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lunedì 7 dicembre 2009

"Uno sguardo d'amore" di IVANO NANNI

Sull'incontro con PIETRANGELO BUTTAFUOCO di venerdì 4 dicembre. Forse delle donne non si può parlare in altro modo che per metafore, quelle agresti, le più consone a un immaginario materno, che si specchia nel seno che allatta e nella nutrice che spezza l'anello di violenza ( maschile?), e che prende vita e da vita per l'amore e nell'amore. Si deve allora prenderle per un universo, una costellazione immaginaria prodotta da un onirico principio di sudditanza per la bellezza. Per la bellezza e per la verità, racchiuso in un gesto solitario e sublime, alto, ridondante di tepore materno, lieve di candide e rimosse effusioni. Una consacrata gioia per gli occhi che preme il cuore e la ragione di miriadi di stelle che su scale antiche attirano riservati ossequi. Era la stagione d'oro dell'amore quando nelle passeggiate per le vie catanesi lo sguardo acceso di vitalità e di desiderio incontrava gli occhi pudichi e al tempo stesso desideranti di ragazze, appena velati di un umore che agghindava le pupille di un lucore strano, amorfo, eppure gravido di parole impossibili a dirsi. Di tutto ciò le belle fanciulle si facevano segno al balcone e i ragazzi si incatenavano gli uni agli altri in sbracciate furiose, dandosi di gomito, e tra questi il Giovanni Percolla, esempio di pigro amante della idealità muliebre, strana, artificiosa, eppure vivente nel cuore, ma soggiacente alla famiglia, a quelle figure d'amore che sono le sorelle, le madri, le zie, l'universo femminile che prende tutto l'amore possibile da colui che non ama, o ama troppo. Di questo amare troppo si confonde Antonio Magnano, il bell'Antonio, giusto il tempo di soffrire per non essere capito nel suo desiderio anfratto, di nicchia, scoperto e non assimilabile a nessun altro. Di certo il gioco dell'eros, che si nutre di ombre più che di luce, di ricchi panneggi appena mossi da delicate manine gelide, che di esposizioni di carni a pacchi: esposte queste in volumi di seni impossibili sempre sull'orlo di una crisi esplosiva, e cosce in mostra come in giostre di veline che ruotano attorno a un sultano assente, appare in questo tempo negletto, inviso come merce avariata. Il rimando di sguardi, è il vero rimosso in questo frangente di inizio secolo, tuttavia eros emerge di tanto in tanto come un isolotto vulcanico, ridondante magma, e caos ferino, puro istinto e al tempo stesso è amore che ama prendere quello che nessuno gli concede più. Troppe immagini e troppo nude, riempiono gli occhi di un' indistinta sazietà erotica, a candele spente si guarda il fumo che indica traccia dell'amore che come una fiamma ha arso di gioia per un volto, per una movenza, un gesto assoluto come i resti di una scultura, indicante una bellezza sfumata ridotta in polvere, eppure ancora lì, disponibile ad essere accolta nella memoria, ricostruita pazientemente dall'occhio del seduttore che rifugge il porno, e segue la lenta e ondulante processione di corpi accesi da un desiderio maschio e ombroso, cadenzato e cantante, ornato di paramenti sacri, officiante e evocativo, dietro alla Beata Vergine. di Ivano Nanni

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