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domenica 2 aprile 2023

"I poveri sono stanchi di fare i poveri" di IVANO NANNI

Sull'incontro di venerdì 24 marzo 2023 con Mauro Balboni che ha presentato il suo ultimo saggio "Il pianeta dei frigoriferi" edito da Scienza Express.

Anni fa molti politici quando parlavano dei paesi poveri, inevitabilmente africani e asiatici, li descrivevano come “i paesi in via di sviluppo”. Ora che quei paesi stanno uscendo, almeno in parte, dalle loro condizioni di sottosviluppo temo che li si guardi con sospetto.
Il libro presentato ieri sera al caffè letterario, il Pianeta dei frigoriferi, è evocativo di scenari piuttosto complicati sia economici, sia di sistema produttivo globale, che impattano sui nostri equilibri, anche psicologici, in maniera sostanziale. Da esperto di agroalimentare, l’autore Mauro Balboni molto eloquentemente ha evidenziato come una vera e propria rivoluzione stia accadendo sotto i nostri occhi da quella parte del pianeta che si considerava un bacino di povertà e arretratezza costantemente bisognoso di aiuti economici, in deficit di ossigeno monetario, lontanissimo dal raggiungimento di un’idea di prosperità rappresentato, ai loro occhi, dal nostro stile di vita. Per quella fetta di umanità raggiungere quello standard era qualcosa di chimerico, che solleticava la nostra vanità, e ci aiutava a considerarci depositari di un unico pensiero vincente. Ed era augurabile, almeno a parole, che tutti ci copiassero, ma la speranza era che gli scenari non mutassero sostanzialmente. Qualcosa di grande invece sta cambiando e anche rapidamente. Nuovi equilibri si stanno formando e non saranno indolori.
L’accesso al credito di centinaia di milioni di persone, lo sviluppo economico tumultuoso e la fame di benessere, oltre a quella di cibo avranno ripercussioni epocali, come sono stati tutti i grandi assestamenti geopolitici nel corso della storia, e non saranno privi di violenze, di divieti, di sabotaggi e di tutte quelle astuzie atte a mantenere i propri livelli di benessere.
I frigoriferi del titolo sono il simbolo di una condizione di povertà in via di superamento. Noi lo sappiamo bene fin dagli anni ’60 circa. Possedere un frigorifero aveva lo stesso significato del salvadanaio, era un forziere dove il cibo veniva disposto ordinatamente nei ripiani di plastica lucida, qui era mantenuto e si programmava quello che si sarebbe mangiato nel giro di qualche giorno o di una settimana. I produttori di frigoriferi saltavano dalla gioia per le richieste e immagino che anche adesso saranno felici di come il mercato si sia aperto. Quello che si prospetta, probabilmente per i prossimi decenni, sarà una transizione in cui non solo la filiera agroalimentare sarà coinvolta ma tutto uno stile di produzione che va dall’industria pesante, all’edilizia, all’allevamento, (i grilli?), all’agricoltura. Molte domande in vista e nessuna risposta certa.


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