro scrittore per un tempo che
potrebbe dilatarsi iperbolicamente all'infinito, e vi rimane immerso come
testimone di quel mondo, particella del paesaggio che va descrivendo scegliendo
la direzione da dare alle parole senza tradire troppo l'intento dell'autore.
Per queste ragioni la traduzione non sembrerebbe una semplice
riflessione sulle parole da usare, un esercizio speculare di conversione delle
parole originali in un altra lingua ma un'opera complessa di rifrazione del
testo, come se i segmenti dei due scritti non combaciassero perfettamente e il
tradotto fosse leggermente spostato di lato e giacesse accanto all'originale
sostenendolo provvisoriamente. La sensazione perciò di avere presenti nel
contempo due mondi che dicono più o meno la stessa cosa è sorprendente specie
se la traduzione restituisce l'aura del testo tradendo almeno un po' le parole.
Ne consegue che condizione preliminare è la percezione del clima del racconto,
poi si traducono le parole facendole entrare in quel particolare humus
espressivo contribuendo indubbiamente alla creazione di una “seconda opera“.
di Ivano Nanni
La serata con JONATHON KEATS e SILVIA PARESCHI
Una serata davvero bella e interessante quella di mercoledì
15 maggio con lo scrittore americano Jonathon Keats e con Silvia Pareschi,
compagna dell’autore e traduttrice di molti dei più importanti scrittori
americani contemporanei. La serata, condotta da Licia Corbolante, oltre alla
presentazione del bel libro di Keats “Il libro dell’ignoto” edito da La
Giuntina, si è focalizzata sul tema della traduzione di un testo letterario da
una lingua a un’altra e sui tanti problemi che un traduttore affronta in questo
delicatissimo compito di riscrittura di un’opera letteraria. Ecco le immagini
della serata.
giovedì 16 maggio 2013
Giovedì 16 marzo - EMILIO DALMONTE a Caffè Letterario
Giovedì 16 marzo, alle ore 21,00,
nel Salone Estense della Rocca di Lugo, nuovo appuntamento di Caffè Letterario
dedicato alla letteratura di viaggio con Emilio Dalmonte e il suo libro “Costa
quel che costa” edito da Danilo Montanari Editore lo scorso anno. La serata sarà
introdotta da Gian Ruggero Manzoni.
Attraversare gli Stati Uniti e scoprire la frontiera americana rappresenta nell'immaginario collettivo un misto tra sogno e realtà che ha colpito tante generazioni. Dall'impresa di inizio '800 dei due esploratori Lewis e Clark, il viaggio nella sconfinata realtà americana costituisce da sempre una esperienza di vita e una figura dell'anima.
Attraversare gli Stati Uniti e scoprire la frontiera americana rappresenta nell'immaginario collettivo un misto tra sogno e realtà che ha colpito tante generazioni. Dall'impresa di inizio '800 dei due esploratori Lewis e Clark, il viaggio nella sconfinata realtà americana costituisce da sempre una esperienza di vita e una figura dell'anima.
Il viaggio però può anche
diventar pretesto per una scoperta più profonda, la descrizione di persone e
paesaggi, lo spunto per una analisi sociologica e politica della realtà
americana. Soprattutto quando si sceglie la bicicletta per compierlo: oltre 55 giorni
per percorrere 5mila chilometri, pedalando per 8 Stati, dalla California alla
Florida, dal Pacifico all'Atlantico.
Protagonista è Emilio Dalmonte,
vicedirettore della Rappresentanza in Italia della Commissione europea. Il suo
diario on the road nato come blog per il sito del quotidiano La Stampa, è
diventato libro: per dare compiutezza all'esperienza e per una nobile causa. Emilio
ha pensato che quella sua bella fatica potesse servire a qualcuno, e l’ha
dedicata all’Ospedale S. Maria Nascente in Mbweni, Tanzania, gestito dall’
Associazione Ruvuma Onlus (www.ruvuma.it).
giovedì 9 maggio 2013
Mercoledì 15 maggio JONATHON KEATS a Caffè Letterario
Mercoledì 15 maggio, alle ore 21.00, nella Sala Conferenze
dell’Hotel Ala d’Oro, appuntamento internazionale per Caffè Letterario con lo
scrittore americano Jonathon Keats e il suo libro di racconti “Il libro
dell’ignoto” edito da La Giuntina nel 2010. Sarà un occasione anche per parlare
di “traduzione” con Silvia Pareschi,
compagna dell’autore e traduttrice di tanti importanti scrittori americani
contemporanei e con Licia Corbolante, lughese, che per quasi vent’anni è stata
responsabile degli aspetti linguistici della localizzazione dei prodotti
Microsoft in italiano e a cui è affidata la conduzione della serata.
“Il libro dell’ignoto” raccoglie dodici racconti che si
svolgono in una realtà dove vivono anonimamente i trentasei Giusti, che secondo la tradizione ebraica ogni
giorno salvano il mondo, non sapendo di essere dei Giusti. In questo spazio
profondamente idoneo a una narrazione di tipo fantastico, che a tratti sfiora
atmosfere della Peste di Camus, si svolgono i dodici racconti sui trentasei
Giusti, strumenti di una misericordia che dispone di loro come di pedine di una
scacchiera. Non solo Giusti santi: c’è un Giusto idiota del villaggio, un
Giusto che è una donna Messia, uno ladro innocente, uno fannullone, uno che è
una prostituta. Keats fa precedere i racconti da una divertentissima
introduzione che oltre a essere in sé un racconto, magari potrebbe essere il
romanzo di un anacronistico cabalista contemporaneo.
