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Sala conferenze - Hotel Ala d'Oro

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lunedì 7 febbraio 2011

Venerdì 11 febbraio - EUGENIO BARONCELLI a Caffè Letterario

La narrativa torna protagonista nella prima serata di Caffè letterario del mese di febbraio, con lo scrittore ravennate Eugenio Baroncelli che venerdì 11 febbraio alle ore 21,00 nella sala conferenze dell'Hotel Ala d'Oro presenterà il suo ultimo lavoro "Mosche d'inverno. 271 morti in due o tre pose" edito da Sellerio. A Introdurre la serata, che si concluderà con il tradizionale brindisi finale, sarà Paolo Franceschelli. La morte come realizzazione perfetta della vita è la chiave scelta da Baroncelli, in questi fulminanti microracconti, per rievocare le circostanze pratiche e spirituali del trapassare di altrettanti protagonisti della storia, della mente, della cultura, della memoria personale e collettiva. Sono quindi tanatografie, per così dire, o biografie ironiche, colte, capziose, prese da un particolare della vita, come una tela si prende da un lembo, che nel caso è la morte; e anche quando questa è tanto oscura o luminosa quanto un personaggio è stato brillante o opaco, la morte si offre comunque come un’impossibile chiarificazione. Perché ci interpella, riuscendo a opporre sempre il suo abissale punto interrogativo. Da Agrippa a Mae West, passando per centinaia e centinaia di ombre persistenti nell’immaginazione; schierate per voci: Cari agli dèi, Cuori infranti, Di cosa?, Di freddo, Di gioia, Di spada, Di un male, Fantasmi, eccetera fino a Vecchi. Ci vengono incontro, sono infatti i morti, pensa Baroncelli, a evocare noi. “Quasi niente di questo libro è mio, i fatti appartengono a chi li ha vissuti; la forma dipende dalla necessità. Si muore solo di morte, ma alla morte, perché qualcuno la riconosca, bisogna dare un nome. Quanto alla morale non ne ha nessuna, ma se ne avesse una sarebbe questa: che la morte degli altri ci aiuta a vivere”. Dopo le fulminanti biografie del “Libro di candele”, Baroncelli racconta ora di vite spezzate. Persone colte nel momento della fine, come se il modo di morire illuminasse di senso la loro stessa vita.

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