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martedì 19 febbraio 2008

L'incontro con lo storico Mario Isnenghi

Un’altra bella serata dedicata alla Storia quella di ieri sera per Caffè Letterario. Tema dell’incontro il mitico eroe dei due mondi Giuseppe Garibaldi. A parlare dell’eroe risorgimentale per eccellenza è intervenuto Mario Isnenghi col suo libro edito nel 2007 da Donzelli “Garibaldi fu ferito”. Isnenghi, considerato uno dei più autorevoli storici italiani, è professore ordinario all’Università di Venezia. Studioso, in particolare dei conflitti fra le memorie nella storia dell’Italia ottocento-novecentesca, ha pubblicato fra gli altri “Il mito della grande guerra” giunto ormai alla sesta edizione e annoverato fra i classici della storiografia del ventesimo secolo. Dopo l’introduzione del curatore di Caffè Letterario Marco Sangiorgi, la parola è passata allo storico padovano che sin dall’inizio non ha nascosto la sua simpatia verso la figura del generale Garibaldi. Simpatia già evidenziata nel preambolo del libro presentato che recita: “Dicono male di Garibaldi grandi e piccoli leghisti. Dicono male di Garibaldi al Meeting estivo di Comunione e Liberazione a Rimini. Quelli che oggi si proclamano moderati o riformisti non ce l’hanno proprio in mente. E il revisionismo più colto risale a lui per stigmatizzare quello che chiama il Brigantismo senza fine. E’ venuto il momento di dir bene di Garibaldi.” E dell’eroe nizzardo si è detto bene ieri sera parlando anche degli aspetti forse meno noti della sua vita. Come quello del Garibaldi scrittore, autore di ben quattro romanzi e addirittura di un poema in versi dai toni foscoliani. Testi decisamente autobiografici, scritti durante l’esilio di Caprera, che come ha ribadito Isnenghi non possono certamente essere considerati dei capolavori della letteratura italiana, ma che testimoniano dell’amarezza di Garibaldi di fronte a fatti come quello d’Aspromonte, o del suo irriducibile anticlericalismo, che lo porterà a definire Papa Pio IX in una lettera del 1869 “un metro cubo di letame”. Infine si è parlato del Garibaldinismo e del suo carattere intrinsecamente internazionalista. A questa dimensione sovranazionale si collega la vicenda dei volontari del 1914 in Francia, che anticipa la scelta di campo dell’Italia nella Grande Guerra. A seguire poi le varie appropriazioni del mito garibaldino da parte di socialisti, repubblicani, nazionalisti, di esponenti del regime fascista, nonché delle varie componenti dell’antifascismo. In sostanza tra elogiatori, detrattori, critici e rivalutatori la figura e le gesta del nizzardo hanno costituito una costante nella cultura non solo politica italiana. Sulle tue cime di granito, io sento Di libertade l’aura, e non nel fondo Corruttor delle Reggie, o mia selvaggia Solitaria Caprera. (…) Il sol concento S’ode della bufera in questo asilo Ove, né schiavo né tiranno alberga. (G.Garibaldi – Poema autobiografico)

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