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Sala conferenze - Hotel Ala d'Oro

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martedì 18 marzo 2008

La serata con CINZIA TANI

Più di 100 persone hanno assistito sabato scorso all'incontro con la giornalista e scrittrice Cinzia Tani che ha presentato il suo ultimo romanzo "Sole e Ombra" edito da Mondadori. Serata tutta al femminile con l'introduzione all'incontro curata da Laura Baldinini che ha aperto questa bellissima serata dedicata alla guerra civile spagnola del 1936. Di questo conflitto per molti aspetti poco conosciuto e che ha avuto un'importanza decisiva nella storia del secolo scorso, tratta il bel romanzo storico di Cinzia Tani che accompagna i suoi personaggi nel vortice di una delle guerre più laceranti e drammatiche d'Europa, racconta i loro misteri, ne intreccia le sorti, s'insinua nei dubbi e nei desideri che li animano. La serata si è conclusa con il consueto brindisi affidato questa volta alla cantina veneta di Ca' Rugate; in degustazione l'ottimo Soave "Monte Fiorentine". Insomma una bellissima serata confortata anche dalla presenza in sala di tantissimi ragazzi, e quindi un arrivederci e un grosso grazie a Cinzia Tani per l'intelligenza e la disponibiltà dimostrata nel suo breve soggiorno a Lugo.
Dove stanno gli eroi e dove le vittime?
di Ivano Nanni
C’è sempre una domanda che ci scuote quando si riflette sulla guerra, a cose fatte, quando gli echi delle battaglie si confondono con i commenti degli storici, e il dolore viene registrato come una conseguenza nefasta e danno inevitabile; spunta una domanda che riguarda sempre gli esiti che quella guerra ha avuto sulla gente, i danni che ha causato, ci si chiede dove sta il confine che divide i buoni dai cattivi, gli eroi dai persecutori, i giusti dagli ingiusti. Cioè ci si chiede dove stia il bene e il male, e come si sia potuti arrivare alle conseguenze che ogni guerra determina nei sentimenti e nel corpo della gente. La guerra civile spagnola non fu differente a tutte le altre guerre, produsse gli stessi effetti, la stessa distruzione, le stesse morti, e le medesime conseguenze. Anzi, a pensarci bene fece di peggio, sprigionò un veleno talmente tossico che non solo uccise sul momento migliaia di persone, ma continuò negli anni a lavorare nel corpo vivo della società, non permettendo di rimarginare quel solco che si era aperto e da cui erano stati espulsi i germi della discordia e dell’odio. La parola “caos” significa fenditura, spacco nella terra da dove si vede il magma, l’informe che brucia sotto la crosta che lo contiene. Quando la crosta si spezza, o quando il Vaso di Pandora va in pezzi, tutte le afflizioni del mondo, si concretizzano al loro massimo livello nell’odio dell’uomo per l’uomo, e ciò che produce scorre liberamente e governa il mondo dando un nuovo assetto alle cose. Un brutto assetto perché dal male nessuno si aspetta che venga qualcosa di buono. Il caos di per sé è un principio generativo che prelude alla creazione, esprime una possibilità, ha in se stesso una valenza doppia, presuppone qualcosa che venga a mettere “ ordine “ a organizzare qualcosa in un senso o nell’altro, in positivo o in negativo. Sta tutto nel principio organizzatore che prende il sopravvento. Tornando sulla terra, nella guerra civile spagnola l’oltraggio che venne realizzato fu contro il popolo, cioè contro quel principio democratico che incarnava il bene comune;senza dubbio un bene comune, in quanto espresso democraticamente in libere elezioni, ma un bene non di tutti se è vero che le forze in minoranza si ribellarono e sostituirono al principio del Bene( la democrazia), il principio del Male( la dittatura). La linea di demarcazione tra i due principi è netta come è netta la linea che divide il sole dall’ombra. La domanda un po’ generalista – dove stanno gli eroi e dove le vittime? ( Sandra Petrignani su Panorama), è di tipo crepuscolare, una tonalità stupenda certamente, poetica, che da volume alle cose e ai volti senza la quale non avremmo né gusto, né profondità; una bellissima domanda di grande apertura, ma che però in questo caso, nasconde