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sabato 4 marzo 2023

"Tempi sbilanciati" di IVANO NANNI

Sull'incontro di venerdì 3 marzo 2023 con il politologo Alessandro Colombo che ha presentato il suo ultimo saggio "Il governo mondiale dell’emergenza" edito da Raffaello Cortina.

"Tempi sbilanciati" di Ivano Nanni

Avvertenza: queste che seguono sono solo delle impressioni estemporanee sulla serata, non sono una recensione e meno che mai una critica. Sono poco più di suggestioni che si sono formate nel corso della serata e poco dopo. La lettura del libro molto articolato e complesso richiederebbe un seminario a parte.
Credo si possa dire che, con la presentazione del libro di Alessandro Colombo, -Il governo mondiale dell’emergenza-la confusione su l’attuale contesto politico si sia rarefatta, ma l’apprensione si sia solidificata.
Il quadro politico odierno, nazionale e internazionale, soggetto alle vaste e caotiche pennellate di una propaganda stressante, nelle parole di Colombo, ha trovato una dimensione critica e una figurazione lineare di concetti, dove le coordinate storiche e politiche erano ben visibili e direi condivisibili. All’inizio di questo millennio è cominciato lo smantellamento di quelle certezze che nel decennio precedente furono la base ideologica di un’affermazione economica e politica che nelle previsioni andava oltre la storia e si collocava ottimisticamente fuori dal tempo cronologico.
Fu Francis Fukuyama che decretò l’inizio di questa certezza dopo il crollo del Muro e la fine del comunismo, con un articolo-La fine della storia-, che travalicò i confini della rivista nella quale fu pubblicato e divenne virale. Il titolo mutò rapidamente in uno slogan ancora in uso, che rivelò al mondo occidentale in modo trionfale una nuova età dell’oro imperitura. Tutti i nemici erano sconfitti, le minacce comuniste sventate, le economie mondiali rifluenti nel grande alveo del liberismo, i competitori falliti. Poi, forse per una nemesi che implica forze che vanno al di là della comprensione umana e si presentano come ineluttabili forze di un destino primigenio, il nastro della storia di riavvolse con stridori e balbettii in una contorsione minacciosa, e con l’inizio del nuovo millennio il sogno perde la sua lucentezza e diventa un torbido incubo. Con l’attacco alle Due torri, si spezza il filo della narrazione positivista e svanisce la matrice di pacificazione(la pax americana) e si entra in una narrazione mitica, tolkieniana; il Bene e il Male che combattono la loro guerra da tempi immemorabili, le torri che crollano, il regno di mezzo( Europa?) minacciato da forze oscure che di volta in volta cambiano maschere e assumono sembianze diverse, le rivalità giganteggiano sempre sull’orlo di un massacro in una sorta di maledizione millenaristica. Le conseguenze di questa divaricazione manichea sono uno stato di fibrillazione costante che destabilizza analisi e opacizza il pensiero critico senza distinguere più tra nemici veri e sagome di cartone. Per una mente divisiva la scalata vertiginosa verso la prevenzione e la sorveglianza, per quanto paranoica sia, è sempre di più accettata come l’unico paradigma securitario possibile, tagliando fuori la possibilità di dialogo e di intervento diplomatico.
Che le Superpotenze stiano affilando le lame è sotto gli occhi di tutti, che preparino le loro piattaforme belliche è un dato che si sta consolidando nell’opinione pubblica molto rapidamente, che si stia andando verso la modellazione di un nuovo ordine mondiale è pure vero. Resta il fatto che si sta allargando la base del sospetto e della minaccia presunta ma letta come vera, e sulla base di questo fenomeno di cartone si rischia di provocare qualcosa di terribilmente reale. È questo il peso specifico dell’apprensione di cui accennavo nella prima riga.
Sul palcoscenico della Storia non c’è più un solo attore a recitare il suo monologo, altri, che prima erano comparse o servi di scena chiedono di mostrarsi al pubblico con la loro parte che hanno da tempo imparato a memoria, vogliono legittimamente prendere anche loro gli applausi del pubblico. Si tratta allora di accettare una regia condivisa e prima si fa e meglio è. L’ultimo commento è contenuto in un punto interrogativo. Cosa ci riserva il domani? Dove si arriverà non è dato saperlo, nessuna previsione è possibile, gli eventi evolvono con rapidità e la navigazione è incertissima. Probabilmente solo un mago potrà vedere in un palantir quello che avverrà, ma qualunque cosa sia dispiacerà a qualcuno. In ogni caso, per quanto mi riguarda mi incoraggia credere che spesso l’inevitabile non si avvera, ma quello che avviene è, per grazia divina, l’imprevedibile.

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