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lunedì 9 novembre 2009

"Crepuscolo del nuovo" di IVANO NANNI

Sull'incontro con LUCA TELESE di sabato 7 novembre.
Forse occorre liberarsi dalla suggestione di essere arrivati alla conclusione del viaggio. A giudicare dalla mediocritas che scorre a fiumi nelle vene dei dirigenti del PD assisteremo probabilmente, nei prossimi tempi, ad altre acrobazie concettuali, grafiche, e verbali. Il viaggio della Cosa venuta dallo spazio profondo non è terminato. È iniziato vent'anni fa e ora è nel pieno della seconda fase. Quella della proclamazione di una nuova identità. L'ennesima nuova identità. Nel frattempo, a forza di parlare di rinnovamento, il finto partito è diventato vecchio. Pensando al rinnovamento si è spinto fino alle soglie della decrepitezza imbalsamando il nulla dopo aver sepolto la forza delle proprie ragioni. E dire che il cammino che il vecchio PCI aveva davanti non era il duro sentiero di Ho Chi Min nella giungla indocinese, era un percorso arduo ma non impossibile, una specie di ferrata con indicazioni chiare per un arrivo tranquillo in vetta; bastava solo essere meno subdoli e con un pizzico di coraggio in più per guardare quello che c'era da salvare e organizzarsi attorno a un nucleo sostanziale di pratica politica. Si è preferito ignorare ogni percorso critico, eludere le asperità del dibattito, fingere che si sia gettato il proprio sguardo oltre l'orizzonte. Su questo PD grava il peccato originale di un'opera mancata, e di un approdo troppo rapido alla vergogna di essere stati quelli che stavano dalla parte sbagliata della storia. Ma cosa dire allora adesso che la storia, propone situazioni che dirigenti e ministri di destra leggono con categorie filosofiche che la sinistra ha derubricato troppo rapidamente? Qualche frate che ha buttato il saio alle ortiche vorrebbe recuperarlo ma non sa che fare, non sa se è eticamente corretto contraddirsi. Dire che ci si è sbagliati, quando si credeva di sbagliare mentre si faceva bene, sarebbe uno sbaglio imperdonabile. Perciò silenzio su tutta la linea. Intanto la nave da crociera appena varata somiglia sempre di più alla zattera della Medusa di Theodore Gericault, un fasciame zuppo d'acqua alla deriva. Non so quale virus abbia contagiato questi spretati ma di certo se rinnegano i libri sui quali hanno imparato le orazioni possono solo affondare in gironi danteschi sempre più cupi . Toccato il fondo non si rimbalza in alto seguendo la corrente ascensionale come si crede comunemente. La cosa non è così naturale. “ Si può anche iniziare a scavare” come insegna un grande filosofo zen contemporaneo, Roberto” Freak” Antoni. L'operazione da incartapecoriti è iniziata già nella culla due anni fa. Si è nati vecchi, con nasi finti, e nessun sogno nel cassetto. Nessuno slancio utopico se non quello dell' ingarbuglio, dell'incartamento, della giravolta attorno al proprio asse. Incartandosi nel veltronismo, malattia infantile del dalemismo, filosofia che ha come asserto fondamentale” rinnega te stesso e fai finta di niente” Veltroni ha tentato una dissolvenza incrociata. Tuttavia è la tecnica che gli ha fatto difetto. Se solo avesse guardato meglio i film del bolscevico S.M. Eisenstein avrebbe notato che in questa delicata operazione sostitutiva si fa entrare una nuova immagine dentro alla vecchia, e gradualmente le due immagini si fondono suggerendo un nuovo elemento visivo. Qui, nell'operazione PD, e cazzi vari, l'immagine entrante non c'era, c'era solo un buco nero a squarciare il telo, un pezzo mancante, decenni di vita vera di partito buttati al vento. Ma non era importante sostituire qualcosa, era bensì più importante svincolarsi da un ingombro, sciogliere un imbarazzo, strapparsi le palle degli occhi che hanno letto e visto certe miserie umane, accecandosi completamente. Era più importante partorire in provetta il bambino cosmico/comico nell'eterno ritorno del niente. Era più importante tacere e far finta di essere cambiati, ma l'occultamento non poteva che produrre che nani da giardino. Ma non è mai troppo tardi come il maestro Manzi insegna. Avere la consapevolezza del proprio nanismo non sarebbe male; il gigante sul quale arrampicasi per guardare un po' più lontano è ancora lì. Aspetta. di Ivano Nanni

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