l’insidia della retorica, nel senso che questa domanda tende a spostare il centro di individuazione del male non in una origine certa e univoca ma proprio in una linea di confine dove per forza di cose poi non si distinguono più i carnefici dalle vittime. Ebbene questa cosa mi sembra che Cinzia Tani non la faccia e direi che il titolo è emblematico. “ Sole e ombra “. Intendiamoci credo che la sua posizione politica, se si può dire, sia netta, anche se nel libro ci sono tante cose che si possono definire crepuscolari, di confine, che non sono né da una parte né dall’altra. E questo a cominciare dalle scelte dei protagonisti, dalle motivazioni dei giovani che si trovano sprofondati nell’orrore della guerra e delle faide interne tra fratelli di sangue e di idee. Ognuno di loro è stato mosso da ragioni diverse, chi personali o di riscatto, chi per convinzione politica vera, cosciente, e tutti si sono trovati dalla parte giusta, dalla parte di chi è stato privato di un diritto e di uno stato sociale che il popolo spagnolo aveva voluto e votato. I ragazzi coinvolti in quella straordinaria esperienza di libertà e di morte, e di “terra e libertà” tanto per citare il film di Ken Loach sulla tragedia spagnola, hanno gettato le loro vite e loro storie personali nel gran bollitore della storia innamorati dell’utopia e della vita,perché hanno sentito forte il richiamo per la libertà stracciata dalla tirannia di generali assassini sostenuti dai nazifascismi e benedetti dalla chiesa. Ed è questa la cosa fuori del comune, che lascia stupefatti ancora oggi, e cioè il fatto miracoloso che migliaia di volontari, confluiti nelle brigate internazionali, provenienti da 52 paesi differenti hanno sentito la necessità di muoversi per la libertà di un altro popolo, hanno sfidato la tirannia e la morte per qualcosa che non era di loro immediata utilità ma che sentivamo come loro e che poteva anche capitare a loro, in casa loro. Quando negli anni ’70 lo stesso copione si è riproposto sullo scenario sudamericano, con la variante che al posto dei nazisti e fascisti c’era la più grande democrazia del mondo a dare supporto logistico e soldi ai militari cileni nessuno si è alzato dal divano e ha pensato di andare in Cile a combattere con quel popolo, siamo rimasti a guardare in televisione una democrazia che veniva travolta e a commentare i bombardamenti sulla casa Rosada. Tutti hanno esecrato, intendiamoci, ma nessuno si è sentito veramente coinvolto, in fondo era una “ cosa “ che capitava ai cileni, era molto lontana, dall’altra parte del mondo. In poco tempo era venuto a mancare quel sentimento collettivo per qualcosa che ci rende tutti più umani, che è la libertà di ognuno nel rispetto delle regole, era venuta a mancare quella consapevolezza per cui se un popolo è minacciato nelle sue istituzioni allora tutta l’umanità è minacciata. Poi le vedute si sono ristrette e gli egoismi sono cresciuti, da una visione collettiva in cui le vicende storiche appartenevano a tutti, si è passati alla frammentazione totale delle storie che non appartengono a nessuno, talmente piccole e addirittura microscopiche da farle apparire come tante guerre tra vicini di casa. Ognuno per sé e tutti a bollire nel proprio brodo. Cinzia Tani traccia le vicende umane dei protagonisti e ne controlla la crescita consapevole su uno scenario che si configura sempre di più come tragedia storica immane e che fa sparire le vicende personali e nello stesso tempo le innalza verso valori più alti, tutti i protagonisti in fondo trovano qualcosa in quella guerra, che è l’amore per la vita, che è l’entusiasmo di trovarsi lì, in quel luogo per qualcosa che è terreno comune di bellezza, la bellezza nell’amicizia, la bellezza che si prova nel compiere un gesto inequivocabile che mette in gioco forze superiori alle possibilità che non pensavano mai di avere e che invece erano lì, nella loro mente, nel loro cuore pronte per essere usate, e che vengono usate per tutta l’umanità, e per loro stessi, perché solo in questo uso strumentale dell’amicizia e dell’amore ci può essere futuro. (Ivano Nanni)

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