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mercoledì 22 dicembre 2010

A.Arbasino "In questo stato" - di IVANO NANNI

Alberto Arbasino, "In questo Stato", Garzanti, 2008, €. 11,00 Dal suo prontuario critico per l'Italia di allora (il libro è del 1978 riedito nel 2008), fino all'Italia di adesso il passo non è poi così lungo, trentadue anni sono passati come fossero un mesetto di villeggiatura al lago di Misurina, tanto per calmare i nervi, l'Italia è sempre uguale a se stessa, non è cambiata di un virgola (eppure è cambiata), eccome, e per quanto mi riguarda in peggio, e ci sono pagine in questo libro fantastico scritte a ridosso dei tempi plumbei del rapimento Moro impagabili per lucidità e leggerezza, resoconti che sembrano riflessioni di storia dell'arte di un capolavoro mancato, quello che potremmo essere se solo fossimo un quinto di quello che possono e fanno, che so, i tedeschi; vale a dire uno studio su ciò che resta della civiltà patria dal punto di visto di un narratore- critico, che è anche una specie di etnografo, e nello stesso tempo è cartografo e tracciatore di confini, di coste e crinali, descrittore tagliente di paesaggi in via di distruzione: Arbasino si muove tra le rovine di un Paese più che antico decrepito con il taccuino in mano dove annota le imperfezioni dominanti, le sciatterie disgustose, ogni tipo di distorsione o disturbo di frequenza comunicativo, dei politici e dei loro sodali e delle masse che si dimenano per comparire un solo istante con la mano alzata, come dire “ ci sono anch'io, eccomi “, per presenziare, per confermare il consenso o fare audience (che è poi la stessa cosa), trascrive cioè ogni sorta di note dissonanti di questa disonesta e scalcagnata orchestra di professionisti di bidonate (quante ce ne sono), mette tutto in un archivio, ben catalogato con il gusto dell'antiquario filosofo critico di costume...e in questo diario a frammenti mobili ci sono pagine come queste: ...E poi, insomma, è la prima volta nell'età moderna che una nazione già abbastanza sviluppata e progredita ricade indietro nella barbarie e anche abbastanza in fretta. Sono fenomeni che dall'antichità (cioè dall'Impero Romano) e dalla fine del Medioevo (Bisanzio e Messico) nessuno aveva più potuto osservare direttamente. E ancora più drammatici perché non avvengono in seguito a invasioni e stragi massicce fatte da nemici esterni, né per conflagrazioni economiche apocalittiche, ma proprio per quel disturbo mentale di massa che il linguaggio corrente ha battezzato subito “ paranoia “, però in realtà somiglia piuttosto ai suicidi misteriosi di certe tribù di roditori, o a certe mutazioni genetiche descritte dalla fantascienza. E del resto, la stronzaggine, quando assume dimensioni così monumentali, non è più mera stronzaggine ma diventa Tragedia. E inoltre, la grande regressione e il grande sfascio paradossalmente avvengono fra grandi e solenni dichiarazioni di crescita e tenuta collettiva e perfino di progresso democratico e civile – come in quei grandi brindisi fra i triclini mentre l'impero frana nei nostri indimenticabili film in peplo degli anni Cinquanta, o come gli ufficiali inglesi che si cambiano per il pranzo nel fortino e sorseggiano sherry tra nuvole di frecce avvelenate col curaro -come se il disturbo mentale sopprimesse anche quell' esigenza di "analisi corretta" che si riscontra perfino a Livello di Massaia... Alla faccia di nuovi comunicatori o del principe della comunicazione, è la stessa roba che ribolle(dopo la prima repubblica, la seconda, che è la replica della prima, il sequel, come nella migliore tradizione reality o saga dinastica sancita da successo...) e ancora una cosa: ...le sprovvedutezze di un linguaggio politico che ricorre all'astrazione e alla metafora (vie, modi, spiragli, canali) perfino quando l'ultimatum mortale incalza; l'inadeguatezza e lo "scollamento" dell'ideologia italiana davanti ai "fatti" che costantemente la sorpassano e la lasciano indietro; e la flebilità o l'insulsaggine di parecchia nostra letteratura, specialmente narrativa, rispetto agli enormi drammi e alle colossali stronzaggini che agitano tutta la nostra società, topaia facinorosa o laboratorio conflittuale...eccetera, eccetera... e non vado oltre per non rompere... di questi frammenti illuminanti è fatto tutto il libro, è costruito a blocchi smontabili e rimontabili a piacimento e questo è garantito (il piacimento), di sicuro, divertente e amarissimo... "In questo stato" lo stato delle cose è pessimo, e scrutando i segni nell'aria, volge al peggio, perciò...allegri... di IVANO NANNI

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