Mercoledì
30 maggio alle ore 18,00 all’Hotel Ala d’Oro di Lugo inaugurazione della mostra
pittorica “La tavolozza di Ubu” di Carmine della Corte.
"Digerite
questa!" (di Ivano Nanni)
Provate
a guardare la pancia di quel buffo ometto che risponde al nome di Ubu, un re
davvero improbabile con al centro della pancia una girandola, un vortice
ombelicale, o rotatoria vertiginosa e ammaliante che a guardarla un po' di più
ti gira il boccino e non capisci più niente; è tutto concentrato lì, partendo
da quel punto si può anche dire che questa cosa della Patafisica è intrigante
perché più che un fenomeno intelllettivo è di gran lunga un fenomeno digestivo.
Perciò viene da dire che le cose patafische che possono essere come queste, dei
disegni o dei collage, ma anche delle poesie e tantissimi scritti, sono tanti
ritagli che messi insieme fanno dei curiosi ingarbugli dove chi si orienta è
bravo. E tutte queste cose non devono essere spiegate, a parte che ci può
essere chi le spiega, ma è un impegno arduo farlo, non possono essere spiegate
come fossero macchine utensili con il loro bravo libretto di istruzioni, tanto
non serve a niente perché magari leggere il libretto imbroglierebbe ancora di
più tutta la materia, e allora diventerebbe davvero divertente rimanere in
mezzo come Dante nella selva oscura, anche se qualcuno si spaventerebbe.
Dunque, non tanto per finire il discorso, perché con le cose patafisiche il
discorso si può dire che non è mai finito anche perché non è mai davvero
iniziato, si può dire che è sempre tutto sul piatto che gira e rigira suonando
una canzone sempre diversa, ma se uno volesse spiegare certe cose, come queste
cose strane allora potrebbe dire certamente sembrando un folle, che queste cose
sono apriscatole, vale a dire specie di grimaldelli grafici, iperboli che non
nasçono da una ponderata digestione di libri e libracci, ma da una improvvisa
esigenza di curarsi una malattia. Queste cose sono estemporanee misure di
prevenzione contro la depressione, sono una personale cura contro la malattia
del sonno e dello stato vegetativo contro il quale ognuno lotta come può, e chi
può disegnare lo fa, e tutto questo sarebbe una buona scuola per tutti. Perchè
è davvero strano che siano ancora poche le persone che non partono per una loro
personale avventura dentro a un fatto che gli è capitato, e qualunque cosa può
andare bene per iniziare senza sperare di arrivare in fondo o di dire delle
cose epocali che fanno tremare il mondo. Si tratta di maneggiare certe matasse
di materiali eterogenei, come può essere lo scarto che gli altri fanno,
qualcuno potrebbe dire l'immondizia, e questo può anche essere un'opportunità
di riciclaggio etico di residui, e tutta questa marginalità materiale potrebbe
diventare una nuova cosa tutta originale, e non la chiamo "Opera" perché
già questa è una convenzione che scatta quando critici e artisti, ma specie i
critici si mettono d'accordo su cosa chiamare opera e cosa non chiamare opera,
e allora la cosa migliore da fare è lasciare tutto nell'indistinto e chiamare
come si chiama quello che non ha nome certo, appunto una cosa. In ogni caso se
proprio vogliamo essere critici, cioè fare i critici e dare dei nomi a delle
cose che non si capiscono bene, cioè a tutta questa cosa ingarbugliata, qualcuno
potrebbe chiamare tutto l'evento patafisico, tanto per fare il saputo, un
imbriguglio, qualcosa di ibrido tra l'imbroglio e l'inghippo, la guglia, il
picco, e l'imbrago, qualcosa che insieme non ci sta, eppure si trova anche e
soprattuto casualmente, perché in queste ingrugli di cose patafisiche la
casualità è il centro di tutta la matassa che altrimenti non si spiega se non
con il gioco delle coincidenze divergenti, (quante cose abbiamo imparato dalla
poltica). Tutta questa “improvvisata", è tutto l'evento patafisico che è
spontaneo e digestivo, cioè avviene che dopo aver mangiato molta roba e della
più diversa facendo una pancia enorme di ogni cosa, allora tutto quello che
eccede, vale a dire l'eccedenza, è il garbuglio che nasce dalle cose che
premono dentro per venire fuori, ed escono nelle circostanze più insolite e
nelle forme più strane e imprevedibili come collages, come scarti e ritagli,
come roba che andrebbe buttata al macero e invece viene adottata come si fa con
i figli degli altri che sono stati dimenticati e queste cose diventano altre
cose che diventano altre cose, e via cosi in un giro o girandola continua di
scarti e riciclaggi di cose, finché qualcuno non si stanca e butta tutto al
macero compreso questo articolo scritto sulle cose che vanno al macero. Perché
tutto perde consistenza eccetto “la merdre" che pensa al mondo e lo fa a
sua immagine e somiglianza, che all'inizio ha una sua consistenza e poi
lentamente per via della quantità che è molta, tutta quella roba si squaglia e
diventa una roba inguardabile, un fango, una minaccia, una profezia di
annientamento. E tuttavia nelle cose patafische dove il gusto per il
disorientamento è lampante, dove tutte le bussole impazziscono il Pellegrino
statico, l'inerte bradipo delle consulenze impossibili, parte per il suo
viaggio con una valigia che non ha nessuna ragione di esistere come valigia,
come utensile non serve, è solo un appendice delle sue carte bislacche da
giocare appena può, un gran mucchio di carte e disegni e ritagli è tutta una
ratatouille, o fricandò di immagini e tra le pieghe e dentro alla giduglia del
folle Ubu, che sta nelle carte e nei disegni, ci sta anche chi quei disegni ha
disegnato.
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