Video-riassunto in 13 min. della serata su Youtube all'indirizzo: http://www.youtube.com/watch?v=ruX2MVdLA5g
Ancora una serata di grande spessore per Caffè Letterario venerdì scorso con lo scrittore romano Eraldo Affinati che ha presentato il suo ultimo lavoro “Peregrin d’amore. Sotto il cielo degli scrittori d’Italia” edito da Mondadori nel 2009. Come ha sottolineato Marco Sangiorgi nella sua introduzione il libro di Affinati non può essere assegnato a un genere preciso; può essere romanzo, racconto d’avventura, reportage di viaggio, antologia. Eraldo Affinati affronta quaranta grandi scrittori della letteratura italiana in modo del tutto innovativo parlando, sì di letteratura, ma parlando anche e soprattutto di oggi e dell’Italia. Lo scrittore romano infatti ripercorre i grandi classici italiani, raccontando i suoi viaggi alla ricerca dei luoghi in cui gli autori sono stati e vissuti, i luoghi in cui ancora le opere vivono come emozioni. Attraverso le pagine di Affinati la letteratura italiana, il nostro immenso patrimonio culturale riprende vita e si attualizza, esce dai confini nei quali è circoscritto, relegato, accessibile a pochi, ignorato da molti, e fiorisce ancora, ancora una volta vive, insegna, perché «la letteratura può essere una luce davanti a noi». “Questo libro è sicuramente difficile da incasellare. – ha detto Affinati – E’ un po’ un reportage dell’Italia di oggi, ed è un po’ una critica letteraria dei grandi testi che ci hanno formato dal medioevo al novecento. E’ un libro che mi ha dato una grande emozione, che mi ha coinvolto per anni. Ognuno di questi autori per me è stato un incontro formidabile e ho cercato di trasmettere questa emozione ai miei lettori tentando così di riavvicinarli alla lettura e alla frequentazione della grande letteratura italiana. Ma la stazione finale di tutti questi viaggi è la scrittura; se non ci fosse stata la scrittura questi viaggi non avrebbero avuto alcun senso. La scrittura è necessaria per dar senso all’espeirenza; l’esperienza da sola, senza scrittura, sarebbe vuota, cieca e sorda. E d’altra parte la scrittura senza esperienza sarebbe sterile, sarebbe come un gioco di prestigio, un talento fine a se stesso.
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