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Sala conferenze - Hotel Ala d'Oro

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lunedì 2 novembre 2009

Sabato 7 novembre - LUCA TELESE a Caffè Letterario

Sabato 7 novembre alle ore 21,00 nella sala conferenze dell’Hotel Ala d’Oro primo incontro del mese di novembre per Caffè Letterario con il giornalista de “il Fatto Quotidiano” e conduttore di Omnibus su La7, Luca Telese che presenterà il suo ultimo saggio “Qualcuno era comunista” edito da Sperling e Kupfer. La serata, organizzata in collaborazione con “Associazione Eco” sarà introdotta da Paolo Galletti e si concluderà con l’abituale brindisi con i vini in degustazione.
Giornalista parlamentare, Luca Telese, inizia la sua carriera collaborando con “l'Unità”, “Il Manifesto”, “Il Messaggero” e “Il Foglio”. Dal 1999, occupandosi soprattutto di politica e cultura, lavora per il quotidiano “Il Giornale” che lascia pochi mesi or sono per passare a “Il fatto quotidiano” diretto da Antonio Padellaro ed edito dal 23 settembre. È stato autore di alcune trasmissioni televisive ("Chiambretti c'è", "Batti & Ribatti", "Cronache marziane") e conduttore di programmi televisivi su La7 come “Tetris” e “Omnibus”. Si alterna con Edoardo Camurri nella conduzione di "Tabloid", rassegna quotidiana tratta dalle pagine interne dei quotidiani Italiani di Radio3, in onda dalle 9.30 del mattino. Dirige la collana "Radici nel Presente" della casa editrice Sperling & Kupfer. 9 novembre 1989: crolla il Muro di Berlino, finisce un mondo. Pochi giorni dopo, il segretario del PCI Achille Occhetto pronuncia, davanti ai partigiani della Bolognina, parole destinate a cambiare per sempre la politica italiana. È l'atto iniziale della fine del più importante partito comunista d'Occidente. Nei quindici mesi successivi, fino al congresso conclusivo di Rimini del febbraio 1991, la dissoluzione del grande partito di massa si trasformerà in una vicenda intricata e piena di colpi di scena, che assumerà via via toni epici, tragici, a tratti farseschi. Qualcuno era comunista, come un romanzo corale, racconta questa storia e i suoi primattori: da Occhetto, il leader neoromantico, arruffato ed emotivo, al suo gelido alter ego Massimo D'Alema; da Pietro Ingrao, il visionario che voleva la luna, al granitico e «britannico» Giorgio Napolitano. Ma la ricostruzione della Svolta (come fu battezzato il trapasso del PCI) è anche una vicenda di popolo, l'ultima storia comunista d'Italia. Intreccia percorsi di vita quasi simbolici come quello del meccanico di Berlinguer, del compagno che rubò il ritratto di Stalin, del grafico che inventò la Quercia o dell'interprete che traduceva gli strappi berlingueriani per il Cremlino. Punteggiato dalle testimonianze dei protagonisti di allora e dal controcanto del più geniale prodotto della satira nostrana "il Cuore di Michele Serra" questo libro svela in cosa consisteva la «diversità» del comunismo italiano, raccontando proprio il momento in cui i suoi valori si avviavano verso un turbolento e, per certi versi, incredibile epilogo. Ma c'è un altro motivo per cui rievocare il terremoto del 1989, vent'anni dopo, ha un senso profondo. Quella storia, infatti, non è finita. Ha lasciato in eredità una sinistra senza identità, incapace di vincere, una classe dirigente bloccata dagli stessi ex quarantenni che pretendevano il ricambio generazionale due decenni prima, un partito che ha mutato nome quattro volte, senza mai cambiare facce. Forse perché, ancora oggi, su tutti i reduci di quella vicenda pesa, come una maledizione, il marchio della Bolognina, della Svolta incompiuta, che li ha resi «post» o «ex» comunisti senza mai riuscire a trasformarli in qualcosa di nuovo.

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