Lorenza Pieri è stata ospite del Caffè Letterario di Lugo
mercoledì 2 novembre 2016 per presentare il suo romanzo "Isole minori”
edito da Edizioni e/o.
A Lugo non ci ho mai vissuto ma è casa mia. E’ il luogo che
ho scritto centinaia di volte insieme alla mia data di nascita e che compare su
ogni mio documento. Sono nata lì. Ho cambiato casa una trentina di volte, ho
cambiato città sei volte, ho cambiato Paese e pure continente. Lugo è sempre
lì, all’inizio della mia storia, di ogni mio viaggio. Quando la scorsa primavera è uscito il mio romanzo avrei voluto presentarlo a
Lugo subito, mi sembrava quasi doveroso cominciare dal principio. Ma poi
vivendo in America, sopravvenendo l’estate, le cose si sono fatte complicate, i
calendari degli eventi letterari lughesi del Caffè letterario erano già pieni e
fittissimi. Così siamo riusciti a trovare una data a Novembre. Alla fine del
tour. Dopo una quindicina di tappe su e giù per l’Italia e appena prima di
tornare in America. Come dicevo a Lugo non ci ho mai vissuto ma è il paese di
mia mamma, di mia nonna (che ha da poco compiuto cento anni). Ci ho passato
diverse estati d’infanzia, tutti momenti che ricordo con grande intensità, il
profumo della campagna, maiale e mele, (così diverso da quello toscano), la
bicicletta, il cibo buonissimo, il dialetto e le persone, i parenti e gli amici
della nonna e la zia con le quali siamo cresciute, le passeggiate sotto il Pavaglione:
mi piaceva tutto di Lugo. Così tornarci insieme a mia mamma per chiudere il
tour di presentazione del mio romanzo (che tutti mi chiedono quanto sia
autobiografico e ogni volta dovrei dire l’unica parte vera è quella che
riguarda la nonna, ma poi scelgo sempre risposte più generiche sulla
inevitabile finzione nella costruzione della finzione letteraria), è stato
particolarmente emozionante. Una serata piena di segni, di ricordi, di
bellezza.
L’accoglienza degli amici dell’Ala d’Oro, i cappelletti in brodo, di
una bontà commovente, (un sapore identico a quello di famiglia, irriproducibile
negli Stati Uniti). La statua di Francesco Baracca, la grande ala di marmo che
si staglia al centro della piazza umida e nebbiosa, sempre lì, a puntare verso
il cielo. La presentazione alla Rocca, un altro luogo simbolico per me, perché
era il posto in cui un tempo si trovavano i bagni pubblici, dove nonna ha
lavorato per tanti anni come cassiera e il libraio che la ricordava, una
signora alta, con i capelli nel “concio”, era lei senz’altro, solo che non era
alta, portava i tacchi, stava su una pedana e lui era un bambino. I parenti che
non vedevo da anni. Il loro affetto sempre uguale. La lettura e le domande di
Patrizia Randi, così profonde e interessanti che avrei risposto solo “sì”,
facendo parlare sempre lei. La serata di Lugo a chiusura del tour è stata
meravigliosa, è stato bello che il principio fosse per una volta la fine, di
quelle belle, che segnano ovviamente un nuovo inizio.
di Lorenza Pieri
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