Sull'incontro di mercoledì 25 maggio, dove lo scrittore napoletano Diego De Silva ha presentato il suo libro "Mia suocera beve" edito da Einaudi. Video-Riassunto della serata in 13 minuti su youtube all'indirizzo: www.youtube.com/watch?v=wNRavuT8mRU
E' spiegabile il grafico dell'insuccesso di un personaggio simile che non si risolve a dettare una convinzione qualunque, che non ha letto i manuali di autodeterminazione e rafforzamento della volontà di essere, peraltro architettati per vendere se stessi alle migliori condizioni di mercato, lui appartiene alla categoria degli incerti che in questo mondo per fortuna segnano il passo, si fermano e lo sguardo che allungano sul paesaggio è come un risveglio da un lungo sonno, da un'ipnosi che li fa riflettere sul cambiamento di umore e tono della civiltà nelle sue regole e imposizioni. Questo chiamarsi fuori dal gioco per manifesta inconclusività è accettabile solo da qualcuno che ama senza condizioni e accoglie l'imperfezione come una precondizione per amare lasciando ai forti il compito di avere certezze piene e soluzioni efficaci per ogni problema. Nel suo amore per i soliloqui, e per gli spartiti di conversazioni con se stesso, stanno le geometrie esistenziali che si dipartono da alcune premesse irregolari che hanno al centro discorsi in forma di pausa, le sospensioni che regolano il flusso di parole hanno il valore inequivocabile di melodie ancora migliori del suono che producono il ronzare dei pensieri, e tutto questo moto che investe relazioni, desideri, rimuginazioni compulsive è un' opinione tra le altre, solo un po' più solitaria, nel mezzo della convulsione impazzita di corpi e di menti che si propongono mete preconfezionate, imposte da modelli che impongono il sacrificio dell'anarchia del gesto gratuito e della leggerezza. Il Malinconico, il riflessivo malinconico, non baratta la leggerezza del vivere con con la produttività di azioni mirate e conclusive, non approva le sentenze economiche in materia di umanità, lui galleggia consapevole sullo sfondo di anime moribonde su cui ricuce le sue scenografiche meditazioni, questa differenza lo rende migliore degli arrivati di successo. Il carattere del personaggio è segnato dalla immobilità ma paradossalmente agisce a modo suo, e la sua azione diventa politicamente evidente anche se sospesa nel vuoto di una inconcludenza granitica che marca la differenza tra quelli che sono nella gabbia dei reclusi a vita uniti nel sacro vincolo dell'affermazione coatta di se stessi, e quelli che liberi di amare affermano solo la loro umanità.
di Ivano Nanni
E' spiegabile il grafico dell'insuccesso di un personaggio simile che non si risolve a dettare una convinzione qualunque, che non ha letto i manuali di autodeterminazione e rafforzamento della volontà di essere, peraltro architettati per vendere se stessi alle migliori condizioni di mercato, lui appartiene alla categoria degli incerti che in questo mondo per fortuna segnano il passo, si fermano e lo sguardo che allungano sul paesaggio è come un risveglio da un lungo sonno, da un'ipnosi che li fa riflettere sul cambiamento di umore e tono della civiltà nelle sue regole e imposizioni. Questo chiamarsi fuori dal gioco per manifesta inconclusività è accettabile solo da qualcuno che ama senza condizioni e accoglie l'imperfezione come una precondizione per amare lasciando ai forti il compito di avere certezze piene e soluzioni efficaci per ogni problema. Nel suo amore per i soliloqui, e per gli spartiti di conversazioni con se stesso, stanno le geometrie esistenziali che si dipartono da alcune premesse irregolari che hanno al centro discorsi in forma di pausa, le sospensioni che regolano il flusso di parole hanno il valore inequivocabile di melodie ancora migliori del suono che producono il ronzare dei pensieri, e tutto questo moto che investe relazioni, desideri, rimuginazioni compulsive è un' opinione tra le altre, solo un po' più solitaria, nel mezzo della convulsione impazzita di corpi e di menti che si propongono mete preconfezionate, imposte da modelli che impongono il sacrificio dell'anarchia del gesto gratuito e della leggerezza. Il Malinconico, il riflessivo malinconico, non baratta la leggerezza del vivere con con la produttività di azioni mirate e conclusive, non approva le sentenze economiche in materia di umanità, lui galleggia consapevole sullo sfondo di anime moribonde su cui ricuce le sue scenografiche meditazioni, questa differenza lo rende migliore degli arrivati di successo. Il carattere del personaggio è segnato dalla immobilità ma paradossalmente agisce a modo suo, e la sua azione diventa politicamente evidente anche se sospesa nel vuoto di una inconcludenza granitica che marca la differenza tra quelli che sono nella gabbia dei reclusi a vita uniti nel sacro vincolo dell'affermazione coatta di se stessi, e quelli che liberi di amare affermano solo la loro umanità.
di Ivano Nanni
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