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domenica 18 ottobre 2009

La serata con GIORGIO FALCO e GIULIO MOZZI

Serata particolare quella di venerdì 16 ottobre per Caffè Letterario. Sul palco della nostra rassegna letteraria erano due gli scrittori protagonisti dell’incontro. Il milanese Giorgio Falco in veste di autore del libro presentato, “L’ubicazione del bene” edito da Einaudi e il veneto Giulio Mozzi, scrittore e consulente editoriale, come presentatore dell’opera di Falco. Proprio Giulio Mozzi cinque anni fa promosse la pubblicazione del libro d’esordio di Falco “Pausa caffè” per le edizioni Sironi e in questi anni ha continuato a intrattenere un rapporto di amicizia e collaborazione con lo scrittore milanese fino a proporre, come consulente editoriale di Einaudi per la collana “stile libero”, questo bellissimo libro di racconti. La serata si è quindi dipanata in una pacata conversazione fra l’autore e il suo mentore sulla genesi e il contenuto di questi dieci racconti tutti ambientati a Cortesforza piccolo paese nell’hinterland milanese. Un libro veramente bello, fra i migliori libri di narrativa presentati in questi cinque anni e quindi caldamente consigliato a tutti glia amici di Caffè Letterario. Il brindisi finale con i vini della Cantina umbra di Arnaldo Caprai ha concluso degnamente la bella serata. L’impegno lughese di Giulio Mozzi è proseguito poi il giorno successivo partecipando insieme a Guido Guidi al dibattito che ha preceduto l’inaugurazione della mostra fotografica di Michele Buda “Fotografie 9909” e proseguirà nel prossimo anno quando, come promesso, Giulio Mozzi tornerà a Lugo in veste questa volta di autore per presentare il suo ultimo libro “Sono l’ultimo a scendere” edito pochi mesi fa da Mondadori. "L'ubicazione del bene" ha raccolto il consenso dei critici e dei giornalisti italiani. Ecco come i giornali hanno parlato del libro di Falco: «Il male oscuro dell'hinterland del benessere, serve l'occhio di un urbanista dell'interiorità per raccontarlo. Ce l'ha fatta Giorgio Falco. Già il titolo, rubato al frasario catastale, è un piccolo capolavoro. [...] Falco ha aggiornato una letteratura a volte dimenticata e tutta nostra. Quella che un secolo fa, per la penna di autori maggiori e minori, da Tozzi a Svevo, raccontò la nascita e la precoce crisi morale di un altro ceto medio: i travet, le mezzemaniche, gli impiegati». Michele Smargiassi “la Repubblica” «Mi dicono che qualche anno fa ho definito, in venticinque parole, Giorgio Falco il peggiore scrittore italiano. Esce un nuovo libro di Giorgio Falco, L'ubicazione del bene. Sarebbero racconti o, meglio, un romanzo a tessere costruito (ingegnosamente) attorno a un luogo. [...] Falco non è più il peggiore scrittore italiano. Anzi, se continua così (tra Carver, Tozzi e Landolfi), rischia di diventare il migliore. Ottima, davvero ottima letteratura». Antonio D'Orrico “Magazine del Corriere della Sera” «Cos'è questo boccheggiare, quest'asfissia sentimentale? Ci siamo circondati di beni, mobili e immobili, ed essi alla fine ci hanno sopraffatto. Che ne è del Bene, del nostro Bene? Sta lì in "vicinanze Tangenziale Ovest", sembra dirci con un doppio senso dai risvolti a dir poco inquietanti il titolo di questo folgorante libro di Giorgio Falco, L'ubicazione del bene. [...] Sono molti i riferimenti che vengono in mente leggendo questo libro. L'ossatura dei dialoghi alla Raymond Carver, la spietatezza di certo cinema austriaco - penso soprattutto al capolavoro di Ulrich Seidl intitolato Canicola - la quieta disperazione del benessere dei racconti di A. M. Homes». Mauro Covacich “Corriere della Sera” «Giorgio Falco scrive un romanzo, L'ubicazione del bene, fatto di racconti prossimi alla perfezione. Nel tono, nella capacità di correre lungo il crinale della ordinata sequenza di gesti che segnano la disfatta delle vite. Già dal titolo: il bene è l'altro significato della parola, certo. Il bene immobile. Il luogo dove trovarlo non ha bisogno di ricerca interiore: c'è l'indirizzo, ci si arriva con Tomtom. Via Borromeo 10/E, Cortesforza. Un luogo immaginario, complesso di villette "subito fuori città" uguale a tutti, una periferia modello». Concita De Gregorio “l'Unità” «Una prova come questa serie di racconti, L'ubicazione del bene, mi incita a rilanciare un'ipotesi già più volte emessa, che cioè staremmo vivendo una stagione di neo-neorealismo, con suggestivi contatti rispetto al neorealismo quale si espresse soprattutto nei "Gettoni" di Vittorini. E il fatto che sia ancora di scena l'Einaudi rende la cosa ancor più credibile». Renato Barilli “ttL”

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