
Una serata intensa ed emozionante quella di venerdì sera con
Tonina Pantani, la mamma del grande Marco “Il Pirata”, e il giornalista
Enzo Vicennati che hanno presentato il libro
“Era mio figlio” edito da Mondadori pochi mesi or sono nel quarto anniversario della morte di Marco Pantani. Un incontro dedicato alla memoria del campione di Cesenatico, uno dei corridori più popolari del ciclismo moderno. Una

memoria che mamma Tonina ha difeso con le ughie e con i denti accusando giudici e mondo del ciclismo di aver distrutto soprattutto psicologicamente il figlio. Dopo le grandi vittorie di Giro e Tour de ’98 e mentre stava dominando il Giro del ’99 arriva, a Madonna di Campiglio, la squalifica a seguito di un controllo antidoping che verifica un valore di ematocrito appena superiore al valore consentito. La notizia attraversò come una scarica elettrica tutta l'Italia. Quasi un milione di persone lo aspettava quel giorno sulla strada che

portava al traguardo dell'Aprica. Quel giorno, ha accusato sua madre Tonina, scattò la trappola per far fuori un personaggio diventato "scomodo" per tutto il mondo del ciclismo. Troppo forte, troppo ambizioso, troppo popolare al punto da oscurare gli altri. Forse davvero Pantani aveva irritato troppa gente nel gruppo. Non concedeva più tappe, voleva vincere tutto. Può darsi che qualcuno abbia voluto dargli una lezione, che l'abbia aspettato al varco sapendo che, in quel giorno, si poteva incastrarlo. E da quel giorno cominciò la sua agonia che lo porterà a morire cinque anni dopo in un residence a Rimini.


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