La poetessa Nina Nasilli è stata ospite di Caffè Letterario giovedì 8 marzo quando , per il ciclo di letture "i poeti dei poeti" ha letto Fernando Pessoa
A Lugo io - io che c’ero - ho incontrato la luna.
E lo ricordo, io che pur perdo la memoria come un vaso scheggiato perde il suo
vino, lacrima dopo lacrima, goccia senza offesa.
Ché l’ho toccata, la luna, con un ginocchio, di nascosto (si è fatta sfiorare…)
sotto un tavolo che di noi umani teneva, sopra, le mani intrecciate e complici
di un’amicizia affine - quella sodale che solo il momento carpito sa restituire
a chi ha imparato a non temere lo stupore d’incontrarla, filo d’erba che
ringrazia il sole di aver donato un raggio d’alba.
L’ho vista, la luna, prima, mentre dall’alto più nero degli altri blu
illuminava una piazza dove anche i passi pestati in distanza si affratellano
d’un piacere che par sempre neonato.
Ma l’ho guardata, poi, nel viso: e me ne sono innamorata. Non si è schermata.
Non ha bisogno, la luna, a Lugo, di nuvole che la mostrino ritrosa o avara (e
le nuvole, a me, son solo il giorno). La luna, a Lugo, è una sala da tè. La
luna, a Lugo, è mensa e caffè, è Rilke a voce bassa, Eliot coraggioso, Campos
addolcito, è sorriso nella parola dotta, cólta e raccolta, sguardo
nell’offerta, pienezza fin nella sua linea sottile. Un arco.
A Lugo la luna ha dormito con i miei sogni di ritorno: a Lugo.
A Lugo ci sono i fiori da portare a vita nuova in forma di bambino.
A Lugo si palpita verità: ché, lì, le parole proteggono le cose. E la nebbia si
disfa dolce in placenta d’emozione.
Lugo, se ho voglia di riveder la luna, da te devo tornare. Posso?
Nina Nasilli
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