Ho appena finito di leggere un bel libro di Daniel Pennac, un gran libro che si chiama "Come un romanzo", e parla della lettura, del piacere che da leggere quando non è una attività imposta, e tratta di come invogliare i ragazzi a leggere a diventare lettori senza l'obbligo di un commento a quanto letto, insomma è un libro che parla della lettura e della libera repubblica dei lettori con tanto di costituzione, di decalogo al quale attenersi o meno, in piena libertà. A pagina 111 capitolo 55, sono capitoli brevi e illuminanti, Pennac chiede ai suoi ragazzi di descrivere un lettore. Chi è un lettore?
Non voglio dirvi nulla per non rivelarvi il piacere di leggere il libro, dirò solo che quello che emerge dalle descrizioni è qualcuno o qualcosa che non somiglia a un essere umano. Quando va bene è un'entità metafisica quasi divinizzata in eterna solitidine davanti alla palizzata dei suoi libri che legge in continuazione senza fare altro, e senza avere voglia di fare altro, se va male è un malato, un ossessionato, un autistico che legge libri su libri chiuso nel suo mondo di carta senza possibilità di uscirne. Non è un quadro un po' deprimente? Non ci sono esseri umani che leggono libri? Se ci siete battete un colpo!
L'anno scorso, era estate non ancora piena, una delle prime giornate di vero caldo, per questo ancora più opprimente, ero a Bologna un'afa da vertigine che senti il caldo dello scarico degli autobus che ti arrostisce la trachea, e poi la puzza di catrame molle che si fa liquido nelle prime ore del pomeriggio. Autobus dalla stazione a piazza del Nettuno, da via Marconi, gremito di gente. Accaldata, sbuffante, una marea di corpi sudati ballonzolanti dentro alla scatoletta rossa rombante, finestrini parzialmente aperti. Era uno di quegli autobus che caricano senza scaricare nessuno e vanno dritti alle fermate caracollando, sempre più imbottiti di gente dai volti liquefatti. Gente seduta che sonnecchia, o tenta di farlo, occhi che si chiudono per due secondi e poi una frenata improvvisa li sveglia, qualcuno è franato su di loro – scusi, scusi, -dopo aver pestato un piede, la borsa della spesa, lo zainetto messo tra i piedi- oh, niente, niente, cose che capitano- è sempre così capitano, quando c'è tanta gente, è chiaro, capitano. Io sono in piedi, non so che fare, mi tengo appeso alla barra centrale come un salame, sudo e non riesco a pensare a nulla, solo a un grosso condizionatore che non ho a portata di mano, guardo la gente fuori che stanno ai tavolini dei bar, i tendoni delle verande si muovono, c'è un refolo di vento laggiù, -fortunati, mica come noi sfigati- , vorrei dormire, scendere, muovermi, è roba da ridere, non riesco nemmeno ad abbassare le braccia, siamo in troppi. Siamo pigiati come non mai, sardinescamente dentro a un barile semovente nella calura. Davanti a me, qualche corpo sudato più avanti, un tizio vestito con giacca, capello brizzolato, però aria giovane, armeggia nella giacca- guarda, è riuscito ad abbassare la mano, adesso voglio vedere come fa a tirarla su- penso malignamente. Beh, non solo la tira su la mano, ma ha qualcosa nella mano, che cavolo ha nella mano? Non ci credo, ha un libro. Un libro? Sì un libro Feltrinelli, universale economica. Sbircio, allungo il collo, non riesco a leggere bene, se girasse la copertina verso di me ce la farei. Ecco: Daniel Pennac, Come un romanzo. Qualcuno me ne ha parlato. Un libro scritto per quelli che i libri li leggono, che amano leggerli. Beh allora, questo tizio, in mezzo a tutti noi, povere amebe, liquefatti dal caldo, senza un pensiero in testa che non sia quello del suicidio collettivo dentro a una ghiacciaia, si mette a leggere, sì, si mette a leggere, si isola da tutti, legge e va avanti a leggere tra uno scossone e una gomitata, senza battere ciglio. Tranquillo. Non sudava nemmeno. Aveva nella tasca della giacca un quotidiano, Repubblica, ma quello proprio non poteva leggerlo, però il libro sì, quello poteva leggerlo. Secondo me lui va sempre in giro con un libro e un giornale, quando c'è spazio legge il giornale, e quando è sull'autobus zeppo di gente legge il libro. Quello è un lettore. E ha continuato a leggere anche quando è sceso dall'autobus.
Se non è un lettore lui.
di Ivano Nanni
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