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Sala conferenze - Hotel Ala d'Oro

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giovedì 8 dicembre 2016

"Una serata a Lugo" di GIORGIO IERANO'

Giorgio Ieranò è stato ospite del Caffè Letterario di Lugo lunedì 2 maggio 2016 per presentare il suo saggio “Gli eroi della guerra di Troia” edito da Sonzogno.
Uscendo a ora tarda dall’Hotel Ala D’Oro, dopo una serata trascorsa a parlare di eroi e a rievocare leggende antiche, nella piazza deserta di Lugo il monumento – impressionante, vertiginoso – a Francesco Baracca sembra sbucato anche lui da una favola. Viene da pensare che quel monumento sia stato costruito per apparire solo di notte, o tra le nebbie della Pianura Padana, quelle nebbie rese immortali da certe scene dell’Amarcord felliniano. La guerra di Troia e la prima guerra mondiale, alla fine, non sembrano così distanti. Egualmente lontane, sfumate in un’epoca remota e leggendaria. Ma anche egualmente vicine, sorelle nell’assurdità del dolore umano e della morte. A scuola ci hanno insegnato che Baracca era un eroe. Parola difficile, scivolosa, così consunta da un eccesso di retorica patriottica e guerresca che molti in passato hanno preso a detestarla. Parola che noi usiamo, senz’altro, in senso molto diverso da come la usavano i greci. Eppure viene da pensare ai trenta aerei abbattuti da Baracca come a trenta guerrieri caduti sotto la lancia di Achille nella piana di Ilio. E viene da chiedersi come avrebbe raccontato Omero i duelli tra gli aerei nei cieli. Certo in modo meno roboante di un Gabriele D’Annunzio, che citava Icaro a ogni pié sospinto (ma glielo perdoniamo, con il rispetto dovuto a chi era comunque un grande poeta e a chi, a differenza di certi fatui guerrafondai di oggidì, non si limitava a predicare la guerra dal tavolino di un caffè). Nel silenzio della piazza deserta di Lugo, il monumento a quell’aviatore morto un secolo fa sfuma nella sua leggenda notturna, e di Omero viene in mente non la celebrazione della guerra (che poi, di celebrazione della guerra, così tanta non ce n’è neppure nell’Iliade) ma la malinconia che suscita la consapevolezza della fragilità dell’umano. Resta la gioia di avere passato una sera a parlare di favole antiche, con tante persone appassionate e competenti, con Claudio dello splendido hotel Ala D’Oro, con Massimo della Libreria Alfabeta (eroe anche lui, a modo suo, come lo sono tutti i bravi librai) e con gli altri. A parlare non tanto di libri ma di storie e avventure (ché i libri alla fine sono cose, oggetti che contano non in sé ma per le storie e le avventure che contengono). E allora è comunque bello iniziare con Achille e finire con Francesco Baracca, immaginare un legame fantastico tra la notte feroce della caduta di Troia e la notte tranquilla di Lugo, e continuare a raccontarsi storie, passeggiando nel silenzio, come sarebbe piaciuto anche a Omero.
di Giorgio Ieranò

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