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Sala conferenze - Hotel Ala d'Oro

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domenica 19 giugno 2022

"Finale di stagione" di IVANO NANNI

Sull'incontro di sabato 18 giugno dedicato alla lettura di una selezione di testi di Achille Campanile.

Ieri sera lettura collettiva di una selezione di testi di Achille Campanile, eretico tra gli eretici, considerata la poca stima che si ha per la letteratura umoristica, o forse si aveva, non so se qualcosa è cambiato in questi ultimi secoli, ma non credo. Ringrazio moltissimo Claudio per avermi assegnato la parte di Socrate, non era previsto. Doveva essere l’amico Barberini a leggerla, io ero molto più a mio agio nelle altre parti dell’usciere di redazione e del narratore, in altri due testi canonici. In ogni caso quel famoso detto socratico che mi si è imposto, so di non sapere, mi calzava perfettamente. Già ero a conoscenza di non conoscere, scusate l’immodestia, ma ribadirlo in pubblico per interposto filosofo ha alzato il livello della mia coscienza sul mio poco sapere e ne sono debitore a chi mi ha permesso di esserci. Serata senza mascherine, finalmente, sostituite solo dalle maschere di quel teatro dell’imprevedibile, dove il funambolico giocare con le parole crea una rottura degli schemi dialogici, confluendo in una diatriba letterale tra i personaggi che genera equivoci senza soluzione, e non sensi logici. La critica lo amò poco, al punto da metterlo nello stesso stallo di Ionesco o del teatro surreale, come fosse un Animale letterario anomalo in via di estinzione che non ha emuli. Emuli, no, però a tirarlo per le briglie un emulo c’è, almeno uno, e penso ad Alessandro Bergonzoni, lui davvero surreale, che s’inventa quello che non c’è manipolando la grammatica e la sintassi, simile però ad Achille Campanile, nel paradosso logico, che in Bergonzoni vola ad inventare altri mondi, e in Campanile crea un’impasse ripetitivo giocato su minimi spostamenti di senso da cui scaturisce il riso popolare. Grandi entrambi e inimitabili.


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