Il libro di Jonathon Keats fornirà poi l’opportunità di
parlare di traduzione con Silvia Pareschi, traduttrice di importanti autori
contemporanei americani. Secondo Walter Benjamin il compito del traduttore
“consiste nel trovare quell’atteggiamento verso la lingua in cui si traduce,
che possa ridestare, in essa, l’eco dell’originale”. La traduzione “tende in
definitiva all’espressione del rapporto più intimo delle lingue fra loro”. Un
esercizio arduo, quello del traduttore, che deve muoversi restando fedele allo
spirito dell’originale e, allo stesso tempo, restituire l’intima verità di ogni
lingua. Di questa difficoltà ci parlerà Silvia Pareschi, prendendo spunto dalle
sue traduzioni di questi quattro romanzi: “Le correzioni” e “Libertà” di
Jonathan Franzen e “La breve favolosa vita di Oscar Wao” e “E’ così che la
perdi” ,uscito in libreria proprio in questi giorni, di Junot Diaz.
Jonathon
Keats è nato a New York City nel 1971. Romanziere, opinionista di
“Wired”, esperto di tecnologie e nuovi linguaggi nonché artista concettuale, è autore
di provocazioni brillanti, dalla banca dell’antimateria al big bang come
orgasmo divino.
Silvia Pareschi lavora come traduttrice letteraria da più di
dieci anni. Fra gli autori da lei tradotti figurano, oltre a Jonathan Franzen
di cui è la traduttrice di riferimento, Cormac McCarthy, Don DeLillo, Junot
Díaz, E. L. Doctorow, Denis Johnson, Amy Hempel, Nathan Englander, Annie
Proulx, David Means e T. C. Boyle.
Attualmente vive a metà fra l’Italia e San Francisco, dove
nel 2011 ha sposato l'artista e scrittore Jonathon Keats. Quando è negli Stati
Uniti continua a tradurre, e in più insegna l’italiano agli americani.
"Arcipelago sentimentale" di IVANO NANNI
Sull'incontro
di mercoledì 8 maggio con la scrittrice Francesca Melandri che ha presentato
il suo ultimo romanzo “Più alto del mare” edito da Rizzoli.
Paolo è un professore di filosofia in
pensione che ha un figlio in carcere per terrorismo e che vede pochissimo e
Luisa è la moglie contadina ingenua e impaurita di un marito violento rinchiuso
per omicidio. Siamo su un'isola dove la bellezza selvaggia del luogo si innesta
nella penombra crudele del carcere. Gli anni sono quelli bui del terrorismo.
Anni difficili gli ultimi dei settanta complicati da urgenze sociali che sono
l'eredità di altre motivate turbolenze. Va detto: sono anni nei quali la pietà
fu bandita dalla politica nella quale fremevano sentimenti rivoluzionari che ad
alcuni sembravano possibili, e che tuttavia furono inquinati da parole d'ordine
estreme e alla fine settarie e individualistiche, parole e fatti che tanto
hanno compromesso ciò che di buono c'era nel radicalismo di sinistra. Tuttavia
è impossibile non provare un sentimento di orrore per quello che si è prodotto
in quegl'anni.
I protagonisti di questo romanzo hanno vite
complicate da vicende indotte dai loro
congiunti.
La società prova commozione e pena per le
vittime e per i parenti delle vittime ma non per i carnefici e nemmeno per i
congiunti dei carnefici. Esclusi dal sentimento più umano, quello della
compassione, essi si trovano a combattere una battaglia solitaria contro un
giudizio della società che non lascia scampo.
I personaggi cercano una via d'uscita per se
stessi e forse ambiscono al perdono di
una società che li vuole silenti pur non avendo commesso nulla, ma per il fatto
stesso di non aver capito o di aver troppo tollerato i loro congiunti, gli
adorati mostri, quelli che vivono nella nebbia dell'oblio condannati dal mondo
al silenzio perenne, essi si trovano nella triste condizione di vivere
l'indicibilità della loro sofferenza.
Tuttavia per Paolo e Luisa, complice una
notte di burrasca passata sull'isola, appare concreta la possibilità di
emendare il senso di colpa col quale flagellano la loro vita.
Un terzo personaggio, Nitti Francesco la
guardia carceraria, vive un'esclusione civile simile a quella di Paolo e Luisa.
Anche lui vive con pena l'impossibilità di confidarsi appieno con la moglie
circa il suo lavoro e prova tormento per il suo essere carcerato con i
carcerati.
Paolo e Luisa intravedono perciò la
possibilità di frantumare la loro angoscia attraverso la condivisione di un
passaggio doloroso che non è esclusivo ma che appartiene anche ad altre persone
che vivono un dolore simile.
Il carcere è un'isola nell'isola ed è l'altro
protagonista del romanzo in quanto chiave di volta del cambiamento dei
personaggi.
Che differenza tra la bellezza selvaggia
dell'isola con gli umori grevi e le folli ossessioni del carcere. Eppure in
quel luogo di pena c'è ancora spazio per una rivelazione. Quella che appare ai
protagonisti come una didascalia alla propria esistenza, è un risvolto amaro e
nello stesso tempo ordinario, fatto di piccole cose di tutti i giorni che
prendono il sopravvento sulle domande esistenziali e diventano racconto che
redime, e sono proprio queste cose l'insieme della vita vera.
di Ivano Nanni
Iscriviti a:
Post (Atom)